“Il potere di diventare figli di Dio”

Ascoltata questa omelia di don Leonardo Maria Pompei che riporto qui sotto, sul grandioso incipit di Giovanni (“In principio era il Verbo”) mi colpisce la frase che lo stesso sacerdote ha posto come titolo.

“Il potere di diventare figli di Dio”.

A quanti l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio, dice Giovanni. Dunque io credente (o che tale mi dico) dovrei stare nel mondo sentendomi un Rambo: di che aver paura, se l’ho “accolto”?

E se la parola ha un senso, quale potere è più onnipotente di quella cui partecipo da “figlio di Dio”? E’ quel potere per cui “tutto è stato fatto per mezzo di lui”. Che cercare di più? Potrei con quel potere, schiacciare la dittatura in corso, liberarne gli uomini. Perché invece, inutile negarlo, temo?

Il Rambo dell’invenzione filmica è invulnerabile. Invece il potere di diventare figli di Dio non comprende l’invulnerabilità del corpo, come ha mostrato Cristo stesso. L’unica consolazione è che anche Lui ha avuto paura, tanto da sudare sangue in quella notte nell’orto.

Parziale consolazione, perché devo chiedermi se davvero “l’ho accolto”, fino a che limite l’ho accolto.

Non fino al punto che dice Paolo di sé: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. Quella che Paolo evoca non è un suo sentimento soggettivo: è una condizione ontologica di superiorità – che si raggiunge con la assidua, eroica rinuncia a sé, con l’esercizio dell’ascesi e della carità “fino alla morte”. E’ dall’alto questa superiorità ontologica che Paolo – alla vigilia della sua decapitazione, poteva lanciare il suo grido di trionfo, da Rambo autentico, metafisico:

Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? […]

Ma in tutte queste cose noi siamo supervincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore”.

Lo so, lo so. E’ chi è arrivato al punto “non sono più io che vivo ma Cristo in me”, che dispone del “potere di figlio di Dio”: padre Pio e don Dolindo lo dimostrarono facendo miracoli incredibili, impossibili. Ma io personalmente temo che la tribolazione “mi separi dall’amore di Cristo”.

Confido in Dio, ma diffido in me.

Nato nel 1944, già appartengo alla generazione “del benessere”, alla quale sono stati risparmiati troppi sacrifici e durezze, e soprattutto non è stato insegnato abbastanza il valore della sofferenza: che la sofferenza riscatta e intercede, che la sofferenza ha un senso, che bisogna ringraziare quando arriva “la tribolazione”. Ora “questa generazione” deve affrontare la grande impostura, la Prova, essendo impreparata, con una volontà indebolita e non esercitata. Che Gesù abbia pietà di noi.

Molti lettori, tanti tanti, credendomi forse cieco, mi hanno voluto segnalare quella notizia che i media hanno descritto così:

Il parroco di Casorate Primo si è scagliato contro i vaccini e il governo durante l’omelia di fine anno. Di tutta risposta, i fedeli hanno abbandonato la chiesa. L’episodio è stato segnalato alla Curia.

Volevano da me un commento, i lettori? Un commento potrebbe essere:

ecco dove ha finito per cacciarsi il dogmatismo.

Il dogmatismo, di cui è accusata la Chiesa, non è stato abolito dal modernismo che oggi la domina, ma completamente dislocato, e santifica il potere terreno: si può mettere in dubbio il dogma dell’Immacolata Concezione, ma guai ad esprimere un dubbio su sulla bontà di Pfizer, e ancor peggio sul dogma che Draghi e Speranza fanno il nostro bene.

Come ha scandito del resto Bergoglio, secondo riferito dai media:

Covid, Papa Francesco: “Il vaccino è luce di speranza se è disponibile per tutti”

La frase è una evocazione blasfema – volontaria? – del Vangelo di Giovanni:

Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.

la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l’hanno accolta.

Ma c’è un commento più a fondo che possiamo tentare su “questa generazione” in senso evangelico, l’insieme di quelle successive alla mia , quei “giovani” che hanno fatto file infinite per farsi tamponare e risultare negativi – pur dopo essersi fatti vaccinare con due e tre dosi, dunque subito dimenticando che quel “vaccino” che è “luce” non li ha immunizzati affatto – e non prendendosela col potere per l’impostura che hanno subito, ma contro i “no vax” e il povero parroco di Casorate, subito segnalato con cristiana delazione al vescovo.

La mia generazione, per quanto già guasta, ha vissuto in un “senso comune” di massa ancora cristiano. Anche i non credenti conoscevano e condividevano i valori cristiani di carità verso il prossimo, consideravano male edonismo, superbia ed egoismo come disvalori, almeno da non esibire in pubblico.

In questa ultima generazione dei “giovani” mi pare non esista più la minima nozione di una morale cogente. Nemmeno una briciola di cristianesimo, anzi nemmeno di conoscenza minima della religione: molti giovani semplicemente “Non sanno” cosa si fa in chiesa, non ci sono mai entrati; né cosa è la Messa , né i dieci comandamenti. Il nuovo “senso comune” delle masse è radicalmente quello del partito radicale. Vivono un assoluto aldiquà In tempi di scarsità, il loro egoismo e la loro impurità esplodono patologicamente, il 25% dei giovani durante il lockdown diventato dipendente dalla pornografia , il potere ha il gioco facile nel dirigere il loro odio verso i no vax.

Vivono nella superbia convinzione di essere “moderni” e “laici”, e invece sono neo-primitivi. Accettano come dogmi le direttive del governo, non diversamente da quale che faceva il contadino egizio del 13mo secolo A.C. di fronte ai comandi di faraone. Vivono nella paura di ammalarsi e soffrire, hanno introiettato completamente il terrorismo televisivo – e sono incapaci di informarsi, una delle caratteristiche più essenziali se si vuol esser “moderni e laici”.

“Sono un gregge stupido, brutto e cattivo”, mi scrive un’amica. : non possono essere salvati. Di più, non devono. Il più grande e impegnativo tentativo di redimerli, di costruire con quel materiale umano qualcosa di valore, è naufragato. Bisogna imparare dalla storia. Non solo sono inutili, sono anche pericolosi”.

Invano mi ribello, da quel pochino cristiano che sono, che costoro non possono ma soprattutto non devono essere salvati, che gente di figura umana sia al disotto di ogni possibile salvezza, a che ci sia messa, al disotto, da sé.

Ma intravvedo che queste masse di vaccinati, nel profondo semi-conscio, vogliono essi stessi la propria estinzione. Cos’altro significano i sondaggi dove oltre i due terzi di loro vuole l’eutanasia legale? Non voglio soffrire. Vogliono estinguersi senza dolore. Non sanno nemmeno la minima idea di cosa sia “il potere di diventare figli d i Dio”

Qui sotto la omelia di don Leonardo Maria Pompei