C’è un Roth che detta l’agenda alla Germania. Una nuova Ostpolitik basata sulla russofobia

L’ha scoperto KATEHON, il sito vicino a Dugin.

Mikael Roth è il presidente della commissione per la politica estera del Bundestag e membro del presidio dell’SPD (il partito di Scholz) , chiede una nuova “Ostpolitik” nei confronti della Russia e degli altri stati dello spazio post-sovietico.

Roth ritiene che “la nuova Ostpolitik dovrebbe essere adattata alle mutevoli realtà e trasferita alla nuova era – anche questo dovrebbe far parte dello Zeitenwende (“punto di svolta”) proclamato dal cancelliere tedesco Olaf Scholz. La vecchia Ostpolitik, l’avvicinamento e la rappacificazione con l’Unione sovietica, deve cedere il passo alla nuova, specularmente opposto: basata sull’ostilità fondamentale alla Russia.

Ad esempio, Egon Bahr, architetto della vecchia Ospolitik con Willy Brandt, si è opposto alla piena adesione di una Germania unita alla NATO. Credeva anche che gli americani avessero violato i loro obblighi di sicurezza in Europa quando hanno firmato gli accordi di Dayton sull’ex Jugoslavia. Era basata su un errore che Roth sottolinea:

«Il modello occidentale delle democrazie liberali ha trionfato pacificamente sul comunismo e d’ora in poi ha dovuto rimanere senza alcuna alternativa attraente… Questa visione del mondo ha influenzato la politica estera tedesca negli ultimi 30 anni con conseguenze fatali, soprattutto nei rapporti con la Russia. Abbiamo creduto per molto tempo, troppo a lungo, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, che la trasformazione della Russia fosse irreversibile e che il nostro modello occidentale fosse così incomparabile e attraente che qualsiasi interdipendenza economica avrebbe sicuramente promosso il cambiamento. Dal “cambiamento attraverso il riavvicinamento” (Wandel durch Annäherung) si è passati al “cambiamento attraverso il commercio” (Wandel durch Handel), e alla fine, il commercio è stato persino effettuato senza alcun cambiamento dalla Russia. Anche quando finalmente il presidente russo Vladimir Putin ha stabilito il suo sistema autocratico e provocato ripetutamente conflitti nel vicinato con la Russia, la Germania ha continuato a dialogare. Tutto ciò che restava dell’Ostpolitik erano, in effetti, le relazioni economiche, ma continuavamo a nutrire il presupposto che l’interdipendenza avrebbe frenato la Russia».

«la sicurezza in Europa può essere raggiunta solo contro la Russia, non con la Russia».

«non è sufficiente cercare il dialogo senza prestare attenzione alla resilienza e alla deterrenza militare. Questi errori sono nati da idee sbagliate che non solo hanno caratterizzato la politica estera dell’SPD, ma hanno anche determinato le azioni della Democrazia Cristiana Tedesca (CDU/CSU) e di altri partiti politici nei confronti della Russia».

Non basta. Roth, dopo aver sottolineati che la Russia detta la linea «la nuova Ostpolitik, oltre al suo aspetto di governo, deve avere anche una solida base di società civile. La componente russa dovrebbe includere il mantenimento dei contatti con la società civile russa, la protezione dei dissidenti in esilio e la fornitura di un rifugio sicuro. La componente dell’Europa orientale dovrebbe includere il rafforzamento della società civile lì, poiché è la chiave per la transizione di questi paesi e dovrebbe sostenere gli scambi tra le società civili in Europa». 

Ovviamente, il prendersi cura della”società civile lì” significa istigare il malcontento di gruppi, etnie e categorie in Russia, insomma che la Germania applichi quelle ricette di ingerenza che hanno adottato gli americani tipo Victoria Nuland a finanziare “rivoluzioni colorate” e “spontanee rivolte” dalla Georgia all’Ucraina al Kazakistan. Nel complesso, infatti, ciò che propone il Roth al cancelliere come “nuova Ostpolitik” è la copia conforme, fin nei particolari, alla politica antirussa che il Partito Democratico a potere in USA detta alla UE e alla NATO: atlantismo militarista senza nessun margine di libertà e interpretazione. La politica dettata da ormai oltre 20 anni dai Kagan, dalle Nuland, dai neocon.Cosa che, chissà non ci stupisce .

Notevole il pronto entusiasmo con cui la ministra degli Esteri verde Baerbock dichiara di aderire a questa nuova Ostpolitik di Roth anche contro la volontà dei suo elettorato:

Ministro degli Esteri tedesco Annalena Berbock sostiene che il sostegno degli ucraini è più importante del congelamento dei tedeschi: se prometto al popolo ucraino: “Ci saremo finché avrai bisogno di noi”, allora voglio mantenerlo. E non importa cosa pensino i miei elettori tedeschi…
P.S. Traducendo in lingua corrente: è arrivato L’ORDINE DI SUICIDARE L’EUROPA.

https://twitter.com/safemoonitaly/status/1565298194292113411

Si noti un altro Roth che insegna la linea alla destra italiano, di cui non si fida

futuro-di-kiev

In Francia, un terzo Roth, Jacques Attali, detta lo scopo finale di tutto ciò; la società ideale per i Roth

“È evidente che si finirà un giorno con un Governo Mondiale. Equilibrato, democratico, che metterà in atto delle regole. Che dominerà il sistema finanziario e non sarà dominato da lui.

Avrà luogo e I più giovani in questa sala lo vedranno. Ci sarà una moneta mondiale, ci sarà un reddito minimo mondiale. l’umanità si dividerà in 3 categorie:

  • I nomadi di lusso, che avranno a disposizione tutti i mezzi per la libertà. Questi saranno 100, 150 milioni, con tutti i mezzi di movimento assoluto, sradicamento del libero ma lo sradicamento sarà un lusso non una sofferenza.
  • Dall’altra parte ci saranno 5 a 6 miliardi di nomadi di miseria, che saranno obbligati a muoversi dalla campagna alla città, da una città ad un’altra, semplicemente per trovare da mangiare.
  • E in mezzo, ci sarà una specie di classe media che vivrà nella speranza illusoria di raggiungere i nomadi di lusso, e nel terrore reale di cadere “nell’afranomadismo”.

Queste sono le 3 categorie che stanno apparendo.”

“La fine dell’abbondanza significa che il ceto medio non avrà più i mezzi per vivere, come prima del 2019, per il semplice e valido motivo che non è più necessario mantenerlo, è addirittura controproducente nel nuovo sistema. (di Karine Bechet-Golovko)

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