Le pecore nere esistono. In Italia ve ne sono due razze, una in Sardegna e l’altra in Lunigiana. Un piccolo numero di capi con assoluta mancanza di accettazione da parte del resto del gregge ovino. Così va il mondo anche tra gli umani, in mezzo ai quali le pecore nere – i dissidenti, i refrattari, i bastian contrari, quelli che non condividono il pensiero prevalente- sono malviste ancora più che tra gli animali.
Istinto del gregge, fastidio per il diverso, conformismo, alla faccia della melassa di falsi buoni sentimenti ostentati. Chi scrive è una pecora nera sin dalla pubertà, quando constatò di avere propensioni, preferenze, gusti non in linea con la maggioranza dei coetanei. Brutto destino, specialmente quando la pecora nera, nel frattempo cresciuta, divenne tale anche in politica, sperimentando ostracismo, odio, discriminazione, maldicenza, derisione.
Nulla di nuovo sotto il sole, diceva l’Ecclesiaste tremila anni fa.
Dopo aver trascorso a testa alta una vita da pecora nera, crediamo di avere sufficiente esperienza per riflettere sulle pecore nere della democrazia. Quelli che non piacciono alla gente che piace, che non vanno imvitati ai telegiornali e ai talk show, quelli le cui idee non valgono in quanto sgradite al sistema. Le idee dominanti sono le idee delle classi dominanti (Antonio Gramsci). Pensateci, ogni tanto. L’evidenza del passaggio rapido, insospettato sino a pochi anni fa, alla post democrazia ( cioè alla non-democrazia!) sfugge solo a chi non ha occhi per vedere e orecchie per sentire. Eppure non succede niente. Il vostro scrivano non ha mai amato la democrazia – o il simulacro che ha sperimentato sin da ragazzo- in quanto non crede al senno dei più.
L’esperienza e il senso comune suggeriscono che la maggioranza non ha principi e valori, solo interessi, simpatie, rancori, idiosincrasie. A quelli e ai luoghi comuni si attiene.
La democrazia politica non ci convince perché è plutocrazia, ossia il dominio di chi ha più denaro e può influenzare (comprare…) il sistema culturale, mediatico, il consenso interessato di chi ha qualcosa da chiedere. Ed è oclocrazia – dominio della plebe, dei peggiori- giacché la sua ragione è quantitativa, numerica.
Tuttavia, l’ abbiamo sempre praticata, convinti che tutti- persino le pecore nere- hanno diritto di avere voce e diffondere un’idea, una visione del mondo, difendere legittimi interessi, purché senza violenza, ricatto, intimidazione. Persino il sopravvalutato “papa laico” della cultura italiana del secondo Novecento, Norberto Bobbio, alla fine della vita, dopo lunghe esitazioni, si convinse che la democrazia – totem e tabù, orgoglio dell’uomo occidentale- altro non è che una procedura, una serie di regole per accertare il consenso attorno a programmi, progetti, modi di organizzare di società. Dunque, anche le pecore nere – benché fuori dal coro, estranee al cerchio magico, a quello che in Italia si chiamava arco costituzionale- devono avere diritto a partecipare al dibattito pubblico.
Sino a ieri era più o meno così. Con limitazioni, eccezioni, leggi speciali che colpiscono alcune idee e persino alcuni gesti, ma insomma anche le pecore nere godevano di diritti, conquistati con fatica, anche con il sangue, rivendicati a muso duro dai figli illegittimi di un Dio minore.
Non è più così. Se le pecore nere alzano la testa, aumentano di numero, convincono molta gente, tornano nemiche, malvagie, pericoli per le “libere istituzioni”, la Democrazia ( maiuscola!) la convivenza civile, eccetera, investite dall’ intero repertorio di insulti , odio e disprezzo alimentato dal potere, oltreché colpiti dalla repressione legale.
Tornano pecore nere, escrescenze, malattie sociali da respingere.
Dopo avere annullato le elezioni in Romania per la vittoria di una pecora nera locale sospettata ( ohibò) di simpatie filorusse, abbiamo assistito all’esclusione dal gioco politico di Marine Le Pen, dirigente del primo partito francese. In precedenza erano state poste fuorilegge formazioni politiche greche e belghe. In Gran Bretagna, autonominata patria della democrazia parlamentare, a Nigel Farage, pecora di colore indefinito invisa al potere, è stato chiuso il conto bancario.
Adesso che ha trionfato alle elezioni amministrative, chissà che cosa inventeranno per fermare il suo Reform Party nell’umida isola in cui centocinquantamila (!!!) persone sono state condannate nel 2024 per delitto di odio, minorenni e ragazzini compresi.
La censura si abbatte sull’arte , la letteratura, i media russi ( oscurati da tre anni) mentre filmati, incontri pubblici, documenti non conformi alla narrazione occidentale sulla guerra ucraina vengono proibiti in varie parti d’Italia ed Europa. Nei paesi baltici, pecore nere sono le robuste minoranze russe, a cui sono negati diritti civili e politici, nonché l’uso della lingua materna. In Spagna le pecore nere sono indagate per fumose irregolarità amministrative, ancora più evanescenti delle accuse che hanno condannato Marine Le Pen.
In Germania è in carcere in isolamento l’avvocato Reiner Fullmich, coraggioso militante della libertà, arrestato nel 2023 e ora, dopo un anno e mezzo di carcere preventivo, condannato alla prigione per tre anni e nove mesi. Era la bestia nera del potere: le sue denunce avevano fatto esplodere grandi scandali, dalle frodi finanziarie attribuite a Deutsche Bank ai motori della Volkswagen con scarichi truccati per sembrare green. Dal 2020 Fullmich è diventato un punto di riferimento di chi ha visto nella pandemia un gigantesco esperimento di sorveglianza e profitto.
Ora tocca al partito Afd, colpevole di avere ottenuto undici milioni di voti – con tendenza alrialzo- per le sue posizioni avverse all’immigrazione massiccia, alla deindustrializzazione della Germania e all’impoverimento del popolo tedesco. Già minacciato di perdere i finanziamenti pubblici, potrebbe essere messo fuori legge perché “estremista”. Un dossier di mille pagine , costato settanta milioni di euro ai contribuenti – compresi il venti, forse venticinque per cento che sostiene il partito “cattivo”- fornisce al governo gli appigli per infiltrare, inibire attività, sorvegliare, intercettare, domani forse arrestare gli esponenti di Afd. Tremano i dipendenti pubblici iscritti al partito. Nella Repubblica Federale vige una legge – detta berufverbot- che esclude dall’impiego pubblico chi professa idee “radicali ed estremiste”, utilizzata in passato contro neonazisti e comunisti.
Chi decide il significato di estremismo? E se estremista fosse proibire le idee che non ci piacciono ? E’ precisamente ciò che accade nell’occidente che qualcuno chiama giardino.
Estirpano le erbacce, ma che fare quando sono un quarto, un terzo dei cittadini (Francia, Germania, Regno Unito) , o addirittura la metà o più (Romania) ? Intanto non succede nulla, il mondo politico approva, felice di vincere con i codici legali ( promulgati da loro!)
mentre perde con i voti. Eh sì, perché anche il criterio della maggioranza non vale più se avanzano le pecore nere. E’ la sporca regola di Popper ne La società aperta e i suoi nemici.
Chi non condivide le meraviglie della “società aperta”, si vede chiudere la porta. Sono aperti a chi è d’accordo con loro. Non lo sono anche i peggiori tiranni ? Il regime si difende e contrattacca. Chi non ci sta, è cacciato dal campo. Cartellino rosso, ma potrebbe essere di un altro colore, ad esempio la fusione del fucsia progressista e del bluette moderato.
Tutte le forze politiche, ideali e culturali che sperimentano la persecuzione legale, l’ostracismo politico, l’odio mediatico, sono pecore nere non perché fasciste, a in quanto hanno in comune i peccati capitali secondo l’occidente liberaldemocratico, progressista, tollerante, inclusivo: sono contrarie all’immigrazione massiccia, lottano contro la finanza padrona, la globalizzazione ( glebalizzazione…) , la progressiva abolizione delle sovranità nazionali.
Tutte stanno dalla parte di chi lavora o vorrebbe farlo, tutte lottano contro l’impoverimento del ceto medio, della classe operaia, della piccola e media impresa.
Fascisti immaginari, giacché i fascisti autentici- usiamo il loro linguaggio e il loro meccano mentale- sono al potere: quelli che aboliscono la libertà, la democrazia, il libero pensiero dichiarandosi liberali, moderati, progressisti, antifascisti e chi più ne ha più ne metta.
La lezione è semplice: gli unici nemici del sistema dominante in Occidente sono le (presunte) pecore nere. Quelle di altro colore, compresi il rosso antico e il rosé, sono parte integrante del sistema, insieme con le destre e le sinistre ufficiali, termini privi di significato ribaditi sino all’estenuazione per animare le rispettive curve ultrà e cacciare dal campo le pecore nere di ogni orientamento.
Dopo la Germania ( in cui chiamano grande coalizione l’alleanza tra partiti che raccolgono il 45 per cento dei voti, ossia è al governo il principio di minoranza !) toccherà alla Polonia, se dalle parti di Varsavia dovessero trionfare le pecore nere il cui leader ha osato bruciare la sacra bandiera dell’UE.
Considerazioni finali: la democrazia nella forma in cui l’abbiamo conosciuta in Europa è morta; moltissimi ne sono soddisfatti, perché le pecore bianche odiano non tanto le idee, che in genere ignorano o equivocano, ma l’ esistenza fastidiosa, spiazzante, delle pecore nere; occorre mobilitare energie, intelligenze, coraggio per bloccare l’operazione in atto; quando il potere ricorre ai divieti e ai tribunali contro le idee manifesta debolezza e conferma che quelle idee possono cambiare in meglio la società.
Significa altresì che ha paura. E’ un grande orgoglio e una grande responsabilità. Le pecore nere sanno di essere diverse dalle altre. Ora devono dimostrare di essere migliori.
Cosa e chi rappresenta davvero oggi l’Unione Europea? Domanda scomoda, risposta non convenzionale.
Ascolta il mio intervento oggi a Aria Pulita con @SimonaArrigoni1 pic.twitter.com/A9dnzb0fLf— Marcello Foa (@MarcelloFoa) May 6, 2025
https://pbs.twimg.com/media/GqWDvFEXUAA46TD?format=jpg&name=large
La UE ogni giorno più demokrazia
ANCHE BYOBLU NEL MIRINO DEL PICIERNOSAURO (@pinapic ): PROCESSO ALLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE di Pino Cabras.
“L’interrogazione intimidatoria di Pina Picierno contro Byoblu è solo l’ultima manifestazione della sua totale estraneità a qualsiasi concezione contemporanea della libertà di stampa e di espressione. Ma è anche un’altra spia della sua pulsione autoritaria, che emerge ogni volta che si trova davanti voci fuori dal coro.
L’episodio evoca con chiarezza un noto fenomeno della biologia evolutiva: la “convergenza evolutiva”. È ciò che accade quando specie diverse, sottoposte a condizioni simili, finiscono per sviluppare tratti praticamente identici, pur non avendo legami di parentela. Così, come il rinoceronte ricorda il triceratopo pur appartenendo a un altro tempo e a un altro ceppo evolutivo, anche in politica assistiamo alla ricomparsa di certe figure, adattate ai nuovi contesti ma mosse dalle stesse logiche.
Il Piciernosauro, in tal senso, occupa oggi la stessa nicchia che negli anni ’50 fu di Joseph McCarthy. Le somiglianze sono inquietanti: McCarthy era ossessionato dall’idea di una minaccia interna ma originata da Mosca, che vedeva ovunque; Picierno mostra la stessa delirante paranoia, ma rivolta ai media indipendenti, che considera pericolosi semplicemente perché non allineati. McCarthy costruiva accuse infondate basandosi su sospetti e liste nere, calpestando ogni garanzia procedurale; Picierno si muove allo stesso modo, insinuando pericoli e complotti per colpire chi dissente. McCarthy demonizzava l’opposizione politica e ne faceva un nemico pubblico; Picierno agisce con la medesima logica binaria: o si è con lei, o si è da silenziare.
McCarthy impiegava il potere istituzionale per intimidire e censurare; Picierno utilizza le sedi parlamentari europee per tentare di delegittimare e zittire il dissenso mediatico.
Infine, McCarthy si presentava come difensore della democrazia, mentre ne erodeva le fondamenta; Picierno si trincera dietro lo stesso alibi, mentre mina alla radice il pluralismo dell’informazione.
Nel volto apparentemente rassicurante di un europarlamentare “progressista”, rispunta lo stesso impasto tossico di fanatismo, autoritarismo e intolleranza che rese famigerato McCarthy. La storia, purtroppo, non si ripete mai davvero, ma spesso si traveste molto bene.
E se McCarthy fu infine travolto dal discredito per il suo abuso di potere e per il clima di terrore che aveva contribuito a creare, non resta che augurarsi che anche la sua epigona europea venga ricordata nello stesso modo: come un monito vivente su ciò che accade quando l’ignoranza sale in cattedra e si mette a dettare legge in nome della libertà, mentre la libertà la sta già strangolando.
Tutto nasce da un’intervista che il canale indipendente Byoblu ha realizzato con Vladimir Solovyev, giornalista e conduttore russo noto per le sue posizioni filogovernative e la sua retorica fiammeggiante. Figura controversa, certo, ma pur sempre parte di un’informazione rilevante nel quadro internazionale, specialmente in un contesto di guerra. Per questo intervento, Pina Picierno — con tutti i timbri di vicepresidente del Parlamento europeo — ha presentato un’interrogazione ufficiale nella quale chiede conto della presunta violazione delle sanzioni UE da parte di Byoblu, accusando l’emittente fondata da Claudio Messora di aver offerto visibilità a un soggetto sanzionato.
Ma dietro la patina della legalità e delle più pelose buone intenzioni si cela un impianto profondamente viziato sotto almeno tre profili fondamentali: giuridico, costituzionale e deontologico. Le sanzioni europee imposte a Vladimir Solovyev prevedono il congelamento dei beni e il divieto di ingresso fisico nel territorio dell’Unione. Non si estendono però — né nei testi né nello spirito — al divieto di comunicazione o alla censura dei suoi contenuti.