Kadirov sui droni: un false flag “interno”

Ramzan Kadyrov: “L’attacco al Cremlino non è altro che una provocazione per forzare un’escalation – una tecnica preferita della moderna guerra ibrida e dei generali occidentali, i cui risultati sono vantaggiosi per gli stessi provocatori.

La catena di dichiarazioni e velate esplosioni mediatiche che ne sono seguite aveva lo scopo di suscitare ambizioni e spingere il Comandante in capo supremo russo a compiere una brutale rappresaglia in Ucraina, come il bombardamento a tappeto delle città. Questo verrebbe quindi utilizzato per una campagna mediatica incentrata sulle vittime civili e i nazisti a Kiev sarebbero considerati vittime.

Ammiro la moderazione e la saggezza di Vladimir Vladimirovich nel non cedere a questa vile provocazione. Ma gli organizzatori di questo attacco dovranno risponderne, non importa dove sulla Terra si trovino. Non oggi, non domani, ma le persone coinvolte subiranno una giusta punizione. Adesso è troppo presto per questo. Presto, perché la giustizia nella comunità mondiale oggi è sepolta sotto gli interessi del Paese aggressore, unico al mondo nel suo genere, che per anni ha piegato le istituzioni indipendenti, gli interessi e i diritti di altri Paesi.

Uno dei compiti della Russia di oggi e dei suoi alleati è quello di ricostruire le istituzioni mondiali della giustizia in modo che diventino nuovamente imparziali e indipendenti. Questo è destinato ad accadere e, infine, l’unipolarismo e lo status di fantoccio di interi paesi finiranno. Questo è quando ci sarà una richiesta a tutti gli effetti da parte di ogni partecipante, autore e organizzatore.

Ecco perché la provocazione di oggi non non cambierà lo scenario del corso pianificato dell’operazione militare speciale. Sì, è un attacco al Presidente, e quindi allo Stato e, di conseguenza, a tutto il popolo della Federazione Russa. Ma non deve influenzare i nostri piani e interessi. La rappresaglia, ovviamente, arriverà. E sarà chirurgica e precisa.”

(Giorgio Bianchi Tramite Laura Ruggeri).

Che una ambigua e non decifrabile lotta di potere sia in corso a Mosca lo testimonia anche il fatto

Che capo di PMC Wagner ha mostrato i corpi senza vita di una quarantina dei suoi uomini appena uccisi, dicendo che la Wagner si ritirerà da Bakhmut entro il 10 maggio per mancanza di munizioni, è ovviamente virale.

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Scrive Daniele Dall’Orco:

Non solo per la sua macabra spettacolarità ma anche per l’acceso attacco frontale di Prigozhin al Ministro della Difesa russo Shoigu e al Capo di Stato Maggiore Gerasimov, colpevoli, a suo dire, di non inviare alla Wagner il 70% di munizioni di cui avrebbero bisogno per ridurre al minimo il numero di perdite e avanzare più in fretta sul campo di battaglia.

Prigozhin è diventato il volto del fronte russo in Ucraina negli ultimi 7/8 mesi. I riflettori prima erano puntati tutti su Ramzan Kadyrov, poi si sono spostati sul “Generale Armageddon” Surovikin e ora sono tutti concentrati solo su Prigozhin, balzato in testa a questa sorta di classifica proprio per la sua comunicazione esplicita abbinata però a una certa lucidità operativa.

Nessuno prima di lui, ad esempio, aveva mostrato piani d’azione, mappe, schieramenti, numeri delle forze in campo e prospettive di sviluppo.

Nessuno si era spinto così spesso e in modo così audace fin dentro i punti caldi della battaglia di Bakhmut.

Nessuno si era permesso di sottolineare le mancanze sia strategiche che operative della struttura russa.

Ciò ha reso Prigozhin un idolo agli occhi delle truppe, sue ma non solo. I soldati di ogni esercito vogliono sentire il contatto coi loro superiori, e per questo sia per le (ex) milizie popolari sia per i reparti dell’esercito regolare, quelli cioè che toccano con mano i problemi reali in trincea, Prigozhin è diventato una sorta di riferimento.

Ma cosa vuole ottenere davvero Prigozhin?

Perché mostrare i corpi annientati dei combattenti specie in un momento in cui servirebbe incentivare l’arrivo di nuovi volontari?

Non è ciò che potrebbe fare qualsiasi comandante di qualsiasi reparto impegnato sui fronti specie nel Donbass?

Sia russo che ucraino, ovviamente.

L’artiglieria, al momento, scarseggia ovunque.

I soldati muoiono come morivano prima.

E la Wagner è un reparto d’assalto.

È ovvio che le perdite tra le sue fila siano altissime.

Com’è ovvio che producano perdite altissime nei ranghi del loro nemico (ma quando Prigozhin dice questo chissà come mai si ritrasforma in ciarlatano).

Allora perché lui fa una cosa così fuori logica?

Primo per il motivo già spiegato: l’emotività.

Secondo perché la sua aura di verticalità che tanto piace alle truppe potrebbe tornargli utile in futuro.

Quando la Wagner controllerà totalmente Bakhmut, e manca poco, sarà insieme alla cattura di Soledar il più grande risultato operativo russo in quasi un anno. Prigozhin potrà dire di averlo raggiunto “da solo” come già accaduto a Soledar e di esserci riuscito “nonostante la carenza di munizioni”, ponendosi così come modello da seguire, come esempio di efficienza e come antitesi alla dimensione burocratichese ma inconcludente dell’esercito.

Un membro della Duma ha posto la questione fondamentale:

La compagnia militare privata  “Wagner” e volontari della SVO dovrebbero andare sotto la guida del Ministero della Difesa, quindi non ci saranno problemi con le forniture”, ha detto il deputato della Duma di Stato Viktor Sobolev.

“In linea di principio, non dovremmo avere queste campagne militari private. Tutti devono sottomettersi a un unico comando. Tutto dovrebbe essere centralizzato”, ha detto il tenente generale.

«In Italia scorte di armi esaurite» (complice il supporto all’Ucraina): il livello di sicurezza è «inadeguato»

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di Francesco Verderami

Roma ha chiesto aiuto agli Usa, ma c’è la fila. Le Forze Armate, come spiegano fonti accreditate della Difesa, soffrono di uno «scarso livello di munizionamento» che le mette in «seria difficoltà»

“Se in teoria il Paese venisse attaccato, «la capacità di resistenza sarebbe valutata tra le 48 e le 72 ore [troppe,, NDR.]». il grado di efficienza dei carri corazzati dell’Esercito «è ridotto al 25-30%» per l’«obsolescenza» del materiale e la «cannibalizzazione» dei pezzi di ricambio.