PICCOLI SEGNI DI UNA CATASTROFE GRANDE

 

    di Giulio Giampietro

Mi viene tra mano una copia del Piccolo Missionario, mensile dei missionari comboniani destinato ai giovani. Precisamente, una copia del gennaio 2017, che celebra vistosamente il Novantesimo Anno della rivista (1927 – 2017).

Ricordo, con commozione e gratitudine, che io leggevo il Piccolo Missionario tra il 1950 e il 1960 (scuole elementari e medie), abbonamento donatomi da una anziana zia premurosa della mia formazione.  E infatti anche grazie a quella lettura imparai ad amare e ammirare i missionari cattolici e a considerare un dovere prioritario della Chiesa quello di evangelizzare i popoli pagani e di convertirli, e ancora penso così pur avendo un po’ di cultura in più.

Perciò tutto contento dell’occasione di tornare all’età bella, ho preso a sfogliare il giornaletto.  Ma che cosa ho trovato ?

60 pagine illustrate e colorate, per comunicare che cosa ? Il Nulla. Non si parla MAI di Dio, non si parla di fede, non di conversione; niente di niente su Gesù Cristo (vedi sotto), né sulla Madonna; non si nomina la Chiesa cattolica, niente Papa, niente vescovi e sacerdoti, niente missionari e missionarie, niente martiri e testimoni della fede; nessuna parola sui sacramenti, né Battesimo, né Eucarestia, né altri; silenzio completo sulla morale cattolica. I Novissimi, la vita eterna ? e che roba è ? Ossia non c’è una sola riga, dico una riga, che faccia capire che codesto dovrebbe essere un giornaletto cattolico.  (Qualcuno potrebbe pensare che sia il programma delle Scholas Occurrentes e del loro sponsor).

E quindi, detto quello che non c’è, qual è invece il riempiticcio delle 60 pagine ?  Mi limito a poche perle.   Due paginette per ricordare che il giornale fu fondato nel 1927, e per accennare ai suoi sviluppi tipografici, ma che dovesse essere uno strumento di apostolato è messo tra così tante parentesi che bravo sarà chi se ne accorge.

Due paginette in cui si parla di un regno imprecisato (e chi se ne   ? noi siamo repubblicani) – troppo impegnativo sarebbe scrivere Regno di Dio.  E ne parla un ragazzetto un po’ svagato e strambo, che si firma Yashua; ora, c’è gente che parla di Yahshua (notate la differente grafia), inventandosi che codesto sarebbe il nome ebraico di Gesù – ma noi perché dovremmo baloccarci con archeologismi d’accatto, rivelatori di un’ideologia dalla quale tutto il Nuovo Testamento e San Paolo ci ammoniscono a staccarci, dando a Gesù il suo nome greco, passato in latino, e tradotto in italiano ?  Codesto Yashua che non ha mai sentito parlare di Gesù il Cristo Salvatore, nomina en passant sua madre, una certa Maria che legge il Talmud, noncurante che si tratti di una raccolta di testi (a) successivi di alcuni secoli a Gesù Cristo, (b) pieni di calunnie blasfeme e invettive contro la Vergine Santissima e il suo Divin Figlio.

Due paginette sui Profeti d’Africa, che non sono San Daniele Comboni e i suoi eroici missionari che col sangue hanno fecondato la Nigrizia, macché, è il noto marxista Frantz Fanon (un must del terzomondismo sessantottino – vi accorgete di essere sempre in ritardo ?), e una riga è dedicata anche al Che Guevara, che liberò Cuba ( !! scritto così, senza virgolette, senza ridere ! quello che per il comico Ficarra è “Sceghevara, uno che fa magliette”).

Una paginetta anche per le monache, ma mica per le missionarie cattoliche, macché: 500 monache buddiste, che hanno fatto un lungo tour montano in bicicletta, per propagandare l’uguaglianza tra uomo e donna, capirai.

E ancora, due storie a fumetti, che insegnano a credere non nel Credo Apostolico, ma nella magia e nella superstizione: una visita magica nella piramide di Cheope, e un incontro ravvicinato con Babbo Natale; davvero formative e spirituali ! La galleria degli orrori non è finita, ma ne ho abbastanza e mi fermo.  E mi aspetto che salti fuori qualche “benaltrista”.  “Se tali cose si fanno al legno verde, che cosa sarà fatto al legno secco?» (Luca 23,31).