Cercano di incolpare il governo del femminicidio. Disperatamente.

Come le sinistre e i loro media hanno cercato di incolpare la Meloni del naufragio di Cutro. Tutta la canea mediatica e PD-Femminista contro il patriarcato a questo mira essendo il governo “fascista”, è patriarcale e quindi responsabile del clima che ha mosso la mano del femminicida.

In questa gigantesca arrampicata sugli specchi, uno stridore di troppo.

La Gruber è riuscita a dirlo esplicitamente: la Giorgia Meloni è “espressione della cultura patriarcale”, da cui nasce l’assassinio delle donne. Dando di sé la prova di essere una giornalista professionalmente cattiva, ossessionata e accecata dall’ideologia: qualunque giornalista non può ignorare che se c’è una famiglia di matriarche è quella in cui cresciuta Giorgia Meloni: che non vede suo padre (un pregiudicato) da quando aveva 11 anni, ripudiandolo anche esplicitamente (come ha ripudiato il Giambruno) ed è stata educata da mamma sola e nonna, come donna-donna che più non ce n’è; un profillo da femminista, altro che da soggetta al Patriarca.

Qui sotto, come il Messaggero dà la pestata di m. della più stupida giornalista tv mai apparsa:

Meloni contro Lilli Gruber: «Io patriarcale? Strumentalizzano le tragedie». E pubblica la foto della sua famiglia di donne con nonna, mamma e figlia

Giorgia Meloni con la madre Anna Paratore, la figlia Ginevra e la nonna Maria

Posto qui a completamento e illustrazione l’articolo sul tema di Cesare Sacchetti, che solleva ben più inquietanti dubbi sulla vicenda – e la sua sistematica strumentalizzazione..

“La vicenda di Giulia Cecchettin va analizzata su due piani. Il primo è quello del venefico mondo femminista che vuole distruggere la società cristiana. Il secondo è quello che va ad analizzare i punti oscuri di questa vicenda. Il caso Cecchettin appare essere un deliberato e maldestro assalto finale della lobby liberal-progressista contro l’Italia.

https://www.lacrunadellago.net/i-punti-oscuri-dellomicidio-cecchettin-e-perche-il-femminismo-vuole-distruggere-la-cristianita/

I punti oscuri dell’omicidio Cecchettin e perché il femminismo vuole distruggere la cristianità

La storia della falsa lega sovranista e della psy-op di Draghi “sovranista”

Nov 20, 2023 di Cesare Sacchetti

I media hanno allestito una vera e propria saga al riguardo e la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava la si era avuta già la scorsa settimana.

Stiamo parlando del caso che ha portato alla morte di Giulia Cecchettin sulla quale in questi giorni abbiamo visto mettersi in moto una massiccia macchina della propaganda mediatica che sembrava pronta da un momento all’altro a veicolare il suo distorto messaggio.

Il messaggio è sempre lo stesso. Gli omicidi di donne avvengono in quanto le donne sono donne e dietro di essi ci sarebbe dunque l’infimo patriarcato nemico della rivoluzione liberal-progressista del 68.

Noi avevamo nei giorni scorsi provato a citare le statistiche per mettere in evidenza una semplice verità.

Le statistiche ufficiali del tasso di omicidi per donna ogni 100mila donne

I numeri, seppur freddi e crudi, sono abbastanza chiari e ci dicono che non è mai esistita nessuna emergenza reale per quello che riguarda gli omicidi delle donne.

Utilizziamo non a caso la parola omicidi perché nella lingua italiana, e non in quella attuale contaminata dal pensiero liberal-progressista, questa parola identifica sia gli omicidi degli uomini che quelli delle donne.

E i numeri raccontano una storia molto chiara. Negli ultimi 10 anni su ogni 100mila donne solamente 0,5 sono state uccise.

Se poi scomponiamo il numero assoluto di omicidi di uomini e di donne, vediamo che le donne vengono uccise di meno dagli uomini quando queste rappresentano il 39% degli omicidi complessivi.

I moventi poi spesso non hanno nulla a che vedere con quelli che la macchina di disinformazione mediatica vuole far credere.

Le donne non vengono uccise in quanto donne. Esattamente come gli uomini i moventi sono pressoché identici quali futili motivi, liti, rancori personali e a volte poi ci sono casi di persone uccise per le quali non è stato possibile risalire ad un movente.

Non c’è dunque un mondo patriarcale che agisce scientemente per “opprimere” le donne come vuole farci credere il mondo liberal-progressista.

C’è una rappresentazione falsa di un fenomeno che nelle statistiche non trova riscontro. C’è il tentativo deliberato di demonizzare la figura maschile che va considerata come “colpevole” di tutte le disgrazie che capitano alle donne anche quando queste rifiutano la narrazione femminista.

Narrazione che poi ovviamente sorvola su tutti gli omicidi di donne commessi da immigrati e non sono affatto pochi.

Qualche tempo fa venne fatta una statistica che scomponeva gli omicidi e risultava chiaro che gli stranieri hanno una tendenza maggiore a commettere questo reato e altri di più degli italiani.

Anche qui i numeri si premurano di smentire la narrazione del migrante “innocente” venuto in Italia in cerca di fortuna, quando spesso purtroppo si tratta di avanzi di galera dei vari Paesi africani.

La storia è molto diversa. Le statistiche ci dicono che il 34% dei reati è commesso da stranieri e la loro tendenza a delinquere è molto più alta degli italiani considerati che essi sono il 10% circa della popolazione in Italia.

Questo vale anche per ciò che riguarda i crimini più odiosi per il mondo femminista, quali la violenza sessuale.

La violenza sulle donne non interessa però se a commetterla è uno straniero. Essa disturba la narrazione liberal-progressista che è interessata a rimuovere il patriarcato, l’uomo italiano nativo e invece vuole favorire il processo di sostituzione etnica di kalergiana memoria.

Alla base dell’inesistente fenomeno mediatico chiamato “femminicidio” c’è dunque la volontà di demolire ciò che rappresenta la cultura cattolica e ciò che rappresenta l’unico vero modello di famiglia esistente, quello naturale fondato sull’unione tra uomo e donna.

La società aperta di stampo sorosiano vuole demolire le istituzioni di un tempo e instillare nell’uomo italiano ed Occidentale una sorta di senso di colpa primigenio che lo porta ad odiare sé stesso solamente per non essere straniero e con la pelle scura.

È un processo di autorazzismo che vuole innescare a sua volta un processo di autodistruzione della nostra società, già sfigurata dal 68 e dalla sua rivoluzione che ha partorito il divorzio nel 1973 e l’aborto nel 1978, fino ad arrivare al suo completo annichilimento.

E’ una rivoluzione concepita a tavolino dai filosofi della scuola di Francoforte che possono considerarsi i padri ideologici del movimento del 68 e degli stravolgimenti che esso ha portato in Italia ed in Europa.

La secolarizzazione sotto la sua ipocrita maschera di neutralità verso ogni religione, quando in realtà essa è intrisa di odio verso il cristianesimo e di deferenza verso altri culti, soprattutto quello ebraico, mira proprio a questo fine ultimo.

La secolarizzazione vuole semplicemente rimuovere ogni traccia dei valori del mondo cristiano e greco-romano per sostituire ad entrambi una società liquida nella quale non c’è più alcuna traccia di religiosità e di identità etnica, poiché tutto deve fondersi nel famigerato melting pot fino a cancellare ciò che c’era alle origini.

Questo processo di ingegneria sociale finanziato da ONG sorosiane e dalle varie massonerie serve semplicemente a distruggere la cristianità che va sostituita in tale “visione” con il culto illuminista dei diritti umani che al di là della sua ipocrita apparenza laicista nasconde invece uno strettissimo legame con l’esoterismo e il luciferianesimo.

Quando Adam Weishaupt nelle sue lettere ai suoi compagni di setta degli Illuminati, fondati nel 1776, affermava di voler cancellare tutto ciò che la cristianità rappresentava, intendeva proprio ciò che vediamo adesso.

Questo disegno è molto più antico di quello che si crede come si può vedere. La guerra alla cristianità e alla tradizione affonda le sue radici nel secolo dei lumi quando filosofi illuministi quali Voltaire e Rousseau decisero che questa religione doveva essere sradicata dall’Europa e dedicarono la loro esistenza a tale scopo.

Questo è il pensiero che muove dunque la campagna dei cosiddetti “femminicidi” e questo è il pensiero che ha dichiarato guerra alla nostra esistenza e alla nostra identità, prima che questa fosse aggredita dalla secolarizzazione e dalla rivoluzione sessantottina.

I punti oscuri della vicenda di Giulia Cecchettin

Adesso è necessario però soffermarsi sulle dinamiche dell’omicidio di Giulia Cecchettin perché queste sono ancora lontane a nostro parere dall’essere chiarite del tutto.

La ricostruzione che stanno fornendo i media racconta che Giulia sarebbe stata uccisa lo scorso sabato 11 novembre dal suo ex compagno Filippo Turretta.

Sarebbe stato decisivo per accertare l’accaduto e la responsabilità di Turretta un video di una vicina fabbrica, nei pressi di Fossò, dove l’uomo avrebbe aggredito e ucciso la Cecchettin.

Non c’è traccia di questo video, almeno nei media. Al momento risultano esserci solo dei fotogrammi di pochissimi secondi nei quali non si vede praticamente nulla ed è difficile dire cosa stesse succedendo in quelle immagini.

Non comprendiamo poi perché non siano stati mostrati i fotogrammi successivi e le uniche immagini che stanno circolando sono quelle di ricostruzioni fatte da disegnatori grafici, come quella che ha proposto il Corriere.

Il video è semplicemente fondamentale perché esso avrebbe consentito poi agli inquirenti di risalire agli spostamenti del Turretta.

Un altro aspetto che necessita chiarimenti riguarda quello della zona dove sarebbe stato rinvenuto il corpo della Cecchettin, nei pressi della strada della Val Caltea.

Questa zona è alquanto vasta e viene da chiedersi come abbiano fatto le autorità a sapere dove guardare con attenzione tanto che persino in alcuni articoli dei media mainstream si afferma che in normali circostanze ci sarebbero voluti almeno sei mesi per scovare il corpo.

A salvare gli investigatori sarebbe stato, a quanto viene detto, un cane da fiuto chiamato Jageer che con il suo sviluppato olfatto sarebbe riuscito a ritrovare la povera Giulia in quella così vasta zona.

Qualcuno ha parlato di un ago rinvenuto in un pagliaio e appare difficile dargli torto.

A sollevare perplessità poi sono state anche le reazioni e i contesti, per così dire, dei famigliari di Elena.

La sorella, Elena, appare certamente il tipo più anomalo. Se si dà uno sguardo al suo profilo Instagram si vedrà che Elena Cecchettin condivideva sul suo profilo alcune foto dove ostentava una croce al contrario portata sul collo e un’altra dove invece aveva sulla fronte sempre il crocefisso capovolto.

Una delle foto condivise da Elena Cecchettin su Instagram il 5 gennaio scorso

Non è un segreto e certamente molti lettori già sapranno che la croce al contrario è tipica di alcuni ambienti satanisti che per farsi beffe e oltraggiare il sacrificio di Cristo sulla croce lo capovolgono.

Se si continuano a sfogliare le foto della ragazza si trovano poi altre immagini inquietanti come quelle di una motosega, teschi vari e una statua di Lucifero.

Difficile pensare dopo aver visto queste immagini che la ragazza non avesse qualche interesse per il mondo dell’occulto.

A colpire poi è stata anche la tempestività con la quale Elena si è subito precipitata a raccogliere l’attenzione dei media quando ha inviato una lettera al Corriere nella quale individuava il colpevole della morte della sorella nei “figli sani del patriarcato” per poi rincarare la dose su un programma Mediaset nel quale, indossando una felpa che mostrava il disegno di un pentacolo, ha ancora una volta indicato la società patriarcale come responsabile dell’omicidio di Giulia.

Alcuni hanno affermato che Elena Cecchettin stesse recitando una sorta di copione già scritto da altri e appare difficile dargli torto perché il linguaggio scelto sembra provenire direttamente da quegli ambienti femministi ai quali era, ad esempio, vicina Michela Murgia.

Questa sensazione si è rafforzata quando il padre di Elena, Gino Cecchettin fondatore della start up Next4, si è presentato davanti ai microfoni a sole 24 ore di distanza dalla morte della figlia senza mostrare apparentemente nessuna particolare costernazione.

Gino Cecchettin parlava della necessità di “andare avanti” e mentre pronunciava queste parole al suo fianco c’era Martina Semenzato, deputata e presidente della Commissione femminicidi.

Ovviamente non abbiamo visto tale personaggio parlare di alcuna particolare “emergenza” quando lo scorso agosto Iris Setti veniva uccisa da un immigrato.

I riflettori dei media erano spenti allora così come lo era l’attenzione della Semenzato che non risultava aver detto o fatto nulla per denunciare il barbaro omicidio della Setti.

La presenza di questa politica eletta tra le fila di Noi Moderati ha dato adito ancora a maggiori sospetti. La volontà di strumentalizzare l’intera vicenda è palese e la volontà della politica nelle mani della lobby progressista di voler utilizzare la morte di Giulia per raggiungere un altro fine è altrettanto manifesta.

Ci si sarebbe aspettati di vedere respinte tali strumentalizzazioni dai famigliari di Giulia, e invece li vediamo lì assieme alla Semenzato a dire alle donne di essere pronte a denunciare.

I punti oscuri, come si vede, non sono pochi e la sensazione che dietro ci sia una regia per creare una falsa emergenza fondata attorno al “femminicidio” è alquanto forte.

Sempre per restare nel tema di casi di cronaca nera non chiariti del tutto, ne ricordiamo un altro che accadde più o meno di questi tempi.

L’anno scorso andava infatti in scena un altro strano episodio che vedeva Claudio Campiti entrare in una riunione di condominio a Fidene, quartiere di Roma, e sparare su alcuni condomini.

Incredibilmente, tra di loro, risultava esserci una conoscente della Meloni e in una città come Roma si tratta certamente di una notevole coincidenza statistica.

Ad oggi, ancora non è chiaro come Campiti sia riuscito a procurarsi l’arma che a detta dei media sarebbe stata presa in un poligono di tiro a Roma, nonostante esistano delle misure di sicurezza precise per la custodia delle armi in simili strutture.

Sono episodi certamente strani, anomali e vediamo spesso che essi sono utilizzati dai media per provare a creare false emergenze o portate avanti determinate agende sempre più difficile da attuare.

In questo caso, appare chiaro il tentativo disperato di mettere in atto un ultimo assalto all’antica società cattolica tanto che qualcuno parla già scompostamente della necessità di far studiare sui banchi di scuola regole di comportamento ai giovani maschi, che non è difficile immaginare che saranno volte a demascolinizzarli, se possibile, ancora di più.

La nostra opinione di fronte a tutto questo rimane immutata. C’è un sistema politico che si agita e si dimena compulsivamente perché dopo il fallimento della farsa pandemica si è messo in moto un meccanismo che sta portando ad un progressivo crollo delle istituzioni liberali.

Per quanto tale sistema si agiti, c’è ben poco da fare per arrestare questo suo processo di crollo generale.

I lettori comunque siano preparati ad altri episodi di questo tipo. La bestia è sempre più vicina alla sua fine e si dimenerà fino all’ultimo istante.

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