ISIS, il veterano Marines: “ecco perché ci odiano!”. La videointervista.

Di Claudio Messora

 

“Quello che abbiamo fatto in Iraq è stato orribile: chi ha sparato su civili innocenti, chi fatto saltare in aria edifici di civili innocenti, chi ha torturato civili innocenti; altri di noi hanno giocato con i cadaveri, scattando foto, mutilandoli, a volte ridendo mentre lo facevamo”: così Vincente Emanuele, ex Marine in Irak. Ne abbiamo scritto qualche tempo fa. Oggi Claudio Messora   ha intervistato per suo sito ByoBlu. Un pezzo di vero giornalismo, veridico e agghiacciante. Vincent Emanuele, un uomo di coraggio. Uno dei pochi che un giorno, quando questo regime orrendo   finirà, non avrà bisogno di giustificarsi balbettando: “…Ho solo eseguito degli ordini”. (MB)

 

sis: così ho aiutato a crearlo – questo era il post del veterano dei Marines Vincent Emanuele, reduce dalla guerra in Iraq. L’ho cercato e intervistato per voi. Questo è il racconto della sua terrificante, brutale esperienza e dell’odio che ha prodotto e che ancora produce nelle popolazioni invase, in nome degli interessi dei paesi occidentali. Ma è anche una storia ricca di rivelazioni sulle forze armate americane e sui loro reali intenti, sugli effetti che ha prodotto la fine della Guerra Fredda nei territori più caldi del pianeta e molto, molto altro.

Ho letto un tuo articolo dal titolo “Ho aiutato a creare l’ISIS“. Ci puoi parlare della tua esperienza in Iraq, 10 anni fa?

Sono ormai 10 anni di attivismo contro la guerra, da quando sono tornato dall’Iraq. Mi sono arruolato nei Marines a 18 anni. Provenivo da una periferia industriale, una situazione molto simile a quella di molti altri miei amici. Non c’era molto lavoro in giro e neppure opportunità di studio. Decisi di arruolarmi nei Marines e il mio tempismo è stato terribilmente perfetto. Mi sono arruolato nel 2002. In settembre sono andato al centro di addestramento dove mi sono graduato in dicembre. A gennaio 2003 sono andato all’accademia militare dove mi sono graduato a fine febbraio, poco prima della prima invasione dell’Iraq. L’articolo che ho scritto descrive il mio vissuto durante la mia seconda esperienza in Iraq.

Quello che abbiamo fatto in Iraq

Mi riferisco al periodo che va dall’agosto 2004 fino all’aprile 2005. Eravamo d’istanza nell’Iraq occidentale, nella provincia di Al Anbar, in un paese che si chiama Al-Qa’im, che si trova proprio sul confine con la Siria. Oggi è un’area controllata dall’ISIS. All’epoca – come mi diceva e mi ricordava proprio ieri sera un mio amico con il quale ho servito nello stesso plotone – i gruppi che combattevano contro di noi in quella zona variavano. C’erano dozzine di gruppi diversi. Nelle zone in cui eravamo di pattuglia c’erano militanti Sunniti, gruppi di Al Qaeda; alcuni di loro erano banditi; altri erano coinvolti con i cartelli della droga; altri coinvolti in operazioni criminali; altri ancora erano semplicemente le popolazioni locali che resistevano contro di noi. Alcuni di loro erano associati a gruppi più radicali come Al Qaeda, che poi diventò Isis. Quindi, in quell’articolo intendevo raccontarvi alcune delle mie esperienze personali, quello che mi è successo sul campo, in Iraq, assistendo a quel genere di brutalità che le forze US stavano infliggendo alla popolazione irachena.

Spesso ci trovavamo a conversare, tra amici, e ci chiedevamo “ma tu cosa faresti, tu cosa penseresti se fossi nei panni degli iracheni? Se ci scambiassimo i ruoli, come mi sentirei se mia madre fosse stata trattata così, se mio padre fosse stato chiuso in un sacco nero e poi torturato? Che cosa farei se mio cugino, mio fratello fossero stati uccisi da una forza di occupazione straniera?“. E allora mi fu subito chiaro che ci sarebbero state conseguenze per quello che facevamo in Iraq.

Quello che abbiamo fatto in Iraq è stato orribile: gente che sparava su civili innocenti, gente che faceva saltare in aria edifici di civili innocenti, gente che torturava civili innocenti, gente che giocava con i cadaveri, scattando foto, mutilandoli, a volte ridendo mentre lo faceva. Questi sono gli aspetti brutali della guerra in Iraq che un sacco di gente in occidente, non solo negli USA ma in tutto l’occidente, non ha mai saputo. Sentiamo queste storie sulla Corea o sulla guerra in Vietnam, sui britannici in Malesia e sui francesi in Algeria. Tutte queste azioni anti-insurrezionali, tutte queste operazioni militari imperialistiche hanno molte cose in comune, ma tra tutte queste la più comune è la brutalità che è stata inflitta alle popolazioni indigene dalle forze di occupazione straniere.

Purtroppo non c’è nulla di nuovo: una buona parte dei movimenti anti bellici negli USA e di tutto il mondo hanno parlato di questi problemi per oltre un decennio. Negli USA, gruppi come i “veterani per la pace” o i “veterani dell’Iraq contro la guerra“, queste organizzazioni hanno raccolto centinaia di testimonianze di veterani che raccontano le loro esperienze nelle guerre in Iraq e Afghanistan. E ciò che abbiamo scoperto con sorpresa, in questo processo, è che la gente che ha prestato servizio in anni diversi, alcuni nel 2004, altri nel 2008, alcuni nell’ovest altri nell’est dell’Iraq, altri nel nord e nel sud dell’Afghanistan, tutti raccontavano le stesse storie: torture, mutilazioni di cadaveri, uccisioni di civili innocenti, obiettivi poco chiari, corruzione all’interno dell’esercito, mercenari che hanno fatto un sacco di soldi, corporazioni private come la Halliburton, KBR, le industrie di armi, eccetera. Tutte queste storie erano molto simili.

Quello che gli occidentali devono capire

Abbiamo iniziato a notare una certa continuità su quanto veniva riportato nella guerra in Iraq. Poi abbiamo guardato alle campagne passate: quanto simili erano le nostre esperienze in Iraq e Afghanistan con quelle del Vietnam? Quanto simile era quello che avevano fatto i Britannici in Malesia o i francesi in Algeria? A me piacerebbe riuscire a sensibilizzare le persone: far capire agli occidentali che le forze armate statunitensi, le forze NATO, le occupazioni occidentali, sono motivo di insicurezza e di instabilità. Invece, molti occidentali danno per scontato che le occupazioni occidentali (quelle della NATO in particolare) o i cosiddetti interventi umanitari, che gli eserciti insomma possano contribuire alla stabilità e alla sicurezza. Dobbiamo cambiare questa percezione. Bisogna contestare questo concetto e farlo capire agli occidentali. Perché la gente in Medio Oriente lo ha già capito. Le popolazioni del Nord Africa, l’hanno capito. Loro sanno esattamente cosa significhi l’occupazione francese; cosa significhi l’occupazione militare americana; cosa significhi l’occupazione militare inglese. Loro lo capiscono. Gli occidentali iuvece credono ancora che le forze militari possono essere usate per garantire sicurezza e stabilità. Quel che dobbiamo fare, come attivisti, pensatori, come persone critiche in questo mondo, è contestare questa percezione. Penso che uno dei modi sia far raccontare ai veterani le loro storie: spiegare alla gente che l’occupazione in sé non fornisce protezione e sicurezza al popolo iracheno, bensì il contrario. Più bombe sono sganciate dall’occidente, più sono gli attacchi con i droni da parte dell’occidente, più sono gli eserciti influenzati e armati dagli occidentali, più sono le persone che uccidiamo, maggiore insicurezza ed instabilità ci saranno. La gente in Medio Oriente e nel mondo ne ha avuto abbastanza degli interventi militari americani. Non riescono più a sopportarlo e le conseguenze sono chiare. Alcune stime parlano di 250,000 iracheni uccisi. Altre stime dicono che è stato ucciso un milione e mezzo di iracheni. C’è uno studio che è stato recentemente pubblicato e trasmesso da Telesur English (un media per il quale scrivo) che raccontava che tra l’Iraq, l’Afghanistan e il Pakistan, negli ultimi 14 anni, gli USA si sono resi responsabili di oltre un milione e trecentomila morti. Sapendo questo, gli occidentali possono capire facilmente come rispondere a domande ingenue come: “perché ci odiano”? E questa è una cosa che dobbiamo approfondire dal 11/9. Non abbiamo ancora fatto un discorso serio sul perché la gente nel mondo (ma in particolare in Medio Oriente e in Nord Africa) vuole far saltare in aria, sparare, uccidere eccetera, le persone in occidente. E quale sarà l’effetto boomerang nei prossimi anni.

Hai partecipato anche tu alle torture oppure ne hai solamente sentito parlare?

In primo luogo ne ho viste parecchie, e poi ne ho sentito parlare molto. La maggior parte di queste storie erano l’argomento di conversazione durante la serata, oppure mentre si era di pattuglia, oppure quando si avevano cinque o dieci minuti di pausa, oppure quando c’erano lunghe pause e non avevamo nulla da fare, si raccontavano queste storie. Alcune di queste erano frutto di testimonianza diretta ed altre sono storie che ho sentito raccontare dai miei compagni Marines.

Perché quei crimini non venivano denunciati

La gente chiede spesso: “perché nessuno ha denunciato, o perché i torturatori non sono stati consegnati? Perché non ci sono state conseguenze per queste azioni?” Beh… è molto simile a quello che accade con la polizia negli Stati Uniti, quando si comporta in modo terribile, uccidendo neri americani innocenti, sparando alle persone per strada. Il problema è che non esiste alcuna entità che controlla la polizia. Capisci cosa voglio dire? Da una parte hai i civili, dall’altra la polizia, e se la polizia fa qualcosa di sbagliato, le persone devono andare dalla polizia a denunciare che la polizia ha fatto qualcosa di sbagliato. Questa è la medesima situazione che c’è in Iraq. Molti degli alti ufficiali, di grado superiore rispetto al mio, anche loro partecipavano a queste azioni. Quindi, per denunciare quelle azioni, dovevi andare dalle stesse persone che avevano commesso i fatti che tu avresti voluto denunciare. Come puoi capire, è un dilemma enorme. Non esiste alcun meccanismo, non c’è alcun modo per mettere queste persone di fronte alle loro responsabilità in zona di guerra, perché le stesse persone che dovrebbero poi giudicarle colpevoli sono quelle che commettono quegli stessi atti atroci. L’altro problema è che se tu parli francamente ci sono buone possibilità di venire messo in servizio o mandato in missione dove potresti morire. C’è anche una buona possibilità che uno dei tuoi compagni marines possa spararti se ne ha l’opportunità, oppure che tu venga messo in una posizione che ti rende più vulnerabile per essere ucciso. Anche questo è un vero dilemma, anche questo è un vero impedimento. Ecco, per questo motivo la gente non denuncia questo genere di cose.

Gli effetti della brutalità sugli stessi carnefici

Allora, personalmente sono felice di non aver partecipato alle torture, in particolare dei prigionieri. Questo è il genere di elementi dell’occupazione dove sento di poter mantenere integra un po’ della mia umanità. Parlavo con uno dei miei amici di plotone, che era venuto in visita durante le festività, stavamo parlando di queste cose e mi ha ricordato che alcune delle persone che hanno compiuto le peggiori nefandezze, alcune delle persone che ridevano mentre giocavano con i cadaveri, persone che hanno ucciso civili innocenti, che hanno torturato prigionieri e pensavano che fosse un buon intrattenimento, queste sono le stesse persone che oggi hanno problemi enormi. Sono drogati, alcolizzati, con istinti suicidi, con amici che si sono suicidati. Alcuni di loro sono rinchiusi in istituti psichiatrici. Quindi, guardando indietro, sono estremamente lieto ed estremamente contento di aver avuto sufficiente buonsenso da non partecipare, e di aver avuto almeno tempra morale di non partecipare ad alcune delle attività più brutali. Detto questo, ci sono parecchie situazioni nelle quali sono certo di aver ammazzato persone innocenti. Ci sono molti veterani che si trovano nella medesima situazione. Spesso la gente si chiede “perché i veterani si uccidono, a diciotto veterani al colpo, negli Stati Uniti?”. Abbiamo avuto oltre seimila veterani dall’Iraq e Afghanistan che si sono suicidati. Si sono uccisi più veterani, dopo essere ritornati dall’Iraq e dall’Afghanistan, di quanti ne siano morti in guerra in Iraq e Afghanistan. In gran parte, e il motivo principale di questo è dovuto alle brutalità commesse: forse in quel momento non ci pensano, ma dopo, quando sono a casa con la loro famiglia, i loro bambini, e riflettono sulle loro esperienze durante la guerra… Molti veterani non sono riusciti a fare i conti con quello a cui abbiamo partecipato. Anche i veterani che vogliono nascondere, o mettere da parte, o allontanare questi ricordi, alla fine sono destinati a fare i conti. Quindi, incoraggio le persone che forse stanno guardando, e forse sono dei veterani, a farsene una ragione e a parlarne apertamente e con onestà, perché più le reprimiamo, più queste esperienze vengono nascoste (e non dico solo al pubblico in generale, ma anche ai nostri amici, alle nostre famiglie, ai colleghi), pià penso che poi sia più difficile per i veterani vivere una vita decente.

Dobbiamo risarcire il Medio Oriente

Ora, è scontato che i nostri amici iracheni e afgani, i nostri amici siriani, i nostri amici libici, i nostri amici palestinesi, i nostri amici yemeniti, i nostri amici somali e tutta la gente del mondo che è stata colpita con droni, missili, bombe americane oppure con armi prodotte in America, secondo me, dovrebbe essere risarcita. Un risarcimento economico in tutto il Medio Oriente.

Uno dei maggiori aspetti dei veterani americani contro la guerra, ciò che mi ha spinto verso l’organizzazione dei veterani quando mi associai anni fa, era il fatto che una delle missioni dell’organizzazione era di dare alla popolazione irachena e afgana qualsiasi cosa di cui avessero bisogno dall’occidente. Ma seguendo le loro esigenze. Quindi non si parla di interventi in cui l’occidente arriva, sviluppa e mette soldi qui e là. Ma chiedendo realmente alle persone di questi paesi: “Di cosa c’è bisogno? E cosa può essere fatto?” Personalmente penso che siamo in debito con queste persone. Con le persone in Iraq, in Afghanistan, in tutto il Medio Oriente e Nord Africa. In generale l’occidente, ma particolarmente gli Stati Uniti, penso che abbia un enorme debito da onorare. Come possiamo riparare per milioni di sfollati? Ma esiste almeno un modo per farlo? Probabilmente questa è una domanda importante da porsi.

Siamo in possesso di alcuni documenti del governo americano secondo i quali gli stessi vostri alleati in Medio Oriente hanno finanziato l’ISIS (ndr: vedi “I documenti desecretati USA che raccontano la nascita dell’ISIS).

Corretto!

Che responsabilità vedi, da parte dei paesi sviluppati come gli USA, nell’espansione dell’ISIS? E poi, visto che eri un soldato, pensi che l’ISIS, che ha la sua base principalmente in Iraq che è un luogo desertico, non possa essere sconfitto dall’esercito più grande del mondo? Non sarebbe facile sconfiggerlo se solo lo si volesse fare?

Non esiste una soluzione militare per l’Isis

Partiamo dalla seconda domanda. Ok: se non ci fossero delle leggi umanitarie, se non ci fossero leggi internazionali: sì! Ovvero, se non ci fosse alcuna regola per evitare l’uccisione di civili innocenti: sì. Gli Stati Uniti – siamo la più grande forza militare al mondo – potrebbero entrare nell’Iraq occidentale e settentrionale, nel nord est della Siria e radere tutto il territorio al suolo. La cosa interessante è che politici di destra degli Stati Uniti lo hanno suggerito. Hanno detto: “Guardate, abbiamo la più grande forza militare al mondo, abbiamo le armi più moderne al mondo. Perché il Congresso e il Presidente non ci autorizzano ad usare queste armi per distruggere parti dell’Iraq e della Siria?”. Perché questa sarebbe l’unica alternativa per (come dire…) “sconfiggere militarmente” l’ISIS. Ovvero: uccidere centinaia di migliaia, se non milioni di persone innocenti, per poter eliminare quei venti, trenta o quarantamila combattenti che l’ISIS dice di avere. Questa è una alternativa, ma va bene solo in assenza di leggi internazionali, se non ce ne importa delle vite delle persone. L’altra cosa da tenere a mente – sono certo che conosci il suo lavoro –  è quello che dice anche il grande autore e giornalista dell’Indipendent Robert Fisk. Vedi, Robert Fisk ha scritto articoli su articoli da quando gli Stati Uniti si sono infilati in quel pantano che sono Iraq e Afghanistan, ricordando che molti imperi erano caduti in Medio Oriente. Non ci sarà mai esercito tanto potente da conquistare il Medio Oriente. Il Medio Oriente non è mai stato conquistato, in modo particolare dagli stranieri. Alessandro Magno ha imparato la sua lezione, i Romani e i Greci hanno imparato la loro lezione, e impero dopo impero, inclusa l’Unione Sovietica che ha dovuto imparare la sua negli anni ’80 in Afghanistan. E adesso gli Stati Uniti stanno imparando la più grande di tutte le lezioni, che tutti gli imperi dovrebbero imparare: non controllerai né dominerai il Medio Oriente. Questi deserti non saranno mai controllati, in particolare da stranieri. Secondo me questo è quello che la gente in occidente dovrebbe tenere a mente. Per oltre mille anni gli imperi sono andati a morire in Medio Oriente. Là è dove gli imperi vanno a morire: in Medio Oriente. E la gente deve tenerlo presente, non c’è una soluzione militare in questo caso.

Le forze armate USA hanno disobbedito a Obama e aiutato la Russia.

Tornando alla tua prima domanda, che è la domanda importante: cosa possono fare gli Stati Uniti? Molto interessante. Seymour Hersh, uno dei più grandi giornalisti investigativi degli Stati Uniti, proprio ieri è uscito con un articolo sul “London Review Of Books“. La conclusione di Hersh è che le forze armate US hanno un’idea migliore di quella di Barak Obama, dei democratici o dei repubblicani su cosa debba essere fatto. Quel che riporta Seymour Hersh è che i generali, oltre un anno fa, hanno aiutato la Russia e Assad a contrastare l’ISIS. Quindi abbiamo una contraddizione. I membri delle forze armate pensano che Assad debba rimanere al potere. Voglio dire, non importa che sia per sempre o per un periodo limitato: è discutibile, lo stanno ancora discutendo. Ma i militari sanno che senza governi stabili in Medio Oriente, gruppi jihadisti radicali come Al Qaeda, come il fronte Al-Nusra, come l’ISIS, continueranno ad espandere il loro potere. Quindi cos’hanno fatto i militari un anno fa? Beh, hanno disobbedito agli ordini di Obama. Hanno girato le spalle a Obama e all’amministrazione, per supportare i russi che stavano combattendo contro l’ISIS, per supportare Assad che sta uccidendo innocenti, ma sta anche combattendo contro l’ISIS. Queste sono le contraddizioni che stiamo affrontando negli Stati Uniti. Ci sono delle persone nell’entourage politico che vorrebbero liberarsi di Assad. Ma ci sono altri politici che vogliono mantenere Assad al potere. Quindi ci sono enormi contraddizioni ai vertici del potere USA. Le persone che fanno la politica negli Stati Uniti sono molto divise su questa questione.

Le responsabilità dell’Occidente

Ora le responsabilità di Obama o, come dicevi tu, degli Stati Uniti. Obama e l’occidente hanno grosse difficoltà a mettere sotto pressione i nostri cosiddetti amici turchi, che permettono la spedizione di armi all’ISIS, ai combattenti di attraversare i loro confini, che attaccano i nostri amici progressisti di sinistra – i curdi – nelle loro zone, che uccidono gente che appartiene a movimenti di sinistra. Qualcuno ipotizza che uccidano anche civili delle loro stesse popolazioni o che permettano all’ISIS di mettere bombe.

Che acquistano il petrolio dell’ISIS.

Più i guadagni che derivano dal petrolio… Allora, come dicevi tu: contro chi dobbiamo combattere? Penso che questo, per molti, stia diventando superfluo, ma tuttavia dobbiamo continuare a domandarcelo, fin quando gli Stati Uniti non cambieranno la loro politica con il Qatar, i sauditi, i giordani, gli Emirati Arabi Uniti, i turchi. Tutte queste politiche devono cambiare. Sappiamo da dove arrivano i questi soldi. Sappiamo anche che ci sono elementi di Al Qaeda in Pakistan e che hanno buone relazioni con il governo del Pakistan. Sappiamo che i soldi delle élite dell’Arabia Saudita e del Qatar sovvenzionano gruppi ISIS. Lo sappiamo. Ed è qui che dobbiamo fare pressione. Gente come Phyllis Bennis ha ragione al 100% quando afferma che non esiste soluzione militare per quello che accadendo in Siria e in Iraq. Gli Stati Uniti devono smettere di supportare regimi come quello dell’Arabia Saudita, della Giordania, degli Emirati Arabi Uniti, del Qatar e del Pakistan. Questi governi sono estremamente corrotti: uccidono i propri cittadini, tagliano la testa dei prigionieri politici e, per quel che riguarda la tua domanda, sovvenzionano e supportano l’ISIS, l’organizzazione che si suppone sia il nemico numero uno degli USA. Queste sono le enormi contraddizioni che stiamo vivendo in questo momento. Le forze militari degli Stati Uniti (questo è incredibile) hanno più buon senso politico di Obama e delle persone che si trovano al governo. Questo è veramente uno sviluppo incredibile. I militari hanno le idee più chiare su cosa debba essere fatto con l’ISIS e i militari americani hanno fatto forti pressioni sull’amministrazione Obama per mettere sotto pressione l’Arabia Saudita, la Turchia ed il Pakistan, per provare a tenere a freno questi elementi che supportano e finanziano l’ISIS sia dall’interno, sia dall’esterno dei loro paesi. Questo ha davvero dell’incredibile!

Nel tuo articolo hai citato Al Baghdadi, Il leader dell’ISIS

Sì.

Dalle nostre informazioni si evince che era prigioniero a Camp Bucca. Tu hai visto Camp Bucca quando eri in Iraq?

No. Personalmente no.

Poi, incredibilmente Al Baghdadi venne liberato. È stato trasferito sotto la responsabilità del governo iracheno e poi fu rilasciato. Hai qualche idea di cosa sia successo? Di come sia stato possibile?

Non conosco i dettagli del perché sia stato rilasciato. Non sarei sorpreso di scoprire che sia stato fatto in modo arbitrario. Ieri ho fatto un’intervista per una radio russa ed essenzialmente asserivano che gli Stati Uniti hanno coordinato queste azioni: hanno fatto uscire di prigione Al Baghdadi perché creasse l’ISIS così che gli Stati Uniti avrebbero avuto una ragione per rimanere, eccetera. Penso che dobbiamo stare molto attenti. Primo: finché non abbiamo prove, non abbiamo motivo per sostenere questa tesi. Abbiamo bisogno di prove, perché altrimenti si tratta di speculazioni. Penso sia anche importante riconoscere il ruolo dei nostri partner nel mondo, perché adesso c’è quest’idea che gli Stati Uniti stanno creando caos di proposito in modo da dovere rimanere in Medio Oriente per sempre. Ma, davvero, non è questo il caso, e non lo è per molte ragioni. Anche gli israeliani adesso, stanno dicendo che forse Assad dovrebbe rimanere al potere. Gli israeliani sono davvero preoccupati dalla possibilità che una serie di governi stabili possano essere rovesciati in Medio Oriente. Quindi abbiamo delle contraddizioni. Abbiamo contraddizioni con i nostri alleati in Europa. Stiamo ricevendo forti pressioni dai leader europei e dai civili che vivono nell’Unione Europea che dicono agli Stati Uniti: “non possiamo più permetterci questo flusso di rifugiati“. Ci sono così tanti rifugiati (e tu lo sai meglio di me) che arrivano in Europa, che molti alleati stanno dicendo agli Stati Uniti: “non possiamo più partecipare a questo genere di pazzie oltreoceano“. Penso che gli italiani e i francesi stiano imparando dalle loro esperienze in Libia. Cos’hanno fatto? Hanno messo il paese sottosopra, la NATO ha bombardato il paese, l’ha fatto a pezzi. E che cosa è successo in Libia negli ultimi tre, quattro anni? Caos totale! Disastro totale! A chi serve questo? Forse aiuta qualche fabbrica di armi, sì va bene: i loro guadagni aumentano, ma tutto questo sta davvero aiutando il governo statunitense? Adesso abbiamo più controllo in Medio Oriente di quanto ne avessimo dieci, quindici anni fa? No! Abbiamo meno controllo! In Europa avete grossissimi problemi per via della crisi sui rifugiati. Ci dicono: “voi vivete aldilà dell’Oceano Atlantico, quindi non dovete affrontare il problema“. Ma voi in Europa, i nostri alleati militari, voi siete quelli che devono gestire queste conseguenze prima di noi. Lo state già facendo. E come ho spiegato, ci sono contraddizioni tra le varie parti politiche e militari degli USA: chi vuole che Assad rimanga al potere, chi pensa che Mubarak, Gheddafi e Saddam sarebbero dovuti rimanere al potere, chi sostiene che gli Stati Uniti dovrebbero supportare i cosidetti movimenti militanti democratici in Medio Oriente. Ci sono diverse scuole di pensiero. E penso che sia molto importante tenerlo a mente.

I militari, la Cia e il Governo Usa sono incompetenti

Allora sì, hanno rilasciato Al Baghdadi. Lui lascia la prigione probabilmente per ragioni arbitrarie, forse non pensavano che fosse pericoloso. Onestamente, Claudio, ci sono così tanti prigionieri in Iraq, trattenuti dagli Stati Uniti, che a volte i prigionieri vengono semplicemente liberati. Persone che nemmeno avrebbe dovuto starci, sono state in prigione per moltissimi mesi. E ci sono persone che non avrebbero mai dovuto essere rilasciate e lo sono state. E nulla di tutto questo derivava da una qualche sorta di cospirazione. Era semplicemente incompetenza. Quello che penso dovremmo iniziare a di capire è che i militari sono oltremodo incompetenti. La CIA e il governo USA sono incompetenti. Chi ha fatto parte delle forze armate, sa che le forze armate non ottengono sempre quel che vogliono, lo stesso vale per la CIA e per il governo degli USA. Perché c’è questo punto di vista, in giro per il mondo, secondo il quale il governo USA e la CIA decidono tutto, cioè la CIA e il Mossad, in Israele, gestiscono tutto in Medio Oriente e muovono i fili dei pupazzi. Per certi versi questo è anche vero, ma dobbiamo anche guardare le sfumature e dobbiamo anche analizzare nel complesso come succedono queste cose.

Tu dici che le forze armate statunitensi erano lì ed erano odiate, e che avrebbero pagato un prezzo per questo, ma di fatto stanno portando il terrorismo a Parigi, in Francia, a Bruxelles, nel Regno Unito. E perché stanno bombardando l’Europa e non gli USA? Quali sono, secondo te, gli obiettivi dell’ISIS?

Le colpe dell’Europa

Beh, penso ci siano due buoni punti di vista da cui possiamo partire. Numero uno: io credo che la gente in Europa sia molto ingenua riguardo al ruolo che l’Europa ha giocato in Nord Africa e in Medio Oriente. Negli ultimi due o tre decenni il mondo ha sostanzialmente capito che, sì!, gli Stati Uniti sono il più grande aggressore del mondo: molte persone in tutto il mondo hanno capito perché l’11 Settembre ha avuto luogo, ma sanno anche che gli Stati Uniti sono la principale potenza militare egemonica nel mondo e che hanno agito nei modi più brutali degli ultimi due tre decenni. Ma prima di questo… la gente in Medio Oriente ricorda l’accordo Sykes Picot. Ricorda come il Medio Oriente sia stato suddiviso dai generali britannici e francesi. La gente in Siria ricorda il motivo per cui il loro paese è stato formato, le ribellioni che sono state represse dai padroni coloniali francesi. La gente in Iraq ricorda che gli inglesi hanno tracciato i confini fra gli stati. Quando stavamo di pattuglia nell’ovest dell’Iraq, incrociavamo spesso persone, durante la stagione elettorale, che ci dicevano di non vivere in Iraq. Non ci credevano neppure, nell’Iraq: per loro era una creazione europea: dicevano di vivere in Mesopotamia. Sai, la gente in Medio Oriente ricorda queste cose e, come ho detto prima nell’intervista, ricorda i francesi in Malesia, gli algerini ricordano il colonialismo degli olandesi, degli inglesi, degli italiani, del francesi, dei belgi e, naturalmente, degli Stati Uniti. Ma l’impero degli Stati Uniti, nel corso degli ultimi 250 anni, cosa che ha creato? Guardate cosa hanno creato l’imperialismo e il colonialismo europeo e statunitense negli ultimi cinquecento anni: l’intero continente africano per molti versi è assolutamente distrutto: è stato violentato e saccheggiato dalle potenze coloniali europee per secoli. É lo stesso in America Latina: la gente ha impiegato decenni e decenni per scacciare finalmente l’imperialismo americano e liberarsi dall’influenza degli Stati Uniti. Anche oggi che gli Stati Uniti hanno meno influenza nella regione di quanta ne abbiano mai avuta in precedenza, il popolo venezuelano vede che abbiamo ancora abbastanza influenza per imporre che un partito di destra riceva il maggior numero di voti, dopo quindici anni di rivoluzione socialista in Venezuela!

Allora, perché la gente in Medio Oriente vuole fare questo alla gente di Parigi? È giustificato? No! Va bene farlo? No, niente di tutto questo va bene! Ma penso che sia ingenuità per i parigini chiedersi: perché ci odiano? “Libertà, fraternità, uguaglianza…”, oh mio Dio, questo è un posto così meraviglioso! Beh… tranne se vieni dall’Algeria, tranne se vieni dall’Africa, tranne se sei un musulmano praticante che vuole indossare l’hijab in pubblico! Questi sono i tipi di insulti che le persone musulmane hanno dovuto affrontare in Europa per molti molti molti decenni. E allora vuol dire che va bene? Vuol dire che è giustificato attaccare persone innocenti a Parigi?Assolutamente no! Tuttavia penso che sia molto ingenuo, anche molto ipocrita per le persone in Europa chiedersi: “Oh mio Dio perché ci odiano!?“.

Cosa vuole l’Isis?

Per quanto riguarda gli obiettivi dell’Isis, sono chiari. Quello che vuole l’Isis è uno scontro di civiltà. Che cosa voleva Al Qaeda? Dobbiamo tornare alla fatwa di Osama Bin Laden, che ha lanciato nel 1998. La fatwa che ha pubblicato nel 1998 era molto chiara. Le ragioni per cui si oppongono all’occupazione americana sono: il sostegno a Israele, lo stazionamento delle truppe a La Mecca e Medina, l’occupazione dell’Iraq e le torture subite dal loro popolo. Il loro obiettivo era quello di mandare in bancarotta gli Stati Uniti e di coinvolgerli in un conflitto militare senza fine in Medio Oriente. Questo è l’obbiettivo dell’Isis perché loro sanno, questo gruppo è consapevole che se continuano a colpire obiettivi civili (ad esempio Italia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti) la gente in occidente sarà innanzitutto meno incline a permettere ai loro capi di governo di inviare militari in Medio Oriente ed essere coinvolta in guerre senza fine, e secondariamente sarà più incline a farsi togliere diritti civili a casa propria. Gli Stati Uniti stanno cadendo a pezzi. Le persone negli Stati Uniti sono spiate, le loro telefonate vengono ascoltate, i loro messaggi di testo e le loro email vengono letti: siamo il paese più sorvegliato in tutto il mondo. Molto peggio della Stasi della Germania dell’est. Molto peggio di qualunque altro sistema di sicurezza o di propaganda nella storia del mondo. Questo è ciò che sta accadendo negli Stati Uniti. L’Isis vede e capisce tutto questo. Al Qaeda l’aveva capito. Aveva capito che se fosse stata in grado di coinvolgere gli Stati Uniti in una battaglia militare senza fine in Medio Oriente, avrebbe mandato in bancarotta gli Stati Uniti. La gente negli Stati Uniti consentirà che la propria libertà, e le libertà e i diritti civili, venga portata via dal governo nel nome della sicurezza.

La stessa cosa sta accadendo in Europa.

Questo è il secondo aspetto da considerare. Una tale situazione permette a persone come Marine Le Pen o Donald Trump di cavalcare il problema ed emergere. Sono le due facce della stessa medaglia. In Francia c’è l’Isis da un lato della medaglia, e dall’altro c’è Marine Le Pen. Negli Stati Uniti c’è l’Isis da un lato della moneta, e Donald Trump dall’altro. Entrambi si alimentano a vicenda. Così poi Le Pen e Trump potranno mostrarsi in pubblico e dire: “Vedete? Ve l’avevamo detto! Sono musulmani! Non c’è modo di vivere con loro. Si tratta di uno scontro di civiltà per cui dobbiamo impegnarci in questa lotta per tutta la vita. È la nostra civiltà contro la loro, retrograda e barbarica“. Questo è il motivo per cui la gente come Le Pen e Trump continua a guadagnare consensi. Questo è il motivo per cui la gente come Netanyahu continua a guadagnare potere! Sono due lati della stessa medaglia, e credo che dobbiamo tenerlo a mente, perché ciò che l’Isis desidera più di ogni altra cosa è che gente come Le Pen e gente come Trump continuino a guadagnare potere politico. Questo è perfetto per l’Isis, perché a questo punto siamo in una guerra senza fine e quello che possono fare è andare dai fratelli musulmani, e dire a loro volta: “Vedete? Ve lo avevamo detto: le persone in occidente non sono realmente tolleranti, non sono capaci di andare d’accordo con altre culture, ve lo avevamo detto! Le persone in occidente sono un gruppo di maniaci assassini razzisti e vogliono opprimere e uccidere tutti i musulmani“.

Il gioco è questo. Più la gente cade in questa trappola di Donald Trump e Marine Le Pen e più l’Isis otterrá esattamente ciò che vuole.

Il ruolo della Russia e di Putin

Dalla fine della Guerra Fredda ora assistiamo al ritorno delle tensioni tra la Russia e gli Stati Uniti. Qual è il ruolo di Putin in Medio Oriente e nel mondo? Cosa ne pensano i cittadini USA dell’eventualità di una terza guerra mondiale?

 

Prima lasciami rispondere alla seconda domanda. La maggior parte delle persone non vuole un nuovo conflitto mondiale, non vuole una guerra con Putin. Penso che la maggior parte delle persone negli Stati Uniti non capisca nemmeno cosa stia succedendo con la Russia. I modi in cui la Russia viene dipinta nei media occidentali la raffigurano come un oppressore, un aggressore, un governo totalitario e violento, dai leder corrotti e così via. Quello che però è interessante con Putin è che ci sono molte persone di destra negli Stati Uniti che amano Putin. Putin l’altro giorno ha affermato che fino ad ora il suo candidato preferito alla presidenza degli Stati Uniti è Donald Trump. Donald Trump ha detto che Putin è il suo leader mondiale preferito. I miei amici più di sinistra, ma proprio quelli all’estrema sinistra, anche loro hanno un’opinione positiva di Putin! Trovo questo molto interessante: abbiamo l’estrema destra che sostiene Putin e anche Assad. Uno degli ex leader del Ku Klux Klan, il KKK, l’infame organizzazione di supremazia bianca negli Stati Uniti, si è espresso in supporto di Assad. Sono tempi interessanti, ideologicamente folli, a mio parere.

Circa il ruolo di Putin, sono portato a concordare con persone come Robert Fisk, Patrick Cockburn, Vijay Prashad: penso che anziché concentrarsi su Putin, anziché concentrarsi sulla Russia, quello che dovrebbe fare l’occidente è ripensare a come funzionano le sue istituzioni. Torniamo un attimo indietro a quando è finita la Guerra Fredda. Il muro cade e cosa fa la NATO? La NATO espande i propri confini verso Est, e continua ad inglobare piccoli paesi dell’Europa orientale fino ad arrivare, un paio d’anni fa, in Ucraina. In Ucraina gli USA stanno sostenendo una opposizione, mentre la Russia sta cercando di proteggere i suoi confini, di garantire la sicurezza, di garantire la stabilità economica. Hanno il diritto di farlo! La Russia ha il diritto assoluto di farlo. Al contempo, dobbiamo tenere a mente che gli Stati Uniti hanno interessi, la Russia ha interessi e, proprio come durante la Guerra Fredda, quello su cui gli attivisti e i commentatori dovrebbero riflettere è: “chi erano le principali vittime della guerra fredda?”. Non era la popolazione russa. Non era neanche la popolazione degli Stati Uniti. Le vittime principali erano le popolazioni dell’America Latina, erano i cubani, i nicaraguesi, i congolesi. Sono state le popolazioni del cosiddetto terzo mondo che hanno pagato il prezzo più alto per via delle politiche della Guerra Fredda. E stiamo ancora vivendo secondo le stesse politiche. Oggi viviamo quello che il giornalista e autore Christian Parenti chiama “convergenza catastrofica”. Cosa sta succedendo in Medio Oriente e nel Nord Africa? Si ritrovano un’eredità immane di armamenti abbandonati lì dai tempi della Guerra Fredda. E alle armi lasciate indietro dalle armate russe e americane si accompagnano le tensioni etniche, le tensioni religiose e tutte le varie bande armate e le milizie create nel contesto della Guerra Fredda. È quella l’eredità della militarizzazione della Guerra Fredda:  un facile accesso alle armi leggere in tutto il Medio Oriente e in tutto il Nord Africa.

L’altro aspetto della convergenza catastrofica è l’economia neo-liberale. Mentre in tutto il mondo si implementano misure di austerità, in alcune parti del mondo, come ho detto, in particolare nel Nord Africa e in Medio Oriente, c’è un numero enorme di armi in circolazione. Puoi immaginare come sarebbe difficile nel Sud Italia, per ipotesi, ci fossero migliaia di RPG e AK47 distribuiti dappertutto e a portata di mano, forze esterne che introducono armi e soldi e al contempo ci fosse il 34%, il 40% o il 50% di disoccupazione. Questa è la situazione.

Inoltre, il terzo aspetto della convergenza catastrofica di Parenti sono i cambiamenti climatici. Guardiamo alla Siria. Abbiamo una forte preoccupazione di legittimità politica, abbiamo forze straniere che tentano di impartire con la forza la loro visione della società, abbiamo un facile accesso alle armi, sul territorio, ancora disponibili dai tempi della Guerra Fredda, abbiamo conflitti etnici e religiosi creatisi sempre durante il contesto della Guerra Fredda ed inoltre, in aggiunta a questi 3 elementi, c’è il cambiamento climatico: abbiamo la peggiore siccità che la Siria abbia subito in oltre 500 anni. L’80% del raccolto è andato perso; il 90% del bestiame è morto. E dove è successo? Nel Nord Est della Siria: proprio quella parte della Siria che ora è controllata dall’ISIS. Quindi, dobbiamo mettere insieme tutte queste cose. Dobbiamo pensare come la militarizzazione si sovrapponga alle politiche della Guerra Fredda, alle regole dei mercato neo-liberali, e come tutto questo occupi uno spazio, nel contesto dei cambiamenti climatici.

Chi beneficia dei bombardamenti USA o russi? Di sicuro, nessuno sul territorio. Non vedo nessuno in Siria, in Iraq o in Afghanistan che implori la Russia di bombardarli, e lo stesso vale per gli USA. Ogni singolo rifugiato che è stato intervistato dai notiziari principali, da quelli alternativi, o con il quale scambi semplicemente due parole, dice sempre la stessa cosa: “per favore smettete di bombardare il nostro paese!“. A loro non importa se sono bombe USA, britanniche, australiane, russe o giordane. Loro vogliono che finiscano i bombardamenti sui loro paesi. Sanno che più bombe vengono sganciate, più si deteriora la situazione, più ci sono vittime civili e più la società continua a implodere. Putin sta giocando un ruolo positivo in Medio Oriente? No! Penso che Putin stia proteggendo i propri interessi, come ogni singola nazione al mondo protegge i propri interessi. Lui ha interessi in Medio Oriente e gli Stati Uniti hanno interessi in Medio Oriente. Quello che mi preoccupa sono le persone indifese, quelle che si trovano in mezzo a tutto questo: sono loro le vittime principali! Due miei cari amici proprio adesso si trovano in Ucraina per girare un documentario e mi dicono la stessa cosa: le vittime principali di quanto sta accadendo non sono le forze armate russe, o della NATO: sono le persone che si trovano in mezzo, sono i civili innocenti, sono le donne e i bambini, sono gli uomini che non vogliono schierarsi con nessuna delle parti. Queste sono le vittime principali di queste guerre. Questo è quello che dobbiamo tenere a mente.
Vincent, tu sei un’attivista. Qual è la tua organizzazione?

In questo periodo scrivo soprattutto per “Telesur English”. Lavoro anche per un gruppo che si chiama “Veterans For Peace”. Suggerirei alle persone che stanno guardando di approfondire anche quanto accade localmente: Black Lives Matter, l’Ansar Youth Project, il Black Youth Project e così via. Queste sono organizzazioni fantastiche che lottano localmente contro la militarizzazione, la militarizzazione della polizia, la militarizzazione a casa, l’uccisione di giovani neri… Non era diverso quando eravamo nelle strade di Ferguson a Saint Louis: giovani neri che alzano la bandiera palestinese! Sai, Claudio, certe immagini sono estremamente familiari: si parla di carri armati israeliani, di auto blindate, di soldati armati con munizioni di ultima generazione e i palestinesi che lanciavano i sassi. Era la stessa immagine a Ferguson

(intervista di C. Messora)