EL PAPA STA PER VIETARE IL “VETUS ORDO”. SUBDOLAMENTE.

ECCLESIA DEI: PRONTO IL MOTU PROPRIO. DIVENTA UN UFFICIO ALLA “FEDE”.

Il Motu Proprio che dispone la fine di Ecclesia Dei come Commissione indipendente, e la sua integrazione come Ufficio nella Congregazione per la Dottrina della Fede è pronto, firmato dal Pontefice, e avrebbe dovuto essere pubblicato giovedì scorso. Ignoriamo i motivi per cui il documento non è ancora stata pubblicato.

È un testo di stile giuridico, piuttosto breve, in cui si dice che dal momento che l’emergenza pastorale legata alla celebrazione del Vetus Ordo, e che ha portato trenta anni fa alla creazione della Commissione Ecclesia Dei è venuta a cessare, e di conseguenza anche la Commissione nella sua forma attuale non ha più ragione di esistere.

Ricordiamo che il Motu Proprio di Giovanni Paolo II, del 2 luglio 1988, nacque in reazione alla consacrazione di quattro vescovi da parte di mons. Marcel Lefebvre. Alcuni suoi poteri e funzioni sono stati modificati da Benedetto XVI nel 2009. Il documento di Giovanni Paolo II dava alla Commissione la facoltà di “concedere a chiunque ne faccia domanda l’uso del Messale romano secondo l’edizione tipica in vigore nel 1962, e ciò secondo le norme già proposte dalla commissione cardinalizia “istituita a tale scopo” nel dicembre del 1986  dopo aver informato il vescovo diocesano”.

La Commissione era il punto di arrivo di quanti si appellavano ad essa per ottenere la revisione dei dinieghi opposti dai vescovi alla celebrazione della Messa secondo il Vetus Ordo.

Inoltre, a seguito del motu proprio Summorum Pontificum di papa Benedetto XVI (2007), la commissione vigila sull’applicazione del Motu Proprio, studia i possibili aggiornamenti di cui testi liturgici del 1962 venissero ad avere bisogno: per esempio la presenza di nuovi santi nel calendario. Inoltre la Commissione era  l’ultima istanza per i fedeli che chiedessero la  celebrazione della messa secondo la forma straordinaria,  e non avessero una risposta positiva né dal proprio parroco né dal proprio vescovo.

Bisogna ora vedere quanti, e quali di questi poteri possano continuare ad essere svolti da quello che sarà il nuovo “Ufficio” Ecclesia Dei all’interno della Congregazione per la Dottrina della Fede; e il cui referente ultimo, evidentemente, non sarà più il segretario responsabile, come in precedenza, ma il prefetto a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede.

E desta qualche dubbio più che legittimo l’affermazione iniziale, secondo cui l’emergenza pastorale sarebbe terminata. Nel momento in cui durante l’Assemblea della Conferenza Episcopale Italiana si levano voci di presuli e di specialisti a negare validità giuridica al Motu Proprio “Summorum Pontificum” di Benedetto XVI, e nel momento in cui ci sono vescovi che ostacolano direttamente o in maniera subdola la celebrazione della messa secondo il Vetus Ordo, dire che non esiste un’emergenza pastorale appare forse un po’ azzardato.

ECCLESIA DEI” LIQUIDATA? VOCI CREDIBILI. SPERIAMO DI NO.

di Marco Tosatti

 Il blog messainlatinosostiene che è imminente lo scioglimento della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, che nel giro di qualche settimana, o al massimo un paio di mesi, dovrebbe scomparire e confluire – perdendo la sua identità specifica, e tutte le sue caratteristiche, nella Congregazione per la Dottrina della Fede. Ne faceva già parte; ma con una sua autonomia, e  con compiti ben definiti, che coprivano non solo l’onere dei contatti con la Fraternità Sacerdotale San Pio X, cioè i lefebvriani, ma anche quello di tutela del mondo – sempre più ampio, a dispetto della Cei e dei vescovi ideologizzati liturgicamente, e – diciamocelo –  tutt’altro che aperti, dialoganti, misericordiosi, ecc. ecc..

Un rapido controllo ci ha dato conferme dell’autenticità del pericolo, anche se ci mancano dettagli su chi sia l’ideatore di questa operazione, che difficilmente anche i turiferari più scalmanati e voltagabbana (sì, pensiamo proprio a quello a cui pensate voi) potrebbero far passare come un ulteriore segno di evidente continuità con il Pontificato di Benedetto XVI, e magari anche con quello di Giovanni Paolo II. Vi consigliamo di leggere su messainlatino in dettaglio quelle che sono le competenze di Ecclesia Dei, e il corpus di regole che ne accompagna l’attività.

Riportiamo qui l’incipit dell’articolo di messainlatino:

Purtroppo ci dicono fonti attendibili, da più parti e da diversi giorni, che il Papa abbia deciso lo scioglimento della Pontificia Commissione Ecclesia Dei che, in tempi brevissimi – sembra all’inizio del nuovo anno o nel mese di gennaio -, confluirebbe indistintamente nella Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), di cui faceva già parte, ma con identità e funzioni proprie. 

Funzioni che, con il Summorum Pontificum e l’Universae Ecclesiae  sono state considerevolmente ampliate rispetto alle competenze originarie, sostanzialmente limitate al rientro dei sacerdoti legati alla Tradizione e collegati in qualche modo alla FSSPX (vedere infra).

Soprattutto bisogna sottolineare che l’arricchimento dei compiti dell’Ecclesia Dei ha reso evidente il superamento del  regime “indultista” e la piena liberalizzazione della liturgia tradizionale, cosa che costituisce la grande novità del MP e che rischia di venire oggi minacciata. Non sarà per caso  che si voglia assecondare/attuare in maniera subdola / indiretta  quanto auspicato in CEI riguardo la fine della Messa Tridentina? 

Non riusciamo a nascondere la nostra gravissima preoccupazione di vedere distrutto il tanto bene fatto in questi anni, e, sperando che la notizia non sia confermata, dobbiamo porci alcune domande:

si tratterà di un mero riordino amministrativo/organizzativo all’interno della Congregazione per la Dottrina della Fede, o l’intervento sarà esteso anche al Motu Proprio Summorum Pontificum e all’Universae Ecclesiae, che prevedono esplicitamente l’esistenza della Commissione e le assegnano compiti specifici?

A chi si rivolgeranno, in futuro, i gruppi stabili per ottenere la tutela accordata loro dal Motu Proprio e dall’Istruzione Applicativa? 

A chi si ricorrerà se i Vescovi non daranno corretta applicazione al Motu Proprio?

I fedeli e i sacerdoti a chi rivolgeranno i dubia in materia liturgica relativi al rito antico?

Da chi dipenderanno gli Istituti che finora erano chiamati, appunto, “Ecclesia Dei”?

L’organico della Commissione che fine farà? 

Mons. Guido Pozzo (67 anni oggi, auguri Eccellenza!) che nuova funzione avrà? Ma ce l’avrà o finirà come il card. Muller?

Chi terrà i rapporti con la FSSPX?

Chi avrà la cura delle centinaia di vocazioni sacerdotali e religiose, dei molti conventi e monasteri in essere e in via di costituzione, dei nuovi gruppi religiosi, delle centinaia di migliaia di fedeli e, in generale – in mezzo allo sfascio vocazionale, di offerte e di frequenze alle Messe – del fiorire di nuove vocazioni cattoliche?

Possiamo farci portavoce di una supplica di riflessione o di ripensamento? Il mondo della Tradizione può farsi portavoce di questa richiesta?

Concludendo: con tutti i problemi della Chiesa oggi (evitiamo di sparare sulle Croce Rossa in materia di pederastia, ruberie, fornicazione con uomini e donne,  etc.), era proprio necessario? CERTAMENTE NO!”.

Che il Pontefice regnante, e buona parte del suo gruppo di potere (in particolare il prefetto della Congregazione per il Clero, il card. Stella, uno dei numerosi Beria vaticani) ami come il fumo negli occhi tutto ciò che ricorda la tradizione, non è un mistero. Ma che abbiano deciso di spingere i cattolici a riempire le chiese della FSSPX, uccidendo la liturgia Vetus Ordo ci sembra veramente surreale. Un Pontefice cripto-lefebvriano? Ma dai!