Maledire da cristiani

titolo originale:
Pillole di coraggio per la vittoria

“Di fronte a un simile abominio, cioè all’abuso blasfemo e pernicioso di un potere sacro, è del tutto lecito ricorrere alla maledizione per salvaguardare l’onore di Dio e l’incolumità delle persone. San Tommaso d’Aquino insegna che maledire è proibito solo nel caso in cui si voglia il male altrui per se stesso, mirando ad esso come a un fine; qualora lo si intenda invece sub ratione boni, cioè per uno scopo positivo, è consentito. Nel secondo caso, infatti, l’auspicio non è una maledizione propriamente detta, bensì una maledizione per accidens, poiché l’intenzione principale di chi parla non è diretta al male, bensì al bene.

Ora, il bene cui si mira può essere di due tipi: il giusto e l’utile. Il giudice, in un certo senso, “maledice” lecitamente il reo ordinando che gli sia applicata la pena; parimenti si può augurare al peccatore una malattia o un impedimento perché si migliori oppure, almeno, smetta di nuocere agli altri (cf. Summa Theologiae, IIᵃ-IIᵃᵉ, q. 76, resp.).

In questo momento non è in gioco solo il bene individuale, ma anche il bene comune; non soltanto la vita dei singoli, ma pure la vita dei popoli. Sarebbe già gravissimo che la salute di una persona fosse messa in pericolo dalle istituzioni pubbliche senza una ragione proporzionata; qui si tratta di tutta l’umanità, esposta ad un tentativo di genocidio globale.

La consolante certezza di essere ascoltati dal Signore e da Lui osservati con amore nella lotta deve distoglierci la mente dalla tentazione di ricorrere a metodi tanto sbrigativi quanto illusori e rovinosi.

Non compete di certo a noi giudicare il capo della Chiesa né stabilire chi lo sia effettivamente, pur essendo evidente che quello ufficiale si comporti in tutto come uno che non pensi di esserlo davvero, ma che detenga comunque un potere e lo eserciti in modo del tutto autocratico.

Noi possiamo solo pregare perché un pontefice del futuro, fosse pure tra venti o trent’anni, chiarisca la questione e risani retroattivamente i danni causati dall’attuale regime; nel frattempo, rimettiamo il problema a Dio e restiamo uniti a colui che è papa davanti a Lui.

Basti questo a fugare ogni sospetto di sedevacantismo riguardo a chi scrive,
il quale rigetta con tutte le forze anche solo l’idea che la Chiesa sopravviva unicamente in gruppuscoli settari che, per potersi considerare autosufficienti, distorcono la dottrina con sofismi artificiosi e contorti.

“Le ore disperate sono le ore di Dio”. La miracolosa Provvidenza interviene nel momento stesso in cui tutto sta crollando, e salva tutto» (M.M. Philipon OP, La Trinità nella mia vita, Roma s.d.).

Lo credi davvero? Sei pronto a scommettere su questo invisibile potere? Sei capace di intravedere la luce al di là della coltre di tenebre che avvolge il mondo?”

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