Giovani, imitate Mattarella! Sia il vostro modello!

Posto qui il  sacrilego articolo di Pino Cabra, che accusa il Supremo di tacere sul Genocida j  –  esclusivamente  per prenderne le più energiche distanze. Al contrario: Esso va indicato come modello  da imitare ai giovani: una salita inconcussa e inarrestabile a nome del Vincolo Esterno (uno qualunque: NATO, Pfizer, Bill Gates)  fino a raggiungere la più inattaccabile immunità e l’adorazione incessante dei media.. Certo, esser nato a Palermo dall’onorevole Bernardo può dare un vantaggio iniziale.  Ma no, il Supremo  s’è fatto  da sé–

Ue, Mattarella in Commissione con von der Leyen: "Europeo nel cuore"
https://www.adnkronos.com/politica/ue-mattarella-in-commissione-con-von-der-leyen-orgoglio-per-costruzione-europea_28WNrpZkLP9n5cHajQn4B7

 

La storia controversa dei Mattarella – L’Opinione
https://opinione.it/politica/2015/01/31/buffa_politica-31-01/

 

Su Wikipedia modifiche nella biografia di Bernardo Mattarella
https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/261-cronaca/67563-su-wikipedia-modifiche-nella-biografia-di-bernardo-mattarella.html

Qui  il sacrilegio di Cabras:
AL COLLE UN TENORE MUTO

Post di Pino Cabras su Facebook

La vita di Sergio Mattarella  è fatta di priorità che seguono una gerarchia di valori e interessi, nel suo caso molto precisa, al limite della maniacale prevedibilità.

Su certi temi, come la contrapposizione alla Russia, potete scommettere a colpo sicuro che ne parla tantissimo e sempre, fino a prodursi in analisi storiche acrobatiche e sconcertanti su materie per lo meno controverse: insomma se c’è da perorare il riarmo quasi si mette a cantare, come nel suo “Nessun dorma” che tanto è piaciuto alla santa patrona degli sprechi e dei rischi militari, Ursula Guerrafonderleyen.

Viceversa, se si tratta di Israele, anche quando i soldati di Bibi il Genocida sparano ai soldati italiani anziché alle solite decine di bambini al giorno, come qualche mese fa, o anche quando regalano sventagliate di mitra ai nostri diplomatici, come ieri, le corde vocali dell’uomo del Colle si inaridiscono, senza che mai gli esca di bocca la parola Israele, senza una critica, un monito, un comunicato severo, una condanna, nulla di nulla. Su quella materia – trovandosi in mezzo ai lussi del Quirinale – finisce per ispirare la voce ai pezzi più sottilmente pregiati degli arredi: gli scendiletto in seta. E lì, sui crimini genocidi e sugli attacchi ai nostri, altro che “Nessun dorma”! Dormire, dormire sempre, invece, su ogni canale, a reti mummificate.
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LA STORIA CONTROVERSA DEI MATTARELLA

Bernardo Mattarella il patriarca della famiglia che fece parte dell’Assemblea costituente, fu sempre, forse a torto (a torto!! a torto!] sospettato di collusioni con la vecchia mafia patriarcale che aveva anche aiutato gli americani nello sbarco in Sicilia. Avversario del banditismo separatista dell’Esercito volontario per l’indipendenza della Sicilia (Evis) e segnatamente del bandito Salvatore Giuliano, Mattarella fu accusato in aula al processo di Viterbo da Gaspare Pisciotta (quello che vendette Giuliano allo Stato su input della mafia che voleva continuare i propri traffici dell’epoca, tra cui quello embrionale di eroina sulla rotta Messico Stati Uniti) di essere stato uno dei mandanti della strage di Portella delle Ginestra (1 maggio 1947). Il movente era semplice: fare ricadere l’odio sul bandito e spezzare l’omertà che fino a quel momento lo aveva sempre preservato dalla caccia che gli dava lo stato italiano. La mafia si sarebbe comprata i due luogotenenti di Giuliano che quel giorno avevano avuto l’ordine di sparare al comizio sindacale per aria e che invece mirarono sui contadini. Undici morti e la nascita del primo mistero d’Italia.

Pisciotta non venne creduto e nella sentenza di Viterbo si parlò di depistaggio. All’epoca i traditori e i pentiti non avevano la fortuna giudiziaria dei giorni nostri. In seguito, nel 1965, fu il poeta e sociologo comunista Danilo Dolci ad accusare di mafiosità il padre di Sergio e Piersanti Mattarella. Ma in tribunale non riuscì a provare le accuse e si salvò solo con l’amnistia da una condanna a due anni di galera. Piersanti Mattarella, invece, dopo una lunga permanenza come assessore e poi come presidente alla famigerata Assemblea regionale siciliana (Ars), dalla mafia o da chi per lei venne spietatamente assassinato all’alba del giorno dell’Epifania del 1980.

A tal proposito, ecco un lungo servizio del vecchio Marrazzo, Joe non Piero, su tutta la vicenda, con un’inedita intervista a Joe Valachi.

Si era messo contro Vito Ciancimino e aveva denunciato le ruberie dell’assessorato all’agricoltura. Inoltre voleva cambiare verso alla Dc siciliana e andava a braccetto con Pio La Torre che di lì a un anno e mezzo sarebbe stato anche lui assassinato dai corleonesi. Buscetta al maxiprocesso e prima ancora al giudice Giovanni Falcone disse che i boss perdenti della guerra di mafia, Totò Inzerillo e Stefano Bontade, dovettero subire la volontà della Cupola in mano ormai ai corleonesi. Ma che, fosse stato per loro, mai avrebbero voluto uccidere il figlio di Bernardo Mattarella.

Che le voci di quelli che fanno del sospetto l’anticamera della verità davano come vicino a sua volta al boss di Alcamo, Vincenzo Rimi. Anche lui esponente di quella mafia palermitana che poi, nei mesi successivi all’omicidio di Piersanti Mattarella, subì la ferocia di Riina e Provenzano. Che poi eliminarono negli anni seguenti nella più spietata delle guerre di mafia che Palermo abbia mai visto in un secolo di onorata società quasi tutti i suoi membri. Sergio Mattarella, invece, prima e dopo la tragedia che vide per sfortunata vittima il fratello, di mafia si occupò pochino sul campo pratico salvo sponsorizzare la candidatura di Leoluca Orlando Cascio (altro figlio di sospetto quanto storico mafioso) a sindaco di Palermo in quota alla corrente della Dc anti-andreottiana e anti-Ciancimino e Lima.

Erano gli anni della famosa “primavera di Palermo” e della polemica sui professionisti dell’anti mafia instaurata da Leonardo Sciascia non tanto sui giudici Falcone e Borsellino, come oggi la vulgata racconta, quanto sui presenzialisti da talk-show dell’epoca. Tra cui lo stesso Orlando. Che con le proprie parole di accusa a “Tempo Reale” determinò anche il suicidio del maresciallo Lombardo, quello che si era recato in America a interrogare Tano Badalamenti. Badalamenti che diceva di voler consegnare agli inquirenti informazioni importanti (forse anche in grado di ribaltare la tesi di Tommaso Buscetta riguardo all’omicidio Pecorelli), e che aveva conosciuto Lombardo in due precedenti incontri negli Usa, stabilì, come condizione al suo rientro in Italia per testimoniare, che venisse a prenderlo proprio il maresciallo.

Mattarella incontra il Sig Bill GATES - YouTube
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l’intoccabile padre

Un utente col nome dell’attuale Capo dello Stato, nel 2009, eliminò alcuni passaggi sui presunti rapporti con la mafia
di AMduemila
Nel 2009, per sei volte, un utente con il nome di Sergio Mattarella (l’attuale Capo dello Stato) è entrato nella pagina di Wikipedia sull’ex ministro dc Bernardo Mattarella, scomparso nel ’71, per correggerene la biografia ed eliminare tutti i passaggi suo presunti rapporti con Cosa nostra. A dare notizia di questo episodio è oggi il Fatto Quotidiano. Non è dato sapere se l’utente “Sergio Mattarella” sia stato veramente il Capo dello Stato, figlio dello stesso Bernardo. Certo è che nelle sue modifiche ha ricordato come la sentenza della Corte di Viterbo, sulla strage di Portella delle Ginestre, “dichiarò infondate le accuse di Gaspare Pisciotta”, che aveva indicato Mattarella padre tra i mandanti. Altro documento citato è la condanna per diffamazione nei confronti del sociologo Danilo Dolci che accusava Bernardo Mattarella di collusioni con la mafia, riportando il passaggio in cui si evidenziava come lo stesso “ha sempre espresso in modo inequivoco la sua condanna del fenomeno mafioso”.
Ed in risposta alla denuncia dell’Antimafia del ’76 (dove vi era ancora Pio La Torre), che lo indicava come l’uomo che “traghettò la mafia del fascismo e del separatismo alla Dc”, è stato riportato un articolo dello storico Massimo Ganci che nel ’69 sul Giornale di Sicilia definiva Mattarella padre “il nemico numero uno del Movimento Indipendenza Siciliana”.
Il Fatto, nell’articolo, mette in evidenza come sia singolare che i documenti citati dall’utente “Sergio Mattarella” (dietro cui secondo i responsabili di Wikipedia potrebbe nascondersi qualsiasi persona) siano gli stessi che il capo dello Stato ha effettivamente usato nelle cause giudiziarie per difendere la memoria del padre. Elementi che farebbero pensare che si tratterebbe proprio del fratello di Piersanti. Nell’articolo il Fatto Quotidiano fa anche sapere di aver interpellato il Presidente della Repubblica che tramite il portavoce non ha lasciato alcuna replica.
Altro dato è che nella primavera 2009 proprio Sergio Mattarella scrisse alla Longanesi per lamentarsi sui contenuti dei libri di Alfio Caruso “Il lungo intrigo” e “Da Cosa nasce cosa”. Testi che porteranno poi alla causa che Sergio Mattarella ed i nipoti hanno aperto contro lo stesso Caruso e che ha portato alla condanna del giornalista con l’ordine di pagare 30mila euro a risarcimento.