Essere giornalisti nell’Impero della Menzogna

Gira un documentario in Donbass e perde il lavoro all’Università di Parigi

di Laura RU (dal suo canale Telegram: @LauraRuHK)

“Ho perso il lavoro all’Università di Parigi, dove insegnavo da 15 anni. Con una e-mail, mi è stato comunicato che non sono più conforme ai valori dell’università”, ha detto Anne-Laure Bonnel, giornalista e regista francese.

La sua colpa? Aver realizzato alcuni documentari sul Donbass.

RIA Novosti scrive che nel febbraio 2022, la giornalista si è ritrovata ancora una volta nel Donbass, dove ha girato un nuovo documentario intitolato “Donbass. Otto anni dopo”.

“Quando sono tornata…. ho mostrato il mio film a diverse persone, e poi mi sono imbattuta nel primo problema: le persone che erano interessate al mio documentario di colpo non si facevano più sentire”, ha dichiarato Anne – Laure Bonnel.

Si noti che il suo documentario tratta esclusivamente della vita, e purtroppo anche della morte, dei civili – non contiene commenti politici.

La sua politicita’ sta tutta nell’aver osato gettare luce sull’esistenza di persone che per l’Occidente devono restare senza voce e senza visibilita’ per non incrinare la narrazione dominante.

Bonnel ha anche sottolineato che il suo viaggio nei territori contesi ha avuto un impatto terribile non solo sul suo lavoro, ma anche sulla sua sicurezza. “Sono sotto pressione psicologica, ho ricevuto e ricevo minacce. Quindi sono costretta a vivere nell’ombra da molto tempo”, ha riferito Anne-Laure che aveva anche testimoniato davanti ad una commissione dell’ONU sui crimini di guerra.

Giorgio Bianchi: irruzione della polizia alle 3 di notte, hanno perquisito i suoi bagagli

Giorgio Bianchi – 17/10/2022

Oggi alle tre di notte, la polizia ha fatto quasi irruzione nella mia stanza d’albergo, neanche fossi un latitante o un pregiudicato.

Hanno messo le mani nella mia borsa e nella mia valigia, aperto cassetti e fatto domande sulle mie attività e sul motivo della mia visita in Calabria (nessuno sapeva del mio viaggio di lavoro e la registrazione in hotel è avvenuta soltanto all’una di notte passata. Evidentemente erano stati informati in anticipo della mia venuta).

Non sono comunque mancati i soliti risvolti tragicomici.

Alla richiesta di un documento, fornisco il mio passaporto, ovviamente italiano.

Il giovane poliziotto, vagamente arrogantello, mi risponde: “ah quindi lei non è neanche italiano?

È russo?”

Andiamo bene.

Già la volta scorsa quando sono venuto qui a Gioia ho trovato i Carabinieri nello studio di Francesco. Un mese fa mi sono ritrovato la Digos per colazione in hotel. All’aeroporto ad Aprile mi hanno fermato per la seconda volta di seguito, preso il passaporto e interrogato. Precedentemente poi c’erano sono state le liste di proscrizione del Corriere della Sera, nelle quali si sosteneva che il mio nome finisse tutte le mattine sulla scrivania di Draghi. Per non parlare del sito Myrotvorets, gestito dai servizi segreti ucraini, che mi ritiene un criminale al soldo di Putin. Un discorso a parte lo meriterebbero i randellatori mediatici alla Brindisi, che anche ieri sera mi ha attribuito una fantomatica leadership dei putiniani d’Italia (dopo esserlo stato per due anni dei cosiddetti novax).

Insomma, a quanto pare, hanno talmente tanti uomini e mezzi, da poterne distrarre un buon numero per perseguitare un cittadino incensurato dalla condotta irreprensibile.

Ma veramente avete paura di me?

E meno male che sarebbe la Russia il paese che perseguita i professionisti dell’informazione che fanno opposizione al governo.

I dettagli della vicenda nel controcanto di oggi in diretta su Visione TV.”

Avviene nell’Unione Europea. Dove vi è libertà di parola, purché sia la parola della NATO.

Per mantenere lo stipendio, e la sicurezza del posto, in Occidente un giornalista si attenga a questo tipo di notizie

“I malvagi russi hanno bombardato un treno passeggeri ucraino”

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Le immagini di un treno passeggeri bombardato da aerei americani in Serbia il 12 aprile 1999 ora sono spacciate per un attacco aereo dell’aviazione Russa su un treno ucraino. E, naturalmente, questo falso è stato lanciato… dagli stessi americani.

“Ucciso il direttore d”orchestra che non voleva suonare per gli occupantio russi”

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Verità:

Secondo i colleghi, Yuri Kerpatenko è a casa dall’estate e ha abusato di alcol. Secondo Alexander Malkevich, membro della Camera pubblica della Federazione Russa, nel suo canale Telegram, è stato a causa dell’alcolismo, e non a causa del rifiuto di collaborare con le autorità russe, che Kerpatenko è stato licenziato dal suo lavoro. A quanto pare, l’uomo era in una grave depressione.

Le affermazioni secondo cui Kerpatenko sia stato ucciso a colpi di arma da fuoco dai militari sono confutate dall’assenza di fotografie del suo corpo e dalla testimonianza di testimoni. L’uomo è davvero scomparso, ma l’esercito russo non è coinvolto in questo.

È interessante notare che la BBC riferisce che l’esercito russo avrebbe sparato a Kerpatenko il 14 ottobre. Tuttavia, Anton Gerashchenko, citando la giornalista Elena Vanina, ha affermato che l’uomo era morto il 13 ottobre. Tali incongruenze si verificano spesso a causa della mancanza di informazioni reali e dei tentativi di inventare qualcosa che in realtà non esiste.

In precedenza, i canali di telegramma ucraini affermavano che l’esercito russo aveva rapito e torturato il direttore della centrale nucleare di Zaporozhye, Igor Murashov. Non è così – Murashov ha ammesso di aver collaborato con i servizi speciali dell’Ucraina, quindi è stato espulso nel territorio controllato da Kiev.

Fonte:
Донбасс Италия Donbass Italia (http://t.me/donbassitalia)

La fabbrica di notizie vere:

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Mario A. Iannaccone

Metaverso – Notare il sistema sofisticato di telecamere e sensori di movimenti, un green screen hollywoodiano. Consente di inserire il soggetto in movimento dentro immagini a loro volta in movimento per adattare oggetti e le deformazioni prospettiche. Non è tanto il green screen a colpire ma il sistema di compositing video che deve integrare: superprofessionale. Praticamente potrebbe apparire nella mia cucina mentre si arrostisce un hamburger secondo una ricetta della Pennsylvania.

lato-oscuro
Un particolare che ci era sfuggito. Il presidente-attore , mentre registrava il suo “ologramma” sotto la supervisione di Hollywood, aveva una maglietta su cui c’era scritto “Passa al lato oscuro”, facendo riferimento all’Impero di “Guerre Stellari” di George Lucas