Politico (il blog CIA-jews) incazzatissimo: ecco cosa scrive:
Le persone colpite includono organizzazioni sanitarie all’estero che distribuiscono la contraccezione e aiutano a combattere l’HIV (i benefattori…-).
La promessa elettorale del presidente Donald Trump di lasciare la regolamentazione dell’aborto agli stati è durata solo pochi giorni dopo la sua presidenza.
Ha emesso ordini esecutivi venerdì che rianimano alcune politiche anti-aborto dalla sua prima amministrazione, comprese le restrizioni sui finanziamenti federali per la pianificazione familiare e altri programmi sanitari all’estero che discutono l’aborto come opzione o forniscono rinvii per la procedura.
Il presidente ha firmato gli ordini esecutivi poche ore dopo aver affrontato la marcia annuale anti-aborto per la vita in un video preregistrato che non ha incluso menzione che le politiche stavano arrivando, provocando la frustrazione di alcuni dei suoi sostenitori che temevano che la questione non sarebbe stata una priorità per la nuova amministrazione. Il vicepresidente JD Vance, che ha parlato di persona alla marcia, non ha menzionato loro o altre promesse politiche, ma ha assicurato alla folla che Trump sarebbe stato “il presidente americano più pro-famiglia, più pro-vita della nostra vita”.
Gli ordini probabilmente andranno molto per calmare le paure nel movimento anti-aborto sull’impegno di Trump per la loro causa – timori che abbia recentemente alimentato non intraprendendo queste azioni nei suoi primi due giorni in carica e nominando Robert F. Kennedy Jr., un tempo sostenitore dei diritti di aborto, per guidare il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani.
Marjorie Dannenfelser, presidente di Susan B. Anthony Pro-Life America, ha definito gli ordini esecutivi “una grande vittoria per bambini e madri”.
“Con questa azione il presidente sta facendo uscire i contribuenti americani dal business dell’aborto e ripristinare la sanità mentale al governo federale”, ha detto.
I programmi colpiti dagli ordini esecutivi – che sono stati segnalati per la prima volta da RealClearPolitics – includono organizzazioni sanitarie all’estero che distribuiscono la contraccezione e aiutano a combattere l’HIV e altre infezioni sessualmente trasmissibili. Ai granties era già vietato utilizzare qualsiasi denaro dei contribuenti statunitensi per gli aborti, ma a volte usava finanziamenti separati per fornirli.
https://twitter.com/ivanscalfarotto/status/1882499098991018361
Card. “Sarah: «Il mondo muore perché manca di adoratori»”
Trump, con questa sfida diretta al cuore stesso dell’Anticristo (“L’Omicida fin dall’Inizio”), rischia davvero la guerra civile – per reinstaurare in America la civiltà cristiana. A dispetto di El Papa abortista Soros Iò.
La “Chiesa” vaticANO non avrà parte della rinascita
“Lo scontro Trump-Bergoglio è già iniziato”, parla l’ex agente Cia
Per Robert Gorelick, i cattolici americani sono più vicini a Trump che al Papa

Donald Trump e Papa Francesco
15 gennaio 2025 | 15.14
LETTURA: 3 minuti
I Cattolici Usa più vicini a Trump che a Bergoglio”
“I cattolici americani sono più vicini a Trump che a Papa Francesco”. È netto Robert Gorelick, ex capocentro della Cia a Roma, nel suo intervento. “Quando ero ragazzino a New York, i cattolici erano blue collar, operai, e la religione di appartenenza influiva: irlandesi, italiani e polacchi in certi casi formavano un blocco. Oggi no, la situazione è talmente variegata. Anche i cosiddetti latinos non sono una realtà uniforme, vengono messi insieme dalla stampa ma tra cubani e messicani o tra venezuelani e honduregni c’è grande differenza”.
Quando gli si chiede se Bergoglio avrà un impatto sulla seconda presidenza Trump, è scettico: “Ci sarà una differenza di tono nel dialogo tra Washington e il Vaticano rispetto alla fase Biden, ma le parole del Papa non condizionano la politica estera americana. I temi su cui il pontefice può avere un impatto sono l’aborto, la migrazione e il clima. Ma bisogna ricordare che l’opinione pubblica italiana è sempre al corrente delle mosse della Santa Sede, negli Usa questa attenzione non c’è”.
Gorelick ha raccontato che durante il suo mandato romano (2003-2008) a Washington non erano interessati alle faccende vaticane. “I miei capi mi avevano detto di non mandare relazioni sul Papa. C’è stato uno scambio di informazioni, da entrambe le parti, sui rischi per l’incolumità del pontefice, su possibili attentati. E poi su questioni umanitarie. Ma l’intelligence americana non aveva interesse a seguire gli affari interni della Chiesa”.
“Scontro Trump-Bergoglio già iniziato, basta vedere le nomine”
Gorelick, che ha detto di aver letto il libro di Calabrò con “gli occhi della spia”, ha poi parlato dell’ostilità tra Trump e Bergoglio, già emersa durante il primo mandato, ci sono due segnali importanti: la nomina come ambasciatore presso la Santa Sede di Brian Burch, presidente di Catholic Vote e noto critico del pontefice. Una figura vicina all’arcivescovo Viganò, l’ex nunzio negli Stati Uniti accusato di scisma, scomunicato e nemico del Papa. Dall’altra parte, la recentissima nomina del cardinale Robert Walter McElroy ad arcivescovo di Washington, che aveva definito il muro al confine tra Stati Uniti e Messico voluto da Trump “inefficace e grottesco”. Lo scontro insomma è già in atto, e si acuirà sulla Cina (con cui il Vaticano ha confermato l’accordo sui vescovi nell’ottobre 2024) e su Gaza. “Un punto di incontro, invece, ci potrà essere sull’approccio alla guerra in Ucraina e sulla questione dell’ideologia di genere”, conclude l’ex agente segreto.
“Il trono e l’altare”
Il libro di Maria Antonietta Calabrò racconta una storia inedita di guerra in Vaticano, focalizzandosi su scandali finanziari, intrighi di potere e segreti che hanno scosso la Santa Sede negli ultimi 25 anni, e seguiti in prima persona dall’autrice. Attraverso documenti, fonti aperte e testimonianze dirette, Calabrò ricostruisce un quadro di lotte interne, ricatti e manipolazioni che hanno coinvolto alti prelati, politici e persino servizi segreti. L’opera analizza in dettaglio casi controversi come l’acquisto del Palazzo di Londra, Vatileaks e la scomparsa di Emanuela Orlandi, spesso usata come arma di distrazione di massa, mettendo in luce l’opacità del sistema finanziario vaticano e i conseguenti tentativi di riforma di Papa Francesco. Che alla fine, con fatica e con varie trappole messe a tutela del sistema precedente, è riuscito a portare trasparenza nelle finanze della Chiesa.
Alla presentazione si è dato particolare spazio al rapporto tra Stati Uniti e Vaticano, caratterizzato da influenza, tensioni e divergenze. Si racconta nel dettaglio l’appoggio americano all’elezione di Papa Francesco, in particolare grazie a figure come il cardinale Dolan, ma allo stesso tempo si analizzano le frizioni sorte per lo scandalo McCarrick e le accuse dell’arcivescovo scomunicato Carlo Maria Viganò. L’accordo Vaticano-Cina e le posizioni di Papa Francesco su temi come immigrazione e multilateralismo hanno creato ulteriori attriti con l’amministrazione Trump.
Donald Trump e Papa Francesco
15 gennaio 2025 | 15.14
LETTURA: 3 minuti
L’ex agente Cia: “Cattolici Usa più vicini a Trump che a Bergoglio”
“I cattolici americani sono più vicini a Trump che a Papa Francesco”. È netto Robert Gorelick, ex capocentro della Cia a Roma, nel suo intervento. “Quando ero ragazzino a New York, i cattolici erano blue collar, operai, e la religione di appartenenza influiva: irlandesi, italiani e polacchi in certi casi formavano un blocco. Oggi no, la situazione è talmente variegata. Anche i cosiddetti latinos non sono una realtà uniforme, vengono messi insieme dalla stampa ma tra cubani e messicani o tra venezuelani e honduregni c’è grande differenza”.
Quando gli si chiede se Bergoglio avrà un impatto sulla seconda presidenza Trump, è scettico: “Ci sarà una differenza di tono nel dialogo tra Washington e il Vaticano rispetto alla fase Biden, ma le parole del Papa non condizionano la politica estera americana. I temi su cui il pontefice può avere un impatto sono l’aborto, la migrazione e il clima. Ma bisogna ricordare che l’opinione pubblica italiana è sempre al corrente delle mosse della Santa Sede, negli Usa questa attenzione non c’è”.
“Scontro Trump-Bergoglio già iniziato, basta vedere le nomine”
Gorelick, che ha detto di aver letto il libro di Calabrò con “gli occhi della spia”, ha poi parlato dell’ostilità tra Trump e Bergoglio, già emersa durante il primo mandato, ci sono due segnali importanti: la nomina come ambasciatore presso la Santa Sede di Brian Burch, presidente di Catholic Vote e noto critico del pontefice. Una figura vicina all’arcivescovo Viganò, l’ex nunzio negli Stati Uniti accusato di scisma, scomunicato e nemico del Papa. Dall’altra parte, la recentissima nomina del cardinale Robert Walter McElroy ad arcivescovo di Washington, che aveva definito il muro al confine tra Stati Uniti e Messico voluto da Trump “inefficace e grottesco”. Lo scontro insomma è già in atto, e si acuirà sulla Cina (con cui il Vaticano ha confermato l’accordo sui vescovi nell’ottobre 2024) e su Gaza. “Un punto di incontro, invece, ci potrà essere sull’approccio alla guerra in Ucraina e sulla questione dell’ideologia di genere”, conclude l’ex agente segreto.
“Il trono e l’altare”
Il libro di Maria Antonietta Calabrò racconta una storia inedita di guerra in Vaticano, focalizzandosi su scandali finanziari, intrighi di potere e segreti che hanno scosso la Santa Sede negli ultimi 25 anni, e seguiti in prima persona dall’autrice. Attraverso documenti, fonti aperte e testimonianze dirette, Calabrò ricostruisce un quadro di lotte interne, ricatti e manipolazioni che hanno coinvolto alti prelati, politici e persino servizi segreti. L’opera analizza in dettaglio casi controversi come l’acquisto del Palazzo di Londra, Vatileaks e la scomparsa di Emanuela Orlandi, spesso usata come arma di distrazione di massa, mettendo in luce l’opacità del sistema finanziario vaticano e i conseguenti tentativi di riforma di Papa Francesco. Che alla fine, con fatica e con varie trappole messe a tutela del sistema precedente, è riuscito a portare trasparenza nelle finanze della Chiesa.
Alla presentazione si è dato particolare spazio al rapporto tra Stati Uniti e Vaticano, caratterizzato da influenza, tensioni e divergenze. Si racconta nel dettaglio l’appoggio americano all’elezione di Papa Francesco, in particolare grazie a figure come il cardinale Dolan, ma allo stesso tempo si analizzano le frizioni sorte per lo scandalo McCarrick e le accuse dell’arcivescovo scomunicato Carlo Maria Viganò. L’accordo Vaticano-Cina e le posizioni di Papa Francesco su temi come immigrazione e multilateralismo hanno creato ulteriori attriti con l’amministrazione Trump.