Un apologeta fuor di misura

Di Giulio Giampietro

Don Ariel Levi di Gualdo (www.isoladipatmos.com ) , prete cattolico ( non è così scontato), brillante polemista con buoni studi teologici, per difendere il recente motu proprio pontificio di modificazione del processo canonico sulla nullità di matrimonii (in realtà gli atti pontifici sono due, ma qui si omette di considerare quello destinato alle Chiese orientali), sceglie la tattica collaudata dell’attacco come miglior difesa. Non si limita quindi ad esprimere la sua filiale adesione (e fa benissimo) a un atto pontificio, ma fa grandinare le accuse contro quanti hanno sollevato perplessità, o esplicite critiche, riguardo a punti specifici o all’insieme di esso.

Ma sintetizzando le molte parole del Gualdo, le accuse sono due:

  1. I critici del motu proprio non lo hanno capito
  2. I critici del motu proprio sono eretici.

Eccepisco su entrambe.

Comprensione. Intanto vorrei rassicurare lo scrittore. Il gran clamore che egli solleva sulla distinzione concettuale tra l’annullamento e la dichiarazione di nullità, è superfluo, perché tale distinzione chiunque abbia un minimo di cultura la conosce bene. Il punto cruciale è che nel motu proprio abbondano le parole nel senso ortodosso della dichiarazione di nullità, ma si stabiliscono prassi che a moltissimi sono sembrate andare nella direzione eterodossa dell’annullamento, e per dirla tutta è venuta fuori prepotentemente la parola Divorzio.

“Non avete capito niente !”, tuona il Gualdo, ma si chieda onestamente quanti e quali siano cotali (a suo giudizio) inscienti. Ebbene, essi sono la totalità dei cattolici “tradizionali” (con mille virgolette) che criticano il motu proprio; la grande massa dei cattolici “allineati” (con duemila virgolette) che pregustano l ’applicazione del motu proprio su larga scala e senza più impacci né procedurali né dottrinali; e la totalità dei laicisti e degli anticattolici (senza virgolette) che hanno salutato il motu proprio come l’ingresso a vele spiegate del Papa e della Chiesa nella modernità laica. Può stare dunque che ci sia “Don Gualdo sol contro Toscana tutta” a difendere il vero senso dell’atto ? È vero che la verità non si decide a maggioranza, ma una tale unanimità interpretativa può non destare nell’apologeta più convinto il serio dubbio che l’atto contenga perlomeno ampi margini di ambiguità ?

Scelte pastorali. Di codesta formula magica sono piene le bocche e i documenti fin dal Concilio Vaticano II. Tutti pretendono di essere buoni pastori. Ma il Buon Pastore è uno, Gesù Cristo, il quale tiene 99 pecorelle al sicuro, e va a cercare quella sola che si è smarrita. Chi è mercenario e chi non è pastore, invece, se ne infischia delle 99 pecorelle, le lascia allo sbando dove che sia, arrendevole o connivente con i lupi, e poi se ne va a zonzo a recitare il mantra “pecorella smarrita, pecorella smarrita” davanti alle greggi degli altri; e se per puro caso qualcuna di tali pecorelle gli dice: “Riportami al tuo ovile”, lui risponde : “Ah, non lo so qual è il mio ovile, stattene qui con i tuoi pastori (con Scalfari magari) , che ci stai tanto bene”.

Il Gualdo esalta la scelta pastorale di responsabilizzare i vescovi e il clero nell’applicazione del motu proprio. Proprio lui, che ha scritto volumi interi di critiche sociologicamente feroci e teologicamente caritatevoli contro gli attuali vescovi (ignoranti, superficiali, conformisti, sbracati e ignavi), e contro gli attuali preti (avidi, pavidi, meschini, burini), e contro i seminari ribattezzati sarcasticamente pretifici. Giudizi suoi, non miei. Leggete direttamente lui, molto più efficace e mordace della mia sintesi.

E a clero siffatto, si dà il potere delle Chiavi ? Legare e sciogliere ? Il Sacramento del Matrimonio ?   Ma ha letto il Gualdo che cosa stanno facendo e faranno cardinali e vescovi e teologi, al sacramento del Matrimonio, nell’occasione e nella sede del Sinodo ?

Suvvia (dice l’ottimista), ci saranno pure, nel motu proprio, paletti rigorosi entro i quali siano contenuti e impediti gli arbitrii. Magari. Basti qui dire (prescindendo da analisi più complete) che nell’elenco delle cause di nullità del matrimonio c’è … eccetera ! In un testo giuridico la parola Eccetera ? Può esistere enormità peggiore ? È già pronta la schiera gaudente degli “ecceteristi” , che si inventeranno le situazioni più variegate e strampalate, per ottenere una dichiarazione di nullità; tanto sono coperti da “eccetera”.

Non oso fare esempi, perché già so che la realtà supera la fantasia.

Tattica radicale. Per giustificare l’opportunità e la necessità del motu proprio , il Gualdo adotta la collaudata tattica dei radicali. Elenca con enfasi casi estremi, casi pietosi, casi raccapriccianti, per spingere il lettore a un assenso quasi obbligato. Ma, dicono a Verona, “peso el tacòn del buso”, peggio la pezza che lo strappo. Elenca, il Gualdo, casi evidentissimi di sposi che ignorano o disprezzano ogni più elementare nozione o adesione sul Sacramento matrimoniale, sui comandamenti cristiani, sui dogmi fondamentali della Fede, sulla soprannaturalità della Chiesa. Ergo, conclude trionfante il Gualdo, che Sacramento hanno mai potuto celebrare costoro ? È evidentemente nullo.

Sì, certo, sono d’accordo. Ma al Gualdo vorrei porre qualche domanda. Per cominciare, se tali persone sono totalmente estranee alla fede, che gliene importa della dichiarazione della Chiesa ? Atto insignificante di un ente insignificante. Facciano il divorzio civile, dato che per loro è una grande conquista di civiltà.

Forse vogliono la dichiarazione della Chiesa, per potersi di nuovo sposare in una chiesa-museo, con annessi scenografici ? E che interesse ha la Chiesa, già gabbata una volta, a farsi di nuovo reiteratamente prendere in giro ? Facciano il matrimonio civile (per quello che può valere oggi fare o non fare un matrimonio). E per il servizio fotografico e cinematografico, oggi si possono creare dal nulla le scenografie più fastose e esotiche, che bisogno c’è di entrare fisicamente in una chiesa polverosa ?

O non sarà quel bel comodo di avere una dichiarazione (come dice il motu proprio) gratis ? Ma allora sarebbe vero che i preti fanno dumping e concorrenza sleale al divorzio laico. E pensare che Gratis vuol dire Per Grazia, ma qui non si vede traccia della Grazia di Dio. Abbiamo (veh che progresso) il divorzio che costa meno del matrimonio. Proprio come l’aborto è gratuito e costa meno della gravidanza e parto. Parallelo per niente inappropriato e non casuale.

Altre domande un po’ più serie: come sono arrivate le nostre popolazioni un tempo cristiane, ai conclamati livelli di ignoranza religiosa ? E come sono arrivati, tali esemplari, a celebrare matrimoni in chiesa ? Perfino Don Abbondio sapeva bene in latinorum e in volgare quali e quanti adempimenti e accertamenti incombano al parroco prima di celebrare un matrimonio. Siamo davvero ridotti al punto di doverci augurare preti all’altezza (si fa per dire) di Don Abbondio ?

Evidentemente nella pastorale ecclesiastica espressa in tanti bei documenti e piani (la documentite la chiama Messori), ci sono quantomeno grosse lacune. E a pastori cotali, incapaci o disinteressati a formare il popolo cristiano (e in particolare il proprio stesso clero), consentiremo di disfare a piacimento le famiglie cellule vitali del popolo ?

Il Gualdo, con codesta sua tattica dei casi limite, si è messo per una brutta china; quella che ha condotto il mondo (con la sapiente strategia definita Finestra di Overton) ad accettare gradualmente il divorzio, e l’aborto, e l’omosessualità e le aberrazioni estreme, e la dissoluzione di ogni vincolo, la guerra permanente, la soppressione di ogni protezione per il cittadino, per lo straniero, per l’essere umano.

Eresia. Se mai il Gualdo fosse arrivato a leggere fino qui (ne dubito) mi avrà bello e classificato, come è suo costume, tra gli eretici. Mi duole di dover restituire la definizione al mittente. Distribuire patenti di eretico a destra e a destra (ripetizione voluta) non tocca a lui. La sua formula sbrigativa, insistita e enfatizzata “I Lefebvriani sono eretici” non ha senso.

Intanto bisognerebbe definire il soggetto. Lefebvriani chi ? Il Gualdo certamente vi comprende stricto sensu i membri della Fraternità sacerdotale San Pio X. Ma poi ci attacca anche tutti i fedeli che sistematicamente o saltuariamente frequentano le opere della fraternità. E poi non lo dice, ma fa capire che ci mette dentro volentieri tutti i cattolici “tradizionali” (sempre con mille virgolette), eccettuato Antonio Socci perché è amico suo.

Nei tempi bui dell’Inquisizione (un faro di civiltà giuridica, rispetto a oggi) i presunti eretici venivano esaminati e giudicati singolarmente, ciascuno per le proprie convinzioni, e non già all’ammasso. Avere una più o meno esplicita, oppure nessuna in particolare, simpatia per monsignor Lefebvre, non qualifica minimamente l’ortodossia o l’eresia di un cattolico. Soprattutto se si considera che né mons. Lefebvre, né coloro che si richiamano al suo insegnamento, hanno mai negato o discusso nemmeno una virgola di un dogma della fede cattolica, compreso e anche bene in evidenza il dogma dell’infallibilità del Papa, così come definito dal Concilio Ecumenico Vaticano I. Come dunque può essere eretico un maestro perfettamente ortodosso ? Come, i suoi fedeli discepoli ? E come possono essere eretici quelli che nemmeno sono suoi discepoli, quelli che non lo hanno per superiore e fondatore, ma che egualmente accettano e aderiscono in toto al dogma cattolico ? Che se poi qualcuno individualmente non corrisponde a tale profilo di ortodossia, sia giudicato e sanzionato dall’autorità canonica, dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Così dice la disciplina ecclesiastica. A parte il fatto che non si ha notizia di alcuna sanzione dell’ autorità canonica per i Mancuso, e per i Bianchi , e …e…e… sarebbe lunga !

Ma non si può negare che mons. Lefebvre, benché buon maestro in dottrina, abbia tuttavia violato alcuni ordini e alcune proibizioni ricevute. Lo chiameremo dunque non già eretico, ma scismatico ?

Nemmeno questo si può dire. Scismatico è colui che coscientemente ed esplicitamente si fa una chiesa tutta sua, separata dalla Chiesa Cattolica. Quando mai monsignor Lefebvre si è sognato di separarsi dalla Chiesa Cattolica ? Quando mai ha fatto come certi autorevoli cardinali tedeschi, che chiacchierando come al bar dichiarano : “Non siamo una succursale di Roma; faremo come ci pare indipendentemente dal Sinodo.” ?

Lo stesso Gualdo rivendica per sé il diritto di criticare certe scelte “pastorali” del Papa. Non è mica il solo, ad avere e ad esercitare tale diritto. E lui certamente non vorrebbe essere chiamato né eretico né disobbediente. Lasci dunque alla coscienza rettamente formata di cristiani sinceri, che non prendono lezioni né da Scalfari né da Enzo Bianchi, di decidere se vogliono essere pecorelle di Gesù Cristo o pecorelle di George Orwell.