Agamben: il coraggio di sognare gli Absburgo

I media servi si chinano ipocritamente dolenti sull’astensionismo dal voto degli italiani, badando bene a tacerne la causa evidente: le decisioni di governo sono tutte prese da enti esterni ed estranei e persino nemici: di entrare in guerra ce l’ha comandato Stoltenberg a nome di Biden, dove comprare petrolio gas e carbone lo ha deciso la Ursula con Washington, come spendere il denaro pubblico ce lo detta ogni giorno la BCE da Francoforte e tutto il resto lo decreta per noi la Commissione europea; è Zelenski a dirci cosa dobbiamo pensare di Putin, dando sulla voce a un nostro politico della maggioranza, con una ingerenza brutale e plateale che è vergogna per noi come opinione pubblica, è ben chiaro che votare è inutile.

Che questo servaggio a vincoli esterni ed estranei si autonomini “democrazia” , è un sarcasmo diabolico in più, volto a umiliarci come cittadini. Come scrive Agamben, siamo schiavi di una “Europa” ridotta a un fantasma, di fatto integralmente assoggetta a interessi militari di una potenza ed essa estranea. E dà la strada per restituire all’essere europei l’anima. Il suo discorso di sembra assolutamente inattuale, ma in realtà è futurista radicale; sarà invece il fondamento filosofico imprescindibile della rinascita politica e spirituale d’Europa.

Di Giorgio Agamben, quodlibet.it

Milosz ha osservato una volta che la condizione degli scrittori dell’«altra Europa» (così chiama la Mitteleuropa) era «appena immaginabile» per i cittadini degli stati dell’Europa occidentale. Parte di questa eterogeneità veniva dalla mancanza di stati nazionali e dalla presenza in loro luogo, per secoli fino alla fine della Prima guerra mondiale, dell’Impero asburgico. Per noi che siamo nati in uno stato nazionale e non distinguiamo l’essere italiano dall’essere cittadino italiano, non è facile immaginare una situazione in cui essere italiano, ungherese, ceco o ruteno non significava un’identità statuale. Il rapporto col luogo e con la lingua dei cittadini per i cittadini dell’impero era certamente diverso e più intenso, libero com’era da ogni implicazione giuridica e da ogni connotazione nazionale. L’esistenza di una realtà come l’impero asburgico era possibile solo su questa base.

È bene non dimenticarlo quando vediamo oggi che l’Europa, che si è costituita come un patto fra stati nazionali, non solo non ha né ha mai avuto alcuna realtà al di fuori della moneta e dell’economia, ma è oggi ridotta a un fantasma, di fatto integralmente assoggettato agli interessi militari di una potenza ed essa estranea. Tempo fa, riprendendo un suggerimento di Alexandre Kojève, avevamo proposto la costituzione di un «impero latino», che avrebbe unito economicamente e politicamente le tre grandi nazioni latine (insieme alla Francia, la Spagna e l’Italia) in accordo con la Chiesa cattolica e aperta ai paesi del mediterraneo. Indipendentemente dal fatto che una tale proposta sia o meno tuttora attuale, vorremmo oggi portare all’attenzione degli interessati che se si vuole che qualcosa come l’Europa acquisisca una realtà politica autonoma, ciò sarà possibile solo attraverso la creazione di un’Impero europeo simile a quello austro-ungarico o all’Imperium che Dante nel De monarchia concepiva come il principio unitario che doveva ordinare come «un ultimo fine» i regni particolari verso la pace.

È possibile, cioè, che, nella situazione estrema in cui ci troviamo, proprio modelli politici che sono considerati del tutto obsoleti possano ritrovare un’inaspettata attualità. Ma per questo occorrerebbe che i cittadini degli stati nazionali europei ritrovassero un legame con i propri luoghi e con le proprie tradizioni culturali abbastanza forte da poter deporre senza riserve le cittadinanze statuali e sostituirle con un’unica cittadinanza europea, che fosse incarnata non in un parlamento e in commissioni, ma in un potere simbolico in qualche modo simile al Sacro Romano Impero. Il problema se un tale Impero europeo sia o meno possibile non c’interessa né corrisponde ai nostri ideali: nondimeno esso acquisisce un significato particolare se si prende coscienza che l’attuale comunità europea non ha oggi alcuna reale consistenza politica e si è anzi trasformata, come tutti gli stati che ne fanno parte, in un organismo malato che corre più o meno consapevolmente verso la propria autodistruzione.

Di Giorgio Agamben, quodlibet.it

Giorgio Agamben è un filosofo italiano. Ha scritto diverse opere che spaziano dall’estetica alla filosofia politica, dalla linguistica alla storia dei concetti, proponendo interpretazioni originali di categorie come forma di vita, homo sacer, stato di eccezione e biopolitica.

06.02.2023

Fonte: https://www.quodlibet.it/giorgio-agamben-l-u2019impero-europeo

Segue un articolo che ricorda come i poteri estranei ed ostili sequestrarono la volontà popolare e la democrazia reale:

IL RICATTO DELLA BCE

Sun Tzu ha scritto: “Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso ma non il nemico, le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali. Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia.”

Nei giorni precedenti all’arrivo di Mario Monti alla Presidenza del Consiglio si verificarono esattamente le stesse dinamiche (ricattatorie) che portarono all’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione qualche mese dopo. Addirittura anche allora emissari della BCE si permisero di minacciare direttamente il nostro Paese e il nostro Parlamento, al fine che esso accettasse, per la poltrona di Palazzo Chigi, l’uomo della Trilaterale (Monti) : un loro uomo, dunque, alla guida dell’Italia.

Nel corso di un incontro con la commissione Bilancio del Senato esattamente il giorno dopo che Monti era stato nominato senatore a vita, gli emissari della BCE si rivolsero ai senatori presenti, tra cui il senatore della Lega Nord Massimo Garavaglia (testimone di questo colloquio) chiedendo: “Ma voi sosterrete Mario Monti ?”
Garavaglia replicò : “Ma, vedremo, c’è un governo in carica, se cade vedremo chi verrà nominato e decideremo”.
“No, no, no”, ribatterono gli ispettori, “verrà fatto il governo Monti. Voi lo sosterrete ?”
Garavaglia a quel punto: “No, non funziona così. Noi siamo stati eletti in una maggioranza, se la maggioranza non sta più in piedi si va e si vota e il popolo decide chi governa”.

Ovviamente in democrazia quella era l’unica risposta possibile, ma gli ispettori replicarono nuovamente e duramente, quasi con scherno: “No, no, no. Non ci siano capiti. Se voi non sosterrete il Governo Monti noi non compriamo i vostri titoli per due mesi, e voi andate in fallimento.”

Tre giorni dopo, come sappiamo, Silvio Berlusconi cedeva effettivamente alle minacce presentando le proprie dimissioni e da allora iniziò ad appoggiare fedelmente il Governo Monti e le posizioni europeiste.

Era il 13 Novembre 2011 e quello resta un colpo di stato…

Marco Mori, La Morte della Repubblica.