GERMANIA, TUTTI CONTRO GLI INVESTIMENTI PUBBLICI

Mentre  l’economia tedesca cola a picco  da nove mesi, e mentre il  governo resta ostinato nell’applicare non solo a  noi, ma anche a sé ,    l’austerità  di cui sta morendo  – per far fronte alla recessione  ha stanziato 50  miliardi di euro, cifra ridicola rispetto al necessario e rispetto alle possibilità di chi ogni anno ha accumulato 250 in esportazioni  – ecco che  tutti  stanno criticando il progetto di  Peter Altmaier, il  loro ministro all’economia, per far tornare  competitiva l’industria tedesca oggi ormai arretrata rispetto a Cina, Giappone, Corea e Stati Uniti.

Altmaier  ha annunciato che, grazie al  suo  grandioso progetto  “National Industrial Strategy 2030″, emergeranno campioni nazionali ed europei, che potranno competere con Apple, Google e altre società asiatiche”. Ha dunque deciso di stanziare finanziamenti pubblici – eh sì, proprio così  – definendo nel programma “in quali casi l’intervento statale può essere eccezionalmente giustificato o addirittura necessario al fine di evitare gravi svantaggi per l’economia nazionale e lo stato nel suo insieme. ”

(Peter Altmaier e il suo Piano)

Infatti  si legge nella prefazione  – trasecolate  per la scoperta –  “il governo federale rileva che la somma delle singole decisioni aziendali delle imprese di un paese non  sempre basta per compensare o impedire i cambiamenti globali di potere e ricchezza. Perché un’impresa privata  ha  in vista i suoi privati progressi,  non quelli dell’intero paese. In questi casi – e solo in questi – sarebbe giustificata l’attivazione, la promozione e la protezione della politica industriale. È compito e responsabilità dello stato sostenere l’innovazione e la competitività dell’intera economia”.  Notate la cautela del linguaggio.

Altmaier,  quasi  per farsi perdonare,  ricorda che negli Stati Uniti, lo sviluppo tecnologico è   sì guidato principalmente da grandi aziende tecnologiche come Apple, Amazon, Google, Microsoft e General Electric,  che “investono un totale di centinaia di miliardi in ricerca e sviluppo per l’intelligenza artificiale, la digitalizzazione, la guida autonoma e la biotecnologia. Ma questo  sviluppo è stato ampiamente  sostenuto dalla precedente amministrazione statunitense ” [la ricerca militare ].  Ed oggi il governo degli Stati Uniti sta cercando di rivitalizzare e proteggere le industrie tradizionali come l’acciaio, l’alluminio, l’industria automobilistica e l’agricoltura attraverso “tariffe più alte e accordi bilaterali attraverso una politica di America First, e di ricollocare la creazione di valore perduto negli Stati Uniti”. Altri paesi in cui i governi intervengono per mantenere le loro industrie nazionali e quindi la competitività delle loro economie sono il Giappone e la Cina.

Per creare campioni nazionali ed europei, la dimensione  aziendale è cruciale, ricorda il documento Altmaier:  “I grandi aerei  commerciali sono fabbricati solo da compagnie di una certa dimensione. La creazione e l’ammodernamento dei sistemi ferroviari porta a grandi progetti da $ 30 miliardi e oltre. Le grandi piattaforme Internet che hanno successo nel mercato globale necessitano di un’enorme quantità di capitale. Lo stesso vale per la costruzione di impianti, la finanza e le banche internazionali e molti altri compiti: richiedono grandi e forti attori che si trovino su un piano di parità con i concorrenti degli Stati Uniti o della Cina “, ha detto il governo federale nel documento.

Ebbene, lo credereste?  Il  progetto è stato fortissimamente criticato –   da tutte le Confindustrie germaniche.

A cominciare dalla maggiore, la BDI (Bundesverband der Deutschen Industrie), che rappresenta 40 settori e un migliaio di imprese che occupano 8 milioni di dipendenti.

“Molte aziende sono deluse”, dice un comunicato BDI. “Il ministro federale Peter Altmaier e il Ministero federale dell’economia e dell’energia hanno finora trascurato l’importanza delle PMI per la Germania. Il successo del sistema economico tedesco   è dovuto  più   all’interazione di piccole e medie imprese di successo internazionale che alle  grandi società “.

Piuttosto, che  il governo federale  risolva i  problemi “fatti in casa” che penalizzano le piccole industrie, “prezzi dell’energia troppo alti e in aumento, un onere fiscale eccessivo,  burocrazia troppo grossa e impicciona, infrastrutture sottosviluppate, scarso sviluppo rurale e mancanza di manodopera qualificata”.

Alla critica s’è subito  unita l’Associazione federale delle medie imprese (BVMW) :  “La strategia industriale nazionale 2030 del ministro federale Altmaier si concentra su  grandi corporazioni e trascura la classe media. Le piccole e medie imprese generano più di ogni un  euro su due di valore aggiunto netto e creano quasi il 60 percento dei posti di lavoro soggetti a contributi previdenziali. Ben oltre il 90 percento delle domande di brevetto proviene da PMI. Pertanto, la classe media è il motore dell’economia tedesca, ma il documento non rende giustizia a questo status”.

Il partito Die Linke ha criticato  ugualmente il programma : essendo “La Sinistra”  per eccellenza,  poteva mancare di criticarlo in  nome del libero mercato e della concorrenza che sarebbe  violata? Il progetto Altamier è “una  dichiarazione di guerra contro il diritto della concorrenza e le piccole imprese”. “La strategia di Altmaier è fondamentalmente a  favore delle grandi società tedesche – vale a dire Siemens, BASF, ThyssenKrupp, Deutsche Bank e le società automobilistiche – in modo che siano ancora più grandi. Per esse sono previsti benefici fiscali, condizioni  di favore  per i contributi previdenziali e un’abolizione del diritto della competizione, in modo che i più grandi possano ingoiare i più piccoli più facilmente e diventare così ancora più grandi “,  Alexander Ulrich in una nota .

Il gruppo parlamentare dei Verdi?  Altmaier ha dato “risposte sbagliate alle sfide della digitalizzazione, della crisi climatica e delle strategie aggressive della Cina e degli Stati Uniti”.  Perché per i Verdi non è importante rafforzare ulteriormente le grandi società  già  forti, ma “investire in tecnologie future,  protezione del clima e multilateralismo”. Sembrano i fanatici di Beppe Grillo.

A destra, il  gruppo parlamentare AfD accusa Altmaier di un “ostilità  preconcetta  alla classe media” . “La sua cosiddetta “Strategia industriale nazionale 2030” è tutt’altro che nazionale. È diretta contro gli interessi dei tradizionali settori economici tedeschi e modelli di successo, compresi i “campioni nascosti”, che appartengono alle piccole e medie imprese. Molte di queste aziende si sono addirittura affermate sul mercato mondiale. Oggi il CDU rappresenta la lotta contro la classe media nell’interesse delle multinazionali “, ha dichiarato il vicepresidente del gruppo parlamentare AfD, Tino Chrupalla .

Più ovvia l’opposizione del FDP, Freie Demokratische Partei, che  è liberista integrale. “Tutta la classe media rifiuta una “politica economica diretta”:  Il leader della FDP Christian Lindner  ha accusato  addirittura che Altmaier di stare  adottando  il modello dell ‘”economia pianificata cinese”.

Anche la  SPD, mentre appoggia  la strategia di Altmaier per la creazione di “campioni tedeschi”,  mette in guardia dall’avversare industria e classe media. “Soprattutto le piccole e medie imprese sono innovative e competitive a livello internazionale”.

Il trionfo del Pensiero Unico conformista

Che dire?  Si deve constatare come il Pensiero Unico –  “intervento dello Stato eguale Sacrilegio” –  abbia  messo radici in tutto lo schieramento politico, anche la destra accusata a torto di simpatie naziste, visto che apparentemente ignora la lezione  del successo economico del Terzo Reich.

Sola eccezione, per fortuna di peso, i sindacati. La Confederazione tedesca dei sindacati (DGB) sostiene la “Strategia industriale nazionale 2030”. “Lo stato si è ritirato pesantemente dall’attività economica negli ultimi anni. Garantire la redditività futura dell’economia tedesca e, in particolare, modellare la trasformazione socio-ecologica, tuttavia, richiede uno stato economicamente forte e attivo. Il disegno della politica industriale di Peter Altmaier ha riconosciuto questi segni dei tempi “, afferma in una nota la DGB.  “Lo stato deve avere un’influenza positiva non solo sul lato dell’offerta ma anche su quello della domanda nell’interesse di cittadini e salariati. “Il documento di Altmaier si basa giustamente sull’idea che i mercati liberi in alcune aree (sviluppo di nuove tecnologie, decisioni commerciali, investimenti cinesi, ecc.) Siano insufficienti e possano anche essere fallibili. Gli investitori privati ​​hanno paura di investire troppo a lungo nelle tecnologie future, perché sono incerti e potrebbero non rifinanziarsi fino a quando non saranno trascorsi molti anni”.

Parole di  buon senso.

Fatto sta che per non aver l’aria di violare il Dogma del pensiero unico economico ordoliberista, il governo sta pensando di istituire “agenzie pubbliche indipendenti” per fare gli investimenti necessari –  indebitandosi  –  cosa che lo Stato si è vietato di fare per legge: la Germania infatti si è inceppata da sé con  “freno al debito che consente un deficit di bilancio federale pari allo 0,35% del Pil  –  il che, oggi che il Pil declina, equivale a spendere 5 miliardi l’anno.

Si pensa a un “bilancio-ombra”  per aggirare le regole

E il governo vuole avere l’apparenza di non violare questa regola non solo assurda ma mortifera,   dal momento che “ la domanda repressa di investimenti pubblici da città e paesi in tutto il paese è stimata a 138 miliardi di euro”, scrive Reuters.  E  per giunta, quest’anno il governo federale guadagnerà 6 miliardi di euro per il solo fatto di vendere i suoi titoli di debito con interesse negativo.

Quindi  creerà le agenzie che si indebiteranno per conto loro, e il loro debito non comparirà nel bilancio federale – il quale così potrà continuare a fare la lezione ai Paesi indebitati, Italia in primis, obbligandoli a non sforare anche in piena recessione.  Naturalmente il fatto che  le agenzie tedesche  oggi s’indebitano a tassi negativo –  ossia che gli investitori vogliono perderci, pur di prestare  alla Germania il cui debito appare così “sicuro”, dovrebbe  far capire che indebitarsi oggi non solo non costa, ma rende.

Eppure la FDP, per bocca del suo capo Otto Fricke, ha subito detto che non avrebbe appoggiato alcun piano per introdurre budget paralleli attraverso agenzie pubbliche indipendenti.  “E’ solo  un modo di prendere per il naso gli elettori”.   E mille voci si sono levate a strillare contro questi “trucchi contabili”

Siccome per togliere il “feno al deficit”  che la Germania  s’è scolpita addosso occorrono i due terzi dei voti in parlamento,  è molto difficile che una simile maggioranza sia raggiunta.

“Ai tedeschi piacciono le loro regole e gli piace interpretarle in modo molto restrittivo”, ha confermato tutto fiero  Tom Krebs, professore di macroeconomia e politica economica all’Università di Mannheim. ”

Ed ecco che la Germania, malata di tirchieria patologica, affronta la crisi  recessiva  epocale del capitalismo globale  – con il freno a mano tirato.  Fino ed oltre ai prossimi milioni di disoccupati?

Francoforte. Il centro finanziario.

(Per completezza, leggere l’intervista a Vladimiro Giacché,

Vladimiro Giacché: “La Germania sta morendo di austerity. Occorre una nuova politica di investimenti”

https://www.linkiesta.it/it/article/2019/09/06/vladimiro-giacche-recessione-germania-merkel-austerity-unione-europea/43446/