LA FALSA DEMOCRAZIA DEI PENNIVENDOLI DEL REGIME.

                                                              di Roberto PECCHIOLI

Uno dei fastidi degli apparati tecnologici di cui non riusciamo a fare a meno è la pubblicità che siamo costretti a sopportare. Il portale Tiscali, tuttavia, offre anche un servizio di notizie. In realtà si tratta soprattutto di commenti dei fatti politici ed economici. Il taglio è classico: progressismo light, tutto finanza e poteri forti. Lo stesso Renato Soru, il padrone, pardon l’azionista di riferimento, è stato esponente della sinistra di sistema, rinunciando alla politica dopo la sconfitta alle elezioni regionali della natia Sardegna. Slogan di Tiscali – tanto ridicolo quanto bugiardo- è La libertà non si lega a nessuno. Neppure a Giuseppe Turani, giornalista economico di lungo corso, che arrotonda la misera pensioncina scrivendo per le news di Tiscali. Il buon Peppino, nonostante l’età, non ha smesso di essere un fedele servitore del sistema economico, finanziario e politico dominante. Il suo ultimo intervento, in questo senso, è una perla di arroganza e disprezzo per le idee altrui, oltreché un esempio di come il potere non intenda altra voce che la propria. La voce del padrone, His master’s voice, con la nota immagine del cane fedele e felice accanto al grammofono.

Obiettivo degli strali dell’acuto e obiettivo osservatore è Matteo Salvini, trattato pressappoco come un cretinetti a cui solo l’intrinseca tolleranza di lorsignori permette di diffondere scempiaggini senza sottoporlo a trattamento sanitario. Il programma del centrodestra non è visto di buon occhio dalla piccola vedetta lombarda (Peppino è un oltrepadano di Voghera) e questo è ovviamente legittimo, ma sentite quali perle di saggezza e di equilibrio politico snocciola l’ex megadirettore. “Gli immigrati a casa loro, ce li porta lui con i pullman delle valli bergamasche? L’arrivo di Salvini a palazzo Chigi? Bisognerà chiedere l’invio immediato dei caschi blu. “Evviva la democrazia e la sovranità popolare, ma soltanto se il popolaccio si comporta come vogliono loro.

“Lasciare l’Euro non si può, è complicatissimo”, e questo è vero, ma, continua Turani, “ce li vedete francesi e tedeschi prendere sul serio Salvini?” Comunque, è un semplice affare per gli uscieri di palazzo, “che lo accompagneranno gentilmente alla porta”. Gentilmente, bontà sua e loro. Con il tono vissuto di chi è addentro alle segrete cose, il gran conoscitore degli arcana imperii pronostica o si augura lo spread a 300 al primo accenno di abolizione della legge Fornero. Non si può uscire dal sistema, per fortuna, soggiunge, dopo aver controllato l’indice Dow Jones, monitorato l’apertura delle Borse asiatiche e sorvegliato discretamente l’andamento dei titoli di sua proprietà. L’uomo non è di legno, il sudato peculio è una legittima preoccupazione anche per i giornalisti di lungo corso.

Con finta degnazione, Peppino arriva a solidarizzare finanche con il vecchio avversario Silvio, costretto a convivere con gli spropositi del ragazzaccio della Bovisa. Un’eventuale successo di Salvini, Dio ne scampi e liberi, “sarebbe la fine del centrodestra per il prossimo mezzo secolo, certificherebbe che il centrodestra non ha diritto di cittadinanza in questo Paese”. Oh gran bontà dei cavalieri antiqui, Peppino è preoccupato dell’avvenire dello schieramento che detesta, e che – voce dal sen fuggita- preferirebbe non esistesse per i cinquant’anni a venire. Ius soli per tutti, fuorché per chi dissente dal pensiero unico, nel senso che hanno un unico pensiero, annientare l’avversario.  Salvini, poveretto, “tutte le cose che dice sono prive di senso”. Ipse dixit, l’autorità di Turani, come quella di Aristotele, non si discute, ci si abbevera ispirati alla fonte dei suoi pensieri, puro distillato di saggezza, lungimiranza, cultura, equilibrio.

Oltretutto, l’oggetto dei suoi strali, il disgraziato capoccia delle ex camicie verdi, è un concentrato di ignoranza crassa. E’ evidente, salta agli occhi, almeno di chi ha lo sguardo acuto come il distinto pensionato dell’istituto di previdenza dei giornalisti. Salvini, svela Peppino, non ha mai un libro in mano, però è sempre accompagnato dall’ i-Pad. Non si fa, Matteo, suvvia, hanno smesso persino quegli altri bestioni di grillini. Non conosciamo i motivi dell’irritazione turaniana nei confronti degli i-Pad, ma non ci sembra di aver mai intravisto in TV tomi, libri tascabili o enciclopedie tra le mani di Renzi, Bersani o dello stesso Mattarella. Neppure Laura Boldrini, che è indubbiamente coltissima per il solo fatto di essere femminista e di sinistra, ha mai presieduto la Camera con in mano Guerra e Pace o La fenomenologia dello spirito.

Ma tant’è, Salvini è ignorante, come dire, per chiara fama, giacché questo è l’immaginario cucito addosso dal culturame giornalistico e politico a chi non è schierato con le magnifiche sorti e progressive. A destra nessuno ha superato la scuola dell’obbligo, la lettura preferita è Tex, insieme alla Gazzetta dello Sport, per i più ispirati il libretto di istruzioni per l’uso delle armi. Che cosa volete farci, Turani e soci la pensano così, e non varrebbe la pena di attribuire loro più importanza di quanta ne abbiano, se non fosse per due piccole questioni, due cosette da niente.

La prima riguarda il loro evidente razzismo antropologico: chi non è dei loro, oltreché ignorante, inetto e sciocco, “non ha diritto di cittadinanza”. Bene, gentile ed illustre dottore e direttore emerito Turani e compagnia pessima, sappiate che non solo non accettiamo pagelle da voi, ma in fondo ci fate un po’ di pena. Deve essere dura per chi sa tutto, ha capito tutto e non sbaglia mai vivere accanto a torme di incolti zoticoni populisti e fascisti e reazionari eccetera eccetera. Riunitevi a Capalbio tra di voi, magari su qualche isola dei mari del Sud e liberatevi della nostra fastidiosa presenza. Noi non ce ne andremo da “questo paese”, come lo chiamate voi, noi diciamo Italia.

La seconda questione è di merito e riguarda l’essenza della democrazia concreta. Ce lo insegnate ogni dì che la democrazia è quel meraviglioso regime in cui ogni idea ha diritto di cittadinanza, e ognuno ha il diritto di esprimersi senza limitazioni, “pacificamente e senz’armi”. Dunque anche di propugnare l’abolizione della legge Fornero, l’espulsione dei clandestini, l’uscita dall’euro o la sua negoziazione, ohibò, persino il ritorno della sovranità monetaria in mani pubbliche e, orrore degli orrori, si può anche affermare, dati alla mano, che il debito è una gigantesca truffa.

Il sistema politico internazionale, l’Unione Europea, la Banca Centrale, la prevalenza della ragione finanziaria ed economica, il dominio delle oligarchie che le piacciono tanto (ne è stato un brillante servitore per tutta la vita e ne ha certo tratto considerevoli vantaggi, caro Peppino, ci permetta la confidenza) può essere contestato senza scomuniche. Non è lesa maestà, eresia di un dogma teologico, tanto meno verità di fede. Lei è laico, capirà sicuramente. Per questo, chi presenta un progetto politico e antropologico diverso dal mercatismo e dalla globalizzazione non è necessariamente un minus habens, uno scimmione da fermare con le armi (i baschi blu, crediamo di ricordare, sono militari armati sotto l’egida dell’ONU), ma qualcuno con idee distinte da quelle Ella serve con tanto zelo e riconosciuta perizia.

Matteo Salvini ha certamente mille e un difetto, neanche lui salverà la Patria. Inoltre, si difende benissimo da solo, con o senza i-Pad. Quello che in tanti non tolleriamo più è la spocchia sua e di tanti come lei, i ben pagati maestrini dalla penna rossa che avrebbero salvato l’Italia. Pessimo lavoro, se “dai fatti occorre trarre significazione”. Rassegnatevi, sono sempre meno quelli che vi credono. Godetevi le vostre laute prebende, nessuno le toccherà. Ma, per favore, levatevi di torno, una volta per tutte. Attenti, anche senza caschi blu, a qualcuno può saltare il ticchio di cacciarvi con i forconi.  Siamo gente di pace, niente di tutto questo, ma basta impartire lezioni. Quousque tandem abutere patientia nostra, fino a quando abuserete della nostra pazienza?

ROBERTO PECCHIOLI