LA VITTORIA DI CONTE IN UE

Conte e i suoi sostenitori  cantano vittoria, si congratulano di aver ottenuto  una piccola vittoria europeista: “I leader dell’Ue approvano il pacchetto da 500 miliardi, Mes light incluso. Sì al Recovery Fund da 1.500 miliardi ma sarà la Commissione a deciderne la potenza di fuoco effettiva. Conte impone la sua linea nella dichiarazione finale e strappa una piccola vittoria. L’economista Maffè: un grande balzo in avanti per l’Europa”. I media: saremo sepolti da fiumi di miliardi europei.  Conte ha ventilato  di un “bazooka  di 750 miliardi” che l’Europa avrebbe deciso.

Chissà perché Wolfgang Munchau dice  invece: “Italia e Spagna hanno ceduto. Il piano  di  risanamento (Recovery Fund) sarà nella versione tedesca: un aumento del  bilancio UE,  temporaneo,  attraverso garanzie, a leva, e  poi  erogati come prestiti [non monetizzati]. La UE non fa macro economia. Solo crediti”.

La stringatezza delle frasi richiede esplicazioni.

Cosa significa che il Recovery Fund deve venire  da un aumento del bilancio UE invece, poniamo, dalla BCE che “stampa”?  Vuol dire che noi  italiani, che siamo contributori netti,  quell’aumento di bilancio lo paghiamo; paghiamo per gli altri che sono percettori netti.

L’aumento del bilancio sarà da 1,2 a 2% per un periodo di due-tre anni. E  l’aumento, per volontà della Germania e nordici, non avverrà nemmeno con contributi diretti degli Stati membri –  che almeno sarebbero denaro fresco, anche –   ma di garanzie.  Cioè: voi indebitatevi sui mercati, e noi vi garantiamo il debito, così  pagherete interessi minori.   Sul modello del  famoso piano Juncker per lanciare la ricerca scientifica in Europa,  ridotta a niente dalla ventennale tirchieria germanica,  che doveva mobilitare a leva enormi quantità di miliardi: chi l’ha visto?

Per di più,  il vittorioso accordo “ fissa il volume annuale a € 100 miliardi all’anno, che sarebbe circa lo 0,6% del PIL dell’UE-27 . Il totale dei prestiti potrebbe essere nell’ordine di € 250-300 miliardi nel periodo”, dice Munchau.  Avete letto bene: prestiti. Ad interesse.  Che da 100   saranno gonfiati a 300 con “la leva finanziaria”. Soldi freschi? Non vi illudete della  parola   “solidarietà”,  “ olandesi e i tedeschi si differenziano per diplomazia e lingua,ma entrambi i paesi vogliono che la maggior parte degli esborsi sia sotto forma di prestiti. Questo è anche ciò che pensiamo accadrà”.

Una parte di  questi fantomatici 300  miliardi a prestito dovrebbe a essere erogato sotto forma di sovvenzioni dirette ai privati che sono stati chiusi questi mesi, senza reddito né profitti.  Ma quanta? Bisogna  sapere che “i tedeschi  hanno anche  loro  regioni povere che vogliono beneficiare del fondo”. Anche nella più fantastica delle ipotesi, “ipotizziamo un indebitamento complessivo di 300 miliardi di euro,  e la metà sotto forma di sovvenzioni, l’impatto macroeconomico medio sarebbe dello 0,4% del PIL per tre anni consecutivi. Questo sarebbe  sparso sull’area dell’euro, un po ‘più a sud-ovest, un po’ meno a nord-est. Data l’entità della recessione, questo non è quasi nulla”.

Conclusione di Munchau:

“Non credete ai numeri dei titoli. Il pacchetto dell’Eurogruppo non è di 550 miliardi.  Il piano di ricostruzione non sarà di 1,5 trilioni.  Addiziona categorie che non possono essere sommate: capacità di prestare, crediti, sovvenzioni a fondo perduto. Lo scopo è impressionare gli ingenui”.

(si veda : Thinking through the details of a recovery fund http://www.eurointelligence.com/public/ )

Insomma nessuna monetizzazione  sostanziale.    La UE rimane legata alla fissazione  tedesca della “moneta rara” e scarsa   – “contrariamente a quello che si  faceva senza problemi negli anni ’50, ’60, ’70, e anche ’80, quando si monetizzava  una parte del fabbisogno, cioè si finanziava  una certa parte della spesa pubblica con emissione di moneta (rectius: con acquisti di titoli di Stato sul primario da parte di una Banca centrale nazionale)…In fase di deflazione, il finanziamento diretto della spesa pubblica non crea inflazione, non è materialmente possibile che lo faccia  (Alberto Bagnai – da leggere l’intero articolo, qui:

https://www.sinistrainrete.info/politica-economica/17245-alberto-bagnai-la-semplice-macroeconomia-del-dopo-crisi.html)

La UE impedisce a Italia, Spagna e Francia di usare il solo strumento  di salvezza  nazionale intempi di crisi così profonda: una vera banca centrale che sappia monetizzare  le spese pubblica.  Cosa che potremmo fare se avessimo l nostra moneta e la nostra banca centrale.  La mancanza di  questo, o la sua permissione in misura micragnosa e insufficiente, sarà una catastrofe per noi,e  la stessa Europa.

Perché  ben presto il debito italiano obbligato a crescere diverrà insostenibile, e da cui si esce  – essendo impedita la crescita economica – con l’iper-inflazione o il default (Bagnai). E “chi tifa MES tifa default”.

Oltretutto, il  fantastico  Fondo di Risanamento UE, il bazooka,  sarà attivato nel gennaio 2021.  Fra otto mesi.

Ma non certo a favore dell’Italia.

Per capire lo spirito con cui i tedeschi hanno aderito al Recovery Fund, si legga commento del giornale economico tedesco Handelsblatt:

“Non esistono aiuti senza condizioni. Gli italiani sono troppo ricchi”

“I cittadini dei paesi attualmente interessati, come l’Italia, la Spagna o la Francia, sono significativamente più ricchi rispetto alla Germania. Questo non è solo perché la proprietà immobiliare in questi paesi è significativamente più grande;  a  causa delle basse tasse sulla ricchezza, la ricchezza privata sta crescendo in questi paesi.   Cittadini ricchi, stato povero – con questo modello, nessun paese sopravvive a una grave crisi. In Italia, a differenza della Germania, la richiesta di maggiori tasse sulla eredità e sulla ricchezza per finanziare gli oneri speciali della pandemia del Coronavirus, è assolutamente giustificata.

https://vocidallestero.it/2020/04/24/handelsblatt-non-esistono-aiuti-senza-condizioni-gli-italiani-sono-troppo-ricchi/

La rivista   di business Manager Magazin

 l’Italia può aiutare se stessa

di Daniel Stelter

[…] le famiglie italiane, secondo tutti i dati disponibili, sono significativamente più ricche di noi, ma sono anche meno indebitate.   l’Italia potrebbe risolvere da sola il problema del debito. Un prelievo una tantum del 20 percento sarebbe sufficiente per ridurre il debito pubblico italiano del 100 percento del PIL, a un livello inferiore a quello tedesco. Anche dopo un simile taglio, le famiglie italiane avrebbero più risorse di quelle tedesche.

Ed  ecco come Stelter ci fa i conti in tasca:

  • Gli italiani hanno un patrimonio privato di 9.900 miliardi di euro  (sic)
  • Il debito dello stato italiano è di 2500 miliardi di euro.
  • Il PIL italiano prima di Coronavirus  era di 1.800 miliardi di euro.
  • Una tassa del 20 percento sulla ricchezza privata comporterebbe 1980 miliardi di euro: lo stato avrebbe quindi debiti per 520 miliardi di euro, che corrispondono a meno del 30 percento del PIL. Se si voleva ridurre il debito al 60 percento del PIL, una tassa del 14 percento sulla ricchezza privata era sufficiente per ridurre il debito pubblico.

https://www.manager-magazin.de/politik/europa/italien-hohe-privatvermoegen-brauchen-keine-eurobonds-a-1306445-amp.html

Insomma l’economista Stelter propone per l’Italia una patrimoniale di 1980 miliardi.  In un colpo solo.

Nella riunione da cui Conte fa credere  di essere uscito vincitore, racconta  il Financial Times, “la Merkel ha insistito sul fatto che qualsiasi finanziamento preso in prestito sui mercati alla fine deve essere rimborsato. Vi erano “limiti” su quale tipo di aiuto potesse essere offerto, ha detto ai leader, aggiungendo che le sovvenzioni  [con monetizzazione] “non appartengono alla categoria di ciò che posso concordare”.

Il documento-bozza  stilato dalla Van der Leyen per  delineare il Piano di Risanamento, visto dal Financial Times,  dice   che  “prestiti e sovvenzioni sarebbero subordinati all’attuazione di riforme e misure di investimento per sostenere la crescita potenziale”.

“Cominciano a scrivere la lista delle condizioni, ed è solo lì’inizio. Prepariamoci”;  commenta Giuseppe Liturri, l’esperto di economia che scrive su L Verità

L’ultima speranza è  nei francesi, che si sono molto arrabbiati.

 

Così la mette Musso twitter:

“Badate, sono pagine di Storia :

i Tedeschi hanno detto Nein, e lo ripeteranno a Karlsruhe : non vogliono pagare per conservare il mercato unico [=Leuro] . Parigi risponde : allora è finita. Ciao Leuro.

If so, Parigi ci porterà con sé“.

Giova sperare…