RENZI, LE IDI DI MARZO

di Giorgio Morganti

Triste spettacolo vedere i senatori del PD inveire contro i deputati 5 stelle a reclamare, sbraitando, l’autorizzazione a procedere per Salvini. Immaginate che farsa l’idea di giustizia(lismo) e garantismo che ha la sinistra. Per Mimmo Lucano, un criminale che orchestra finti matrimoni tra vecchietti nelle case di riposo e puttane negre per far prendere loro la cittadinanza, i deputati della sinistra hanno manifestato, in stuolo, sotto la casa in cui stava scontando gli arresti domiciliari delegittimando, di fatto, l’operato della magistratura. Per Salvini, che potrà non piacere per via dell’esiguo spessore intellettuale ma che opera nell’ambito delle mansioni proprie di un Ministro della Repubblica, pretendono la forca. Giustizia a doppio binario, quindi, indice della faziosità e della pericolosità di certi soggetti, obnubilati dall’odio e intrisi di ipocrisia, i quali vorrebbero abbattere i loro nemici coattivamente benché godano del consenso della stragrande maggioranza della popolazione. Oggi Grasso s’è persino auspicato l’applicazione di una fattispecie di reato che prevede 25-30 anni di carcere per Salvini sul caso Diciotti. Sostanzialmente questa gentaglia, se potesse, lo condannerebbe a morte per il solo fatto di avere finalmente assecondato la volontà popolare, che per loro non conta nulla quando non in accordo con le loro farneticazioni. Gli episodi di questi mesi dovrebbero far riflettere sulla necessità dell’istituto dell’immunità parlamentare, previsto dai padri costituenti proprio per evitare sconfinamenti tra poteri, come oramai avviene da anni. L’impianto costituzionale prevede che il parlamentare debba rispondere solo e esclusivamente di fronte al Popolo Sovrano. Oggi, invece, è stata svenduta e bistrattata, la sovranità popolare, attribuendo a parte della Magistratura la facoltà di decidere, a colpi di sentenze, indagini e avvisi di garanzia, scelte e linee politiche che spetterebbero solo ed esclusivamente alla popolazione. Anche il caso dei genitori di Renzi è emblematico. Io personalmente me ne rammarico poiché vederlo gironzolare (il figlio) per le trasmissioni televisive era garanzia di affossamento e distruzione inesorabile del PD. Sospetto, infatti, per questo, che la trama che ha portato all’arresto dei suoi genitori sia stata ordita proprio negli ambienti della Magistratura legati al PD. In effetti ultimamente era debordante, antipatico e distruttivo per la sua stessa area politica e all’interno della sua accolita non sapevano come liberarselo. C’ha pensato qualcuno arrestandogli i genitori, così si leva dalle scatole una volta per tutte (purtroppo). La risposta scomposta, poi, che ha dato ieri è veramente divertente. Dice di credere e avere fiducia nella giustizia, salvo poi scrivere che il provvedimento è “così assurdo e sproporzionato”. Ancora. Scrive che “vedremo se questi due cittadini settantenni, incensurati, sono davvero i pericolosi criminali che meritano – oggi, casualmente proprio oggi – questo provvedimento”, sconfessando di fatto l’operato dei magistrati che hanno applicato le misure cautelari, secondo lui non necessarie e a “orologeria”. Ma continua a avere “fiducia” e invita tutti a “credere nella giustizia”, poi, dicendo che se egli non avesse fatto politica, la sua famiglia non sarebbe stata sommersa dal fango e se non avesse cercato di cambiare questo paese (qui siamo al delirio puro) i suoi sarebbero tranquillamente in pensione. Sostanzialmente, qui denuncia quella che, secondo lui, è una vera e propria persecuzione politica ai suoi danni da parte della Magistratura. Lo dice esplicitamente più sotto, ammonendo solennemente: “Se qualcuno pensa che si possa utilizzare la strategia giudiziaria per eliminare un avversario dalla competizione politica, sappia che sta sbagliando persona”. Ma lui “crede nella giustizia”. Fermamente. Ricapitolando, quindi, Renzi spara a zero sulla Magistratura utilizzando gli stessi argomenti e persino le stesse parole usate in passato da Berlusconi, oramai in tutto e per tutto suo padre putativo. Questo pischello è arrivato al capolinea, come era ampiamente previsto. La sua insipienza, dabbenaggine e indolenza stanno dando i frutti meritati. Egli dovrebbe riflettere sulla sua situazione drammatica, su come giorno dopo giorno venga lasciato sempre più solo e, al di là degli attestati di solidarietà di facciata, su come si sia ridotto a avere meno sostenitori di un semianalfabeta funzionale come Mimmo Lucano, galeotto tra vecchi e puttane.

Giorgio Morganti

 

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