Il mito di Giosuè: la purificazione etnica

Un pezzo profetico

Tratto dal libro:i miti fondatori della politica israeliana di Roger Garaudy

http://www.islam-radio.net/islam/italiano/revision/gar/Roger-Garaudy-Miti-fondatori.pdf

3. Il mito di Giosuè: la purificazione etnica

“Da Lachis Giosuè con tutto Israele passò a Eglon, vi si accamparono e l’assaltarono. Nello stesso giorno, la presero, la fecero passare a fil di
spada, votando allo sterminio ogni essere vivente, come avevano fatto a Lachis. Quindi Giosuè e tutti i suoi marciarono da Eglon contro Ebron”.

Libro di Giosuè, X, 34-36

La lettura integralista del sionismo politico

Il 9 aprile 1948 Menahem Begin, con le sue truppe dell’Irgun, massacra i 254 abitanti del villaggio di Deir Yassin, uomini, donne e bambini.

Non studieremo il passaggio dalla fossilizzazione del mito alla storia e le pretese di questo bricolage volto a giustificare una politica, che in un
solo caso particolare: quello della strumentalizzazione dei racconti biblici, perché essi continuano a svolgere un ruolo determinante nel
divenire dell’Occidente, mascherando le sue imprese più sanguinarie, dalla persecuzione degli ebrei ad opera dei romani prima e dei cristiani poi, fino
alle crociate, dalle inquisizioni alle Sante alleanze, dalle dominazioni coloniali compiute dal “popolo eletto” fino alle estorsioni dello Stato di
Israele, non solo grazie alla politica espansionista in Medio Oriente, ma anche attraverso le pressioni delle sue lobbies, tra le quali la più
potente, negli Stati Uniti, svolge un ruolo di primo piano nella politica americana di dominazione mondiale e di aggressione militare.

Questo è il motivo della nostra scelta: lo sfruttamento di un passato mitico che orienta l’avvenire verso quello che potrebbe essere un suicidio
planetario.

* * *

La Bibbia contiene, al di là del racconto dei massacri ordinati da un “Dio degli eserciti”, il grande profetismo di Amos, di Ezechiele, di Isaia e di Giobbe, fino all’annuncio di una nuova alleanza, fatto da Daniele. Questa “nuova alleanza” (Nuovo Testamento) segnerà al tempo stesso la più grande svolta nella storia degli uomini e degli dei, con l’avvento di Cristo,attraverso il quale, come dicono i Padri della chiesa d’Oriente, Dio si è fatto uomo affinché l’uomo possa diventare Dio. Poi, con San Paolo, si torna alla concezione tradizionale di un Dio sovrano e onnipotente, dirigente
dall’esterno e dall’alto la vita degli uomini e delle comunità, non più attraverso la “legge” ebraica, ma attraverso la “grazia” cristiana che avrebbe la stessa caratteristica deresponsabilizzante nei confronti dell’uomo… “È per sua grazia infatti che voi siete stati salvati mediante la fede; ora, tutto questo non viene da voi, ma è un dono di Dio” (Efesini,II, 8).
Non tratteremo della Bibbia in generale, ma solo di quella parte a cui pretendono di ispirarsi, oggi, il regime teocratico israeliano e il movimento sionista: la Torah (che i cristiani chiamano Pentateuco, vale a dire i cinque libri iniziali: la Genesi, l’Esodo, il Levitico i Numeri e il Deuteronomio) e i suoi annessi definiti “storici”, cioè i libri di Giosuè,dei Giudici, dei Re e di Samuele.

Della Torah ebraica non fa parte la critica profetica che ricorda costantemente come l’alleanza di Dio con gli uomini sia condizionale e universale, legata all’osservanza della legge divina e rivolta a tutti i popoli e a tutti gli uomini.

* * *

La Torah (il Pentateuco) e i libri “storici” (come da più di un secolo gli esegeti hanno dimostrato) sono una raccolta scritta di tradizioni orali di cronisti del IX secolo e degli scribi di Salomone, che avevano come preoccupazione primaria quella di legittimare (amplificandole) le conquiste di Davide e del suo impero (del quale non esiste, d’altronde, alcuna possibilità di verifica storica, né attraverso tracce archeologiche, né per mezzo di documenti che non siano i racconti biblici; il primo fatto confermato dalla storia riguarda Salomone di cui si sono trovate tracce negli archivi assiri). A parte ciò non esiste alcuna fonte al di fuori dei racconti della Bibbia per controllarne la storicità.
Per esempio i resti archeologici di Ur, in Iraq, non ci danno nessuna informazione su Abramo, più di quanto gli scavi delle rovine di Troia ce ne diano su Ettore o Priamo.
Il libro dei Numeri ci racconta le prodezze dei “figli di Israele” che,avendo vinto i madianiti, “come il signore aveva ordinato a Mosè, uccisero tutti gli uomini”, “fecero prigioniere le donne”, “incendiarono tutte le città”. Allorché tornarono da Mosè, egli si adirò. “Come disse loro avete lasciato in vita tutte le donne…! Ebbene, ora andate e uccidete tutti i ragazzi e tutte le donne che hanno conosciuto un uomo nell’abbraccio
coniugale! Ma le vergini conservatele per voi” (14-18).

Il successore di Mosè, Giosuè, al momento della conquista di Canaan,continuò in modo sistematico questa politica di purificazione etnica ordinata dal Dio degli eserciti.

“Anche Makkeda, in quello stesso giorno fu conquistata da Giosuè che la fece passare a fil di spada, votando allo sterminio il re e gli abitanti senza risparmiarvi persona. Trattò il re di Makkeda come aveva fatto col re di Gerico. Giosuè con tutto Israele da Makkeda andò poi, contro Lebna e l’assediò. Il signore diede in mano a Israele anche questa città col suo re ed essa fu passata a fil di spada con tutti gli abitanti senza che ne venisse risparmiato neppure uno. Fece al re di Lebna ciò che aveva fatto al re di Gerico. Poi Giosuè con tutto Israele passò da Lebna a Lachis, vi pose l’assedio e le dette l’assalto. Il Signore consegnò pure Lachis in potere di Israele, che la poté occupare il secondo giorno e passò a fil di spada tutti gli abitanti come aveva fatto con Lebna. In quel tempo Oram, re di Gazer, stava salendo a Lachis per venirle in aiuto, ma Giosuè lo sbaragliò con tutto il suo popolo, senza lasciarne scampare neppure uno. Da Lachis Giosuè con tutto Israele passò a Eglon, vi si accamparono e l’assaltarono. Nello stesso giorno la presero, la fecero passare a fil di spada votando allo sterminio ogni essere vivente, come avevano fatto a Lachis. Quindi Giosuè e tutti i suoi marciarono da Eglon a Ebron”.

Fonte: Libro di Giosuè, X, 28-36

E la litania continua elencando gli “stermini sacri” perpetrati in Cisgiordania.
Di fronte a questi racconti dobbiamo porci due questioni fonda-mentali:

  1. quella della loro verità storica
  2. quella delle conseguenze di un doppione dell’esaltazione di una politica di sterminio.

La verità storica degli “stermini sacri”

Qui ci scontriamo con l’archeologia. Le ricerche sembrano aver dimostrato che gli israeliti arrivati alla fine del XIII secolo a.C. non avrebbero potuto conquistare Gerico, perché Gerico allora era disabitata. La città del Bronzo medio fu distrutta verso il 1550 e fu abbandonata. Nel XIV secolo essa fu ripopolata, anche se scarsamente: si sono ritrovate delle terrecotte di quell’epoca anche in alcune tombe del Bronzo medio e, in una casa, si è rinvenuta una piccola brocca della metà del XIV secolo. Niente poteva essere attribuito al XIII secolo. Non ci sono tracce di fortificazioni del Bronzo recente. La conclusione, secondo K.M. Kenyon, è che è impossibile far coincidere la distruzione di Gerico con l’entrata degli israeliti alla fine del XIII secolo a.C.

Fonti: Cfr. K.M. Kenyon, Digging up Jericho, Londra, 1957, pp. 256-265;
Jericho, in Archaeology and Old Testament Study,
a cura di D.Winton, Oxford, 1967, spec. pp. 272-274;
H.J. Franken, Tell-es Sultan and Old Testament Jericho,
“Old Testament Study”, n. 14, 1965, pp. 189-200;
M. Weippert, Die Landnahme der israelitischen Stamme, pp. 54-55

Lo stesso accade per quanto riguarda la presa di Ai:

“Di tutti i racconti della conquista questa è la narrazione più dettagliata: non comporta alcun elemento miracoloso e sembra essere la più verosimile.
Sfortunatamente è smentita dall’archeologia. Il luogo è stato scavato da due spedizioni differenti; i risultati concordano: Et-El era nel periodo del Bronzo antico una grande città di cui ignoriamo il nome, distrutta nel corso del Bronzo antico III, verso il 2400 a.C. Restò deserta fino a circa il 1200, quando un piccolo villaggio privo di fortificazioni si installò in una parte delle rovine. Esso non durò che fino all’inizio del X secolo, al più tardi. Dopo di che il luogo fu definitivamente abbandonato. Al momento dell’arrivo degli israeliti, non vi era più la città di Ai, né il suo re, ma solo delle rovine vecchie di 1200 anni”.

Fonte: Padre de Vaux (OP), Histoire ancienne d’Israël, cit., I, p. 565. Cfr.anche, per il 1933-35, a cura di J. Marquet-Krause, Le fouilles de Ay
(Et-Tell), Parigi 1949; dopo il 1964: J.A. Callaway, “Basor”, n. 178, aprile 1965, pp. 13-40; “Revue Biblique”, n. 72, 1965, pp. 409-415; K. Schoonover,
“RB”, n. 75, 1968, pp. 243-247; “RB”, n. 76, 1969, pp. 423-426; J.A. Callaway, “Basor”, n. 196, dicembre 1969, pp. 2-16

Le conseguenze della riproposizione di una politica di sterminio

Perché, quindi, un ebreo devoto e integralista, (vale a dire che si attiene alla interpretazione letterale della Bibbia) non dovrebbe seguire l’esempio di personaggi prestigiosi come Mosè o Giosuè?
Non è detto nei Numeri (XXI, 3) al momento della conquista della Palestina:”Il Signore esaudì la voce d’Israele e gli diede nelle mani i cananei, che Israele distrusse completamente insieme alle loro città”?

Non è detto poi a proposito degli amorrei e del loro re: “E percossero lui,i suoi figli e tutto il suo popolo, al punto che non rimase nessuno in vita,e ne conquistarono il paese” (Numeri, XXI, 35)?

Il Deuteronomio, esigendo non solo il furto della terra e l’espulsione degli autoctoni, ma il massacro, ripete: “Quando il Signore, Iddio tuo, t’avrà introdotto nel paese… e numerosi popoli cadranno davanti a te, tu li voterai all’anatema” (Deut., VII, 1-2) “e tu li sopprimerai” (Deut., VII,24).
Da Sharon al rabbino Meir Kahane, si prefigura il modo con cui i sionisti si comportano riguardo ai palestinesi.
Il metodo di Giosuè non è lo stesso usato da Menahem Begin, quando, il 9 aprile 1948, fece massacrare dalle sue truppe dell’Irgun i 254 abitanti del villaggio di Deir Yassin, uomini, donne e bambini, per mettere in fuga col terrore gli arabi disarmati?

Fonte: Menahem Begin, La révolte: Histoire de l’Irgoun, Parigi, Albatros,
1978, p. 200

Egli chiamò gli ebrei “non solo a respingere gli arabi ma a impossessarsi di tutta la Palestina”. Il metodo di Giosuè non è lo stesso che perpetrava Moshe Dayan: “Se si possiede la Bibbia, e se ci si considera come il popolo della Bibbia, bisogna possedere anche le terre bibliche”?

Fonte: “Jerusalem Post”, 10 agosto 1977

Il sistema di Giosuè non è quello sostenuto da Joram Ben Porath nel giornale israeliano “Yediot Aharonoth”, il 14 luglio 1972: “Non c’è sionismo, né colonizzazione dello Stato ebraico, senza l’eliminazione degli arabi e l’esproprio delle loro terre”?
I termini di questo esproprio di terre furono fissati da Rabin quando era generale in capo nei territori occupati: rompere le braccia ai lanciatori di pietre dell’Intifada.
Quale fu la reazione delle scuole talmudiche israeliane? Spingere al potere uno dei diretti responsabili di Sabra e Chatila: il generale Rafael Eytan
fautore del “rafforzamento delle colonie ebraiche esistenti”.
L’interpretazione letterale conduce agli stessi massacri attuati da Giosuè.

Animato dalle stesse certezze il dottor Baruch Goldstein, colono di origine americana, fa più di cinquanta vittime a Kiryat Arba (Cis-giordania),
mitragliando dei palestinesi in preghiera sulla tomba dei patriarchi. Membro di un gruppo integralista, fondato con il patrocinio di Ariel Sharon (sotto
protezione del quale furono compiuti gli eccidi di Sabra e Chatila, e che fu ricompensato per il suo crimine con una promozione: ministro dell’alloggiamento, incaricato dello sviluppo delle “colonie” nei territori occupati), Baruch Goldstein è attualmente oggetto di un vero e proprio culto da parte degli integralisti che baciano la sua tomba e vi depositano fiori, perché egli è stato rigo-rosamente fedele alla tradizione di Giosuè, che sterminò tutti i popoli di Canaan per impossessarsi delle loro terre.

* * *

Questa “purificazione etnica” divenuta sistematica nello Stato israeliano di oggi, deriva dal principio della purezza razziale, che impedisce al sangue ebreo di mischiarsi col “sangue impuro” di tutti gli altri.

Nelle linee di condotta che seguono l’ordine di Dio di sterminare le popolazioni che consegna a Mosè, il Signore stabilisce che il suo popolo non deve sposare le figlie di quelle genti (Esodo, XXXIV, 16).
Nel Deuteronomio si legge che il popolo “eletto” (Deut., VII, 6) non deve mischiarsi agli altri: “Tu non darai tua figlia al loro figlio e tu non prenderai la loro figlia per tuo figlio” (Deut., VII, 3).

L’apartheid è il solo modo di impedire la contaminazione della razza scelta da Dio e della fede che la lega a lui. La separazione dall’altro è rimasta una legge: nel suo libro Le Talmud (Parigi, Payot, 1986, p. 104) il rabbino Cohen scrive: “gli abitanti del
mondo si possono dividere tra Israele e le altre nazioni prese in blocco.
Quello di Israele è il popolo eletto: dogma capitale”.

Al ritorno dall’esilio Esdra e Nehemia vegliano sul ripristino di questo apartheid: Esdra piange perché “la razza santa (sic) si è mescolata con gli altri popoli del paese” (Esdra, IX, 2). Pinhas impala una coppia mista…
Esdra ordina la selezione razziale e l’espulsione: “Tutti coloro che hanno preso delle donne straniere scaccino donne e bambini” (Esdra, X, 44).Nehemia dice degli ebrei: “io li purificherò di tutti gli elementi stranieri” (Nehemia, XIII, 30). Questa mixofobia e questo rifiuto dell’altro vanno al di là della dimensione razziale. Se si rifiuta il sangue
dell’altro, impedendo i matrimoni misti, si rifiutano anche la sua religione, la sua cultura e il suo modo di essere.
Così Jahvè colpisce coloro che ignorano la sua verità, di certo la sola esistente: Sofonio lotta contro l’abbigliamento straniero, Nehemia contro le lingue straniere: “Ho visto degli uomini che avevano sposato delle donne filistee di Azoto, ammonite e moabite. Metà dei loro figli parlavano la lingua azotese, o di questo o di quel popolo e non sapevano più parlare l’ebraico. Io li rimproverai li maledissi, ne sottoposi alcuni a battiture,radendo loro anche i capelli” (Nehemia, XIII, 23-25).
I colpevoli sono tutti duramente giudicati. Rebecca, moglie d’Isacco e madre
di Giacobbe, afferma: “Mi è venuta a noia la vita a causa delle tue donne etee. Se Giacobbe prende in moglie una donna etea, come son quelle di questo paese che mi giova la vita?” (Gn., XXVII, 46). I genitori di Sansone,esasperati per il suo matrimonio con una filistea, gli risposero: “Non c’è forse una donna fra le fanciulle dei tuoi connazionali e fra tutto il popolo perché tu vada a prendere moglie tra i filistei incirconcisi?” (Giudici,XIV, 3).
L’ interpretazione letterale conduce agli stessi massacri di Giosuè.

“I coloni puritani d’America, nella loro caccia agli indiani per impadronirsi delle loro terre, invocavano Giosuè e “gli stermini sacri”degli amaleciti e dei filistei”.

Fonte: Thomas Nelson, The puritans of Massachusetts, “Judaism”, n. 2, 1967

Haim Cohen, che fu giudice della Corte suprema d’Israele, constata: “l’amara ironia della sorte ha voluto che le stesse tesi biologiche e razziste divulgate dai nazisti e che hanno ispirato le infamanti leggi di Norimberga,servano di base alla definizione dell’ebraicità in seno allo Stato d’Israele” (vedere Joseph Badi, Fundamental Laws of the State of Israel, New York, 1960 p. 156).

In effetti al processo dei criminali di guerra a Norimberga, nel corso dell’interrogatorio al “teorico” della razza, Julius Streicher, la questione viene sollevata:

“Nel 1935 al Congresso del Partito di Norimberga sono state promulgate le “leggi razziali”. Al momento della preparazione di questo progetto di legge, siete stato interpellato e avete partecipato in qualche modo all’elaborazione di queste leggi?”.

L’accusato Streicher risponde: “Sì io credo di avervi partecipato nel senso che da anni scrivevo che bisognava impedire in futuro ogni contaminazione del sangue tedesco con il sangue ebraico. Ho scritto degli articoli su questo argomento e ho sempre ripetuto che avremmo dovuto prendere a modello la razza ebraica o il popolo ebraico. Nei miei articoli ho sempre sostenuto che gli ebrei dovevano essere considerati come un modello per le altre razze, perché essi obbediscono a una legge razziale, la legge di Mosè, che dice: “Se andate in un paese straniero, non dovete prendere una donna
straniera”; ciò, signori, è d’importanza fondamentale per giudicare le leggi di Norimberga. Sono queste leggi ebraiche che sono state prese a modello.Quando, secoli più tardi il legislatore ebreo, Esdra constatò che,nonostante ciò, molti ebrei avevano sposato delle donne non ebree, quelle unioni furono spezzate. Questa fu l’origine dell’ebraismo che, grazie alle sue leggi razziali, è sopravvissuto nei secoli, mentre tutte le altre razze e tutte le altre civiltà sono state annientate”.

Fonte: Tribunale Militare Internazionale di Norimberga,
14 novembre 1945 – 1 o ottobre 1946: dibattito del 26 aprile 1946,
Trial of the Major War Criminals, Washington, 1946-1949, XII, doc. 321

In effetti è così che i giuristi consiglieri del ministro degli interni
nazista avevano elaborato le “Leggi di Norimberga, sul diritto della
popolazione del Reich e la protezione del sangue e dell’onore tedeschi”.

Questo è il commento dei consiglieri che si trova nella raccolta intitolata
Le leggi di Norimberga:

“Secondo la volontà del Führer le leggi di Norimberga non comprendono misure volte specificamente ad accentuare l’odio razziale e a perpetuarlo. Al contrario, esse significano l’inizio di una tregua nelle relazioni tra il popolo ebraico e quello tedesco.

“Se gli ebrei avessero già il loro Stato, nel quale potersi sentire a casa loro, la questione potrebbe considerarsi risolta, tanto per gli ebrei quanto per i tedeschi: è per questa ragione che i sionisti, i più convinti, non hanno sollevato la minima opposizione contro lo spirito delle leggi di Norimberga”.

Questo razzismo, modello per tutti gli altri razzismi, è un’ideologia di dominazione di popoli diversi.

Tra la Shoha cananea e la mixofobia si inserisce oggi, l’ideologia del “trasferimento” di popolazioni come sostiene il 77% dei rabbini della Giudea-Samaria. Che questa dottrina dell’esclusione-sterminio abbia dei fondamenti in parte religiosi (è Dio che lo impone), non riabilita affatto l’ebraismo dal rifiuto dell’altro. Dio, nel Levitico, ordina agli ebrei di non praticare la combinazione delle “specie” (Lev., XIX, 19) e ordina loro
di distinguere il “puro” dall'”impuro” (Lev., XX, 25), come egli stesso ha
fatto la distinzione tra Israele e gli altri popoli (Lev., XX, 24), per realizzare una discriminazione razziale (“stabilirò una differenza tra il mio popolo e il tuo popolo”, Esodo,VIII, 19).
Così, nel 1993, il gran rabbino Sitruk poté dire, senza rischio di essere richiamato all’ordine da una qualsiasi istanza: “Io vorrei che i giovani ebrei sposassero soltanto delle ragazze ebree”.
Questa fobia arriva al suo culmine quando si tratta di Israele. Così Israele, “che sarà santo” (Lev., XX, 26), non deve contaminarsi a contatto con le altre nazioni che disgustano Dio (Lev., XX, 23). Il divieto è ripetuto più volte.

“Tu non ti unirai in matrimonio con quelle (delle nazioni cananee); tu non darai tua figlia al loro figlio, tu non prenderai la loro figlia per tuo figlio […]” (Deut., VII, 3-4). “Se vorrete allontanarvi da Lui, per aderire alle poche genti che ancora restano intorno a voi, contrarre con loro matrimoni e frammischiarvi insieme, sappiate fin d’ora che il Signore, vostro Dio, non continuerà più a scacciare quelle genti dinanzi a voi: esse
diventeranno per voi un laccio, un inciampo, un pungolo ai vostri fianchi;diverranno spine ai vostri occhi, finché voi non sarete tutti sterminati da questa ottima terra che il Signore, Dio vostro vi ha dato” (Giosuè, XXIII,12-13).

Il 10 novembre 1975 l’ONU, in seduta plenaria, ha stabilito che il sionismo è una forma di razzismo e di discriminazione razziale.

Dopo lo smembramento dell’URSS, gli Stati Uniti hanno fatto man bassa sull’ONU e, attraverso vari atti di banditismo internazionale, hanno
ottenuto, il 16 dicembre 1991, l’abrogazione della giusta risoluzione del 1975, lavando, ancora una volta, il sangue che ricopre Israele e i suoi
dirigenti. Ora, nei fatti, niente è cambiato dal 1975, o meglio: la repressione, il genocidio lento del popolo palestinese e la colonizzazione si sono ampliati in una misura senza precedenti.