I conti in tasca alla Sea Watch (e chi la finanzia)

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Che cosa emerge dal bilancio della Ong Sea Watch

L’intenzione del Comandante di sbarcare a Lampedusa era stata chiara fin dalla mattina di mercoledì 26 giugno con la pubblicazione di un “post appello” sui profili social della Ong Sea Watch: “Sono responsabile per le 42 persone salvate in mare e che non ce la fanno più. Le loro vite sono più importanti di qualsiasi gioco politico” ha scritto Rackete, seguita dal commento della Ong, che ha contestualmente lanciato una raccolta fondi. “Se il nostro capitano Carola segue la legge del mare, che le chiede di portare le persone salvate in un porto sicuro, potrebbe affrontare pesanti condanne in Italia. Aiuta a difendere i diritti umani, condividi questo post e fai una donazione per la sua difesa legale”.

ECCO IL BILANCIO DELLA SEA WATCH

Ma quali sono i conti della Sea Watch? Nel 2018 l’incasso della Ong tedesca, Sea Watch, è stato di 1.797.388,49 euro, a fronte di spese per 1.403.409,26 euro: il 55,9% (pari a circa 784.210 euro) è andato a finanziamento della Sea Watch 3. E’ quanto emerge dal sito della organizzazione non governativa che diffonde online il registro delle donazioni ricevute.

I COSTI

Nel rendiconto dell’Organizzazione non governativa si scopre che per Sea Watch 3 sono stati sborsati oltre 31mila euro di spese legali.

LE PAGHE

Nel 2018 la nave, a parte le paghe degli equipaggi, è costata 784.210,41 euro, in pratica il 55,9% dei costi totali. Una cifra ampiamente coperta dalle donazioni, che lo scorso anno sono arrivate, fino al 31 ottobre a 1.797.388,49 euro.

 

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Ma chi sono i principali finanziatori della Ong? Ecco che cosa ha scritto Fausto Biloslavo del quotidiano Il Giornale: “La Chiesa evangelica tedesca, Anton «Toni» Hofreite, capogruppo dei Verdi nel Bundestag, Gregor Gysi, l’ultimo leader della Germania Est pro Gorbaciov, l’ex europarlamentare del Pd, Elena Ethel Schlein”.

(Larticolo integrale su StartMag:

https://www.startmag.it/mondo/i-conti-in-tasca-alla-sea-watch-e-chi-la-finanzia/

Patronaggio  non sequestra la nave