Due noticine sul funerale

Benedetto XVI, 16 luglio 2017:

“Facendo sì che la comunione si riceva in ginocchio e la si amministri in bocca, ho voluto dare un segno di profondo rispetto e mettere un punto esclamativo circa la Presenza reale… Deve essere chiaro questo: È qualcosa di particolare! Qui c’è Lui, è di fronte a Lui che cadiamo in ginocchio”.

Ebbene, nell’omelia del Giovedì Santo Benedetto XVI è andato alla radice del mettersi in ginocchio, che lungi dall’essere una devozione spuria, è un gesto caratterizzante la preghiera di Gesù e della Chiesa nascente.

“… Dobbiamo rivolgere la nostra attenzione su ciò che gli evangelisti ci riferiscono riguardo all’atteggiamento di Gesù durante la sua preghiera. Matteo e Marco ci dicono che egli ‘cadde faccia a terra’ (Mt 26, 39; cfr. Mc 14, 35), assunse quindi l’atteggiamento di totale sottomissione, quale è stato conservato nella liturgia romana del Venerdì Santo. Luca, invece, ci dice che Gesù pregava in ginocchio. Negli Atti degli Apostoli, egli parla della preghiera in ginocchio da parte dei santi: Stefano durante la sua lapidazione, Pietro nel contesto della risurrezione di un morto, Paolo sulla via verso il martirio. Così Luca ha tracciato una piccola storia della preghiera in ginocchio nella Chiesa nascente. I cristiani, con il loro inginocchiarsi, entrano nella preghiera di Gesù sul Monte degli Ulivi. Nella minaccia da parte del potere del male, essi, in quanto inginocchiati, sono dritti di fronte al mondo, ma, in quanto figli, sono in ginocchio davanti al Padre. Davanti alla gloria di Dio, noi cristiani ci inginocchiamo e riconosciamo la sua divinità, ma esprimiamo in questo gesto anche la nostra fiducia che egli vinca”.

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Da “Isola di Patmos”

ALLE ESEQUIE FUNEBRI DI BENEDETTO XVI POTEVA MANCARE IL “PRETE IDEOLOGO” CHE NEGA LA COMUNIONE A UN FEDELE CHE SI INGINOCCHIA RESPINGENDOLO? 

In un mondo che si inginocchia dinanzi a tutti i peggiori idoli, non sia mai che qualcuno osi inginocchiarsi dinanzi al Santissimo Corpo di Cristo, perché è un autentico affronto.

No, il “prete ideologo” non può mancare mai, specie nelle occasioni più particolari e delicate. Cosa poteva esserci di meglio da fare che negare a un fedele la Santa Comunione per avere osato inginocchiarsi dinanzi alla Santissima Eucaristia? Il tutto al funerale di Benedetto XVI che durante i suoi pontificali amministrava all’altare della confessione la Santa Comunione all’inginocchiatoio porgendola alla bocca. Questo presbitero, oltre a non conoscere la differenza abissale che corre tra un “prete povero” e un “povero prete”, appartiene forse alla cordata di quelli che pensano «Il carnevale è finito»? Qualcuno voleva una «Chiesa povera» e siamo finiti alla povera Chiesa! Qualcuno si ricordi questa piazza gremita, perché forse sarà l’ultima.

Padre Simone Pifizzi:

HO PORTATO L’ISOLA DI PATMOS AI FUNERALI DI BENEDETTO XVI TRA NEBBIA E VECCHI RICORDI INDELEBILI

Non avrei mai immaginato che il pontificato di Benedetto XVI sarebbe stato liquidato con una Santa Messa esequiale della durata di un’ora e un’omelia di cinque minuti nel corso della quale non è stato detto niente. Cosa lamentata da molti preti presenti in piazza al termine della celebrazione. Ma d’altronde è oggi noto e risaputo: a noi preti chi ci ascolta?

Saltano gli altarini. Il funerale di Benedetto XVI rivela il non detto di questi anni