Sulla Cina: i fatti e le chiacchiere (che stanno a zero)

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Top US Official Says ‘Growing Body Of Evidence’ Shows COVID-19 Leaked From Chinese Lab

Il top US official è Mathew Pottinger, consigliere della sicurezza nazionale. La teoria più “credibile” sull’origine del COVID-19 è che sia fuggito da un laboratorio cinese Pottinger l’ha detto “durante un incontro di Zoom con funzionari britannici”.

L’accusa alla Cina è largamente incompleta se non si aggiunge che:

il laboratorio di Wuhan dove si tengono le più pericolose manipolazioni di virus letali da trasformare eventualmente in armi biologiche, è stato creato dai francesi, precisamente da Yves Lévy, uno specialista di virus (esperto del virus HIV), che era a quel tempo capo dell’INSERM ; lo abbiamo raccontato recentemente. E non è stata una privata iniziativa del virologo: Lèvy è il marito della ministra della allora Sanità, l’ematologa Agnés Buzyn. . Gli scienziati cinesi per anni “vengono addestrati a Lione agli standard più elevati di sicurezza dato l’altro grado di pericolosità di questi laboratori”.

Il laboratorio di Wuhan allestito dalla Francia è finanziato dagli americani, più precisamente da Anthony Fauci, ed anche questo piccolo particolare è stato scritto e ripetuto: “Nel 2019 Anthony Fauci, come capo del National Institutes of Allergy and Infectious Disease (Niaid), finanzia con 3,7 milioni di dollari un progetto sui virus proprio a Wuhan. E non erano certo i primi finanziamenti americani: negli anni precedenti erano già arrivati dagli Usa altri 7,4 milioni”. Gli anni precedenti sono quelli di Obama: è stato lui a dare il permesso. Allo scopo di studiare la capacità del coronavirus del pipistrello di infettare l’uomo, è stato scritto. Più genericamente, per condurre manipolazioni genetiche-virali che è vietato per legge condurre in USA.

Rapporti incestuosi Usa-Cina che continuano; nel gennaio 2020 abbiamo dato notizia di questo: ARRESTATO IL GENIO DELLA CHIMICA – LAVORAVA PER I CINESI A WUHAN

Si tratta di Charles Lieber, presidente del Dipartimento di Chimica e Biologia Chimica dell’Università di Harvard; è stato arrestato perché aveva intascato 1,5 milioni di $ dai cinesi per avergli segretamente allestito un laboratorio in – ebbene sì – Wuhan. Lieber non si occupa di virus, ma di qualcosa persino di più inquietante: aiutava i cinesi a creare “sensori nanoelettronici e allo sviluppo di “tessuti cyborg” che avrebbero integrato i dispositivi digitali nanoelettronici [ computer sub-microscopici] nel tessuto”, nano-tecnologie “intelligenti” da impiantare nei tessuti umani, specificamente nel cervello.

Le manifestazioni spontanee ad Hong Kong: pagate dagli Usa. E fallite.

Sicchè, anche se il vostro cronista non ha particolari simpatie per il regime di Pechino, tende a prendere tutte le informazioni contro la Cina, fino a prova contraria, come fake news occidentali – specie dopo il fiasco della grande operazione di destabilizzazione di Hong Kong messa in atto dai Five Eyes (l’alleanza di intelligence che comprende Australia , Canada , Nuova Zelanda , Regno Unito e Stati Uniti , a gestione britannica) . Operazione primavera colorata che stava procedendo con successo, ma è fallita perché Trump ha fatto mancare i fondi : non di proposito ma per insipienza – nessuno l’aveva messo al corrente che le manifestazioni di Hong Kong non erano “spontanee” – e inavvertitamente ha tagliato i fondi ad uno strano ente, Open Technology Fund, congelando (ha scritto la rivista Time ) al suddetto ente un “fondo di risposta rapida da 500.000 dollari progettato per fornire un rapido soccorso a gruppi della società civile, manifestanti, giornalisti e difensori dei diritti umani”. Ll’Open Technology Fund (OTF), oltre a pagare gli spontanei dimostranti ed agitatori, forniva loro anche “strumenti di elusione e formazione digitale” . OTF ha una lunga storia di supporto agli sforzi per la libertà di Internet ed era pronta ad espandere i suoi sforzi a Hong Kong”, come s’è saputo in una audizione al Senato dei responsabili rimasti senza fondi: “Sono gli strumenti dell’OTF che proteggono l’identità dei manifestanti di Hong Kong; dei manifestanti in Iran; l’ abbiamo visto a Beirut..”. 

Come ha scritto il vostro cronista, dopo il congelamento dei fondi da parte di Trump, “interessante coincidenza, la rivoluzione degli ombrelli ad Hong Kong si è spenta, i media hanno cessato d pomparla, e diversi capi della rivolta studentesca hanno cercato di fuggire su motoscafi e altre imbarcazioni di fortuna a Taiwan.

Ora la rabbia, la voglia di vendetta e rivalsa dei Five Eyes (anche loro sono umani in fondo) ha un nuovo oggetto: la UE che ha fatto un grande, anzi storico accordo commerciale con Pechino: per volontà palese della Merkel, che ha approfittato del vuoto di potere creatosi a Washington per l’incerta successione di Biden a Trump.

“Gli europei non sostengono la nostra lotta per la libertà degli Uiguri, la minoranza islamica dello Xiniang” (di cui i Five finanziano l’agitazione da un ventennio, per provocare una mega-primavera islamica ai Cinesi) ; l’ira viene naturalmente giustificata in nome della pi alta moralità:

“L’UE deve difendere i diritti umani che proclama”, impera sul sito neocon Gatestone Institute (j)  Judith Bergman , “imponendo sanzioni come hanno fatto gli Stati Uniti”;  Kyle Bass, miliardario degli hedge fund, dall’alto della sua superiorità etica, sbotta:

“L’Europa è così profondamente corrotta dal denaro cinese che questo accordo è un fatto compiuto”.

Un altro articolo pedagogicamente vuole avvertirci che

L’UE rischia di diventare asservita alla Cina

Lamentando di fatto che sta diventando meno subservient  agli Stati Uniti.

Questo articolo acido dice però alcune verità antipatiche sull’economia europea, che proprio per questo è utile sapere.

Avvertito che l’ eurocrazia rafforza i legami economici con la Cina come “coniglio tirato fuori dal cappello “ nella speranza di innescare una rinascita economica, l’articolo sottolinea che “l’Euro-Zona era già in grossi guai prima che colpisse il CoVid-19” . Adesso, la peggiore recessione della storia europea” è mascherata dalle centinaia di miliardi di cui la Banca centrale europea alluviona la zona euro; resta il fatto che “nessuna azienda europea si è classificata tra le prime quindici aziende tecnologiche del mondo e solo quattro delle prime 50 società tecnologiche globali sono europee” ; che prima del Covid, “ nel 2019 quasi il 22% del valore aggiunto lordo del PIL della zona euro proveniva da “viaggi, turismo e tempo libero”, un settore che non tornerà” per almeno un decennio . Se non mai.   Il troncamento [secondo noi deliberato, ndr.] di queste attività “superflue” con l’ausilio della “pandemia” e della sua gestione da parte dei governi colpisce in modo tragico, perché irreversibile, la forza lavoro di Italia, Spagna, Grecia, Francia che vivevano di turismo.

Nonostante il Recovery Fund senza precedenti, i “750 miliardi di euro, 500 miliardi di sovvenzioni agli Stati membri e 250 miliardi in prestiti” in parte “per sostenere l’Italia” altrimenti la zona si disgrega, quasi 30% della forza lavoro zona euro resterà sotto qualche forma di regime di disoccupazione per anni” e “ Francia, Spagna e Italia, dove la creazione di posti di lavoro è aggravata da oneri fiscali subiranno una disoccupazione “ più grande e di più lunga durata” . E circa l’80% dell’economia reale della zona euro è finanziata da un settore bancario che ha in pancia oltre 600 miliardi di euro di prestiti in sofferenza.

A dirla tutta, “la zona euro semplicemente non è competitiva. L’ UE è priva di proprietà tecnologica e intellettuale ed è indietro rispetto sia agli Stati Uniti e sia alla Cina. La Germania, la potenza manifatturiera delle regioni resta continuamente sul filo della recessione; Francia, Spagna e Italia affrontano anni di alti livelli di disoccupazione”.

E noi sappiamo anche il perché: è l’austerità imposta dalla Germania, la poltiica dlela lesina s sulla spesa, dell’avanzo primario (che l’Italia ha tenuto per un ventennio) che ha di fatto vietato spendere in ricerca e sviluppo e fatto della zona sotto tallone tedesco (e “frugale”) , il Nord un esportatore di prodotti maturi (auto) e confinato il Sud (Club Med) all’attività turistica, arretrata per paesi avanzati.

Questo è un errore fatale che non saranno c erto le donnette amiche di Merkel (la VDL) a rimediare col loro velleitario “Green New Deal” inserito nel Gran Reset del Worl Economic Forum (di cui, ricordiamo, la VDL si è detta entusiasta) che è un programma di spegnimento voluto di interi comparti economici – fra cui primeggia turismo, viaggi e tempo libero.

L’autore sparge anche una lacrima per l’Italia, “povera debole ma adorabile”; che ha firmato a Roma uno storico memorandum d’intesa con il presidente cinese Xi Jinping, ciò che ha fatto dell’Italia la prima nazione del G-7, ad aderire ufficialmente a One Belt One Road nella speranza che potesse sostenere le sue deboli prospettive. Le ramificazioni che derivano dall’accordo dell’Italia con la Cina potrebbero, alla fine, rivelarsi un patto con il diavolo.. La Cina vuole solo, assicura, “ sfruttare l’Italia come porta posteriore nel più ampio mercato della zona euro. L’accordo siglato da Cina e Italia conteneva accordi di sviluppo che coprivano tutto, dalla gestione dei porti, scienza e tecnologia, e-commerce e persino calcio. La realtà è che la Cina è ansiosa di controllare i punti di ingresso nell’Unione europea”. Al che si può rispondere che, dopotutto, almeno Pechino non ha preteso di avere sul nostro territorio basi militari..

Ma una risposta più meditata è la constatazione che gli Usa stanno perdendo il controllo dell’Europa perché sono in arretramento storico, ha sempre meno da offrire tranne minacce militari, sanzioni e “primavere” destabilizzanti mentre la Cina è in crescita storica e – dettaglio geo-strategico essenziale – in continuità territoriale con l’Europa.

Il boom del trafico ferroviario Cina-Europa

E difatti: è quasi prodigioso notare che in pieno blocco da Covid, il traffico-merci ferroviario fra Cina ed Europa è notevolmente aumentato. Crollato il trasporto aereo di merci per la riduzione tragica dei voli passeggeri che hanno ridotto le capacità di carico, sicchè i prezzoi sno saliti alle stelle – la ferrovia è subentrata accaparrandosi non solo ciò che prima arrivava in volo, ma anche traffico stradale su gomma (i lockdown nazionali bloccavano alle frontiere gli autocarri), ma anche parte del traffico marittimo.

Perché il percorso in treno è più corto – tra i 9 mila e gli 11 mila chilometri secondo le tratte e traversa pochi paesi dove vige l’ordine – mentre la rotta marittima “ inizia a Fuzhou, in Cina, e da lì arriva a Giacarta. Da Jakarta prosegue per Colombo in Sri Lanka, Kolkata in India e da lì a Nairobi in Etiopia. Da Nairobi, la rotta marittima si estende attraverso il Golfo di Aden e il Canale di Suez fino ad Atene e poi in Italia”. Un percorso enormemente più lungo e infestato da pirati. Un carico può essere spedito due volte più velocemente su rotaia che via mare”, scrive DWN . . Le ferrovie cinesi hanno registrato un numero totale di treni nel traffico eurasiatico di 12.000 treni con un aumento di circa 3.000 convogli nel 2020. Persino la chiusa (e perciò morta gora) enclave russa di Kaliningrad,  ha ricevuto vita nuova.

I collegamenti ferroviari della Nuova Via della Seta. (Grafica: Nunner Logistics) –

“Dal 2017 è stato aperto come percorso alternativo al corridoio principale Brest – Terespol (i treni merci attraversano la Lituania dopo aver attraversato la Bielorussia). Kaliningrad ha dato il maggior contributo all’alleggerimento dei confini nel 2020. Dal porto sul Baltico, le merci vengono caricate su navi feeder verso destinazioni in Scandinavia, Benelux o Gran Bretagna. Ma i treni passano anche attraverso Kaliningrad verso hub come Duisburg. Alcune rotte degne di nota sono: Chengdu-Rotterdam, Kaliningrad-Rostock-Verona e il Xi’an-Neuss Express, che è il collegamento ferroviario più veloce tra Cina e Germania” –

I treni hanno già unito l’Europa alla “heartland” tanto temuta ed odiata da McKinder (e perciò dai Five Eyes) e attuano il “destino manifesto” che le minacce americane non possono contrastare, se non facendo un’altra guerra.

Magari, invece, potrebbe più utilmente minacciare le proprie mega-imprese globali, ingiungendo loro di portare in patria le lavorazioni che hanno spostato in Cina per godere di salari 10 volte inferiori – provocando con ciò (è il bello della globalizzazione!) una integrazione-embricazione delle industrie che è attualmente a svantaggio strategico degli Stati Uniti.

Trump ha proclamato che bisognava cominciare il decoupling” (a forza i minacce militari alla Cina). Con quali risultati?

Solo il 13% delle imprese americane ha risposto che la Cina, e l’87% restano. Una percentuale non molto lontana dall’89% delle europee che restano. Ma ancor più indicativa la risposta delle imprese del Giappone: che vede la Cina come non solo il concorrente ma il nemico storico, che sta diventando enormemente potente.

Il nuovo aereo da trasporto cinese. Il più grande a disposzione dell’esercito. A forza di minacciare, i Five Eyes costringono la Cina a diventare potenza militare.

Ebbene, quante ditte nipponiche abbandoneranno la Cina? Il 4%.

Una cosa sono le intenzioni, un’altra i duri fatti: l’integrazione è ormai a tal punto d non poter essere disfatta se non da una guerra. La Casa Bianca potrebbe fare qualcosa di alternativo: tassare i mega-profitti scandalosi dei suoi capitalisti delocalizzatori, rendendo meno conveniente le delocalizzazioni ai miliardari.

i 500 miliardari più ricchi del mondo hanno guadagnato con il Covid e Lockdown 1,800 miliardi: un aumento del 31% che non ha precedenti nella storia. E El Papa non ha nulla da dire…