Il male che ci fa la UE, spiegato bene

In Europa, l’eccessiva regolamentazione è diventata un’attività mafiosa che sfrutta l’economia reale come un parassita: è un classico sistema di estorsione e di protezione mascherato da legge.
La regolamentazione non riguarda più la sicurezza o gli standard; è un’estorsione in cui il prezzo dell’esistenza è un tributo perpetuo a una classe burocratica che non produce nulla. La genialità dello Stato moderno dell’Europa occidentale risiede nella sua capacità di trasformare la non produttività in un servizio obbligatorio. Siamo arrivati ​​a un punto in cui è più redditizio controllare una fabbrica che gestirla.
Questa classe parassitaria ha creato una struttura giuridica labirintica, così complessa che nessuna piccola impresa può orientarsi al suo interno senza assumere guide “autorizzate”. Le normative sono l’arma anticoncorrenziale per eccellenza.
Le grandi aziende le adorano perché dispongono di “dipartimenti di conformità” che ne assorbono i costi. Per una startup o un’azienda familiare, una nuova direttiva UE è una condanna a morte recapitata in busta chiusa.
La moderna regolamentazione “basata sui valori” è l’ultima evoluzione del racket della protezione. Costringe le aziende a spendere miliardi in una rendicontazione puramente performativa, dirottando capitali dalla ricerca e sviluppo verso un cartello di revisione “verde” che fa leva su indulgenze morali piuttosto che sull’impatto ambientale effettivo. Siamo governati da persone che non hanno mai dovuto pagare un importo o gestire una catena di fornitura.
Per loro, un regolamento di 500 pagine è un “quadro normativo”; per chi opera sul campo, è una presa al collo. Il parassita è cresciuto così tanto che ora crede di essere il corpo, ignaro che è il suo stesso peso a trascinare l’intera struttura nel fango.

GAbriele Guzzi, economista:

Quindi, ricapitoliamo: Poiché rubare soldi alla Russia non pareva una scelta brillante, perché ci esponeva a rischi altissimi, perché ledeva la nostra residuale credibilità nei mercati dei capitali internazionali, perché ci apriva a ritorsioni da decine di miliardi sugli asset delle imprese europee in Russia, i nostri leader europei hanno scelto una via che viene presentata come “realistica”, “di compromesso”, comunque “una vittoria dell’UE”. Ma vediamola allora questa grande vittoria del realismo.
Il Consiglio europeo ha approvato un prestito senza interessi all’Ucraina di 90 miliardi di euro. Questi soldi verranno raccolti con un nuovo indebitamento comune dell’UE garantito dal bilancio comune. Per gli oneri di questo indebitamento, saranno esclusi Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia. Ci sono, come sempre, due fatti assurdi in questo ennesima contorsione giuridica approvata dalle istituzioni europee.
La prima è formale. Il Consiglio ha infatti approvato il piano attraverso una cooperazione rafforzata, ed è sostanzialmente la prima volta che un indebitamento comune è coperto escludendo alcuni stati. Ci avevano detto per anni che questo era impossibile, che il Next Generation EU era un’eccezione non più ripetibile, che per gli investimenti per far crescere l’economia dei paesi membri non si poteva fare, e ora in 4 ore lo approvano, addirittura senza l’unanimità.
Come sempre, l’Eurosuicidio vale solo per i poveri cittadini europei, per finanziare le guerre i soldi si trovano sempre (bellissime le parole del Papa ieri, qualcuno in Europa le ha sentite?). Il secondo elemento è sostanziale. L’Ucraina è un paese che, senza gli aiuti europei, sarebbe già in default. E’ in contrazione demografica e avrà bisogno di più di 500 miliardi per ricostruire solo le infrastrutture essenziali (fonte: World Bank). Questo ci dice che la probabilità di riavere interamente questi 90 miliardi è molto bassa.
La Russia difficilmente pagherà le riparazioni di guerra, e se parteciperà alla ricostruzione, non penso che vorrà usare i suoi soldi per pagare gli europei che hanno comprato armi per usarle contro di loro. Questo significa che questo prestito probabilmente si convertirà in un sussidio, coperto dal bilancio comune. Considerando gli interessi che noi europei pagheremo, ed escludendo le tre nazioni che si sono tirate fuori, si possono stimare le quote sul bilancio comune coperte dai diversi paesi.
La Germania coprirà circa 26 miliardi. La Francia, 17 miliardi. L’Italia, 14. Ora, in un momento storico in cui si fa austerità su tutto, in cui facciamo una manovra di sostanziale austerità, in cui siamo tornati in avanzo primario, le istituzioni europee tirano fuori cento miliardi, che sostanzialmente saranno coperti da maggiori tassi e da minori servizi per i cittadini europei, già piegati da 4 anni di de-industrializzazione e, per noi, da 30 anni di stagnazione all’interno delle regole europee.
Olivier Blanchard, un importante economista francese, seppur d’accordo con la decisione, propone provocatoriamente di far istituire dai paesi europei una “tassa sugli aiuti all’Ucraina”, per far capire ai cittadini che, nelle regole attuali, questi aiuti non sono gratis, ma corrispondono a maggiori tasse future, nazionali ed europee. Insomma, i pasti gratis noi li offriamo, ma poi li mettiamo in conto ai soliti sfigati dei cittadini europei che tanto sono abituati.
Cari amici europeisti, ma quando vorrete lasciare per terra le armi dell’ideologia, e valutare tutti insieme il disastro suicidario a cui ci state portando con euforia e irrazionalità? Ieri, intanto, ho saputo che Eurosuicidio è alla sua quarta edizione in poco più di un mese. Altre 3000 copie in stampa. Mentre impazzisce la propaganda di guerra, diffondere una consapevolezza realistica, disincantata e onesta, sembra l’unica arma contro l’istupidimento collettivo. Gabriele Guzzi