LETTERA APERTA DI PETER MAHLER SULL’INCARCERAZIONE DEL FRATELLO HORST

PAOLO SENSINI – E’ possibile che in quest’Europa che si straccia le vesti e intraprende “guerre umanitarie” dovunque per presunte violazioni dei “diritti umani”, della “libertà di parola, di pensiero e di culto”, che accoglie supposti “profughi” africani e da ogni altra parte del mondo non abbia nulla da ridire, soprattutto dopo la grande parata parigina di “Je suis Charlie”, che un celebre avvocato tedesco come Horst Mahler sia stato condannato a 12 anni e 11 mesi di prigione (dodici anni!) il 25 febbraio 2009, pena ridotta a 10 anni, di cui ne ha già scontati 7, per “revisionismo storico”, ossia per aver pensato e scritto cose diverse rispetto al politicamente-mediaticamente corretto? Sì, è possibile. A quale livello di ipocrisia e abiezione è ridotta la presunta intellighenzia liberal-libertaria europea, che tacendo avalla simili scempi? E badate, non è una condizione che riguarda il solo Horst Mahler, ma altre decine e decine di persone in Germania, Francia, Belgio ecc., ossia nei Paesi guida della gabbia burocratica europea. Una situazione che un giorno – non troppo lontano – potrebbe riguardare molti altri, magari per argomenti ritenuti ora meno “scottanti”. Ma nel paese dei “tengo famiglia”, come direbbe un noto senatore assurto a simbolo dell’I-Taglia, la massima a cui non derogare mai è la seguente: “Fatti li cazzi tua!”

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Di seguito una lettera pubblica scritta dal fratello di Horst, Peter Mahler, il 30 maggio 2015.

“E’ in qualità di fratello di Horst Mahler che desidero richiamare l’attenzione del pubblico. Non ho parlato a mio fratello di questa lettera, ne ignora l’esistenza. Non so se sarebbe d’accordo con questa iniziativa, penso proprio di no. Perché mi conosciate meglio ecco una breve presentazione: mi chiamo Peter Mahler, ho 80 anni. Professione: commerciante diplomato nel ramo alberghiero e maitre di cucina. Funzioni onorifiche [segue una lista di qualifiche di cui alcune difficili da tradurre: un posto alla Camera di commercio di Berlino (in pensione), vice presidente della Federazione tedesca dei cuochi (in pensione), ecc.]. Ecco per ciò che mi riguarda.
Il vero oggetto di questa lettera riguarda lo stato di salute di mio fratello, che visito il più regolarmente possibile. Mio fratello soffre di diabete, d’insufficienza cardiaca e di disturbi dell’equilibrio. Sono problemi dovuti alla mancanza di esercizio e al regime alimentare. Se un giorno mio fratello dovesse leggere queste parole, mi rimprovererebbe di aver violato il segreto medico (come ha fatto quando ho informato i membri della nostra famiglia). Gli obietterò che non sono medico e non ho fatto giuramento di rispettare un segreto professionale. Poco tempo fa mio fratello, mettendo in ordine la sua cella, è caduto fratturandosi la spalla destra. L’ho verificato personalmente: la sua spalla è fasciata sino al braccio, e ha dei grandi ematomi. Di colpo, è per lui difficile scrivere. Può digitare con due sole dita, è tutto ciò che gli resta. Per andare dalla sua cella all’infermeria deve attraversare un lungo corridoio, lo fa con molta difficoltà e titubante. Mio fratello ha già, quest’anno, scontato i 2/3 della pena e, in conformità alla legge, potrebbe oggi, per quel che ne so, esigere una liberazione che tuttavia non gli è accordata. Ha invece ricevuto una lettera della camera di esecuzione delle pene di Potsdam nella quale gli si chiede di ritirare la sua domanda di liberazione. Secondo il mio parere è materialmente impossibile e questo non ha più niente a che vedere con il diritto. Una tale richiesta da parte di un giudice è semplicemente criminale. Sinceri saluti”.

Peter Mahler