Altare del Signore – costruirlo per portare a termine il proprio compito

Apologo per il Primo Maggio

Alcuni grandi Maestri inviarono un giorno i loro discepoli in un’isola deserta dicendo: «Trasformate e abbellite quest’isola. Quando avrete terminato il vostro compito, sentirete suonare una campana, e quello sarà l’annuncio del nostro arrivo».

I discepoli si misero subito al lavoro: a poco a poco fecero di quell’isola un vero paradiso. Tutto era pronto, magnifico, ma la campana non suonava. Aumentarono ancora la bellezza dell’isola, ma nessuna campana suonava.

Allora, turbati, preoccupati, cominciarono a pregare e a meditare, e tutto un tratto si fece luce in loro: non avevano costruito un altare per l’Eterno! Avevano previsto tutto tranne questo. Allora si misero immediatamente al lavoro.

Non appena l’altare fu terminato, la campana suonò, e poco dopo i grandi Maestri arrivarono con solennità. Presero i loro discepoli e misero sulla loro fronte un pentagramma luminoso, simbolo delle qualità e delle virtù spirituali.

Ovviamente  questo racconto è simbolico; ci insegna che, quali che siano le sue realizzazioni sulla terra, l’uomo dovrà considerare terminato il proprio compito solo quando sarà riuscito a costruire in sé l’altare del Signore,* ossia quando sarà riuscito a manifestare le cinque virtù del pentagramma: l’amore, la saggezza, la verità, la bontà e la giustizia.

Omraam Mikhaël Aïvanhov

Vedi anche Camminate finché avete la luce, Izvor capitolo XIII

occ

In Georgia esiste un’icona di Gesù Cristo chiamata “Icona del Battito di ciglia” o “Icona di Santa Veronica”. Questa icona si trova nel Monastero della Santa Croce di Jvari . 

L’icona raffigura il volto di Gesù con gli occhi che sembrano aprirsi e chiudersi. Secondo la tradizione, alcune persone che si avvicinano all’icona vedono gli occhi di Gesù aperti e rivolti verso di loro, mentre altre persone vedono gli occhi chiusi. Ciò dipende dalla purezza spirituale dell’individuo: se una persona è peccatrice o sta per commettere un peccato, Gesù non le rivolge lo sguardo, mentre se una persona è pura di cuore e di spirito, vede gli occhi di Gesù aperti.

Uno che  ha avuto successo:

Ultima lettera di Franco Aschieri, del Battaglione Vega della Decima MAS, fucilato a  17 anni insieme a Italo Palesse, Vincenzo Tedesco e a Mario Tapoli

aschieri

«Cara mamma, con l’animo pienamente sereno mi preparo a lasciare questa vita che per me è stata così breve e nello stesso tempo così piena e densa di esperienze e sensazioni. In questi ultimi momenti l’unico dolore per me è costituito dal pensiero di coloro che lascio e delle cose che non ho potuto portare a compimento.

Ti prego, mamma, fai che il mio distacco da questa vita non sia accompagnato da lagrime, ma sia allietato dalla gioia serena di quegli animi eletti che sono consapevoli del significato di questo trapasso.

Ieri, dopo che mi è stata comunicata la notizia, mi sono disteso sul letto ed ho provato una sensazione che avevo già conosciuta da bambino: ho sentito cioè che il mio spirito si riempiva di forza e si estendeva fino a divenire immenso, come se volesse liberarsi dai vincoli della carne per riconquistare la libertà. Non ho alcun risentimento contro coloro che stanno per uccidermi perché so che non sono che degli strumenti scelti da Dio, che ha giudicato sufficiente il ciclo spirituale da me trascorso in questa vita presente.

Sappi mamma che non resti sola, perchè io resterò vicino a te per sostenerti ed aiutarti finché non verrai a raggiungermi; perché sono certo che i nostri spiriti continueranno insieme il loro cammino di redenzione, dato che il legame che ci univa su questa terra, più di quello che esiste tra madre e figlio, è stato quello che unisce due spiriti affini e giunti allo stesso grado di evoluzione. Sono certo che accoglierai la notizia con coraggio e voglio che tu sappia che in momenti difficili io ti aiuterò come tu hai aiutato me durante questa vita. In questo momento sono lì da te e ti bacio per l’ultima volta, e con te papà e tutti gli altri cari che lascio.

Cara mamma termino la lettera perché il tempo dei condannati a morte è contato fino al secondo. Sono contento della morte che mi è destinata perché è una delle più belle, essendo legata ad un sacro ideale. Io cado ucciso in questa immensa battaglia per la salvezza dello spirito e della civiltà, ma so che altri continueranno la lotta per la vittoria che la Giustizia non può che assegnare a noi. Viva il Fascismo. Viva l’Europa. Franco».
R.B.

Grazie a Enrico G.