FRANCESCO è ‘COMPOS MENTIS’?

di Christopher A. Ferrara – The Remnant, 20 gennaio 2016

Dopo quasi tre anni in cui ci si sente ripetere la stessa solfa, dovremmo essere ormai abituati alle costanti reprimende di Francesco contro non meglio identificati “dottori della legge” che si oppongono a un non meglio identificato “cambiamento” all’interno della Chiesa perché hanno “un cuore chiuso alle novità dello Spirito”, il quale “ci sorprende sempre” con misteriosi nuovi sviluppi che Francesco non specifica mai ma che evidentemente consistono in realtà in qualcosa che vuole imporre alla Chiesa, se riuscirà nel suo intento. È probabile che abbia intenzione di emanare un’esortazione apostolica post-sinodale – a Marzo, a quanto sembra – che concluderà finalmente la sua campagna ossessiva per permettere la ricezione della Santa Comunione da parte di adulteri pubblici, rovesciando la bimillenaria disciplina sacramentale della Chiesa sui divorziati e “risposati” affermata da entrambi i suoi predecessori.
Le frasi citate sono prese dall’ultima invettiva di Francesco su questo tema (l’originale italiano è qui). A differenza delle precedenti, quest’invettiva esibisce non solo il solito uso distorto delle Sacre Scritture a fini polemici, ma anche un delirio ai limiti della follia che fa pensare che le sue facoltà mentali possano essere compromesse.
Cominciamo dalla distorsione delle Scritture. Secondo Francesco, quando Saul fece un olocausto per celebrare la sua vittoria su una guarnigione di filistei (cfr. 1 Re, 13), la ragione per cui Dio lo punì sarebbe stata la sua disobbedienza: egli “volle offrire un sacrificio dei migliori animali … perché ‘si era sempre fatto così’”, mentre “invece stavolta Dio non lo voleva”. Evidentemente, il punto in questione sarebbe qui che Dio aveva in mente delle novità concernenti la celebrazioni della vittoria che Saul non era in grado di vedere a causa della sua cieca adesione al rituale giudaico.
Quest’interpretazione è assolutamente falsa e ingannevole, perché sostiene l’esatto contrario di quanto le Scritture vogliono insegnare con questo episodio. La disobbedienza di Saul consistette proprio nel fatto che non eseguì quanto era stato sempre fatto, arrogandosi una funzione liturgica riservata ai sacerdoti e violando in questo modo non solo la tradizione giudaica ma anche il comandamento esplicito del profeta Samuele di aspettare per sette giorni il suo arrivo, affinché Samuele stesso – un sacerdote della vecchia scuola – potesse offrire il sacrificio. Inoltre, quando Saul cercò di giustificare la sua disobbedienza sostenendo di aver “offerto il sacrificio forzato dalla necessità”, perché doveva rappacificarsi con Dio affinché i filiestei non contrattaccassero, Samuele lo rimproverò così: “Hai agito insensatamente e non hai osservato i comandamenti del Signore Dio tuo, che Egli ti ha imposto” (1 Re, 13, 12-13). Dio detronizzò in séguito Saul per questa e per altre disobbedienze.
Questo flagrante abuso della Scrittura può essere aggiunto ai tanti altri che Francesco ha commesso per soddisfare le necessità retoriche del momento. L’esempio più tristemente noto è ovviamente l’insistenza con cui egli sostiene che, quando Maria Vergine sostenne il Corpo crocifisso di Nostro Signore ai piedi della Croce, “mentre quel Corpo ferito giaceva tra le Sue braccia, quel Corpo che ha sofferto così tanto prima di morire, sicuramente dentro di sé ella avrebbe voluto dire all’Angelo: ‘Bugiardo! Sono stata ingannata’. Nemmeno Lei aveva delle risposte”.

L’idea che la Vergine Maria, immacolata e senza peccato, la Corredentrice, abbia potuto pensare che Dio Le abbia mentito a proposito della missione del Suo Figlio divino, e che “non avesse risposte” per la sofferenza redentrice e per la morte in Croce di Cristo potrebbe essere considerata l’affermazione più blasfema mai pronunciata da un papa in circa duemila anni di storia della Chiesa.
Oltre alle abituali interpretazioni distorte della Scrittura, anche la lampante irrazionalità delle ultime invettive pronunciate nella Casa Santa Marta inducono a chiedersi se questo papa sia in pieno possesso delle sue facoltà intellettive, dubbi che possono solo aumentare di fronte al discorso confuso trasmesso due settimane fa in un video pieno di peana che esaltano l’indifferenza religiosa, in stile “Io credo nell’amore”.

Francesco ha sostenuto in modo confuso che “i cristiani che si attengono a quanto è stato sempre fatto” sarebbero colpevoli del “peccato della divinazione”, in quanto avrebbero “un cuore chiuso alle novità dello Spirito, […] alla voce dello Spirito che sa discernere ciò che non deve cambiare – perché è fondamentale – da ciò che deve cambiare affinché si sia in grado di ricevere le novità dello Spirito”.
Ma, al contrario, la divinazione è proprio quanto Francesco esige: ascoltare la “voce dello Spirito” per ricevere gli ultimi comunicati gnostici sul modo in cui la Chiesa deve cambiare per “ricevere le novità”. Al contrario di Francesco, gli oggetti della sua reprimenda non pretendono di “divinare” nulla, bensì desiderano solamente – come egli afferma – “aggrapparsi” ostinatamente “a quanto è stato sempre fatto”. Addirittura, nello stesso contesto Francesco accusa persone non meglio identificate di “essere ostinate”, il che – arriva a concludere – “costituisce anche un peccato di idolatria: i cristiani ostinati peccano del peccato di idolatria!”.
Divinazione! Ostinazione! Idolatria! Ogni sorta di peccati! Questo zigzagare tra un’accusa di peccato e un’altra può benissimo far pensare a una perdita della ragione. Francesco sta vomitando invettive incoerenti contro le persone affidate alla sua guida perché percepisce che non tollereranno le sue varie esigenze di “cambiamento” che secondo lui sarebbero dettate dallo “Spirito”, vale a dire, da lui stesso. Dato che non sono i laici, ma è la gerarchia che dovrebbe mettere in atto le macchinazioni di Francesco, gli oggetti delle sue denunce possono essere solo quei cardinali e quei vescovi che non sono d’accordo con lui riguardo a cosa “debba cambiare per essere in grado di ricevere le novità dello Spirito”: sarebbero loro i vili peccatori immersi nella divinazione, nell’ostinazione e nell’idolatria.
Durante l’intera storia del papato la Chiesa non è mai stata testimone di uno spettacolo così imbarazzante. Francesco si spinge persino al punto di citare la parabola di Nostro Signore degli otri nuovi per il vino nuovo, come a voler suggerire che i suoi piani per la Chiesa abbiano la stessa immensa importanza dell’abolizione della Vecchia Alleanza e dell’istituzione di quella Nuova da parte di Nostro Signore: “Questo è il messaggio che la Chiesa ci dà oggi. Questo è ciò che Gesù ha affermato in modo così contundente: ‘Vino nuovo in otri nuovi’”.

Si staglia qui visibilmente un’allarmante mania di grandezza.
Dati i limiti molto stretti dell’infallibilità papale e l’ampia possibilità di errore da parte di un pontefice per quanto riguarda l’introduzione di novità, è evidente che a questo punto, a meno che non faccia miracolosamente marcia indietro, a Francesco non può più essere affidato l’ufficio papale. Un papa sempre più irrazionale propina quotidianamente quello che John Rao ha adeguatamente definito “un noioso rimaneggiamento degli argomenti che sono stati ripetutamente offerti dagli idolatri del cambiamento sin dai tempi dell’abate de Lamennais [le cui opere proto-moderniste e il cui sistema filosofico sono stati condannati da Papa Gregorio XVI]”.  I fedeli percepiscono di dover stare costantemente in guardia contro gli atti e i pronunciamenti di Francesco.
Agendo in questo modo, Francesco punta a ricevere lo stesso giudizio storico che la Chiesa ha riservato a Onorio, un papa sottoposto a condanna postuma da un concilio ecumenico e dal suo successore perché anche se, come Onorio, non ha mai pronunciato formalmente un’eresia, egli non ha tuttavia “cercato di santificare la Chiesa Apostolica con gli insegnamenti della tradizione apostolica, ma piuttosto ha permesso che inganni profani ne contaminassero la purezza”.

Il grottesco e palesemente sedizioso “Sinodo sulla Famiglia” di Francesco sarebbe la prova numero uno da esibire a tal proposito.
Non per questo bisogna disperare, bensì bisogna confidare nelle promesse di Cristo. Alla fine la nostra Chiesa, protetta da Dio, si risolleverà come ha sempre fatto in séguito a ogni altra crisi avvenuta nel córso della sua lunga storica, anche se quella presente è probabilmente la peggiore di tutte.

(The Remnant è il più antico foglio cattolico tradizionalista in USA)