ALLO IOR? TUTTO TRASPARENTE, MADAMA LA MARCHESA…MA QUANTE DOMANDE SENZA RISPOSTA PLAUSIBILE.

Marco Tosatti

 Cari amici e nemici di Stilum Curiae (e fra questi ultimi, a leggere le notizie delle udienze pontificie di ieri, abbiamo un Nemico proprio grosso….) un paio di giorni fa l’Istituto per le Opere di Religione (IOR) ha pubblicato un comunicato. Vi riportiamo il dispaccio Ansa, con il commento finale di mons. Giovambattista Ricca, Prelato dello Ior.

(ANSA) – CITTA’ DEL VATICANO, 11 GIU – L’Istituto per le Opere di Religione nel 2018 ha servito 14.953 clienti rappresentativi di 5 miliardi di euro di risorse finanziarie (5,3 miliardi nel 2017), di cui 3,2 miliardi relativi a risparmio gestito e in custodia; ha ottenuto un risultato netto pari a 17,5 milioni di euro (31,9 milioni nel 2017), “nonostante la forte turbolenza dei mercati nel corso dell’anno e la persistenza di tassi d’interesse ancora molto bassi”. Lo riferisce una nota che sintetizza il bilancio 2018 della ‘banca’ vaticana. “Forse si rimarrà un po’ sorpresi dal confronto tra gli utili degli anni precedenti e l’utile di quest’anno. Io penso però che ci sia anche un aspetto positivo” che “serva a ricordarci la secondarietà dell’istituto e a tenerlo al suo posto”. E’ il commento di mons. Battista Ricca, prelato dello Ior, al calo degli utili. “Troppi soldi rischiano di farci perdere il bene dell’intelletto e credere di essere quasi onnipotenti. Quest’anno – sottolinea – non corriamo questo rischio”.

E vi rimandiamo a un lungo e dettagliato articolo di Aci Stampa.

Sia l’uno che l’altro danno cifre e dati, che, come di consueto, tratteggiano un panorama; quanto esatto è impossibile dirlo. Ora, chi mi conosce sa che chi scrive ha problemi con l’aritmetica, figuriamoci con la finanza…ma la lettura di questi testi mi ha immediatamente fatto sorgere alcune curiosità, o Dubia, se preferite, che condivido con voi.

In effetti amici più sapienti di noi ci confortano in un primo punto interrogativo. I valori riportati, ammesso che siano attendibili,  non sono spiegabili facilmente, a meno che non si alleghi la comfort letter degli auditors. Infatti, chi conosce il vero patrimonio gestito? Chi conosce i veri risultati? Il Presidente dello Ior o il Prelato? O esclusivamente il Direttore generale, che in questa fase è stato direttamente e personalmente nominato dal Papa? E se queste cifre sono state certificate da un auditor esterno, i clienti IOR, cioè coloro che sono interessati ai risultati di gestione, hanno il diritto di conoscere i dati certificati? Sarebbe una domanda da porre – ma forse non risponderebbe – al dottor Milone, ex controllore dei dati finanziari, cacciato per avere osato controllare…

Qualche perplessità poi (un secondo Dubia, potremmo chiamarlo) la provoca l’affermazione che Moneyval abbia apprezzato nel 2012 i risultati e le attività svolte. Temiamo sia esattamente il contrario. Moneyval infatti nel rapporto aprile 2012 parlava di “un passo indietro” fatto correggendo la Legge Antiriciclaggio che era stata emanata con motu proprio di Papa Benedetto il 31-12-2010. La correzione fera stata fatta fare dall’allora Segretario di Stato, il card. Bertone senza apparentemente informare il Papa. E non ci risulta che quelle correzioni siano state riviste. Anche perché fonti interne vaticane  dell’AIF, l’Organo di Controllo dei conti, una specie di Banca centrale Vaticana, informarono in quei tempi che chi aveva progettato il cambio della Legge Antiriciclaggio era stata proprio la persona che venne successivamente nominata Presidente dell’AIF stessa, dopo le dimissioni forzate del card. Attilio Nicora: René Brulhart.

E a questo proposito bisogna ricordare che il quotidiano La Verità, non smentito, ha pubblicato in data 30 maggio 2019, pag. 2 un articolo di Dino Medici da titolo : “Lo sceriffo della banca Vaticana coinvolto nello scandalo fondi neri”. Bene, invitiamo a leggere questo articolo, che cerca di far luce su chi sia lo svizzero Brulhart che ha riscritto la legge antiriciclaggo Vaticana nel 2012 e successivamente è stato nominato Presidente AIF (Autorità di Informazione Finanziaria, un organo di controllo) al posto del card. Nicora (una nomina che ha provocato lo sdegno e le dimissioni del Consiglio di amministrazione AIF) ed è coinvolto ora in uno scandalo del fondo Malaysian Development Bhd; ma forse non è il primo scandalo… (riportato dalla Tribune de Geneve ).  Come mai Brulhart è il vigilante della banca del Papa? La Verità afferma che fu nominato dal cardinale australiano Geoge Pell. Ma in realtà Pell non voleva Brulhart, coinvolto nella revisione della legge antiriciclaggio già nel dicembre 2011 e che fu nominato Presidente Aif nel 2013, e che avrebbe voluto mandarlo. Via. Invece fu cacciato lui…Curioso no?

Se questo era il terzo Dubia, il quarto riguarda la narrazione tranquillizzante secondo cui tutto funziona bene negli ultimi sei anni allo Ior. Dopo la scandalosa cacciata di Gotti Tedeschi (le cui ragioni non sono mai state date), abbiamo assistito alla seconda cacciata di un galantuomo: l’“uscita” forzata del successore, Von Freyberg. Questa viene solo spiegata da voci di corridoio che raccontano lo sdegno di questo personaggio. Nei tempi successivi si son dimessi (o son stati costretti a farlo) “polemicamente”, con il solito “rispetto dovuto” nei confronti della Chiesa, dal consiglio di amministrazione IOR più Consiglieri prestigiosi, da Carlo Salvatori (ex Presidente Unicredito) a Ann Glendon (ex Ambasciatrice Usa presso la S. Sede), più un altro consigliere; un tedesco, se non ricordo male.

Tutto questo coinvolge il sistema di governo, che costituisce il quinto Dubia. La trasparenza lascia molto dubbiosi. Come mai il Papa direttamente personalmente e senza (apparentemente) convocare né Il consiglio di Sorveglianza, né il Consiglio di amministrazione, nominò direttore generale Mammì e vice direttore generate Mattietti? E perché dopo poco lo stesso Mattietti fu licenziato e gli fu inibito persino l’ingresso nei suoi uffici? Anche in questo caso le spiegazioni fornite sono state bel lontane da garantire una sufficiente forma di trasparenza questa.

Di cacciata in cacciata arriviamo al sesto Dubia, il più consistente. Perché il controllore dottor Milone fu cacciato e minacciato di azioni giudiziarie? È stata un’operazione che ha creato molte riserve sulla trasparenza della Santa Sede, grazie al prestigio di Milone. Cosa aveva scoperto nei conti? E che conti aveva scoperto? Di chi?

Infine c’è la storia di George Pell. Impegnato in maniera forse maldestra, forse troppo diretta a obbedire alla volontà (verbale) del Pontefice per portare unità, chiarezza e trasparenza nei soldi del Vaticano; osteggiato da Segreteria di Stato e altri potentati economici grandi e piccoli; smentito con la tecnica del carciofo, foglia dopo foglia, dal suo Committente, che con una serie di rescritti silura le sue riforme; curiosamente proprio mentre sta approfondendo alcuni dossier su operazioni finanziarie viene accusato in Australia di improbabili aggressioni sessuali, e avendo il carattere che ha decide di tornare in Australia a difendere la sua innocenza. Ma che coincidenza… E’ vero o no?