COSA COMPORTA PER NOI “PIU’ EUROPA”

Berlino vuole accontentare Macron: grande unione dell’asse franco-tedesco, rilancio concordato della zona euro  e via strombettando (il francese).  Macron vuole almeno qualcosa da mostrare: un dispositivo europeo di assicurazione dei depositi bancari dell’eurozona, farebbe un bel vedere.  I tedeschi hanno sempre rifiutato, ovviamente, perché non vogliono “condividere il rischio” con gli altri; prima, hanno sempre detto, voi “riducete il rischio”  (che noi dobbiamo rifondere  i depositanti delle banche italiane), e “poi” noi aderiamo.  Restando, s’intende, sempre sul vago quanto a precisare come e  quanto.

Adesso Peter Altmaier, il ministro delle finanze tedesco (ad interim), ha precisato: ha dettato quattro condizioni che dovranno essere  riunite  perché la Germania si degni di partecipare all’assicurazione euro dei  depositi.

Nelle banche altrui, l’ammontare dei prestiti andati a male (NPL, non performing loans) dovrà essere diminuito; la quantità di titoli sovrani del paese cui la banca appartiene, tagliata decisamente; la definizione di insolvenza dovrà essere  uguale in tutta la zona euro, e le banche dovranno avere abbastanza fondi propri da applicare la regolamentazione del bail-in.

Si tratta di quattro norme che sembrano pensate apposta contro le banche nostre, e quindi l’economia italiana.  Le nostre banche sono piene di crediti deteriorati; da mesi la BCE ci fa’ fretta – il che significa svendere a 20 quel che vale 50.   Le nostre banche  hanno  titoli di Stato: la Germania esige che noi (s)vendiamo i Btp e compriamo anche i titoli dello Stato tedesco, i Bund.  Gli accantonamenti enormi di fondi propri tramite aumenti di capitale agli azionisti, provocherebbero il tracollo definitivo dell’economia  italiana. “Se accettiamo tali richieste, lo spread esploderà di nuovo come nel 2011, e pagheremo tanti interessi sul debito anche qualora chiudessimo la metà degli ospedali pubblici”, ha spiegato   l’economista Andrea Del Monaco sul  Giornale.   Il quale ha raccontato anche come i nostri governi hanno sempre addirittura anticipato i desideri di Berlino e Parigi, per mostrare il proprio zelo europeista. Per esempio abbiamo, sulle banche spagnole, “ francesi e tedeschi erano esposti per 200 miliardi, noi per 20. Il salvataggio indiretto delle loro banche avrebbero dovuto pagarlo loro”. Invece «Merkel e Sarkozy ci chiesero un contributo agli strumenti Salva-Stati pari alla nostra chiave di contribuzione alla Bce”, e noi sborsammo.  “noi”, cioè i governi non-eletti sostenuti dal PD.

Adesso il rischio è che il governo Gentiloni,  così bravo a prendere decisioni politiche gravi dettate dai padroni globali  mentre dovrebbe limitarsi all’amministrazione corrente (vedi truppe in Niger), si affretti – prima di perdere il governo –   ad eseguire  le quattro condizioni di Altmaier, inchiavardandoci  – e inchiodando il governo prossimo, che non sarà “loro” –  ad impegni rovinosi. Come del resto lorsignori hanno sempre fatto dal 2011.

Il ministro francese Bruno Le Maire   ha fissato il mese di giugno prossimo per arrivare al’armonizzazione fiscale e l’unione bancaria, come fosse nulla; questa fretta è sospetta, se sir ricorda che  è una francese Danièle Nouy,  è quella che ha dato la linea durissima sulle banche italiane e i crediti deteriorati: svendere svendere svendere da gennaio,   aveva ordinato, adesso da marzo. Per  far passare le elezioni italiane.  Il sospetto che sia in fieri un trucco come quello che fecero Merkel e Sarko quando ci fecero pagare i loro investimenti sbagliati in Spagna e in Grecia, è più che probabile.

I tedeschi  chiedono aumenti. Il governo Merkel periclita.

Anche perché, attenzione, i tedeschi non si affrettano. Anzitutto, Altmaier è ad interim. Il governo della grande coalizione SPD-CDU, Merkel e Schulz, è  tutt’altro che solido e affidabile, ed avrà tutte le scuse pronte per non adempiere ai suoi impegni, mentre pretenderà l’adempimento dei nostri.

La GrosseKoalition condannata all’inazione. 

Il partito di Schulz, che ormai  è sceso nei sondaggi fino ad avere più o meno i voti della destra AfD (17-18% ) dovrà vedersela con quella parte della sua base elettorale socialdemocratica, che è rappresentata dai sindacati. Dopo decenni di moderazione salariale, la IG Metall (3,9 milioni di operai dell’industria metallurgica, auto ed elettrica) ha cominciato a chiedere un aumento salariale del  6% e la settimana lavorativa da 35 a 28 ore.  Che fare? SPD e CDU   non hanno un accordo su questo, nel difficilissimo negoziato hanno messo da  parte la questione salariale. Per adesso Merkel e Schulz hanno svicolato scaricando il barile sulle “parti sociali”. Ma dalla fine febbraio si apre la vertenza dei sindacati del pubblico impiego, dove la “parte sociale” è il governo.  La federazione dei pubblici dipendenti (DBB) reclama “un chiaro e reale aumento” degli stipendi e la riduzione dell’orario  nella funzione pubblica da 41 a 39 ore  settimanali.  La Deutsche Post è alle prese con un suo sindacato che esige l’aumento del 6%, e la possibilità  di convertire parte di questi aumenti in riposi supplementari, come ha già ottenuto il  personale di  Deutsche Bahn (ferrovie) nel 2016.

Come si ricorderà, la Germania ha avuto anche quest’anno un surplus commerciale  di 287 miliardi, il più alto del mondo: ottenuto anche con il dumping salariale dei propri lavoratori. Sembra anche questi, finalmente, si siano svegliati  e  vogliano la loro parte. Benissimo,  ma sarà  un’ottima scusa da Berlino per non adempiere alla sua parte nell’Unione bancaria e monetaria. Non vedete che devo spendere per pagare i lavoratori?  E sto perdendo competitività!

Anche la Merkel ha un problema in più: di punto in bianco, Wolfgang Schauble, che dopo essere stato ministro delle finanze è oggi presidente del Parlamento, ha preso le distanze sulla questione dei migranti dalla Cancelliera. Più precisamente  dalla ingiunzione agli altri paesi di prendersi le loro “quote”.  Appena da una settimana Angela Merkel ha rimproverato il cancelliere austriaco Kurz, di non mostrare abbastanza “solidarietà”  rifiutandosi di accollarsi la sua quota.  Ma l’unità dell’Europa è più importante che la redistribuzione, ha detto a sorpresa Schauble in un’intervista alla FAZ.  Questa svolta – – che evidentemente sa che Angela ormai è un morto che cammina –   crea un problema in più alla “grande” coalizione. Nel faticoso negoziato, o SPD (Schulz) ha preteso che non si ponesse un limite superiore alla  “accoglienza”;la CSU bavarese vuole questo limite.

L’ostinazione di Mutti di voler prolungare la vita della Grande Coalizione oltre la sua esistenza naturale, per restare al potere senza una sola idea nuova,  con una popolarità  al minimo che si riduce ogni giorno,  pone le basi per un incartamento  senza fine del supposto paese-guida.

Temo che resteremo i soli ad essere pieni di zelo in Più Europa.

Interessante vedere come in politica estera, nonostante la rivendicazione di Mutti di una presenuta autonomia da Trump, “Più Europa”significa Più Sanzioni a Russia e Iran.

L’ENI ha interrotto le perforazioni nel Mar  Nero  per le sanzioni

Lo ha detto Emma Marcegaglia al Forum di Davos.   In un primo tempo avevamo ricevuto l’approvazione Usa, ha detto, ma ora dobbiamo smettere perché  Rosneft (la  socia russa) è stata colpita da nuove sanzioni  e “Noi dobbiamo rispettare le normative statunitensi perché siamo quotati anche in Usa”.

Usa istiga Danimarca a bloccare il Nord Stream 2

Contro la “dipendenza energetica  dell’Europa da Mosca” (e per creare la dipendenza europea dal GPL americano)  i diplomatici Usa stanno istigando tutti gli stati del Nord Europa contro il raddoppio del gasdotto sotto il Baltico. Siccome  Berlino non obbedisce, il diplomatico  del Dipartimento di Stato addetto alla zizzania intra-europea, Aaron Wess Mitchell (j)   ha istigato la Danimarca ad opporsi: infatti la pipeline passa per un tratto  sotto il mare danese  .  

La Gran Bretagna, nonostante il Brexit,  continuerà a mantenere le truppe in Germania, “a causa del pericolo russo”.

Britische Truppen bleiben wegen „russischer Gefahr“ in Deutschland

Gli Usa hanno il programma di piazzare in Italia le nuove testate atomiche B61-12, «armi nucleari di bassa potenza» utilizzabili anche in conflitti regionali o per rispondere a un attacco (vero o presunto) di hacker ai sistemi informatici. Le B61-12, che sostituiranno le attuali B-61 schierate dagli Usa in Italia, Germania, Belgio, Olanda e Turchia, rappresentano — nelle parole del Pentagono — «un chiaro segnale di deterrenza a qualsiasi potenziale avversario, che gli Stati uniti posseggono la capacità di rispondere da basi avanzate alla escalation». Nel rapporto del Pentagono, che il senatore democratico Edward Markey definisce «roadmap per la guerra nucleare», c’è dunque in prima fila l’Italia”, scrive Dinucci  . 

“I paesi occidentali stanno scatendando la  guerra economica contro la Russia per ottenere il cambio di regime”, ossia la caduta di Vladimir Putin, ha detto a Davos Andri Kostin, il capo della seconda più grande banca della federazione, VTB Bank.

https://themoscowtimes.com/news/west-is-waging-economic-war-russia-regime-change-bank-ceo-60266

Guerra “solo economica”? Il dottor Kostin è ottimista.

La  UE si rimangia l’accordo sul nucleare con Teheran

Vi aspettate una qualche “autonomia” della UE su questo piano? Disilludiamoci.   La Casa Bianca nuova vuole mantenere la sanzioni all’Iran, rimangiandosi gli accordi sottoscritti da Obama. Sembrava che la UE –  anch’essa garante degli accordi –  avesse preso le distanze dagli Usa,  e non partecipasse più alle sanzioni  anti-Iran.

Invece  no. Adesso vien fuori che sì, la  UE riconosce che Teheran tiene fede al suo programma di rinuncia all’arricchimento dell’uranio, però viola  l’accordo in un altro modo:  dispone infatti di missili balistici intercontinentali “intrinsecamente capace di portare testate nucleari”.

Conclusione in tre  lanci d’agenzia.  4 dicembre 2017: “Francia e Germania esigono da Teheran che rinunci al programma missilistico”. 20 gennaio: “La Germania valuta nuove sanzioni contro l’Iran”, con questaincredibile spiegazione   “Berlino sta facendo lobby fra gli alleati   europei perché accettino nuove sanzioni contro l’Iran nel tentativo di prevenire il presidente Donald Trump  dal  terminale l’accordo internazionale  con Teheran” (ciascuno apprezzi la logica del “ragionamento” europeo: aggraviamo le sanzioni per far vivere l’accordo –  tipico di Mogherini).  Il 22   gennaio

: La Francia: l’Iran non rispetta la  lettera Onu sui missili balistici”

Questo significa Più Europa.  Significa precipitare la guerra vera,  perché stracciare con tale pretesto l’accordo con l’Iran , obbliga l’Iran a riprendere il proprio programma nucleare, perché ormai l’accordo è nullo e vuoto.  Quel che vuole  Sion. La nota lobby ha ben lavorato, in UE. Più Europa.

http://www.moonofalabama.org/2018/01/calls-upon-trickery.html#more