“AO’ …CHE ME SERVE DIO SE POSSO ESSE ‘NA ‘BRAVA PERSONA’ PURE DA ATEO?”.

di Gianluca Marletta

Questa espressione – che sento proferire spesso – nasce da una totale incomprensione.
Premessa necessaria: purtroppo è vero che un certo ‘moralismo’ religioso ha veicolato da decenni l’idea che la Religione serva essenzialmente “ad assolvere una certa morale”, ergo ad essere “brave persone”, quasi assimilando la Religione all’educazione civica; ma qui c’è un enorme errore di fondo.
Ricapitoliamo.
La RELIGIONE ha come primo scopo quello di condurre alla Santità, non al “buon comportamento”. Santità significa partecipazione Reale allo Spirito, possibilità di Salvezza, al limite trasformazione dell’essere (é una realtà Ontologica e Oggettiva, niente di “vacuo”, di “soggettivo” o di “sentimentale”). Certamente, la Santità si manifesta “anche” come adesione ad una morale (peraltro non necessariamente sovrapponibile alla laica “educazione civica”), ma NON é quello il suo scopo e il suo fine più importante.
Di contro, sinceramente non capisco  cosa si intenda per “BRAVA PERSONA”, visto che – nel concreto – non esiste categoria umana al giorno d’oggi che non si consideri “buona” o che non tenda ad auto-giustficare i suoi atti (ho conosciuto da ragazzo spacciatori di eroina che si consideravano “brave persone”, perché ‘infondo non erano mica loro a costringere i tossici a comprarsi la roba…).
Tra le persone “religiose” vi sono molti che sbagliano, che compiono atti iniqui? Certamente si. Dirò di più: se tutti i “credenti” fossero perfetti, irreprensibili, camminassero sulle acque e resuscitassero i morti, non avrebbero nemmeno bisogno di alcun tipo di Religione …sarebbero già dei Realizzati.
Di contro, è abbastanza ridicolo immaginare che “fuori dalla religione” le persone siano “più brave” (anche solo da un punto di vista “civico”). E del resto, non si capisce proprio per quale ragione, lì dove vige semplicemente la “spietata legge dell’ego”, dei suoi bisogni e dei suoi capricci, il comportamento umano dovrebbe essere migliore o “più equilibrato”.
Molti Cristiani vanno a Messa e poi sparlano e odiano il prossimo? Forse si. Ma tra quelli che “a Messa non ci vanno” mi sembra che la mormorazione e l’odio per il prossimo (anche per futilissimi motivi) sia la norma accettata.
Ci sono Cristiani che tradiscono la moglie? Certo che si. Ma magari “sanno” pure che è sbagliato e si dispiacciono di quello che fanno. Tra quelli “di fuori”, al contrario, certi atteggiamenti sono incoraggiati, esaltati e portati “ad esempio”.
In conclusione: gli amici Atei o non credenti sono convinti di essere “brave persone”? Buon per loro.
Per quanto mi riguarda personalmente, e a scanso d’equivoci, dev’essere chiaro che quello che cerco é ALTRO.

P.s.
Meditiamo sul significato più profondo della pericope evangelica per cui “pubblicani e puttane vi passeranno innanzi”.

 

Da Repubblica:

Papa Francesco: “Meglio atei che cristiani ipocriti”

Papa Francesco ha colpito ancora. Rivolgendosi ai fedeli, ha detto: “Le persone che vanno in chiesa, stanno lì tutti i giorni e poi vivono odiando gli altri e parlando male della gente sono uno scandalo: meglio vivere come un ateo anziché dare una contro-testimonianza dell’essere cristiani”.