Tutte le radio ne parlano. Allo sfinimento.

Come tutti i pensionati, resto molto a casa, e quindi sento le radio. Mentre faccio le mie cose sento l’una e l’altra, le tengo accese mentre scrivo, salto da quella di Confindustria a Rai Uno, da Radio Radicale a Rai Tre.

E di cosa parlano le radio, in questi giorni? Con quale tema occupano ore ed ore, sfiancanti, ossessive e ripetitive? Eh sì, avete indovinato: la legge sulle “unioni civili”.  La “legge ferita”, ha lacrimato stamattina un tizio che fa’ la rassegna stampa: ferita perché sì, i finocchi avranno le loro unioni, ma non potranno adottare il figlio del partner. Non potete immaginare il dolore delle radio per la Cirinnà ferita, mutilata: ore ed ore a recriminare del “tradimento del 5 Stelle”, ad affliggersi perché “non siamo ancora entrati in Europa”, a lamentare “la vittoria di Alfano” e “di Verdini”, per non dire  “della Chia che non è avanti come papa Francesco”.

Non riescono a pensare ad altro, a parlare d’altro, questi stipendiati. “E’ stato cancellato l’obbligo di fedeltà!”, s’indigna uno al microfono, “per non far somigliare le unioni civili al matrimonio cattolico!”. Come se fra kulandre vigesse la fedeltà… Si vorrebbe ridere ma non si riesce: non si può fare a meno di partecipare alla loro desolazione. Sono gli orfani della Cirinnà.  Inconsolabili vedove dell’adozione del figliastro. Non riescono proprio a parlar d’altro.  E’ un’idea fissa, devono elaborare il lutto.

Per esempio su Rai Tre, stipendificio di rivoluzionari a spese del contribuente, megafono della “cultura” (che beninteso è solo “di sinistra”), c’è una trasmissione dal titolo “Tutta la Città ne parla”. E secondo costoro, di cosa parlava “tutta la città”? Uno pensa: delle 30 mila pensioni d’oro dei parassiti pubblici da 50000 a 200 mila euro annui; delle intercettazioni americane sul nostro ex governo; la miseria galoppante dopo 8 anni di crisi ininterrotta; la disoccupazione giovanile al 50%. Che so, dell’ISIS in Libia. O magari,   vuoi vedere, “tutta la Città” sta parlando del delitto del giorno, quello   del bisessuale che ha sedotto la professoressa bruttina, le ha fatto cacciare 180 mila euro, e poi l’ha strangolata in combutta con l’amante maschio cinquantenne e la madre-mostro?

Invece no: “tutta la città ne parla”, della Cirinnà ferita e tradita. Il conduttore lo assevera con questo metodo: abbiamo ricevuto delle mail. E le legge: si capisce subito che sono accuratamente selezionate. E’ il metodo di Rai Tre: si parlano   tra   loro, invitano interlocutori che la pensano  come loro,si danno sempre ragione. E’ la Sinistra, bellezza.

Il conduttore infatti ha invitato, a parlare di come “i cattolici”   hanno mutilato la legge sulle unioni civili, “il teologo, anzi filosofo cattolico…”. E avete già indovinato: Vito Mancuso. Uno di successo. Che non crede alla Presenza Reale, alla divinità di Cristo, alla Transustanziazione, e l’ha scritto: l’unico senso per cui può essere presentato come cattolico, è che è un prete spretato.

Ma si sorvoli, almeno avrà una solida formazione di filosofia. Ben presto si capisce cosa intendano per “filosofia” lui e il conduttore e gli altri invitati: una ideologia depassé, e ridotta ai minimi termini. Il conduttore vuole che lo spretato   lo confermi nella sua convinzione: che “la natura”   come dato fisso e immutabile è una superstizione cattolica. La “natura” non esiste, e quindi non esiste “La famiglia naturale”.

Sono ancora e sempre fermi lì: è marxismo del tipo più superato e minimo. Marx e seguaci hanno sostenuto che “la natura umana” è un dato storico, mutevole; che la cosiddetta “natura umana” è determinata dalle condizioni materiali economiche. Prendete il contadino servo della gleba, trasformatelo in operaio, e ne cambiate la pretesa “natura umana”. Nella sua versione grande e tragica, il marxismo provò, cambiando “i rapporti di produzione” e l’abolizione della proprietà privata,  a viva forza (e sterminando intere classi sociali definite  “borghesi”, come i kulaki) a far scaturire l’Uomo Nuovo. Questi qui, sapendo che ormai la proposta comunista è impresentabile, hanno ripiegato sul livello inferiore: “Il genere è una costruzione sociale”. O come disse Simone De Beauvoir: “Donna non si nasce, si diventa. E’ l’insieme della storia e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna”.

Di qui il nuovo esperimento sociale:   forzare i maschietti all’asilo a mettersi il rossetto, “educare al sesso fluido”,  obbligare (educare) gli  scolari a  ritenere normali “avere due ppà”,  l’elevazione dell’invertito e del transessuale a modello da imitare. L’esito non è meno totalitario di quello del marxismo realizzato dal Gulag. Come quello, si nutre di semplificazioni ideologiche e obbligatorie, che vengono definite “filosofia” mentre sono ideologia: del tipo più consunto, vieto e prevedibile.

Chiamato a confermare, Vito Mancuso esegue: anzitutto attacca “la visione metafisica” (ossia della Chiesa, secondo lui) per cui esiste una “natura”. Oggi “ogni persona responsabile deve accettare il magistero della scienza.  Se vuole dare al mondo energia positiva” (come Vanna Marchi, Vito toglie le negatività) non deve riferirsi né al Vangelo né ai miti religiosi, ma alla scienza. E la scienza cosa dice, a Vito Mancuso? “La scienza dice che la natura è processo”, che è l’ideologia evoluzionista più semplificata: ogni vivente sta diventando qualcosa d’altro. Ne consegue, per il filosofo, che “tutto ciò che appare in natura è per sé naturale”.

Quindi, il discorso è finito. Non osate dire che l’inversione sessuale è “innaturale”, o che esiste una “famiglia naturale” meritevole di diritti. La filosofia ve lo impone.

Si resta abbacinati da tanta intelligenza. Vito Mancuso apre eccezionali orizzonti al Progresso. La peritonite, la cancrena, il carcinoma gastrico, il cancro dell’utero, sono – per il fatto che appaiono in natura- fenomeni naturali. Smettete di giudicarli male, di provare a curarli. Come tutti i fatti naturali, non restano fissi: sono “un processo”. Dunque lasciateli arrivare alla naturale evoluzione del processo. Altrimenti li volete reprimere. Siete repressivi del cancro e della peritonite. Come del kulandrone e del transex.

Anche l’etica conquista, grazie a Mancuso, nuovi insperati orizzonti. Lo spretato filosofo si batte perché   la società oscurantista non faccia pesare sull’invertito, il LGBT, un giudizio morale negativo. Ciò è molto bello e progressista . Ma perché limitarsi a quello? Anche l’omicidio è un fatto naturale. Lo dimostra il fatto che “appare” nella società. Specialmente l’uxoricidio, lo ammetto, risponde ad un impulso  profondamente  naturale. Ma perché vogliamo escludere l’assassinio per rapina, l’incendio doloso, l’abigeato, il falso in bilancio? La decapitazione da parte dei membri del Califfato? Sono tutti fatti che “appaiono in natura”, in quella seconda natura che è la società umana. Non esprimete giudizi negativi, non cercate di reprimerli.

Di solito i filosofi di un tempo, prima di dare aria alla bocca, cercavano di immaginare le conseguenze ultime delle loro idee filosofiche.  Mancuso, e la Sinistra coltissima, non ne hanno bisogno. Le loro idee filosofiche del resto non sono tutte malefiche: se consideriamo tutto ciò che appare in natura “naturale”,   il cancro e la peritonite non vanno curati; l’omicida non va processato e incarcerato (sarebbe discriminazione). Sono   dunque possibili grandi risparmi del sistema sanitario e dell’apparato giudiziario civile e   penale, nella giungla dell’assenza di giudizi morali. Tutt’al più si potrebbero lasciar sussistere questi organi pubblici per un solo scopo: pagare gli stipendi agli addetti. Che è proprio quello che stanno sempre più facendo gli ospedali e i tribunali.

E’ il Progresso che avanza. La Libertà da ogni Tabù, finalmente! Nessun giudizio etico basato sulla “metafisica”! Nessun giudizio medico-sanitario basato sulla distinzione – e discriminazione –  fra “malattia” e salute, fra male e bene! Esiste solo “Il processo evolutivo”: un evoluzionismo per cui il coronamento del tipo umano – ai tempi di Darwin il WASP, bianco-anglosassone-protestante – è cambiato: adesso   il punto più eccelso dell’evoluzione umana è la Kulandra.

Basta così, era solo per dirvi di cosa sono piene, da giorni, le radio. Il conduttore non cessa di piangere sulla Cirinnà incompiuta, e adesso pone la domanda-chiave, importantissima,  agli interlocutori che s’è scelto per farsi dare ragione: gli italiani sono “più avanti della classe politica”?

E’ il suo dilemma angoscioso. Io che mi ricordo i marxisti di allora, lo riconosco: è il classico cruccio ideologico.   Il termine “essere avanti” è tipico dell’ideologia, e del totalitarismo: sostituisce domande molto scomode. Del tipo: quello che dico è vero o falso? Giusto o sbagliato? Utile o dannoso? Tutte domande che il progressista si esime dall’affrontare. Basta che dica al disturbatore le gliele pone: “Sei indietro . Io sono avanti. La classe politica è meno avanti dei cittadini. Lo dicono le statistiche. E tu sei un kattolico oscurantista, ancora co ‘sta metafisica! Al GuLag!”.

Non chiedete mai “avanti rispetto a cosa”.  Perché si può essere “avanti” nella disgregazione sociale, nella patologia e nel degrado, ossia avanti in basso. Quando si dice, per esempio, che “il cancro di quel paziente è molto avanzato”, di solito il paziente non lo considera un progresso. Ma è la Radio Rai 3.  Essa è “avanti”,   e dice che “tutta la Città” parla della Cirinnà. D’accordo, ma non vi vergonate di essere così luogo-comunisti e depassè?