Parole al vento sulla democrazia

(A futura memoria)

I gruppi armati – legalmente, in base al Quinto Emendamento – che in USA stanno per un candidato o per l’altro, ci ricordano le origini della democrazia. Origini che abbiamo dimenticato, e sono delle più sgradevoli e antipatiche. Anzi, dichiaro in anticipo di prenderne nel modo più energico le distanze.

Ci viene detto che la democrazia nacque ad Atene. Ma quando, precisamente? A Maratona e Platea: quando gli ateniesi, in pochissimi, disfecero l’impero persiano – un grande e civilissimo impero multinazionale, che lanciò contro la Grecia un’orda innumerevoli di fanti a decine di migliaia, migliaia di cavalieri montati, migliaia di arcieri sciti, scolte di mercenari arruolati dall’Asia.

Gente valorosa sicuramente. Che però combatteva confusamente. Ciò che la sconfisse fu la falange.

Gli eroi omerici erano, appunto, eroi: combattenti singolari, di forza e coraggio eccezionale, leggendario, ciascuno dei quali terrorizzava da solo centinaia di nemici. E quella che si consumo sotto le mura di Troia fu una serie di singolar tenzoni cavalleresche. Non a caso la civiltà acheo-micenea fu aristocratica.

Nella falange, si potevano dispiegare in linea gente non particolarmente coraggiosa: quando sei all’interno di una salda compagine di vicini di casa, che ti stringono da ogni lato e da dietro (e ti impediscono di scappare se hai l’attacco di panico), ben esercitati ed addestrati ad agire come gruppo, il che risparmia lo sforzo fisico, a coprirsi a vicenda con gli scudi; e vedi a destra e a sinistra di te l’irta fila di lance lunghe protese al nemico, ti basta, a darti coraggio, sapere quel che ti succede se Atene perde: mogli e figlie violentate, tu trucidato a fil di spada e i figli maschi venduti come schiavi alle voglie dei lubrichi immondi.

E non dimentichiamo il rullo dei tamburi e lo squillare dei flauti: ritmi pensati per farti avanzare in coesione ritmica coi vicini di casa, lento o veloce secondo i comandi urlati dal generale ,offrendo al nemico-orda il “corpo tattico”, combattenti guidati da un’unica volontà, a forza di addestramento.

Ora, lo credereste, al momento di votare in piazza i cittadini ateniesi erano auto-convocati in base al corpo tattico di appartenenza: vedete che origine orrenda ha la democrazia. I ricconi e i nobiloni ateniesi , i καλòi κἀγαθòi, avrebbero fatto volentieri a meno della democrazia, ma avevano bisogno di gente addestrata a stare e operare nella falange, che evidentemente s’era organizzata e “faceva rivendicazioni”. Nel pieno della guerra, un soldato poteva denunciare il suo generale davanti all’Aeropago. Il sindacalismo era nato.

E nacque una cosa più brutta ancora. Nella seconda guerra persiana Dario aveva lanciato contro l’Ellade una immensa flotta piena di uomini e rifornimenti, Temistocle (previdente o dotato di buone spie) aveva convinto gli ateniesi a farne una notevole: 127 triremi. Che avevano un difetto: avevano bisogno di rematori. 180 per ogni nave. Se nella falange era bastato arruolare gli uomini liberi che erano in grado di comprarsi le armi, per le triremi bisognò usare e stipendiare i thetes, quelli di classe inferiore che, per il basso censo, non potevano servire nella falange; un sottoproletariato semi-libero. Ed Atene divenne imperialista.   L’imperialismo nasce nelle democrazie, specie (ma non solo) in quelle marittime con le leve di massa (pensate all’imperialismo napoleonico, col suo esercito di sanculotti ideologicamente feroci per “esportare la democrazia” giacobina). Sparta, che cercò di non arruolare mai gli iloti, mantenendosi militarmente aristocratica, non divenne imperialista.

In condizioni storiche diversissime, la Russia zarista non fu mai imperialista – non invase altri, fu sempre invasa – per lo stesso motivo: la sua aristocrazia aveva fatto un esercito non di cittadini, ma di vittime: un contadino veniva arruolato per sorteggio, e il servizio durava 25 anni, gli cadeva addosso come una disgrazia immedicabile : la povera recluta (di solito troppo misera per pagarsi l’esenzione offrendo un altro) salutava in lacrime la fanciulla con cui s’era appena sposato e non avrebbe più visto, e sarebbe diventata soldatka, del cui destino è meglio tacere. Così un esercito di un milione di uomini subì disfatte su disfatte nella storia; erano davvero operativi i 250 mila cosacchi, uomini liberi, auto-convocati nelle loro formazioni democratiche, e perciò, benché ammirati e stimati, sempre inquadrati come irregolari.

Ma torniamo al tema: la falange.

I romani divennero invincibili portando alla falange due innovazioni principali (ce ne furono altre), che la trasformò in legione.

La prima innovazione consisté nel frazionare la falange, accorciarla e renderla più “spessa” in profondità. I romani si accorsero che non serviva “un muro”, allo stesso modo in cui gli architetti, in epoca gotica, capirono che la massa del muro continuo non rafforzava affatto la chiesa romanica, anzi, che bastavano i contrafforti ad arco rampante per tenere sù, sostanzialmente appendervi, un edificio più alto, più forte e fatto di vetrate.

Allo stesso modo, i romani frazionarono il “muro continuo” della falange in una serie di corpi tattici piccoli chiamati manipoli: 120 uomini, praticamente un cubo corazzato dagli scudi , uguale davanti come di lato, difficile da aggirare ; e quando la prima linea cede in un punto, da dietro subentra il manipolo di retroguardia, e rende impossibile lo sfondamento. Anzi, di più: il manipolo – innovazione che si fa risalire a Servio Tullio – era a sua volta diviso in due corpi di 60 uomini, .

Questi corpi di 60 si chiamavano centurie.  Dev’essere un caso, ma le assemblee romane avvenivano per (auto) convocazione dei “comitia centuriata”, (per la vergogna di tanta brutalità, mi limito a copiare wikipedia) “raccoglievano tutti i cittadini romani, patrizi o plebei che fossero, per esercitare i loro diritti politici e contribuire a determinare la vita dello Stato. Il cui esercizio era riservato al popolo”: lo credereste? Populus, allora, era da intendersi chi era presente all’interno dell’esercito, quindi chi si poteva permettere un’armatura.

Populus” infatti per etimologia significa “ammazzatore”, devastatore (populari è devastare), e nei comizi centuriati eleggeva le magistrature maggiori (censuraconsolatopretura), legiferava ( in comunione col senato, ma anche no) e nella dichiarazione di guerre, nelle pene capitali per tradimento. Per contro, i condannati a morte o alla fustigazione potevano “appellarsi al popolo”, insomma ai commilitoni. Erano insomma anchhe l’ultima istanza, la suprema corte, il populus.

Perché come diceva Aristotile,”chi porta le armi comanda”. Pensate di che immenso progresso godiamo noi, che eleggiamo al governo transessuali, omo, femmmine-boldrine e quartapelline. Gli americani, a causa del Quinto, sono ancora legati questa idea primordiale, che l’uomo armato, che è pronto a battersi e morire per difendere la patria, è quello che ha i diritti politici in pienezza. O come disse uno dei padri fondatori,”quando il popolo ha paura del governo, c’è tirannia; quando il governo ha paura del popolo, libertà”. Noi abbiamo superato, abbiamo rinunciato alla guerra fin nel profondo. Ai tempi in cui nacque la democrazia, la differenza fra essere liberi e schiavi se sconfitti in guerra, era chiara a tutti: figlie e mogli violentate, i ragazzi venduti schiavi. Adesso per fortuna la vita è molto più felice, il nostro ideale è costruire una società come un villaggio turistico, senza impegni, tempo libero, buffet, animazione…C’eravamo quasi riusciti. Poi è arrivata questa pandemia che si contrae dalla tv, niente più palestre, chiuse le piscine e le discoteche, i bar e i ristoranti, spariti i personal trainer, i disck-jockey, gli animatori di eventi. E siamo tappati in casa per non prenderla, quella panedmia. Di nostra volontà, sia chiaro. La salute prima di tutto. In fondo, che siamo diventati superflui lo capiamo da soli, mica c’è bisogno del Forum.

Mi resta da dire l’altra innovazione che rese per secoli invincibile la legione. E’ la più imbarazzante per noi che siamo umanitari: la disciplina. Ma la parola “disciplina” non basta a dire quello cha che vigeva nell’esercito romano. Quando si entrava in guerra, il console (eletto per voto, abbiamo visto) diventava imperator: con diritto di vita e di morte assoluta sui cittadini soldati. Giudice unico e supremo.

Ma siccome queste parole al vento rischiano di allungarsi troppo, sarà per un’altra volta.