Spagna:
Pedro Sánchez ha diramato una guida ai media con l’obiettivo di cambiare il discorso sul cambiamento climatico e generare paura
In Italia è arrivato lo stesso ordine:
La catena dei mezzi di comunicazione ha ricevuto l’ordine di battere sul tema del caldo. Non tanto il “cambiamento climatico”, ma proprio il “caldo”. L’ordine dato alle centrali di vertice del servizio stampa dei parassiti deve dire qualcosa del genere: “Parlare delle temperature elevate, attribuire a queste il maggior numero possibile di eventi indesiderabili.
Dare alle notizie in merito un taglio che ridesti nel lettore l’esperienza quotidiana del caldo estivo, che lo presenti come un dato di fatto non discutibile e che intensifichi per suggestione tale esperienza inducendolo ad accentuare il proprio disagio e parlarne.
Fare anche in modo che
tale disagio accentuato venga, per il momento ancora vagamente, associato ad un generico e confuso senso di allarme.
Come strumento di contrasto allo scetticismo e alla confutazione, almeno in questa fase, preferire al fact checking l’impiego di troll e profili falsi che impostino la ridicolizzazione delle posizioni non conformate, in modo da demoralizzare il dissenso e indurre i dubbiosi all’autocensura.
Evitare per il momento di concentrarsi troppo su testi includenti spiegazioni scientifiche e la proposta di soluzioni. La presente fase 1 deve essere quella “problema”. La produzione di testi relativi alle fasi “reazione” e “soluzione” è al momento prematura. I temi e il taglio interpretativo di questi testi relativi alle fasi 2 e 3 vanno ventilati solo come vene secondarie nel flusso di informazioni, per non creare nel pubblico percentuali troppo elevate di sospetto o rifiuto.
È comunque ammessa una più aperta somministrazioni di questi temi di discussione nei media specificamente pensati per quella parte del pubblico che costituisce il “target scientista”. In questo caso parlare soprattutto di riscaldamento del Mediterraneo e innalzamento altimetrico dello zero termico.
Analizzare i social e le interazioni mediatiche per studiare la presa e la capacità di persuasione profonda dell’informazione veicolata e correggere gli eventuali problemi. Puntare sulla polarizzazione identitaria dei temi nel solco scientismo/complottismo.
Tenersi pronti per sfruttare col massimo impatto emotivo possibile, temi su fatti come siccità e calamità da nubifragio che sono attualmente in preparazione e saranno dispiegati a tempo debito in maniera eclatante”..
Lo scopo dei parassiti e del loro servizio stampa è quello di creare nel pubblico dei manipolati la percezione della realtà, di fare di questa percezione una esperienza vissuta per mezzo della suggestione (“non ho mai sentito tutto questo caldo”) e del passaparola (“anche tu hai sentito che caldo che fa?”), in maniera da poter poi usare questo vissuto assimilato dagli ipopensanti come “dato di fatto oggettivo” e “ricordo certo e indiscutibile”, che servirà in futuro come pezza d’appoggio contro quelle forme di dissenso ai progetti dei parassiti che saranno chiamate “negazionismo climatico” o simili, e potranno quindi essere agevolmente tacciate di dissociazione dalla realtà. – Simone Tiberi
La catena dei mezzi di comunicazione ha ricevuto l'ordine di battere sul tema del caldo.
Non tanto il "cambiamento climatico", ma proprio il "caldo".
L'ordine dato alle centrali di vertice del servizio stampa dei parassiti deve dire qualcosa del genere:"Parlare delle… pic.twitter.com/kHtkgiiAHv
— Sabrina F. (@itsmeback_) July 4, 2025
La narrazione è identica a quella vista durante il Covid. Stanno ripetendo lo stesso schema.
Titoli drammatici, giovani che crollano improvvisamente, parole chiave sempre uguali: “malore”, “collasso”, “caldo estremo”, “niente aria condizionata”, “il caldo uccide”.
Tutto già visto.
Non è solo cronaca. È preparazione. Stanno seminando qualcosa di grosso.
E come già successo, la propaganda attecchirà ancora una volta sulle menti più sprovvedute, alimentando consenso cieco e obbedienza, mentre chi prova a ragionare verrà silenziato o ridicolizzato.
Pronta obbedienza dei media:
mm
Bruxelles fissa un nuovo obiettivo climatico per il 2040 – Industria tedesca: “Non realistico”
La Commissione europea mira a ridurre le emissioni di gas serra nell’UE di almeno il 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990. Parte di questa riduzione sarà compensata da certificati climatici riconosciuti a livello internazionale. L’industria tedesca considera il nuovo obiettivo climatico dell’UE “irrealistico”.

La Germania emette sempre meno anidride carbonica.
Foto: Canva, collage: Ani Asvazadurian/Epoch Times
Redazione – 2 luglio 2025
La Commissione lascia una porta sul retro: gli Stati dovrebbero poter compensare una parte delle loro emissioni con certificati di CO₂ provenienti dall’estero.
Acquista certificati CO₂ dal 2036
Una cosa è certa: la quantità di gas serra emessi all’interno dell’UE, come anidride carbonica e metano, deve essere ridotta almeno dell’87 percento rispetto al 1990. L’UE consente di tenere conto dei cosiddetti pozzi di assorbimento del carbonio.
Si tratta di processi tramite i quali l’anidride carbonica viene catturata dall’aria, in modo naturale nelle foreste e negli oceani o attraverso tecnologie come la CCS (cattura e stoccaggio del carbonio).
Secondo le proposte della Commissione, a partire dal 2036 i paesi dell’UE potranno acquistare certificati di CO₂ per il restante 3% e utilizzarli per finanziare lo stoccaggio di anidride carbonica o i risparmi ottenuti nei paesi terzi.
Anche la Svizzera sta finanziando gli autobus elettrici in Thailandia. È discutibile se il 3% proposto da Bruxelles verrà pienamente utilizzato.
“Si tratta di somme potenzialmente ingenti spese all’estero invece di finanziare la transizione”, ha dichiarato all’agenzia di stampa AFP Neil Makaroff, direttore del think tank sulla politica climatica Strategic Perspectives.
L’eurodeputato dei Verdi Michael Bloss ha parlato di “commercio di indulgenze”. Ha messo in guardia contro le frodi che comportano doppi conteggi o progetti all’estero a breve termine che non riducono in modo permanente le emissioni di gas serra.
“La sfida per l’Unione Europea sarà stabilire uno standard affinché questi certificati internazionali contribuiscano effettivamente a ridurre le emissioni”, ha spiegato Makaroff. Uno standard di qualità valido a livello europeo non esiste ancora e sono in corso negoziati anche a livello internazionale.
Ammorbidire gli obiettivi climatici per i singoli settori
La Commissione europea intende inoltre attenuare gli obiettivi climatici per i singoli settori. Gli Stati membri potrebbero così, ad esempio, compensare la lentezza dei progressi in agricoltura con risparmi di CO₂ superiori alla media nei trasporti.
Il valore del 2040 è un obiettivo intermedio nel percorso verso la neutralità climatica dell’UE entro il 2050. I 27 Paesi dovranno poi emettere solo la quantità che la natura assorbe o che può essere immagazzinata con metodi tecnici.
I ricercatori ritengono che l’UE sia sulla strada giusta per raggiungere un obiettivo intermedio iniziale, ovvero una riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030, ma è probabile che le cose diventino più difficili in seguito.
L’industria tedesca considera “irrealistico” il nuovo obiettivo climatico dell’UE
Le proposte di Bruxelles sono in linea con l’accordo di coalizione tra l’Unione Cristiano-Democratica (CDU) e il Partito Socialdemocratico (SPD). “La Germania è uno degli stati più ambiziosi dell’Unione Europea”, ha spiegato l’eurodeputato della CDU Peter Liese.
Ha avvertito che senza la possibilità di ottenere certificati dall’estero, non ci sarebbe la maggioranza tra i paesi dell’UE per una riduzione del 90 per cento.
L’industria tedesca è molto critica nei confronti del nuovo obiettivo climatico dell’UE per il 2040. È “nettamente troppo ambizioso” e “irrealistico”, ha affermato mercoledì Achim Dercks, vicedirettore generale della Camera di commercio e dell’industria tedesca.
Holger Lösch, vicedirettore generale della Federazione delle industrie tedesche, lo ha definito un obiettivo “molto ambizioso”. Anche l’industria automobilistica e quella chimica, ad esempio, condividono questo scetticismo.
L’obiettivo è “troppo ambizioso”. La politica climatica può funzionare solo se “portata avanti congiuntamente alla prosperità economica”. Dercks, della Camera di Commercio e Industria tedesca, ha messo in guardia da un sovraccarico dell’economia tedesca e da un “notevole calo della creazione di valore e della prosperità”.
L’industria meccanica e impiantistica apparentemente non vede questo rischio: “È incoraggiante che l’UE rimanga ambiziosa in materia di protezione del clima”, ha spiegato Thilo Brodtmann, amministratore delegato dell’Associazione Tedesca di Ingegneria Meccanica (VDMA). Sono necessari obiettivi ambiziosi.
I ministri dell’ambiente dell’UE si incontreranno a Bruxelles a settembre
Paesi come l’Italia e la Repubblica Ceca hanno apertamente sostenuto obiettivi climatici più ambiziosi, citando le loro industrie pesanti. La Francia, da parte sua, vuole garantire che l’energia nucleare e le energie rinnovabili ricevano lo stesso status nella legislazione europea sul clima.
I paesi dell’UE devono ora negoziare gli obiettivi climatici con il Parlamento europeo. Intendono inoltre ricavare dai piani per il 2040 un obiettivo giuridicamente non vincolante per il 2035, che l’UE potrà presentare alla prossima conferenza sul clima, la COP30, che si terrà in Brasile a novembre.
La decisione potrebbe essere presa durante la riunione dei ministri dell’ambiente dell’UE che si terrà a Bruxelles a settembre. (afp/red)