Il Pentagono sprofonda nel “woke”. Presto anche in Italia…

Lo scorso marzo Carlson Tucker, un commentatore del conservatore Fox News, ha detto al suo pubblico che,mentre la Cina sta facendo passi da gigante verso la costruzione di una marina di livello mondiale, il Pentagono si concentra su come produrre combinazioni di volo per donne incinte e quali acconciature e smalto per unghie prescrivere alle truppe statunitensi.

Invece di rispondere sul tema, il Dipartimento della Difesa ha rabbiosamente accusato Tucker di essere “contro le donne” e di “sminuire l’intero esercito statunitense”. “Le donne guidano le nostre unità più letali con carattere. Domineranno QUALSIASI futuro campo di battaglia su cui saremo chiamati a combattere ”. (ADM Michael Grinston (@ 16thSMA)).

Il DoD ha anche prodotto un articolo sul suo sito ufficiale defence.gov con un titolo di fanatismo settario sorprendente: “Il portavoce della difesa castiga l’animatore della Fox per aver criticato la diversity nell’esercito americano”.

Questa tragicomica iper-reazione ha svelato all’opinione pubblica la virulenta “wokenizzazione” in corso nella burocrazia militare; l’ideologia “woke”, nata da Black Lives Matter, ha conquistato il Pentagono fino al midollo (oltre che tutte le burocrazie pubbliche, come gli insegnanti) ed è diventata un apparato totalitario e persecutorio: le forze armate americane si dedicano attualmente alla “caccia ai suprematisti bianchi” che infestano le sue file, battaglioni e divisioni. Il segretario alla Difesa nominato da Biden, Lloyd Austin, ha ordinato l’esame di tutti i simboli delle unità militari, e persino i tatuaggi, che hanno “significati nascosti” di machismo e razzismo bianco.

E’ in corso un vasto programma rieducativo per “sensibilizzare” l’apparato militare USA dell’esistenza di “terroristi interni” – così i democratici hanno bollato sostanzialmente i simpatizzanti per Donald Trump dal giorno del (finto) “assalto al Capitol Hill” – e da identificare e segnalare nei ranghi delle forze armate: terroristi che si rivelano in quanto esprimono un “estremismo anti-governativo”, “anti-autorità”, “anti-aborto” ed altre idee “suprematiste” invitando alla delazione contro i sospetti.

Dunque non è una sorpresa la scoperta, in una simulazione dell’US Air Force, che se la Cina invade Taiwan e l’armata americana interviene, subirebbe una rapida sconfitta. Pechino, premuta dalla stessa aggressività (parolaia) di Washington, ha intrapreso una modernizzazione senza precedenti delle sue forze armate.. Un articolo della CNN notava che la Cina ha costruito più navi da guerra in un anno di pace (2019) che gli USA in 4 anni di guerra (1941-45)

Per di più, la (quasi ex) superpotenza ha scoperto nel 2018 – quando Putin ne ha parlato – di essere rimasta indietro nella tecnologia della propulsione ipersonica da Mosca; i nuovi sistemi ipersonici russi come Avanguard non solo rendono dubbia la capacità dei sistemi antimissile americani di scongiurare un primo colpo russo sul territorio nazionale, ma devasta la superiorità navale delle flotte Usa con la relativa “politica delle cannoniere” (delle portaerei) dell’Egemone: secondo i comandi francesi, il mar della Cina e il Mar Nero possono diventare ad libitum dell’avversario “zone di esclusione” per le navi USA che vi si avventurano. Se si pensa che “la guerra dell’Irak” contro una potenza secondaria è costata 3 mila miliardi di dollari agli americani, ci si può fare un’ideal dei costi un conflitto bellico vero, per gli USa.

Si aggiunga il fallimento epocale dell’F-35, titanico programma del costo di oltre mille miliardi che ha lo scopo di sostituire l’intera eterogenea flotta di caccia-bombardieri USAF con un unico aereo multiruolo. Costoso ogni oltre limite e infarcito di difetti irreparabili, incapace di superare il muro del suono a lungo senza disintegrarsi, è stato definito “un pacchetto di m.” dal ministro della Difesa precedente, quello trumpiano. La sua dipartita non impedirà che la spesa folle per comunque realizzare ed imporre (agli alleati) il suddetto pacchetto prosegua.

In un’intervista a GrayZone, il colonnello Douglas Macgregor es consigliere dell’ex segretario alla Difesa, ha spiegato come il Pentagono ha scientemente e continuamente sabotato gli ordini di Trump di ottenere un ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan.

E’ l’esito della trasformazione del Pentagono in mostro burocratico supergigante, super-alimentato da oceani di denaro pubblico senza limiti e senza controllo (il General Accounting Office, la Ragioneria Generale, ha rinunciato a rivederne i conti fin dal tempo di Rumsfeld), che con le commesse fallimentari tipo F-35 ha formato un blocco unico d’interessi con l’industria dell’armamento – formalmente “privata”, ma con un unico cliente, il Pentagono stesso – e piega ai suoi desideri e voglie i parlamentari, che votano quello che il Pentagono vuole per “i posti di lavoro” che l’apparato militare-industriale mantiene nelle loro circoscrizioni elettorali e che un calo del finanziamento pubblico minaccia di tagliare.

Più probabile che mai una guerra. Mondiale e woke.

Insomma si è realizzato compiutamente il pericolo da cui mise in guardia Eisenhower nel suo discorso di addio del 1959:

“Questa congiunzione di un immenso establishment militare e una grande industria di armi” fa sentire “ la sua influenza totale – economica, politica, persino spirituale – in ogni città, ogni Statehouse, ogni ufficio del governo federale. … Nei consigli di governo, dobbiamo guardarci che esso non acquisti un’influenza ingiustificata, sollecitata o meno. Non dobbiamo mai lasciare che il peso di questa combinazione metta in pericolo le nostre libertà o i processi democratici”.

Ora sembra che le mostruose forze armate americane siano entrate in una fase di deliquescenza e destrutturazione terminale. Ma proprio questo, paradossalemnte rende più probabile che mai una guerra mondiale, come fuga in avanti di una burocrazia incompetente proprio sul piano militare (il Pentagono e il complesso industriale che ne dipende), che non ha vere espereinza di guerra vera sulla propria pelle, accontentata da un governo totalmente disconnesso dalla società americana e dalla realtà stessa, quindi da una realistica valutazione delle proprie forze.

Di questa disconnessione ha dato recente prova Biden definendo “un assassino” Putin, e il suo ministro degli Esteri Blinken “genocida” il governo cinese, e poi aspettandosi che la controparte si sedesse al tavolo rispettando i protocolli: e quindi ascoltando con livida sorpresa i 15 minuti (anziché 2 o 3) della risposta dei suo pari grado cinese in Alaska il 18-19 marzo, che gli ha ricordato che anche “molti americani non credono più che esista la democrazia negli Stati Uniti”.

E che la nuova ideologia americana sia – come sempre – arrivata in Italia, lo dicono sia la definizione di “dittatore” data dal Subalterno ad Erdogan – sia ed ancor più la reazione dei media servili e neocon Stampa e Repubblica: che invece di valutare l’uscita di Draghi come quella di un dilettante senza esperienza in geostrategia, l’hanno esaltata come il segno del riavvicinamento dell’Italia all’America e ritrovata alla NATO e all’Occidente!

Aquesto punto, non ci si creda a sicuro dalll’ideologia “woke” nei suoi aspetti di persecuzione totalitaria: ne vediamo già i segni nell’intolleranza degli LGBT e nel progetto di legge ZAN, nella denuncia delle piccole partite IVA come evasori da ridurre alla fame da parte di Mineo; e cosa è la Boldrini (parlandone da viva) con le sue fissazioni sul “genere” grammaticale, se non una woke? E cosa è la diatriba sulla poltrona negata alla Ursula interpretata come “machismo” e discriminazione anti-femminista?

Bisogna fermare che questa ideologia diventi imperativa e persecutoria. Poche le speranze. Le rivolgiamo soprattutto a voi, donne: perché da quel che annuncia l’ideologia, sarete voi – incinte – a pilotare gli F-35 nella terza guerra mondiale e a comandare “i reparti più letali” in nome della non-discriminazione di genere.