La Nuland sarà contenta: verso la guerra civile a Kiev?

Un investimento di 5 miliardi di dollari per creare piazza Maidan in funzione anti-Putin; addestratori americani, forniture di armi letali,   addestramento dei neonazisti allo scopo supremo di fare dell’Ucraina un pugno di acciaio capace di colpire nel Donbass, annichilire i ribelli russofoni, e prendersi la rivincita dalla disfatta di Debaltsevo, che ha portato alla tregua di Minsk II – senza che la Nuland fosse stata invitata.  Tante spese e fatiche, ed ecco:

Sparatoria fra la polizia ePravyy Sector nella cittadina di Mukachevo. Morti e feriti.

 

 

Mukachevo, tranquilla cittadina, sta nella Transcarpazia, dove vive una forte minoranza magiara (200 mila persone) di cui Budapest ha chiesto l’autonomia da oltre un anno. Domenica 12, una ventina di individui coi distintivi di Prayy Sector, dotati di mitragliatori, granate e sembra lanciarazzi, hanno aperto il fuoco contro il complesso sportivo Antares: di cui hanno ferito gravemente il guardiano, poi hanno incendiato due auto della polizia e hanno ferito diverse persone. Ci sono due morti per Pravyy Sector, forse tre, e quattro feriti (due per PS). Potrebbe essere un regolamento di conti. La Antares è fondata e presieduta dal deputato Mikhailo Lanio, che stava con Yanukovitch e   l’anno scorso s’è affiancato col suo piccolo partiti locale, a Yatseniuk. Soprattutto è uno spacciatore internazionale di droga, gli si attribuiscono laboratori per la sintesi di anfetamine, e non sarebbe estraneo al traffico internazionale di sigarette che dall’Ucraina cominciano a venire in Italia:   da tre a cinque furgoni la settimana rendono ciascuno 470 mila euro netti, ossia comprese le mazzette alle guardie di frontiera (pensate   con quale facilità i medesimi furgoni possono spacciare da noi lanciagranate ed “armi letali” del Dipartimento di Stato).

La polizia di Poroshenko circonda la cittadina anche con blindati.   Gli armati di Pravyy Sector si asserragliano in una villetta e rifiutano di arrendersi; in 17 città avvengono manifestazioni dei neonazi   contro il governo. Yarosh, il capo di Pravyy Sector, si reca a Mukachevo per salvare i suoi uomini facendo da mediatore. Avakov, il ministro dell’Interno nonché capo del famigerato battaglione Azov, offre la sua mediazione. Le manifestazioni nelle 17 città reclamano le dimissioni di Avakov. Poroshenko dirama il seguente comunicato: “Доручив правоохоронним органам роззброїти і затримати злочинців, які вчинили стрілянину і вбили мирних мешканців Мукачевого”, ossia: “Gli organi d’esecuzione della legge sono stati incaricati di disarmare e arrestare i criminali che hanno commesso la sparatoria ed ucciso dei civili a Mukachevo”. Si parla di altre vittime: 6 poliziotti, 3 civili, 3 forze speciali. L’Ungheria rafforza le truppe al confine.

Grazie Nuland per  aver espanso in Ucraina i valori occidentali.

Un battaglione corazzato si ammutina

E’ il 2do battaglione della 17ma Brigata Carri – esercito regolare, diciamo – che con un video-messaggio diretto al presidente Poroshenko lo avvisa che non accetterà più ordini a Kiev. Non vogliono essere rimandati in linea; da un anno intero non hanno ricevuto avvicendamento, mentre il comandante della loro brigata semplicemente ha abbandonato il suo posto “non volendo adempiere alle sue funzioni (sic). Ce ne infischiamo dei comandi, come loro se ne infischiano di noi.   I loro ordini saranno ignorati. E non consegnamo le armi”, dicono i soldati nel video. Chiedono a Poroshenko di mettere fine alla “illegalità pervasiva” nell’esercito. Vestiti di stracci, dicono di aver dovuto comprarsi le uniformi a loro spese, o di averle ricevute da persone benevole.

Non è proprio il pugno d’acciaio   per cui la Nuland ha tanto speso.   Già nella prima chiamata di leva in massa del marzo 2014, 30 mila hanno disertato.   Nelle cinque successive chiamate a servire la patria, l’armata è cresciuta da 130 a 232 mila uomini. Ma il numero non è proprio entusisamante, se si pensa alle decine di migliai di giovani che sono andati a vivere all’estero, magari di poco oltre confine. Sarebbero 1,3 milioni gli ucraini coscritti che sono riparati in Russia. Non è strano: secondo l’intelligence tedesco, la guerra per riprendere il Donbass è costata 50 mila morti. Le cifre ufficiali di Kiev dicono: 6500.

Perdite NATO nel Donbass

“Perdite delle truppe mercenarie straniere e delle truppe NATO nel Donbass nel periodo da 2 maggio al 15 febbraio 2015”: questo il titolo che il professor Igor Panarin membro dell’Accademia delle scienze militari russa, ha dato al suo rapporto. Non possiamo ovviamente confermare le cifre di Panarin; ma si deve ritenere che siano desunte da passaporti o documenti di questi caduti senza gloria.

Usa: mercenari della Academy (è la ex-Blackwater) morti o feriti: 269.   Mercenari della Greystone: 180 elementi. CIA: 25 elementi

Polonia: mercenari della ASB Othago: 394 elementi uccisi o feriti.

Corpo delle donne-sniper (!) del Baltico: 26 elementi.

Si sostiene che ai combattimenti abbiano partecipato,a fianco delle truppe di Kiev e dei contractors, anche   militari  regolari dell’Alleanza Atlantica. UK Airborne Service (parà britannici), una ventina di morti e feriti. Forze Speciali Usa: circa 15 vittime. Legione Straniera francese: 10 elementi uccisi. Militari polacchi: 10. Croati: dieci. Militari israeliani (potevano mancare?) dieci.

Secondo Panarin, dei circa 2200 combattenti accerchiati nella sacca di Debaltsevo, un quarto erano mercenari stranieri o truppe della NATO vera e propria. Ci si può non credere. Ma questo spiega benissimo la fretta frenetica con cui Merkel e Hollande, prima durissimi, si sono precipitati incontare Putin su loro richiesta, per ottenere un cessate il fuoco, quello chiamato Minsk 2, e la liberazione deir icnhiusi nella sacca: sarebbe stato spiacevole dover rivelare che gli europei agli ordini della NATO già stavano in guerra, sia pur di nascosto, contro i ribelli del Donbass . Un segreto sporco e pericoloso,   specie se Putin avesse dovuto prendere atto a sua volta che la NATO stava facendo la guerra ai russi del Donbass. Non si sarebbe potuto evitare un conflitto maggiore. Generosamente, da parte russa s’è sorvolato su questi occidentali Atlantici nella sacca, vergognoso episodio   persino sul metro dei “valori occidentali”.

Cambiamo teatro. Ne vale la pena per questa buona notizia:

Catturati consiglieri ISIS: con passaporto Usa e Israel

La notizia viene da una fonte della sicurezza irachena. L’operazione è stata condotta da Hesbollah in Irak. “Avuta informazione dell’esistenza di un ben equipaggiato centro di comando di DAESH, le forze speciali hanno lanciato l’offensiva detta ‘Dardo di scoiprione’. Il centcom era situato nel deserto di Tal Abat, provincia di Mossul; è caduto nella mani della resistenza, che l’ha fatto saltare con esplosivo. I cosniglieri militari di DAESH sono stati trasferiti ad un centro di sicurezza a Baghdad”: tre sono di nazionalità israelo-americana, uno di unodei paesi del Golfo Presico, non meglio identificato.

Del resto lo stesso Washington Post, il 2 giugno, in un articolo a firma Greg Miller et Karen DeYoung, ha lamentato che “gli sforzi segreti della Cia in Siria sono minati da tagli di bilancio”: dove si rivela che la Cia ha speso ffinora un miliardo di dollari annui per formare mercenari che combattono contro il regime di Assad. Il Washington Post precisa che non si tratta del “programma del Dipartimento di Stato per formare combattenti ‘moderati’ da lanciare nella lotta contro lo Stato Islamico”, programma che “non è ancora cominciato”. Il miliardo annuo è andato a formare 10 mila non-moderati anti-Assad nei campi segreti in Giordania, nelle spese per la arccolta di intelligence per sapere dove scatenare i terroristi, e nella logistica per far giungere loro armi, munizioni e rifornimenti.. Al costo di 100 dollari per terrorista, ciò è sembrato caro al Congresso, che ha tagliato i fondi del 20 per cento.

 

“Israele il principale fornitore di armi a tutti i gruppi armati in Siria”

La notizia è di Al Manar, l’organo di Hezbollah, che racconta una storia interessante. Tuto nasce da un hacker professionale che ha infiltrato un troyan nel computer di un comandante di DAESh in Irak; scoprendo presto che questo intrattiene rapporti on un tal Mendi Safadi, a cui descrive dettagli della vita in Siria. Safadi – il cui computer viene prontamente infiltrato – è un druso di passaporto israeliano; risulta che lo stesso personaggio ha rapporti, attraverso il computer, con un altro dirigente di DAESH, lo ‘sceicco’ Omar al-Hajji  di Rakka (alias Omar Ghouraba); nella memoria elettronica di questo si trovano mail da parte di uno “sceicco Ahmad” che trasmetteva dati di intelligence che pervenivano da tale Abdel Ghafour al-Hadiri di Aleppo…a farla breve, si arriva a scoprire l’esistenza di una rete di reclutamento di agenti, specie donne, in Turchia e Giordania, capeggiata da un ufficiale israeliano di nome Moti Cohen. Il druso Moudi Safadi è il suo “delegato per la sicurezza”: è anche un direttore dell’ufficio del primo ministro israeliano, lavora nel nel dipartimento di Tecnologia delle informazioni (che serve anche la Knesset). E’ stato incaricato dal governo Netanyahu di tenere i rapporti coi gruppi armati, piccoliu e grandi, operatyivi in Siria. Fornisce armamenti; risulta titolare di diverse aziende del settore armamenti in vari paesi. In più, è fra gli intimi di Baruch Marzel, un estremista fanatico israeliano che ogni anno commemora il massacro commesso nel ’94 contro 29 palestinesi in preghiera nella moschea Ibrahim al Khgalil di Hebron.   Il pirataggio delle sue memorie elettroniche fornisce una messe incredibile di dati: i suoi rapporti cordialissimi con personalità civili e militari insospettabili che vivono in Siria e in Libano , membri dirigenti della Al Nusrah (al Qaeda in Siria) e di DAESH…in pratica, risulta che fornisce armi a tutti i gruppi e milizia anti-Assad

sennza alcuna distinzione. Restano prove documentali, per esempio, di una transazione per armamenti che Israele ha cercato di concludere a Praga (sede di una società di Safadi ) per conto delle milizie del Fronte Islamico (coalizione che o aveva come nerbo la milizia pro-saudita Jaïch al-Islam diretta da Zahrane Allush) , Ajnad al-Cham (vicina ad Al-Qaïda) et il Fronte al-Nosra. Ma nel documento c’è che quets’ultimo ha rifiutato di concludere il contratto al difuori dal territorio siriano e senza il controllo sul prezzo dei suoi consigli militari interni. Risulta che i soldi vengono dal Katar e da donatori sauditi:   l’uomo di collegamento fra Al Nusrah e Katar è tale Mohammad al-Khatib, detto (chissà perchè) “Clinton”. In uno dei documenti, ad un gruppuscolo armato vengono promessi missili TOW, anti aereo tipo Stinger, visori notturni termici, tutto armamento americano che Safadi s’impegna a procurarsi in Israele. Ci sono anche commercianti che forniscono, oltre le armi, passaporti europei regolari per agevolare il traffico.   Nelle memorie del personaggio si trova anche un brogliaccio per “la creazione di un esercito per rovesciare il regime siriano”:   con un interesse particolare per la Brigata Al Furkane, un gruppuscolo dell’Armata Libera Siriana perché “controlla dei varchi clandestini in prossimità della cittadella di Jandal sul versante della montagna al Sheik (Monte Haramon) per conto di Israele”: segno del coinvolgimento diretto dello stato ebraico.

http://www.almanar.com.lb/french/adetails.php?fromval=1&cid=18&frid=18&eid=247256

Non sfuggirà   il motivo per cui Al Manar si dilunga in questa storia e fa’ una quantità di nomi (molti più di quelli che ho riportato): avverte gli “amici” gli insospettabili in Siria e Libano, che sono stati scoperti? E la rete, che è stata bruciata?

 

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