I VERI DUBIA SONO QUELLI CIRCA LA SUA LUCIDITÀ MENTALE, PERÒ NESSUNO LO DICE …

don Ariel Levi di Gualdo

 

 

NOTIZIE DAL MONDO DEL REALE: COSA ACCADE NELLA “CHIESA OSPEDALE DA CAMPO” DEL SOMMO PONTEFICE FRANCESCO ? I VERI  DUBIA SONO QUELLI CIRCA LA SUA LUCIDITÀ MENTALE, PERÒ  NESSUNO LO DICE …

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Chi mai, oggi, a un adolescente appena cresimato, oserebbe dire che attraverso quel Sacramento di grazia è divenuto un soldato di Cristo ? Chi oserebbe dire, oggi, ad un seminarista, con le parole del Beato Apostolo: «Sopporta anche tu le sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù. Nessuno infatti, quando presta servizio militare, s’intralcia nelle faccende della vita comune, se vuol piacere a colui che l’ha arruolato» ? [Cf. II Tm 2,4]. E questa distruzione del concetto di Chiesa militante e di pacifico militarismo cristologico, ha portato alla totale de-virilizzazione ed a quella omosessualizzazione del clero che oggi abbiamo sotto gli occhi, grazie ai numerosi preti che salgono all’altare come show girls indossando paramenti che riproducono i colori della bandiera della pace, la stessa con la quale si urla peace and love alle parate del gay pride.

 

Confessore:

« Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo »

Penitente:

« Amen! »

Confessore:

« Il Signore, che illumina con la fede i nostri cuori, ti dia una vera conoscenza dei tuoi peccati e della sua misericordia ».

Penitente:

« Amen! ».

Confessore:

« Figlio carissimo, attraverso questo Sacramento di grazia sei venuto a chiedere perdono a Dio, di quali peccati ti accusi dinanzi alla Divina Maestà? ».

Penitente:

« Padre, anzitutto debbo dirle che mi sono confessato ieri, ma la confessione è stata da me interrotta per un diverbio col confessore ».

Confessore:

« Sono situazioni che talvolta possono verificarsi. Adesso, in modo sereno, parla pure senza timore, perché è Cristo che ti accoglie ed è lui che attraverso il dono di questo prezioso Sacramento che coinvolge l’intero Mistero della Santissima Trinità, ti concede la grazia e la remissione dei peccati [cf. Gv 20, 19-31] ».

Penitente:

« Allora comincio ripetendole ciò che ho detto ieri prima di interrompere la confessione e di venirmene via: nella Chiesa abbiamo avuto 266 Pontefici, pochi dei quali sono passati alla storia come papi santi. Altri, che sono i più, sembra quasi non abbiano lasciato traccia, lo prova il fatto che persino i cattolici di buona preparazione culturale, a malapena giungono a conoscono una decina di papi, includendo in questo numero gli ultimi tre o quattro della nostra storia contemporanea. Altri sono passati alla storia come papi politici, altri come papi guerrieri, altri come papi diplomatici, altri come papi pacificatori, altri come papi teologi, altri come papi mistici … Dicendo questo, dico giusto? ».

Confessore:

« Dici giusto. Potremmo aggiungere molti altri attributi, volendo anche più severi, però ce li risparmiamo volentieri. In ogni caso, questa percezione storica veritiera e ovvia che tu hai del papato, non costituisce materia di peccato per la confessione. E quando non c’è materia di peccato, allora bisogna cambiare “sede”: non il Sacramento della Penitenza ma la direzione spirituale, od il colloquio col Sacerdote …».

Penitente:

« … vengo a quella che dovrebbe essere materia di peccato, poi mi dirà lei: io credo che il Papa attuale passerà alla storia come il papa buffone, come colui che ha fatto la gioia di tutti i peggiori nemici di sempre della Chiesa, facendo però soffrire e spesso perfino vergognare noi cattolici devoti … Padre, io sono un uomo di scienza e come tale mi baso sui fatti, sicché le domando: è mai possibile che quest’uomo sia esaltato da … ».

Confessore:

«… perdonami se t’interrompo, non lo faccio mai, specie durante le confessioni sacramentali. Però t’interrompo per provare a precederti: stavi forse per dirmi che questo Sommo Pontefice è … esaltato da tutti coloro che in chiesa non ci entrano neppure per la Santa Messa di Natale e di Pasqua, che mai si avvicinerebbero a un confessionale, che non conoscono neppure le prime cinque parole della Professione di Fede ― “Credo in un solo Dio” … ―, che rigettano da sempre con sprezzo i fondamenti della fede cattolica, ma che nonostante ciò ti vengono a dire … “che grande, Papa Francesco. Ah, lui sì, che sta rivoluzionando davvero le cose!” … È questo che per caso intendevi dirmi ? ».

Penitente:

« Padre, lei legge direttamente nel pensiero? Cos’altro vuole che aggiunga. O crede forse che io, come molti altri, poche settimane fa abbiamo gioito, al vedere il Papa in Svezia per i festeggiamenti dei Cinquecento anni di Lutero, accanto a una donna vestita da arcivescova, che con questo titolo è stata chiamata da tutti gli organi ufficiali della Santa Sede? Crede che i cattolici “al sangue di Cristo ” e non “all’acqua di rose ”, abbiano esultato a vedere questa donna favorevole ad aborto, eutanasia, manipolazioni genetiche, cultura delgender e via dicendo, vestita da vescovo accanto al Papa? Vede, il problema non è che io mi sono formato la convinzione che costui passerà alla storia come il papa buffone ; il problema è che per questo pensiero non mi sento in peccato. Pertanto, se sono in peccato, pur non sentendomi in tale stato, forse provvederà lei a farmi sentire in difetto, perché a me è stato insegnato che i peccatori peggiori sono quelli che non considerano il peccato come tale. Sa com’è, non vorrei fare come quel tale che bestemmia Dio, ma che è convinto di fare bene a bestemmiare; come quel tale che ruba e froda, ma che è convinto di avere fatto bene a rubare e frodare; come quel tale che mente, ma che è convinto di avere fatto bene a mentire; come quel tale che tradisce la moglie andando con le prostitute, ma che è convinto di fare bene ad andare con le prostitute … ».

Confessore:

« Figlio carissimo, è raro che io rivolga domande ai penitenti, perché il confessore non è un pubblico ministero, ma soprattutto non deve mai invadere le coscienze rivolgendo quesiti su ciò che il penitente non ha detto, o ancora peggio entrando nel merito di peccati di cui egli non si è accusato. Perché è il penitente, dopo accurato esame di coscienza, ad accusare i propri peccati a Dio Onnipotente e Misericordioso, lento all’ira e grande nell’amore [cf. Sal 103: 8-14], il confessore deve rispondere nel merito di ciò che il penitente accusa, dando ad esso conforto, offrendo la giusta medicina per l’anima e imponendo una ragionevole penitenza per la giusta espiazione dei peccati. Le domande io le rivolgo sempre e solo nel merito di quanto il penitente dice ed unicamente nel caso in cui non avessi capito bene, o qualora il penitente non si fosse espresso bene, perché sia per dare conforto sia per dare medicina, anzitutto devo capire. E siccome in questo caso devo capire molto bene, mi permetto di domandarti: tu credi per fede certa che Cristo ha scelto Simone detto Pietro come roccia sulla quale edificare la propria Chiesa? [cf. Mt 13, 16-20] ».

Penitente:

« Io lo credo, per fede certa ».

Confessore:

« Tu credi per fede certa che quanti si sono succeduti a questo alto ufficio nei venti secoli di storia della Chiesa di Cristo pellegrina sulla terra, compresi soggetti indegni e forse persino alcuni buffoni, erano comunque per mistero di grazia legittimi Successori del Principe degli Apostoli scelto da Cristo Signore in persona? ».

Penitente:

«Io lo credo, per fede certa».

Confessore:

«Tu credi, per fede certa, che Cristo Signore ha affidato a Pietro ed ai suoi successori una funzione vicaria e che quanti si sono succeduti sulla cattedra del Beato Apostolo sono stati tutti legittimi vicari di Cristo sulla terra, a partire dal Beato Pontefice Lino di Volterra che succedette al Beato Apostolo Pietro il Galileo, sino al Regnante Pontefice Francesco I ?».

Penitente:

«Io credo, per fede certa, che da San Lino succeduto a San Pietro sino all’attuale Papa, tutti, indegni inclusi, abbiano svolto la legittima funzione di vicari di Cristo in terra ».

Confessore:

« Tu credi, per fede certa, che il Successore del Principe degli  Apostoli, al di là delle sue possibili carenze umane, intellettive e morali, è sempre e comunque il custode del deposito della fede cattolica e della comunione della Chiesa, per la quale esercita all’occorrenza il suo infallibile magistero ? [cf. cost. dogm.Lumen Gentium, 18] ».

Penitente:

« Io lo credo, per fede certa ».

Confessore:

« Tu credi, per fede certa, che il Sommo Pontefice Francesco I, se parla o decreta in materia di dottrina e di fede, è infallibile, poiché gode di una speciale assistenza dello Spirito Santo, inviato alla sua Chiesa nascente da Cristo Risorto a Pentecoste? [Cf. Gv 20, 19-23] ».

Penitente:

« Io lo credo, per fede certa ».

Confessore:

« Sei consapevole che al Regnante Pontefice ed ai Vescovi in comunione con lui ed a tutti i loro successori, è dovuto filiale rispetto e obbedienza da parte di Presbìteri, Diaconi, Religiosi, Religiose e di tutto il Corpo dei Christi fideles ? ».

Penitente:

« Ne sono consapevole da sempre, perché sono cattolico e perché sin da adolescente sono stato educato a questo sacro rispetto, che alla mia bella età non è mai venuto meno sino a oggi ».

Confessore:

«Figlio carissimo, tu hai parlato di papa buffone ponendomi un quesito e chiedendomi a tal proposito una precisa risposta, ossia se hai peccato in cattivi pensieri, poiché consapevole, da buon cristiano, che noi possiamo peccare in pensieri, parole, opere e omissioni. Siccome sono chiamato a essere medico delle anime e giudice misericordioso, per darti una risposta dovrei sapere un’ ultima cosa, ossia la seguente: per te, il cosiddetto buffone, è il Romano Pontefice successore del Beato Apostolo Pietro e Vicario di Gesù Cristo sulla terra, supremo e infallibile custode del deposito della fede e della dottrina cattolica, oppure l’uomo fragile, imperfetto e defettibile Jorge Mario Bergoglio? Detto questo ti spiego il senso della mia domanda: come uomo, io posso essere cento volte più peccatore dei penitenti che si presentano a questa grata, ma quando agendo in Persona Christi alzo la mano e invocando la Santissima Trinità dico … ego te absolvo a peccatis tuisin nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti, a rimettere i tuoi peccati non è il peccatore che io sono, ma Dio Padre per mezzo della grazia di stato sacramentale di cui sono indegnamente rivestito, ed attraverso la quale posso aprire, come instrumentum Dei, le porte della salvezza alle anime attraverso questo Sacramento di grazia. Poi, può anche essere che io finisca nella parte del Purgatorio più vicina all’Inferno a scontare i miei peccati sino al ritorno di Cristo alla fine dei tempi. E questo anche perché a noi Sacerdoti di Cristo, che tanto abbiamo avuto in doni di grazia, tanto sarà richiesto [cf. Lc 12, 39-48]. E ciò in proporzione a quanto di grande ci è stato affidato da Cristo Dio, perché i sacri misteri affidati alle nostre mani sono a tal punto grandi da sfuggire a tutte le unità di misura conosciute in questo mondo ».

Penitente:

« Padre, negli anni in cui lei non era forse neppure nato, io difendevo Papa Paolo VI e il Papato dagli attacchi aggressivi e beffardi dei laicisti, dei comunisti, dei contestatori all’italiana, dalle politiche distruttive e mortifere portate avanti contro la vita umana e la famiglia naturale da quel Marco Pannella e da quella Emma Bonino accolta oggi come una “santa donna” in Vaticano, nonché definita dal Papa stesso come una «grande italiana» [cf.QUI]. Certo, questa Signora è la «grande italiana» che si è battuta per l’aborto, per l’eutanasia, per le sperimentazioni genetiche, per il gender … né mi risulta che di questi suoi errori e crimini contro la vita si sia mai pentita, anzi ne va’ più che mai fiera … e posso anche dirle che all’università mi sono preso diversi cazzotti, durante i vari tafferugli, all’epoca ch’ero giovane assistente di cattedra negli anni ruggenti di quello che molti chiamano tutt’oggi il “mitico” e “glorioso” Sessantotto.

Insomma Padre, io quell’uomo non lo sopporto. Non sopporto le sue continue improvvisate, il suo dire e non dire, i suoi gesuitismi di bassa lega non supportati dalla storica intelligenza che caratterizzò generazioni di grandi gesuiti. Non sopporto il suo martellare ossessivo su povertà, poveri, profughi. Mi creda, mi sembra di sentir parlare il mio povero papà, che nei suoi ultimi anni fu colpito da una forma di demenza senile che sul finire della vita lo ridusse a non riconoscere neppure i suoi figli stessi. Prima che la malattia degenerasse sino a quel punto, egli passava le giornate a ripetere sempre le due stesse cose. Qualsiasi discorso cercavamo di affrontare, egli tornava sempre a quelle due cose. Se noi figli cercavamo di portarlo a parlare, a ragionare ed a discutere attorno ad altri argomenti, appena avviato il discorso egli ritornava sempre a quelle due uniche cose.

Mio padre fu un uomo di scienza, una mente brillante. Per noi figli, vederlo ridotto a quel modo, era una grande sofferenza. Neurologi e geriatri ci spiegarono però che la demenza senile è caratterizzata anche da stati ossessivi e compulsivi che portano il soggetto a fissarsi su alcune cose ed a battere sempre su quelle. E se mio padre, con la propria malattia, causò sofferenza ai propri figli che lo hanno sempre amato e rispettato, le domando: quale sofferenza può causare il Padre della Chiesa universale a numeri ben più elevati di figli?

Ma di questa esperienza ricordo anche un’altra cosa: dinanzi a mio padre in quello stato, chi ne gioiva e se ne rallegrava erano coloro che lo avevano sempre odiato, per esempio quegli avversari che per tutta la vita avevano tentato di colpirlo, a volte anche di distruggerlo a livello professionale e scientifico. Vedendolo infine ridotto a quel modo, costoro erano lieti che finalmente si stesse distruggendo “da solo”, passando le giornate a dire sempre quelle due stesse cose in modo ossessivo. Inizialmente, noi figli, riuscivamo a farci sopra persino qualche risata, quando però percepimmo la tragedia, a nessuno venne mai più voglia di fare neppure mezzo sorriso.

Oggi, quando il Papa appare in televisione, io cambio canale. Non tollero più il suo surrealismo ossessivo, in particolare quando parla di profughi … profughi … profughi …
Il Papa dovrebbe nutrire i fedeli con una riflessione al Vangelo sul Mistero dell’Incarnazione? Presto detto: ci infila dentro i profughi [NdR. cf. QUI]. Dovrebbe nutrire i fedeli con una riflessione sul Vangelo della Passione? Presto detto: ci infila dentro i profughi [Ndr. cf. QUI]. Dovrebbe nutrire i fedeli con una meditazione sul Vangelo della Risurrezione ? Presto detto, ci …»

Confessore:

« … ci infila semmai le donne che accorrono in loro qualità di profughe al sepolcro vuoto del Cristo Risorto, perché il sepolcro simboleggia l’Isola di Lampedusa e le donne che accorrono simboleggiano con acrobazie esegetiche coloro che scendono dai barconi …».

Penitente :

« … eppure lo sappiamo bene che la maggior parte di queste persone non sono affatto profughi ma perlopiù giovani in perfetta salute fisica e di rigore quasi tutti musulmani. E se da una parte abbiamo oggi situazioni di famiglie italiane senza casa e di nostri connazionali che dormono dentro le automobili, i cosiddetti profughi dormono invece negli alberghi, dove spesso gettano il cibo e dove non poche volte hanno aggredito i membri delle Forze dell’Ordine. Detto questo mi dica: come crede che questa situazione andrà a finire ? ».

Confessore :

« L’ho scritto e ipotizzato di recente: questa situazione rischia di finire a bordate di fischi su una Piazza San Pietro sempre più vuota [cf. precedente articolo, QUI], con disoccupati e senza-casa italiani che gli vanno a urlare “Prenditeli tu in Vaticano!”. E dinanzi agli italiani che non hanno lavoro e casa, ma che al tempo stesso sono costretti a vedere troppi falsi profughi accolti negli alberghi, tutti e di rigore giovani e musulmani lanciati alla conquista dell’Europa ormai scristianizzata, voglio vedere come riuscirà a placarli, forse dicendogli: “Non abbiate paura della tenerezza”? [cf. QUI]. Perché dinanzi alla piazza arrabbiata, nemmeno Nostro Signore Gesù Cristo, riuscì ad avere la meglio, n’é prova che la piazza scelse Barabba [cf. Mt 27, 16-17]. O vogliamo per caso “sospettare” che il Redentore non avesse sufficiente tenerezza, sia come vero Dio sia come vero uomo ? Intendiamoci, può anche essere che di tenerezza il Redentore fosse carente, in fondo è nato a Bethlehem, mica a Buenos Aires.

Giorni fa, l’alto dirigente di una nota catena di ipermercati disseminati nel mondo del reale di questo nostro Paese, mi confidò che avevano data riservata disposizione ai loro direttori di zona affinché istruissero il personale a non intervenire nel caso in cui avessero scoperto dei “profughi” a commettere furti di beni voluttuari e non certo di generi di prima necessità. In altre parole: la società preferisce accollarsi le perdite, anziché correre il rischio di ritrovarsi con taluni di questi angioletti che per tutta risposta hanno più volte aggredito addetti alla vigilanza e cassiere, mandandone diversi in ospedale, perché in caso di simili infortuni sul lavoro, il danno per la società è molto più grave di un furto [cf. QUIQUI, ecc..]. E mentre casi di questo genere si moltiplicano creando problemi di non poco conto, mentre in Germania è ormai da tempo vero e proprio allarme [cf. QUI], nessuno può osare porsi neppure il quesito: “Ma da questi barconi, quale genere di tenera mercanzia sbarca, secondo l’onirico binomio pontificio profugo uguale buono, ovverosia accogliete tutti ?”. Stesso identico criterio è adottato da diverse aziende di trasporti: metropolitane, autobus e treni. Già da tempo diverse aziende hanno istruito i controllori a non fare questioni e tirare innanzi se trovano questi angiolettisenza biglietto, perché è accaduto che più controllori siano stati aggrediti e barbaramente picchiati, alcuni sono finiti in ospedale, altri hanno riportato anche danni permanenti … e detto questo non so, se il Sommo Pontefice, è andato a visitarli in ospedale per spiegar loro che bisogna accogliere tutti, perché “profugo” uguale buono » [cf. QUIQUI, ecc …]
Penitente :

… e che dire poi, quando mi capita d’incontrare dei docenti universitari oggi pensionati come me, che dalle cattedre accademiche hanno trasmesso nell’intero corso della loro carriera l’anti-cattolicesimo e l’anti-papismo a livello storico, filosofico, letterario e sociologico, i quali sapendomi cattolico mi esaltano il “grande Papa Francesco” chiamandolo “rivoluzionario” e “papa di rottura”. A quel punto io provo ulteriore antipatia per quest’uomo, al quale imputo la colpa, attraverso la sua mancanza di chiarezza, l’equivoco e l’ambiguità, di avere suscitate le simpatie dei peggiori nemici della Chiesa, giunti ormai di fatto a dire: “Chiesa no, Papa Francesco sì !”. Poi, dopo essermi arrabbiato, cerco di essere caritatevole, ripensando al mio povero e amato padre affetto da demenza senile, od ai suoi nemici di sempre che vedendolo ridotto in quello stato dicevano di lui … “quanto è amabile”, “divertente”, “spiritoso” …».

Confessore:

«Or bene, figlio carissimo, anzitutto abbiamo chiarito chi è l’oggetto del tuo sentire e soffrire: l’uomo Jorge Mario Bergoglio. Quindi abbiamo stabilito che il tuo malumore non è legato al suo alto magistero, tanto meno al suo ufficio petrino. Tu sei irritato per parole dette a braccio a giornalisti, per frasi che non brillano per chiarezza, per atteggiamenti pubblici suoi personali che possono piacere o non piacere; atteggiamenti che possono essere anche infelici, demagogici e soprattutto imprudenti. È questo che ti irrita? ».

Penitente:

« Si, questo e null’altro. E adesso, vuole sapere come mai, ieri, mi sono irritato con il confessore e sono venuto via dal confessionale? Così avrà il quadro completo e potrà rispondermi e dare un equo giudizio e adeguata medicina ».

Confessore:

« Dimmi pure ».

Penitente:

« Le premetto che ho molto apprezzato diversi documenti di magistero di San Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. A maggior ragione ieri mi sono irritato perché in passato, il prete con il quale mi sono confessato, l’ho udito dire pubblicamente che Giovanni Paolo II stava impedendo la crescita e l’evoluzione della Chiesa, che era un conservatore a tutto campo con una visione restrittiva della morale cattolica. E appresso, di Benedetto XVI, gli ho udito dire ogni peggior cosa. Durante tutto il precedente pontificato questo prete non perdeva mai occasione per dire: “ Se dopo Giovanni Paolo II avessero eletto il grande Carlo Maria Martini, oggi non saremmo in queste condizioni! Lui sì, che è stato un vero gigante. E prima di morire le cantò chiare a Benedetto XVI dicendo che la Chiesa era indietro di duecento anni “ [cf. QUI].

E io, alla mia tenera età, devo ritrovarmi dentro un confessionale con un prete che ha lanciato raffiche di mitra verso i precedenti papi, il quale oggi mi aggredisce per avere espresso che questo Papa mi lascia perplesso e che non ispira la mia simpatia? Ora, siccome lei, Padre, è pure un teologo ortodosso e un conoscitore della storia della Chiesa, mi dica: come mai, degli altri papi, si poteva contestare tutto e il contrario di tutto a proprio piacimento, mentre nei riguardi di questo non si può emettere mezzo sospiro? Siamo forse in piena epoca ecclesiastico-stalinista? Perché ormai siamo a questo punto: alcuni suoi confratelli, che come le ho appena detto hanno praticato per tanti anni lo sport di contestare i due precedenti papi, dinanzi a questo eccentrico che dice “buon giorno”, “buona sera”, “buon pranzo”, “buona cena”, pur di non dire “sia lodato Gesù Cristo”, pretendono di farci credere che con queste parole ha enunciato un nuovo dogma di fede, quindi che come tale è infallibile, mentre per me è semplicemente buffonesco, al pari di quell’altro figuro che lo va’ di tanto in tanto a intervistare, il devoto ateo anticlericale Eugenio Scalfari, il quale mi ricorda in tutto e per tutto i vecchi nemici di mio padre, che vedendolo consumato giorno dietro giorno dalla demenza senile dicevano di lui: “Quant’è amabile”, “divertente”, “spiritoso”.

Padre, a mio tempo per fare carriera nel mondo accademico ho compiuto grandi fatiche, altrettante ne ho compiute nel mondo della mia libera professione; e questo è avvenuto perché io non ero né affiliato alle logge massoniche, né ero nella liste dei protetti dell’allora Partito Comunista Italiano, il quale aveva egemonizzato interi atenei. Provi dunque a mettersi nei panni miei: posso accettare che al giorno d’oggi gli affiliati alle logge massoniche ed i post-comunisti muovano rimproveri e contestazioni ai cattolici che criticano certi modi di fare dell’uomo Jorge Mario Bergoglio? Perché se persino i massoni ed i post-comunisti sono divenuti difensori di quest’uomo, anzitutto bisogna domandarsi “perché?”, poi bisogna prendere atto che qualche cosa non sta funzionando e che questo qualche cosa che non funziona, è pure parecchio grave.

A questo punto debbo chiedere a me stesso e debbo chiedere a lei: sbaglio io, oppure sbagliano certi preti che d’improvviso hanno riscoperta persino quella infallibilità pontificia che fino a ieri consideravano una invenzione di quel “poveretto” di Pio IX ? Perché vede, Padre, lo stesso prete che ieri mi ha trattato come le ho appena narrato, quando anni fa venne beatificato Pio IX, diceva queste esatte parole: ” Se Giovanni Paolo II non si sbriga a salirsene al cielo, rischiamo di vedere beatificati anche Giovanna la Pazza e Tomas de Torquemada ” ».

Confessore:

« Figlio carissimo, la confessione sacramentale serve per la remissione dei peccati. Pertanto ti devo chiedere: da quale peccato, secondo il ministero della Chiesa, dovrei assolverti? Se hai dei peccati da confessare e se per essi sei pentito, in tal caso sarai assolto. Hai quindi dei peccati da confessare? ».

Penitente:

« Padre, lei ha inteso ciò che di molto grave le ho detto sin dall’inizio? ».

Confessore:

« Ho inteso benissimo, ma soprattutto ho inteso una appresso all’altra le risposte che hai dato alle mie domande. O forse non hai professata poc’anzi la tua fede certa e sicura sulla pietra sopra la quale Cristo ha edificata la sua Chiesa? ».

Penitente:

« Quindi non devo considerarmi in stato di peccato? ».

Confessore:

« Carissimo, adesso ti rispondo come sacerdote sottoposto all’obbedienza del Vescovo e all’obbedienza al suo magistero, perché è in virtù della mia comunione col Vescovo, che io esercito su suo mandato il sacro ministero sacerdotale. Devi sapere che al Vescovo in piena comunione col Vescovo di Roma, durante un atto sacramentale solenne, tal è la consacrazione di un Presbìtero, io ho promesso rispetto filiale e obbedienza, a lui ed a tutti i suoi successori. Nessuno mi ha mai chiesto di promettere al Vescovo “stima” e meno che mai “simpatia”. Il rispetto filiale e l’obbedienza al Vescovo è dovuta per mia solenne promessa, ma la stima e la simpatia non gli è affatto dovuta; e se egli la vuole, allora se la deve meritare e guadagnare. Questo vale per me Presbìtero, come per te Fedele.

Al Vescovo, compreso il Vescovo di Roma e Romano Pontefice posto da Cristo a capo del Collegio Apostolico, noi dobbiamo filiale rispetto e obbedienza, tutto il resto non è dovuto; e se egli lo vuole, allora se lo deve meritare e guadagnare, sempre ammesso che lo meriti. Anche perché, alla stima devota dei Christi fideles, egli potrebbe anche preferire il plauso della società anti-cattolica e di tutti i suoi più alti esponenti, dagli eretici luterani agli eretici pentecostali, sino ai massoni ed ai post-comunisti che d’improvviso si sono scoperti papisti dopo avere lanciato per due secoli feccia sulla Chiesa Cattolica, ma soprattutto dopo avere create e diffuse le peggiori leggende nere sul papato, fatte passare tutt’oggi per storia autentica.

Adesso dimmi: quando a suo tempo la leva era obbligatoria, tu hai avuto modo, di fare il servizio militare? ».

Penitente:

« Si. E debbo dire che di quel periodo conservo sempre un buon ricordo ».

Confessore:

« Anch’io l’ho fatto e ne conservo buon ricordo. Mi permetto allora di narrarti questo episodio di vita vissuta. Quando avevo 46 anni e da poco tempo ero prete, in una basilica romana presso la quale prestavo servizio si svolsero le esequie funebri “di Stato” di quattro nostri giovani soldati italiani morti in Afghanistan. A distanza, uno dei generali seduti in prima fila, mi guardava mentre con la mia talare nera mi muovevo sul presbiterio per sistemare alcune cose prima dell’inizio della cerimonia. A quel punto anch’io guardai lui vestito in alta uniforme per alcuni istanti, fino a che lo riconobbi. Scesi allora dalle scale del presbiterio e andai verso di lui, dicendogli istintivamente: “Capitano!”. E correggendomi dissi: “Volevo dire Generale, non ho dimenticato i gradi militari”. E aggiunsi: “Malgrado il triste motivo dell’incontro, è un piacere per me rivederla dopo tanti anni ”.

L’ormai alto ufficiale, derogando al protocollo, mi abbracciò e mi presentò  agli altri generali. Era il Capitano di quella che fu la mia compagnia. Da allora erano trascorsi quasi venticinque anni, ed al momento egli era in procinto di andare in pensione, dopo essere giunto al massimo grado della carriera militare.

Si commosse lui e mi commossi io, perché assieme trascorremmo un bel periodo di tempo, in un clima di amicizia e di stima reciproca. Era infatti un uomo che godeva della mia profonda stima e di tutta la mia umana simpatia. Diversi altri ufficiali, a partire dal colonnello comandante di quella grande caserma, non godevano invece della mia stima, anzi, tutt’ altro! Però riconoscevo la loro indubbia autorità militare e gerarchica, se quindi mi davano un ordine io lo eseguivo in modo disciplinato e scrupoloso.

La triste realtà ecclesiale nostra è data anche dal fatto che a partire dalla fine degli anni Sessanta inizi anni Settanta del Novecento, nella Chiesa si è perduta questa impostazione militare. O ti capita forse, di questi tempi, di udire preti che parlano della “Chiesa militante”? Certe parole e termini sono stati rigettati, ed oggi non si parla più di “chiesa militante, purgante e trionfante”, tutt’altro! Capita invece di sentire il pretino trendy con serie lacune sul Catechismo della Chiesa Cattolica ― e semmai proprio per questo dottorato alla Pontificia Università Gregoriana ―, risponderti con stizza ironica: “Questi erano termini tridentini, fraseologie da Chiesa pre-conciliare, oggi incompatibili con la Chiesa della misericordia e della tenerezza di Papa Francesco …” ».

Da decenni abbiamo perduta quella impostazione che gli stessi militari hanno presa a loro tempo dalla struttura ecclesiale ed ecclesiastica. Per secoli noi siamo stati il pacifico esercito di Cristo. Eppure chi mai, oggi, ad un adolescente appena cresimato, oserebbe dire che attraverso quel Sacramento di grazia è divenuto un soldato di Cristo? Chi oserebbe dire, oggi, ad un seminarista, con le parole del Beato Apostolo: «Sopporta anche tu le sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù. Nessuno infatti, quando presta servizio militare, s’intralcia nelle faccende della vita comune, se vuol piacere a colui che l’ha arruolato » ? [Cf. II Tm 2,4]. Da queste parole è infatti evidente che il Beato Apostolo Paolo era un cripto-guerrafondaio, sicuramente privo di misericordia e di tenerezza; ma benedicendo Dio, alla fine, certi suoi “errori” sono stati corretti dalla “nuova Chiesa” pacifistaecologista emisericordista che dialoga con tutti e che accudisce tutti, meno che i cattolici.

Questa distruzione del concetto di Chiesa militante e di militarismo cristologico, ha portato alla totale de-virilizzazione ed a quella omosessualizzazione del clero che oggi abbiamo sotto gli occhi, grazie a quei tanti preti che come delleshow girls salgono all’altare indossando paramenti che riproducono i colori della bandiera della pace, la stessa con la quale si urla peace and love alle parate del gay pride.

Queste le ragioni e le cause per le quali sembra che oggi ci siamo trasformati in una via di mezzo tra un circo equestre, un teatrino d’avanspettacolo ed una succursale clericale del gay village. Tutto questo ci ha portati di conseguenza a cadere nel peggiore spirito emotivo: “Se mi piaci, ti ubbidisco”. Ma non è così! Perché l’obbedienza nella fede all’autorità ecclesiastica è un’obbedienza del tutto a prescindere dal “se però mi piaci”, o peggio “se soddisfi il mio emotivo e soggettivo sentire”, o “se mi crei eccitazione interiore”.

Tutte queste sono le logiche e tragiche conseguenze della distruzione del concetto paolino di militia Christi, sostituita coi colori froceschi della bandiera della pace deposta sui nostri altari al posto del crocifisso centrale, da tempo tolto per non fare ombra e per non togliere la visuale ai preti-protagonisti, non pochi dei quali si muovono sul presbiterio come delle attricette e quando aprono bocca tirano fuori voci stridule da capponi castrati.

Detto questo: se non hai peccati da confessare e per i quali è data assoluzione, allora ti imparto la mia benedizione … ».

.

Poco dopo, fuori dal confessionale …

Il Padre Ariel :

« Carissimo Professore, se non ha impegni, le proporrei di fare due passi con me verso il bar della piazza per un dilettevole cappuccino ».

Il Fedele :

« Semmai prenderà anche un dilettevole cornetto alla crema ? ».

Il Padre Ariel :

« Non posso. Sa, mi devo preparare per le sfilate invernali del prete-a-porter, non vorrei ingrassare … ».

Il Fedele:

« Lei ha sempre la battuta di spirito pronta ».

Il Padre Ariel :

« Professore, mi dica lei come potremmo sopravvivere in questi tempi, se non con la fede e all’occorrenza con una buona dose di ironia, unita di necessità ad un coraggio da leoni, in questa povera Chiesa di conigli ».

Il Fedele :

« Lei sa che prego sempre per lei ? ».

Il Padre Ariel :

« Quando cominciai la formazione al sacerdozio domandai al Vescovo di potermi chiamare Ariel, che significa “Leone di Dio “, con tutto il rispetto per il bel nome impostomi al battesimo dai miei genitori, che mi hanno chiamato col nome del protomartire cristiano Stefano. Preghi dunque affinché su questo povero leone voli sempre l’Aquila del Beato Apostolo Giovanni: “Altius caeteris Dei patefecit arcana” [in modo più alto degli altri, Giovanni ha trasmesso alla Chiesa i misteri rivelati da Dio].

Il Fedele :

« E se un giorno, il leone, finisse per morire martire ? ».

Il Padre Ariel :

« Il martirio è un dono di grazia al quale nessuno può aspirare e che nessuno può chiedere, perché Dio solo può concederlo. In ogni caso, stia pur certo che a martirizzarmi non saranno né conigli né galline, ma soprattutto capponi castrati. E se un giorno ― dico per puro e fantasioso esempio ―, degli integralisti islamisti mi tagliassero la gola, sappia che lo faranno sicuramente con odio, ma al tempo stesso con deferenza, giudicandomi da una parte loro nemico, ma dall’altra riconoscendo in me il virile coraggio e la coerenza dell’uomo che ha creduto per tutta la vita in ciò che ha professato e fatto. Al contrario, invece, ai capponi castrati, prima faranno mangiare la bandiera arcobaleno del gay pride, poi, ad una ad una, strapperanno le piume dal culo tra una risata e l’altra. Con me invece non rideranno, mi ammazzeranno come un nemico, ma con rispetto. E se ci pensa bene, non è poca cosa …

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Conclusione

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Questo è ciò che accade sempre di più all’interno di quella Chiesa che il Sommo Pontefice Francesco I ama chiamare e indicare come: “ospedale da campo”. E in questa Chiesa ospedale da campo, come prova il colloquio che qui ho riportato, dentro il pronto soccorso ci siamo noi, non ci sono gli ideologi onirici di quella che i giornali chiamano “la nuova Chiesa di Francesco”, dimenticando che la Chiesa non è di Francesco, ma di Cristo. E le membra del Corpo Mistico di Cristo, soffrono sempre di più, mentre ultra laicisti e massoni gioiscono al grido di “rivoluzione”, “rottura epocale col passato”, “nuova Chiesa” …

In una situazione di prova e di sconforto come questa nostra, sicuramente è più facile sollevare dei dubia su un tema attinente questioni legate alla dottrina, come di recente hanno fatto quattro Cardinali in modo del tutto legittimo [cf. QUI], ma soprattutto in conformità alla più antica tradizione apostolica [cf. Gal 2, 1-11]. Molto più difficile, invece, sarebbe chiedere con una certa urgenza delle accurate visite clinico-specialistiche a degli ottimi neurologi e geriatri, perché è evidente che qualche cosa non funziona, anche se tutti tacciono, in parte per paura, in parte per non vedere compromessa la propria carriera ecclesiastica. Altri per paura di vedersi invece stroncare le loro grandi aspettative di carriera ecclesiastica, che oggi marciano sul ruffiano compiacimento basato su poveri, profughi e povertà, oltre alla “misericordia” elargita a bastonate a chiunque non la pensi come il capo treno, che sta lanciando la locomotiva con tutti i vagoni appresso ed i suoi passeggeri a bordo verso il ponte in disuso e pericolante di Cassandra Crossing … [cf. QUI]

 

Dall’Isola di Patmos, 1° gennaio 2017

Maria Santissima Madre di Dio

 

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.http://isoladipatmos.com/notizie-dal-mondo-del-reale-cosa-accade-nella-chiesa-ospedale-da-campo-del-sommo-pontefice-francesco-i-veri-dubia-sono-quelli-circa-la-sua-lucidita-mentale-pero-nessuno-lo-dice/