Palamara, siluro a Mattarella nel libro “Lobby & Logge”

Palamara su Mattarella, nel libro-intervista Lobby & Logge: sul telefonino di Lotti ho visto uno scambio di messaggi tra i due…

L’ex leader dei magistrati italiani, gia’ presidente potentissimo dell’Associazione nazionale magistrati e membro del Consiglio Superiore della magistratura poi radiato dall’ordine giudiziario a seguito di un’indagine sul suo ruolo di mediatore all’interno del sistema delle correnti togate, nel nuovo libro si toglie tanti nuovi sassolini dalle scarpe frugando nei ricordi e raccontando “le cupole occulte che controllano ‘il sistema’ e divorano l’Italia”.

Ce n’e’ per magistrati come Davigo, Ardito, Scarpinato, Gratteri, Salvi, Di Matteo, Pignatone, Greco e Pedio. Ma anche per imprenditori (De Benedetti, Marcegaglia, Montante), politici (Conte e caso Acqua Marcia, Renzi e servizi segreti, Lotti) e faccendieri (Amara e la loggia Ungheria). Con contorno di storie e retroscena di fatti finanziari (Mps, massoneria, balletti rossi e caso David Rossi), retroscena politici, malefatte di servizi segreti e apparati di sicurezza.

Ma il siluro più grosso e destinato a fare rumore è quello che Palamara lancia sul presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Lo fa nel capitolo Messaggini dal Quirinale, in cui l’ex magistrato parla del braccio destro di Matteo Renzi Luca Lotti, presente alla famosa cena all’Hotel Champagne, in cui si ritrovano cinque consiglieri del Csm amici suoi e il leader della corrente di destra Cosimo Ferri, per concordare e pilotare la nomina del nuovo procuratore di Roma Marcello Viola, proveniente da Firenze, al posto dell’uscente Giuseppe Pignatone.

Spiega Palamara giustificando la presenza a tavola, apparentemente strana, tra magistrati, del deputato Lotti: …lo conoscevo e lo frequentavo ormai da anni e non essendo in alcun modo vietato farlo lo frequentavo anche in quel momento in cui era sotto inchiesta della procura di Roma per il caso Consip -anche perché continuava a svolgere regolarmente il suo ruolo parlamentare”.

Palamara spiega che la nomina del capo della procura di Roma, politicamente strategica, non poteva prescindere dal coinvolgimento del Quirinale: ”La procura di Roma non è un ufficio qualsiasi… tutti sanno che il presidente della Repubblica è anche il capo del Csm, l’organo di autogoverno della magistratura che decide le nomine. Le sembra possibile che si possa immaginare di nominare il procuratore di Roma senza la benedizione del Quirinale? …Il Quirinale non è mai insensibile a cio’ che accade sul campo. A volte osserva e tace, altre interviene attraverso i suoi canali…. Ecco, io sapevo che Lotti aveva un canale diretto con Mattarella e quella sera, solo dopo aver ascoltato la nostra discussione privata e informale che convergeva sul nome di Viola, ci ribadisce che quel nome non avrebbe creato nessun problema al Colle”.

Sallusti obietta che quello di Lotti, che nel corso della cena si faceva portavoce del Quirinale, poteva essere millantato credito. Ma Palamara ribatte deciso: ”Il tema è molto delicato ma io oggi posso dirlo: sul telefonino di Lotti ho visto uno scambio di messaggi tra i due…. Pochi giorni prima di quella cena del 19 aprile Lotti scrive: ”Sergio, ho gia’ parlato con Francesco, spero di vederti presto per affrontare alcune questioni”. “Francesco, spiega Palamara, è Francesco Garofani, uno dei consiglieri giuridici di Mattarella.

E alla domanda di Sallusti: ha visto anche la risposta del presidente, Palamara secco: ”Certo, e per rispetto la tengo per me. Posso dire che era una risposta di cortesia che lasciava intendere un incontro a breve”.

Sallusti, scettico, insiste: Ma lei se lo vede il presidente Mattarella messaggiare con Lotti, che per di piu’ e’ un indagato eccellente? E Palamara: ”No, onestamente non me lo vedo alle prese con la tastiera del cellulare. Ma quei messaggi li ho visti, esistono. O siamo di fronte a una gigantesca messa in scena di Lotti, con tanto di truffa informatica – ma non vedo a che pro – oppure i due avevano davvero un rapporto molto stretto.

Altrimenti nè il primo avrebbe scritto, tantomeno il secondo avrebbe risposto dandosi reciprocamente del tu”. Per Palamara il tutto è peraltro assolutamente normale: ”…con Napolitano, da presidente dell’Anm, avevo continue interlocuzioni dirette e indirette attraverso i suoi consiglieri, anche sulle nomine piu’ importanti. Quindi quando Lotti mi dice che parla con il presidente lo trovo normale”, conclude l’ex leader divenuto la bestia nera dei magistrati italiani.

Con una postilla: ”Non dimentichiamoci come nasce Mattarella presidente… Fu indicato personalmente da Matteo Renzi, di cui Lotti era piu’ di un braccio destro, era il consigliere piu’ ascoltato.. Ci sta che tra i due, Mattarella e Lotti, negli anni sia nato un rapporto di amicizia. Non dimentichiamo che, per tenere duro su Mattarella, Renzi ruppe il patto del Nazareno con Silvio Berlusconi. Insomma penso che tra i due un po’ di gratitudine ci stia”.

da Affari Italiani