Se fra Le Pen e Macron non c’è più differenza…

Sento su Radio Radicale commentare col consueto tono di saccente superiorità morale le elezioni presidenziali iraniane così: assenteismo-record, il 70% degli iraniani sono rimasti a casa, il nuovo presidente Raissi è stato eletto dal 23 per cento degli aventi diritto.

Nessun commento al fatto che le elezioni regionali francesi hanno segnato lo steso, immane assenteismo: il 67% dei francesi non ha votato. Con astensioni del 90% fra i giovani fino a 24 anni, e dell’82% nel gruppo fino ai 34 anni. Il partito di Emmanuel Macron ha subito un tracollo colossale: da primo partito, è diventato il quarto, con 11 per cento dei voti. Un rigetto, una revulsione: in molte regioni la formazione presidenziale non potrà partecipare al secondo turno, perché ha mancato il quorum del 10% richiesto.

Se le elezioni avessero un effetto, Macron dovrebbe semplicemente scomparire. E probabilmente scomparirà al voto presidenziale del 2022, ma intanto questo partito sintetizzato in provetta da finanzieri globalisti ed eurocratici come Attali, resta a far danni per i prossimi due anni, privo di una qualunque legittimità, anzi vomitato dal popolo.

Anche per Marine Le Pen è stata doccia gelata. Il suo Rassemblement National – smentendo fra l’altro i sondaggi – ha avuto solo il 19 dei voti (comunque più dell’11 % di Macron), superato dai gaullisti tradizionali (o quasi: sono guidati da Sarkozy) che ha avuto un 29%, ed è il primo partito: semplicemente perché i suoi elettori sono andati a votare un po’ più degli altri. Che vittoria sia aver preso il 29% fra il 27% che è andato ai seggi, lascio giudicare al lettore.

La deludente prova di Marine Le Pen è spiegabile con il commento di Eric Zemmour: “Non c’è più differenza oggi fra il discorso di Marine Le Pen ed Emmanuel Macron. Marine ha rinunciato a quella che era l’offerta politica del Front National all’origine: “populismo”, sovranismo, Frexit…ha perfino fatto un discorso sull’immigraazione che avrebbe potuto firmare Macron”.

In una parola, è diventata “europeista”. L’accettazione dell’europeismo, resa obbligatoria dalla pressione mediatico-globalista pronta a censurare e stigmatizzare come estremismo qualunque proposta che si scosti dal conforme, si conferma ancora una volta come l’eutanasia della democrazia. Il popolo francese, altamente “politico”, ha rigettato offerte politiche sostanzialmente uguali, false – che però sono “obbligate”, come abbiamo visto in Italia, dal “contesto”. La vittoria schiacciante dell’europeismo come ideologia totalitaria ” ( sono anche globalisti, ecologisti decarbonizzatori deliranti, atlantisti, anti-russi, Grand Reset, LGBT…) produce questo effetto: una colossale secessio plebis. Fanno finta di niente, se ne fregano, anzi si sentono più forti: hanno messo a tutti la mascherina, e i più la adottano volontariamente. Hanno spianato col loro rullo compressore ogni spontaneità e identità. “Hanno compresso l’indipendenza degli eletti perché non cedano mai, nemmeno per sbaglio, alla tentazione di rappresentare gli elettori”. Trionfa il vincolo esterno totale.

Lorsignori commentano l’assenteismo nelle elezioni iraniane, senza notare che hanno fatto lo stesso in Francia (E in Italia sotto altro modo): dittatura, colpo di stato permanente. Si congratulano fra loro di aver azzerato la vitalità europea. Quella che avranno sarà una reazione sub-poltica, violenza corpuscolare sub-umana. Di zombies.

Ricordo la nota profezia: la Città della Torre sarà distrutta, ma dal suo stesso popolo. Qui sotto, due esempi di ciò che è oggi la vita in Francia: 

https://twitter.com/AlessandroCere7/status/1407222928895262720