Come trovare i soldi per la ricostruzione?

 

di Fabio Conditi

 

Il terremoto è una esperienza traumatizzante: mi è capitato più volte di fare sopralluoghi in edifici demoliti o danneggiati dal terremoto, anche per lavoro, visto che sono un ingegnere strutturista. Pensi subito che ci vivevano. Noi siamo convinti che gli edifici siano la nostra protezione, facciamo fatica a pensare che possano mettere a rischio la nostra vita.

In realtà possono crollarci addosso, se non sono stati costruiti secondo determinati criteri sismici, che oggi conosciamo, e con interventi adeguati.

Sono quindi emotivamente vicino a chi ha subito questa ennesima tragedia, ma vorrei dare un contributo come studioso di sistemi monetari, per evitare che dopo il danno ci sia anche la beffa di una ricostruzione mai finita.

Perché i problemi causati dai terremoti non si risolvono mai? Perché lo Stato non ha i soldi per ricostruire tutto come era prima subito e velocemente. Potrebbe farlo aumentando solo il debito pubblico, ma questo è vietato dai Trattati.

In realtà, se ci pensiamo, uno dei compiti prioritari dello Stato, è proprio intervenire per le calamità naturali eccezionali, a “sostegno” delle popolazioni sfortunatamente colpite.

Invece le nostre istituzioni, come la BCE, intervengono a “sostegno” delle banche e dei mercati finanziari, ma quando si parla dei cittadini, come dice Matteo Renzi: “Ci vuole tempo. … E se quello che andava fatto non è stato fatto in 70 anni non sarà fatto in 7 mesi”.

La BCE sta creando attualmente, con il Quantitative Easing, più di 2 mld di euro al giorno da destinare ai mercati finanziari, quando questa cifra sarebbe sufficiente a ricostruire tutti i comuni colpiti, Amatrice, Accumoli ed Arquata del Tronto che hanno in totale meno di 5.000 abitanti.

Invece, mentre la BCE seguita a creare ogni giorno una quantità di denaro sufficiente a risolvere in poco tempo tutti i loro problemi, gli abitanti dei paesi colpiti si stanno rassegnando a subire la stessa sorte dei loro predecessori, abitanti dell’Abruzzo e dell’Emilia-Romagna, che hanno vissuto la triste esperienza di tende, container, baracche, lungaggini burocratiche finanziamenti col contagocce.

Invece, uno Stato che sia degno di questo nome, ha gli strumenti, il potere ed il dovere di intervenire velocemente e risolvere completamente i problemi che sono stati provocati dal terremoto. Addirittura avrebbe il dovere di mettere in sicurezza tutti gli edifici prima del terremoto, in modo da risparmiare alla popolazione l’ennesimo sacrificio di vite umane e di risorse.

Ma ci dicono che non ci sono i soldi, che le politiche monetarie le decide la BCE, e questo tronca sul nascere qualsiasi proposta di ricostruzione o di prevenzione.

Però il denaro oggi può essere creato con un clic del computer, e la BCE ne crea in grandi quantità ma viene destinato solo alle banche ed ai mercati finanziari.

In realtà lo Stato ha ancora la propria sovranità monetaria, solo che non la esercita.

La spiegazione più dettagliata di questa affermazione, con i documenti della BCE e della Banca d’Italia che lo ammettono, la potete trovare QUI

Vediamo ora di analizzare quali sono le soluzioni concrete e realizzabili, senza cambiare le norme nazionali ed i Trattati Europei, che possono essere adottate da uno Stato ed un Governo che si rispetti, per risolvere celermente e definitivamente questi problemi, che supponiamo abbiano un costo complessivo di 1 mld di euro per Amatrice, Accumoli e Arquata.

 

1) Monete metalliche

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze emette una moneta metallica in lega speciale con valore nominale di 500 euro, con riferimento grafico alla ricostruzione per il terremoto, per un totale di 2 mln di pezzi. In base all’art.128 comma 2 del TFUE, è necessario richiedere l’approvazione della BCE per quanto riguarda il volume di conio, ma non sarà un problema visto che l’Italia ha coniato fino ad oggi solo 7 mld di euro di monete metalliche, mentre la Germania “stranamente” ne ha avute approvate più di 17 mld di euro, come si può evincere dalla tabella sottostante.

tabella-monete

Questa sproporzione non è giustificabile, mentre è giustificata la necessità di un adeguamento, soprattutto in una situazione di emergenza come quella del terremoto.

Tra l’altro la Germania sta coniando moneta metalliche da 5 euro, con lo stesso sistema, valide solo sul proprio territorio, e non in tutta l’Unione.

Le nuove monete metalliche “per la ricostruzione”, possono essere vendute ai collezionisti di tutto il mondo oppure depositate presso la Banca d’Italia, ottenendo in cambio moneta elettronica utilizzabile fin da subito per finanziare la ricostruzione.

 

2) Biglietti di Stato

L’emissione di “biglietti di stato” sempre da 500 euro, che non essendo “banco-note”, cioè emissioni cartacee da parte di una banca (o note di banca), possono essere emessi da uno Stato, perché i Trattati non li vietano espressamente, visto che dicono solamente che “Le banconote emesse dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nell’Unione” (art.128 comma 1 del TFUE).

Ma non si parla mai di “biglietti di stato”, che hanno tutta un’altra natura giuridica, perché sono emessi da uno Stato sovrano ed hanno validità solo sul territorio nazionale.

Hanno il vantaggio che nei Trattati Europei non è prevista l’approvazione da parte della BCE. L’ultimo esempio di biglietto di stato italiano, sono state le 500 lire di carta-moneta sotto riportate…

 

3) Moneta elettronica o Carta di Credito di Stato

La moneta elettronica viene attualmente creata dal nulla dalle banche quando fanno i prestiti, per approfondimenti su questo tema un documento fondamentale è quello della Bank of England che trovate QUI. Considerato però che la moneta elettronica viene creata dal nulla dalle banche private, senza alcun controllo da parte della BCE e delle norme dei trattati, cosa impedisce allo Stato di fare altrettanto?

Se la moneta elettronica oggi ha valore ed è accettata per il pagamento delle tasse, lo Stato potrebbe creare una sorta di moneta complementare di tipo elettronico che può chiamare SIT, abbreviazione di “Sconti Italiani per le Tasse”, giusto per differenziarli dagli Euro.

In pratica il Ministero dell’Economia e delle Finanze apre presso di sé un conto intestato ad ogni cittadino italiano, legato al codice fiscale, sul quale contabilizzare i SIT, che essendo accettati dallo Stato, possono essere utilizzati per il pagamento delle tasse, riconoscendo che un SIT vale un Euro.

Lo Stato può emettere questi “Sconti Italiani per le Tasse”, perché ha ancora la sovranità fiscale e non viola alcuna norma dei Trattati Europei, ma soprattutto non aumentano il debito pubblico.

I SIT possono essere usati per i pagamenti tra i cittadini, perché saranno accettati da tutti volentieri, vista la quantità di tasse che dobbiamo pagare.

Si potrebbe addirittura permettere il deposito di Euro nel conto SIT, con cambio alla pari, in modo che possa divenire interessante risparmiare in SIT, anziché in Euro elettronici, perché, essendo garantiti dallo Stato, offrirebbero maggiori sicurezza, non essendo soggetti al bail-in.

Così verrebbe rispettata la nostra Costituzione quando all’art.47 dice: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito“.

 

4) Moneta a valenza fiscale

In base ai Trattati Europei, la sovranità fiscale è ancora di competenza esclusiva degli Stati nazionali.

Per questo motivo lo Stato può emettere Titoli che abbiano valore solo per il pagamento delle tasse.

Devono essere però “crediti fiscali non pagabili”, cioè possono essere solo utilizzati per ridurre le tasse a chi le deve pagare, mentre non possono essere “cambiati in euro”. Possono però, in alternativa e se necessario, essere “venduti a sconto” sul mercato finanziario o in banca, come qualsiasi altro titolo finanziario.

Inoltre l’utilizzo di questi CRF, che è l’abbreviazione di Certificati di Riduzione Fiscale, sarà differita di almeno due anni per permettere all’economia di crescere, aumentando il PIL e di conseguenza le entrate fiscali per lo Stato. In questo modo le minori entrate fiscali, derivanti dall’utilizzo dei CRF, verranno compensate dalla loro crescita per l’aumento del PIL (per maggiori dettagli vi consiglio il sito di Marco Cattaneo QUI, il primo che ha ipotizzato l’utilizzo di questo strumento monetario per risolvere la crisi economica in Italia).

Tra l’altro potrebbe essere uno strumento esclusivamente elettronico, come il SIT descritto prima.

 

Conclusioni

Quando siamo colpiti emotivamente da una tragedia come questo terremoto, il primo pensiero va sempre alle vittime inconsapevoli di queste catastrofi, che hanno subito perdite enormi soprattutto per le più importanti vite umane, a cui si aggiunge la distruzione economica di quasi tutto ciò che hanno.

In realtà noi abbiamo gli strumenti tecnici per migliorare la sicurezza sismica dei nostri edifici e quindi abbiamo anche il dovere di studiare un sistema perché sia possibile trovare le fonti di finanziamento per la realizzazione delle opere necessarie a trasformare tutto il nostro patrimonio immobiliare ed impedire il ripetersi di questo massacro umano e disastro economico.

Che differenza c’è tra gli effetti della distruzione per bombardamento in una zona di guerra come Aleppo e le conseguenze del terremoto ad Amatrice, dove le vittime sono per ora 250?

Se siamo contro il potere distruttivo della guerra, allora a maggior ragione dovremmo tutti concordare nella necessità di creare le condizioni perché i danni conseguenti a questi eventi sismici, purtroppo frequenti in Italia, siano limitati al massimo possibile.

Considerato che è ormai risaputo che il nostro territorio è certamente sismico, dire che lo Stato non ha i soldi per ricostruire dopo un terremoto o addirittura per proteggere la vita dei suoi cittadini prima che questi eventi accadano, significa davvero dire che lo Stato non esiste.

Lo Stato, che siamo in definitiva tutti noi, ha un senso come istituzione, solo se riesce ad intervenire a sostegno dei cittadini quando sono in difficoltà, come prevede la nostra Costituzione all’articolo 3, altrimenti viene meno ad uno dei suoi compiti principali: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

E le conseguenze di un terremoto sono certamente, e senza ombra di dubbio, un ostacolo di ordine economico, che lo Stato ha il dovere di rimuovere e di prevenire.

Per farlo, dobbiamo pretendere che lo Stato utilizzi la propria sovranità monetaria per questi scopi, adottando una di queste quattro proposte che sono valide anche all’interno degli attuali Trattati Europei, senza la necessità di modifiche.

Faccio un appello a tutte le forze politiche, affinchè possiamo tutti provare a ragionare su come utilizzare la nostra sovranità monetaria, al fine di trovare soluzioni di riforma definitive ed uscire da questo tunnel senza fine.

L’Italia è un grande paese che ha una storia ed un patrimonio umano ed artistico che tutti ci invidiano, che dobbiamo assolutamente tutelare e valorizzare: dobbiamo solo acquisire consapevolezza e prendere in mano il nostro destino, prima che sia troppo tardi.

La moneta deve essere di proprietà dei cittadini e libera dal debito.

 

Fabio Conditi

Presidente dell’Associazione Moneta Positiva

www.monetapositiva.it

Iscritto ai Gruppi Cittadini Economia di Bologna e Ferrara

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