“MA SOTTO TRUMP COMANDANTE, C’E’ DA FIDARSI?”. Dubbi nei media.

Frenata.  Il giorno dopo, tutti gli zombies occidentali ed europoidi che fino a poche ore fa  si precipitavano alla guerra,  adesso rallentano il passo.  Non è tanto che Putin ha avvertito che i suoi Siria non solo intercetteranno i  missili, ma anche le loro piattaforme di lancio.  E’ soprattutto un dubbio, venuto improvvisamente a Londra come a  New York e Tel Aiv, su Trump come”supreme  commander”.

Anche  se con le più varie modulazioni, media  come il New York Times e il Guardian,  il Figaro come Die Welt  sono concordi nel dubitare:   ma ci conviene entrare in guerra agli ordini di uno così impulsivo?  Che comanda con i tweet? Comicamente, tutti  loro – che erano pronti a sfidare  la potenza atomica di Mosca – trovano di colpo che il tweet di Donald a Putin sui “missili che stanno arrivando, nuovi e smart”,  è  estremista, pericoloso, sciatto, malfatto. Imbarazzante,  non ben pensato – forse ispirato da cattive  traduzioni dei messaggi della Russia, come  dice appunto il Guardian: “il tweet di Trump mostra come la cattiva informazione possa portare a  una crisi globale”. Ma scusate, la crisi globale è già instaurata. Ma anni. E nelle ultime ore l’avete gonfiata voi media. Adesso cosa c’è che vi rende prudenti?

Telegraph: i missili sono più intelligenti di Donald.

Trovano che Trump è irresponsabile. I media inglesi consigliano la May di non seguire alla cieca uno così rozzo che cambia idea da un tweet all’altro.

Perché, vedete, l’11 aprile, il  tweet “Russia preparati arrivano i missili smart”, è delle 10:57.

Alle 11:37, ossia quaranta minuti dopo, l’altro tweet: “I nostri rapporti con la Russia sono peggiori   di quanto siano mai stati, compresa la guerra fredda. Non c’è alcuna ragione  per questo. La Russia ha bisogno del nostro aiuto per la  sua economia, ciò che sarebbe molto facile da fare, ed occorre che tutte le nazioni lavorino insieme. Fermare la corsa agli armamenti?”.

Donald J. Trump – @realDonaldTrump – 11:37 AM UTC – 11 Apr 2018
Our relationship with Russia is worse now than it has ever been, and that includes the Cold War. There is no reason for this. Russia needs us to help with their economy, something that would be very easy to do, and we need all nations to work together. Stop the arms race?

Effettivamente c’è da dubitare. Calzare l’elmetto, mandare i sommergibili,levare i caccia, agli ordini di questo?  Che una settimana fa aveva preconizzato il rapido ritiro dalla Siria?

Quando i media anglo-americani ed europei cominciano a dubitare, occorre volgere lo sguardo, come fanno loro, alla loro guida e al loro ispiratore geopolitico internazionale.  Israele.

E è da Israele che nasce questo dubbio. Lo esprime molto chiaramente Al Monitor , un giornale che finge di essere arabo  ed è confezionato in Usa da un milionario che si chiama Jamal Daniel, il quale si dice “arabo americano”, essendo palesemente ebreo.

E infatti l’articolo di fondo che  ha attratto la nostra attenzione è firmato Ben Caspit: la “grande firma” del giornalismo israeliano, quello stesso che a dicembre invitava i soldati di  Tsahal  a violentare Ahed Tamimi, la sedicenne palestinese, “nel buio,  senza testimoni e  telecamere”.

http://mondoweiss.net/2017/12/journalist-unspeakable-backpedal/

E cosa dice questo equilibrato analista, che però è molto vicino agli ambienti militari?

“Israele è sola  nella lotta contro Iran e Siria”

Si tratta, assicura il violentatore, di  una frase che gli ha  detto “una fonte molto alta nell’establishment della difesa israeliana”.  E  spiega perché, Ben Caspit. Il 4 aprile,  Netanyahu ha preso il telefono per contestare a Trump  la sua decisione annunciata di ritirare l’America dalla Siria. Ma  il “sedicente  presidente più amico di Israele” che ci sia mai stato, profondendosi in promesse che gli USA riempiranno Sion di aiuti militari, è rimasto fermo:  si è speso già troppo.

Questo, dice Ben Caspit, l’ho saputo “dalla fonte israeliana informata del contenuto della chiamata”.

Il che gli permette di precisare: “E’ stata  una forte delusione, o disappunto, per Netanyahu. Che ha minato l’idillio tra lui e Trump, lasciando invece una tensione  con un gusto amaro. …Il problema è che il presidente non sempre fa seguire i fatti alle sue dichiarazioni”.

Ecco l la fonte del dubbio, da  cui si sono abbeverati i media occidentali. Trump la spara grossa e poi non fa sul serio.

Il resto del’articolo di Ben Caspit non è meno illuminante.  Praticamente, spiega che Israele ha bombardato la base siriana di Homs (Tiyas, T4) ammazzando sette iraniani, all’insaputa degli Usa, facendo credere che l’attacco era americano, per trascinare Washington nella sua ennesima guerra.

Infatti il ministro della guerra Avigdor Liberman ha detto: “Io non so cosa è successo o chi ha attaccato T4”,  ma chiarendo ancora una volta che Israele impedirà all’Iran di stabilirsi in Siria “a qualsiasi costo. Sarebbe come accettare che l’Iran ci metta un ceppo al piede. Non lo permetteremo”.

Quanto sia il “qualsiasi costo”, Caspit lo spiega benissimo: “Israele  ha superato il timore di entrare in collisione con l’Iran e il presidente  Assad (scenario migliore); con Iran, Assad ed Hezbollah  (scenario cattivo) o con Iran, Hezbollah,  Assad e la Russia (lo scenario peggiore)”.

Insomma, Israele  non ha remore a fare la guerra anche alla Russia, e  trascinarsi dietro gli zombies europei ed americani.

E  vuol essere chiarissimo su questa fermezza: “L’establishment della difesa, in questo caso, la vede esattamente come Netanyahu, Liberman o i più bellicosi membri del governo. Questa unanimità non  si è mai vista da molto tempo. Chi esita oggi  si sveglierà fra un anno, o tre, in una situazione intollerabile” con l’Iran alla frontiera dal sacro  Sion. “E se questa politica porta alla guerra nella regione? Ebbene sia. Israele ha smesso di preoccuparsi  di questo”.

Lo sappiamo. Israele troverà un altro pretesto, ritenterà, non ha alcuna paura di rifarlo e trascinarci tutti. La sola novità è che ha un dubbio:  su Donald.

Non si fida di lui. Finché resta alla Casa Bianca,”Israele è sola a combattere”. Molto interessante  conclusione. Che non  prelude a nulla di buono per The Donald. Vedremo come lo cambieranno, o lo sostituiranno.

https://www.al-monitor.com/pulse/originals/2018/04/israel-syria-iran-us-donald-trump-benjamin-netanyahu-assad.html#ixzz5CQTQyKPG

Intanto, Israele e noi al suo seguito, abbiamo cambiato la Russia. Putin assume ufficialmente il governo a maggio, e ne ha fatto un gabinetto di guerra.  Con un’ esercitazione, sembra, per disperdere i ministeri in sotterranei  anti-atomici. Nel  “gioco del pollo”,  noi abbiamo ceduto, loro no.  Se “noi” abbiamo scherzato la Russia non scherza più. Ciò potrebbe indurre un cambiamento anche ai vertici, Putin non escluso. Ma di questo, al prossimo articolo.