L’enigma dei balletti-Covid. Una ipotesi noachide.

Balletti, balletti – medici, infermiere ballano in ospedali in Italia, in Germania, e anche suore da qualche parte degli Stati Uniti.

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Mi tocca far notare una cosa così banale, che me ne vergogno: queste non sono scene spontanee di cuori che piazzano i loro video su Tik Tok per il traboccare di allegria e vitalità. Non sono danze individuali improvvisate. Sono coreografie con spesso una ventina di elementi; il che significa che, per eseguirle, bisogna esercitarsi. Per ore, magari per giorni; Heather Parisi, se ancora mi legge, può darci un’idea di quanto occorre?

A guardare due o tre di questi video, si arriva alla conclusione che questi non sono medici o infermieri, che ci raccontano travolti dall’affollamento di gravissimi pazienti in terapia intensiva. Sono ballerini professionali mandati, con le mascherine e travestiti con vestiario sanitario , a fare la loro esibizione negli ospedali. Anche le riprese sono sofisticate. Non è lo smartphone fisso del dilettante; ci sono anche riprese dall’alto che fanno apprezzare la maestria del coreografo ignoto.

Un amico cui ho mostrato alcune esibizioni, basito, commenta: “Anche in questo caso continua a sfuggirmi il senso di tutta questa pagliacciata”. Anche a me; normale. Come diceva il compianto Giulietto Chiesa, sono “loro” che hanno organizzato il complotto, dunque “loro” sanno, noi stiamo ricostruendo faticosamente il mosaico e ci mancano molte tessere.

Il ricordo corre alle olimpiadi di Londra del 2013 con la coreografia ospedaliera (evocazione storica del servizio sanitario nazionale british fondato nel 1948, ci hanno detto), o al Rapporto Rockefeller del 2010 contemplante uno “ scenario, “Lock Step”, descriveva una pandemia immaginaria che avrebbe contagiato il 20% del mondo nel 2012, uccidendo otto milioni di persone in soli sette mesi” con la relativa simulazione di quel che i governi avrebbero dovuto fare per gestire la pandemia.

Nessun complottista ultradiffedente fu allarmato da quello scenario; solo adesso si può sospettare che fosse un annuncio del Progetto attuato oggi. Allo stesso modo, le sequenze di balletti ospedalieri possono avere senso di prepararle psicologie di massa a qualcosa che accadrà in futuro, e ne chiarirà il senso.

Il fatto che questi danzatori ballino sul ritmo della canzone (un gospel, dicono) di un rapper zulu sudafricano, “Jerusalema” – “Gerusalemme è la mia casa, guidami, portami con te non lasciarmi qui – canta Master KG -. Il mio posto non è qui, il mio Regno non è qui, guidami, portami con te” – può mettere sull’avviso, invia del tutto ipotetica.

Abbiamo visto in poche settimane, su pressione della Casa Bianca, molti stati accettare l’idea che Gerusalemme è la capitale dello “stato ebraico”; quasi tutte gli stati sunniti aprire relazioni diplomatiche con Israele. Un’accelerazione verso una conclusione da lungo tempo attesa.

Era il gennaio 1962 e il rotocalco Look chiese a vari capi di Stato e governo come immaginavano il mondo del futuro, Ben Gurion fondatore dello stato sionista, notoriamente rispose“… Con l’eccezione dell’Urss che sarà uno stato federale eurasiatico tutti gli altri continenti si uniranno in un’alleanza mondiale che avrà a sua disposizione una forza di polizia internazionale.
Tutti gli eserciti saranno aboliti e non ci saranno più guerre. In Gerusalemme le Nazioni Unite – le ‘vere’ Nazioni Unite – edificheranno
un Tempio dei profeti per celebrare l’unione federata di tutti i continenti: questa sarà il Tribunale Supremo dell’umanità per comporre le controversie tra i continenti federati, come profetizzato da Isaia… una pillola per prevenire la gravidanza abbasserà la crescita demografica esplosiva…. La vita media raggiungerà i cento anni”.

Era, espresso con precisione sincera, il progetto messianico coltivato nei secoli. Essi intendono per sé la promessa di Isaia che noi leggiamo volta a Cristo Gesù:

Egli sarà giudice fra le genti
e sarà arbitro fra molti popoli.
Forgeranno le loro spade in vomeri,
le loro lance in falci;
un popolo non alzerà più la spada
contro un altro popolo,
non si eserciteranno più nell’arte della guerra.

Per Ben Gurion, ecco : “il ritorno a Gerusalemme capitale mondiale, la ricostruzione del tempio ebraico , inteso come tribunale penale supremo dell’umanità, di cui i giudici saranno gli ebrei con la “forza di polizia internazionale” ai loro ordini. Già nel 1903 del resto, uno dei delegati al Congresso Ebraico Mondiale di quell’anno, Nahum Sokolof, profetizzo: “Gerusalemme diverrà un giorno la capitale della pace mondiale”. Anzi già prima, nel 1896, durante il secondo Congresso Sionista a Basilea, il delegato Mandelstamm di Kiev disse: “Gli ebrei respingono energicamente l’idea di fusione con le altre nazioni, e aderiscono strettamente alla loro storica speranza: l’impero mondiale”.

La Menorah gigante che appare a fianco del quartier generale UE dice forse che i tempi sono maturi.