Oddio, Londra diventa statalista e protezionista! (e io non ho niente da mettermi)

Britsh jobs for British  workers”, esultano i tabloid, si complimenta il BritishNational Party (fascista, diciamo), con Theresa May,  l’elegantissima premier.  La quale, alla conferenza del Partito a Birmingham, l’ha detto chiaro: “La musica  deve cambiare”.  In questi anni di liberismo senza regole, ha detto, “La gente con beni è diventata più ricca, la gente senza beni ha sofferto.  Chi ha preso prestiti ha trovato il proprio debito meno costoso. Chi aveva dei risparmi s’è trovato più povero”.  Ha minacciato i  nove miliardari che  evadono legalmente le tasse  con le loro multinazionali, e “non capiscono cosa la parola ‘cittadinanza’ significa. Oggi troppa gente col potere si comporta come se avesse più in comune con le elites internazionali  che con la gente che abita nel vicinato, la gente che essi impiegano, la gente che passa per la strada. Il mondo funziona bene per i pochi privilegiati, ma non per  le persone comuni” .

“Un ricco che si  prende massicci dividendi sapendo che  il conto-pensioni della sua ditta  sta per fallire –  avverto:  non si andrà avanti così”.

 

“E’ per questo che i mercati sono disfunzionali, e noi dobbiamo essere pronti ad intervenire. Quando le grandi imprese sfruttano le falle del mercato in cui operano, quando la scelta del consumatore è bloccata da strutture di prezzo deliberatamente complicate, noi dobbiamo intervenire  per raddrizzare il mercato”.

“Noi” ha chiarito Theresa May, significa “Lo Stato –  E’ tempo di ricordare il bene che lo Stato può fare. Che lo Stato esiste per fare   ciò che gli individui,   le comunità locali, i mercati non sanno fare, e noi dobbiamo usare il potere dello Stato per il bene del popolo”.

Anzi, ha rincarato: “E’ tempo di rigettare i  dogmi ideologici sia della sinistra socialista sia della destra libertaria, e di adottare un nuovo centro, in cui  lo Stato interviene, e non si ritrae,   per operare a nome di tutti noi”.

Alamy Live News. H35A1Y Birmingham, UK. 5th October, 2016. Conservative Party Conference day 4, final day on 05/10/2016 at Birmingham ICC, Birmingham. Persons pictured: Theresa May, Prime Minister of the United Kingdom, addresses conference . ¿ Julie Edwards/Alamy Live News This is an Alamy Live News image and may not be part of your current Alamy deal . If you are unsure, please contact our sales team to check.
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Immediatamente gli avversari (fra cui la sinistra-sinistra  di Corbyn, oltre che i miliardari) l’hanno accusata di “populismo”,  di “protezionismo”; statalismo,  e persino di “xenofobia”,  per via del progetto – delineato dalla sua ministra dell’Interno – di sostituire i lavoratori stranieri con i britannici appena sia possibile.

La conclusione l’ha dato un columnist del Telegraph: “Theresa  May ha chiuso l’epoca liberista. Comincia la democrazia cristiana”,  per intendere l’economia sociale di mercato.

Non è stato solo Brexit. Quel voto, la May l’ha inteso come “la rivoluzione silenziosa in cui milioni di concittadini si son levati in piedi ed hanno detto che non sopportano più di essere ignorati”.  Insomma, Brexit means Brexit, in tutti i sensi.

E’ proprio cambiata la musica, e ciò nel cuore della  capitale del liberismo dogmatico,  della chiesa di Adam Smith e del darwinismo sociale.  Nella allocuzione della May suonano  echi  di una socialità politica che si ritrovano, oltre Atlantico, nelle affermazioni del candidato Donald Trump.

Dato  il potere che il mondo anglo ha sulle menti ( sappiamo che l’impero britannico è un “impero della mente”, come disse Huxley), c’è il serio rischio che il liberismo selvaggio passi di moda e  torni di moda l’economia sociale di mercato.

E i nostri politici che hanno dato il cuore (e  un altro c.) al liberismo?   che hanno obbedito agli ordini delle centrali del monetarismo e della globalizzazione presunta “ineluttabile”? i piddini e i Mario Monti, e non parliamo delle Angela Merkel – non hanno niente da mettersi per la nuova stagione.