Non si suicidano. Sono ammazzati.

Mi rimbalzano questo:


RIEPILOGO DEGLI EVENTI SUICIDARI AVVENUTI A PARTIRE DAL 01 GENNAIO 2020, DISTINTI PER DATA, LUOGO E CORPO/ARMA DI APPARTENENZA

Anche per quest’anno ho scelto di tenere aggiornata questa lista, so bene che non è piacevole ricordare questi eventi, ma è necessario per tenere sempre alta l’attenzione su queste tantissime morti per male oscuro che purtroppo vedono protagonisti gli uomini e le donne in divisa.

App. sc. q. s. Felice D’Auria
Delegato Cobar GdF Lombardia e Coir Italia nord occidentale.

  1. 2 gennaio Roma Guardia di Finanza;
  2. 6 gennaio Tolmezzo (UD) Carabinieri;
  3. 11 gennaio Pescara Carabinieri;
  4. 18 gennaio Mineo (CT) Carabinieri;
  5. 23 gennaio LaSpezia Polizia;
  6. 26 gennaio Roma Polizia;
  7. 29 gennaio Torino Polizia;
  8. 4 febbraio Palazzolo (BS) Polizia Locale;
  9. 14 febbraio La Spezia Marina Militare;
  10. 24 febbraio Reggio Emilia Carabinieri;
  11. 10 marzo Silandro (BZ) Carabinieri;
  12. 2 aprile Como Polizia Penitenziaria;
  13. 13 aprile Napoli Carabinieri;
  14. 23 aprile Fasano fraz. Montalbano (BR) Aeronautica;
  15. 4 maggio Forlì Carabinieri;
  16. 11 maggio Trapani Polizia locale;
  17. 12 maggio Firenze Guardia di Finanza;
  18. 14 maggio Licata (AG) Carabinieri;
  19. 19 maggio Padova Polizia Penitenziaria;
  20. 20 maggio Portici (NA) Polizia Locale;
  21. 23 maggio Bari Guarda di Finanza;
  22. 28 maggio Fossano(CN) Carabinieri;
  23. 30 maggio Bassano del Grappa (VI) Polizia;
  24. 7 giugno Ravenna Capitaneria di Porto;
  25. 8 giugno Cursi (LE) Polizia Penitenziaria;
  26. 27 giugno Val di Cembra (TN) Polizia;
  27. 30 giugno San Marzano di S. Giuseppe (TA) Guardia di Finanza;
  28. 7 luglio Calitri (AV) Carabinieri;
  29. 11 luglio Foligno (PG) Polizia;
  30. 4 agosto Latina Polizia Penitenziaria;
  31. 17 agosto Latina Polizia Penitenziaria;
  32. 22 agosto Palermo, Polizia Penitenziaria;
  33. 28 agosto Mesagne (BR), Marina Militare;
  34. 11 settembre Desenzano del Garda (BS), Polizia di Stato;
  35. 18 settembre Vercelli, Guardia di Finanza;
  36. 19 settembre Roma, Guardia di Finanza;
  37. 2 ottobre Milano, Polizia;
  38. 8 ottobre Palermo, Carabinieri;
  39. 8 ottobre Riva del Garda (TN), Carabinieri;
  40. 9 ottobre Salerno, Polizia Locale;
  41. 24 ottobre Mercato S. Severino (SA), Carabinieri.

STATISTICHE Anno 2020

per territorio:

  • 19 al nord;
  • 7 al centro;
  • 15 al sud;

Per appartenenza:

  • 6 Guardia di Finanza;
  • 13 Carabinieri;
  • 8 Polizia;
  • 4 Polizia Locale;
  • 4 Forze Armate;
  • 6 Polizia Penitenziaria

STATISTICHE Anno 2019

per territorio:

  • 33 al Nord;
  • 14 al centro;
  • 13 al sud;
  • 7 sulle isole;

Per appartenenza:

  • 17 Carabinieri;
  • 18 Polizia di Stato;
  • 9 Forze Armate;
  • 11 Polizia Penitenziaria;
  • 6 Guardia di Finanza;
  • 5 Polizia Locale;
  • 1 Vigile del fuoco.

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In Francia è ancora peggio; ma è un fatto che al suicidio, così tragicamente frequente nel personale addetto all’ordine pubblico, non corrisponda alcuna volontà di domandarsi quale sia l’origine del “male oscuro”, e come eventualmente curarlo. Se sia curabile.

Non si sono uccisi, questi agenti. Sono stati ammazzati : dalla mancanza di legittimità del sistema, patologia politica acutissima ormai in Italia, e in Europa.

Cito il mio Ortega:

La funzione di comandare e ubbidire è quella decisiva in ogni società.  Appena in essa si intorbida la questione di chi comanda e chi obbedisce, tutto il resto risulterà adulterato e senza ordine. Perfino la più segreta intimità di ciascun individuo rimarrà perturbata e falsificata”.

Ora, è evidente che sono proprio gli agenti dell’ordine quelli che ogni giorno, nelle loro funzioni, si scontrano con la percezione che “chi comanda non dovrebbe comandare”, che coloro che emanano leggi, leggine e decreti, non dovrebbero essere lì, che i padroni della “legalità” sono radicalmente disonesti ed occupano il potere senza autorità. Sono loro che constatano che quelle leggi, leggine, dcpm, violano un principio più fondamentale della vita della società, che non sanno definire (sono gente rozza), ma che scontra con categorie elementari del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto; ed è tuttavia nello steso tempo “legale”, e loro devono far rispettare quelle leggi e leggine insensate, cangianti, che dichiarano legale ciò che nel fondo delle coscienza anche ottenebrate, continua ad essere sentito come a-normale, invertito.

Noi cittadini consapevoli (pochi) vediamo con rabbia che in Italia “il potere di comando è per costituzione fraudolento”; che Mattarella non convoca il Consiglio Superiore della Magistratura nemmeno dopo lo scandalo Palamara e la sua anche più scandalosa troncatura da parte di un ordine giudiziario che si è comportato come una cosca, anzi setta e cosca insieme perché esercita i suoi arbitri in base a una ideologia, pregiudizialmente concretata nelle sentenze.

Ma i poliziotti, di questi magistrati sono dipendenti; hanno provato giorno dopo giorno l’arbitrio dei loro giudizi, quando fermano un clandestino violento e spacciatore, e il giudice lo rilascia regolarmente. Agli occhi dei giudici prevenuti, loro – gli agenti – sono sospetti da controllare; loro sanno di essere trattati da potenziali delinquenti, al punto che nei loro uffici preferiscono vivere continuamente sotto le telecamere di sorveglianza perché, quando la zingarella li accuserà presso il sostituto procuratore di averla palpata, o lo spacciatore di essere stato pestato, possono dimostrare di non essere colpevoli. Ma ciò significa che sotto sorveglianza permanente non sono quelli che dovrebbero esserci sottoposti, i delinquenti, bensì loro: rovesciamento, inversione di quell’ordine fondamentale che, loro, dovrebbero far rispettare nella società. Loro vivono la frustrazione di perseguire i reati e vedere chi li commette, immediatamente rilasciato, e il delinquente già arrestato più volte che li deride perché si sa protetto e immune dalla “giustizia” dell’ideologo-procuratore. Loro devono trattenersi dall’usare la violenza – legittima , ma ormai illegale – mentre lo spacciatore extracomunitario la usa come e quanto vuole, anche contro innocui passanti.

Ancora peggiore la posizione degli agenti di custodia, col loro misero stipendio da servitori essenziali dello Stato:

“Io sono della penitenziaria, vi assicuro che è meglio andare in guerra che in sezione. Aggressioni, insulti, minacce, offese sono all’ordine del giorno. Se denunciamo noi finisce tutto a tarallucci e vino; ad una piccola accusa di un utente scattano indagini che neanche al pool antimafia fanno. Per non parlare della processione di politici finti buonisti”.

La frustrazione usura. Peggio: abbrutisce.

L’abbrutimento – scrive Ortega y Gasset – non è altro che l’accettazione, come stato abituale e costituito, di una anormalità, di qualcosa che, mentre si accetta, continua a sembrare irregolare, indebita. E siccome non è possibile trasformare in normalità ciò che nella sua essenza è anormale e fraudolento, l’individuo finisce per adattarsi lui all’irregolare, rendendosi omogeneo alla anormalità o fraudolenza” fondamentale che è lo stato italiano, e da decenni.

Gli agenti “dell’ordine” troppo spesso escono individualmente dalla contraddizione insostenibile, primaria ed elementare di dover obbedire al “disordine” decretato da giudici ingiusti e leggi sovvertitrici dell’ordine delle cose, sparandosi un colpo. Non essendo nemmeno più vagamente cristiani, perché anche la Chiesa ha disertato dal suo compito vitale essenziale, vi comanda chi non deve comandare.

Ma attenzione: la questione di chi comanda e chi ubbidisce divenuta – e mantenuta – torbida, sta deformando nella più segreta intimità anche ciascuno di noi, ci falsifica dentro, tutti senza eccezione, come popolo – a tal punto l’uomo è “sociale” e “storico” prodotto della storia-cultura-diritto nazionale e della società deformata che accettiamo. Senza la forza (morale) di ribellarci, di sacrificare anche la vita per espellere chi comanda senza legittimità, anche noi collettivamente ci suicidiamo. Cosa sono le torme dei nostri giovani che consumano la vita senza un progetto, nelle discoteche, droga e sesso, senza futuro; quei giovani che non sanno nulla del passato, che non studiano né lavorano e si coprono di tatuaggi di cui i Maori si vergognerebbero, non fanno che incarnare “la falsificazione più completa del proprio essere per accomodarlo a quella frode iniziale. Non può sostenersi con decoro nella Storia una società il cui Stato, il ci potere di comando, è per costituzione doloso e sleale”. Ortega y Gasset, La ribellione delle masse-