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ESCLUSIVO: Il Rapporto Ufficiale del Vaticano rivela gravi crepe nelle fondamenta della Traditionis Custodes
Di Sabino Paciolla|Luglio 1st, 2025|
Messa Tridentina
La giornalista Diane Montagna, nel suo articolo pubblicato oggi riferisce di nuove prove che mettono in discussione la validità di Traditionis Custodes (TC), il decreto del 2021 di Papa Francesco che ha limitato la liturgia tradizionale. La giornalista ha ottenuto la valutazione complessiva della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) basata sulla consultazione dei vescovi del 2020 riguardo alla Summorum Pontificum di Benedetto XVI, che liberalizzava la Messa tradizionale in latino. Il documento, finora inedito, rivela che la maggioranza dei vescovi riteneva che modificare la Summorum Pontificum avrebbe causato più danni che benefici, contraddicendo la motivazione ufficiale di Traditionis Custodes e sollevando dubbi sulla sua credibilità.
La giornalista quindi scrive:
“Quando, il 16 luglio 2021, Papa Francesco ha promulgato Traditionis Custodes, ha affermato che le risposte al questionario «rivelano una situazione che mi preoccupa e mi rattrista e mi convince della necessità di intervenire».
«Purtroppo», ha affermato in una lettera di accompagnamento indirizzata ai vescovi di tutto il mondo, «l’obiettivo pastorale dei miei Predecessori […] è stato spesso gravemente disatteso. L’opportunità offerta da San Giovanni Paolo II e, con ancora maggiore magnanimità, da Benedetto XVI […] è stata sfruttata per ampliare le divisioni, rafforzare le divergenze e incoraggiare i dissensi che feriscono la Chiesa, le ostacolano il cammino e la espongono al pericolo della divisione».
Egli ha detto ai vescovi di essere stato «costretto» dalle loro «richieste» a revocare non solo il Summorum Pontificum, ma «tutte le norme, le istruzioni, le permessi e le consuetudini» che hanno preceduto il suo nuovo decreto.
Tuttavia, ciò che emerge dalla valutazione complessiva del Vaticano è che le «lacune», le «divergenze» e i «disaccordi» derivano più da un livello di ignoranza, pregiudizio e resistenza di una minoranza di vescovi nei confronti della Summorum Pontificum che da eventuali problemi originati dai fedeli della liturgia romana tradizionale.
Al contrario, il rapporto ufficiale della CDF afferma che «la maggioranza dei vescovi che hanno risposto al questionario e che hanno applicato con generosità e intelligenza il Summorum Pontificum, alla fine esprimono soddisfazione per esso». Aggiunge che «nei luoghi in cui il clero ha collaborato strettamente con il vescovo, la situazione si è completamente pacificata».
La valutazione complessiva, che può essere consultata alla fine di questo articolo in italiano e in una traduzione inglese, conferma anche quanto ho segnalato nell’ottobre 2021: che Traditionis Custodes ha ingigantito e presentato come un problema grave ciò che era solo accessorio nella relazione ufficiale della CDF.
Inoltre, il testo mostra chiaramente che Traditionis Custodes ha ignorato e omesso ciò che il rapporto diceva sulla pace che Summorum Pontificum aveva ristabilito, e ha chiuso un occhio su una «osservazione costante fatta dai vescovi», ovvero che i giovani venivano attratti dalla Chiesa cattolica grazie a questa forma più antica della liturgia.
La valutazione complessiva prevedeva anche, sulla base delle risposte dei vescovi, cosa sarebbe successo se Summorum Pontificum fosse stato soppresso – previsioni che si sono rivelate accurate.”
Genesi e struttura della Relazione Ufficiale
La giornalista riporta che il rapporto ufficiale sulla Summorum Pontificum è stato redatto dalla Quarta Sezione della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), ex Pontificia Commissione Ecclesia Dei, nella primavera del 2020. Il cardinale Luis Ladaria ha inviato un questionario alle conferenze episcopali mondiali, raccogliendo risposte dai vescovi fino a gennaio 2021. Il rapporto finale di 224 pagine, datato febbraio 2021, è diviso in due parti: un’analisi dettagliata dei dati per continente e paese, con tabelle e grafici;
una sintesi più breve con introduzione, valutazioni per continente, una conclusione complessiva e una raccolta di citazioni dalle risposte dei vescovi.
La valutazione evidenzia che la Summorum Pontificum ha avuto un ruolo significativo ma limitato, diffusa nel 20% delle diocesi latine, con un’attuazione generalmente pacifica. Papa Francesco, che ha ricevuto il rapporto, ha basato Traditionis Custodes sui suoi risultati e sul parere della CDF. Sebbene il rapporto non sia pubblico, la raccolta di citazioni della Parte II è stata pubblicata nell’ottobre 2021, indicando solo il Paese o la regione di provenienza.
“Sebbene il Vaticano non abbia mai reso pubblico il contenuto del rapporto ufficiale, nell’ottobre 2021 ho ottenuto – scrive Diane Montagna -e pubblicato la raccolta di citazioni incluse nella Parte II, indicando però solo il Paese o la regione da cui provengono le citazioni. La raccolta può essere consultata integralmente alla fine di questo articolo in italiano e in una traduzione inglese aggiornata.”
Valutazione complessiva: 7 punti chiave
1. La mancanza di pace liturgica e di unità è dovuta più alla minoranza dei vescovi che ai fedeli della liturgia romana tradizionale.
Diane Montagna riporta che il rapporto della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) sull’applicazione della Summorum Pontificum evidenzia che la mancanza di pace liturgica deriva principalmente dall’ignoranza, pregiudizio e resistenza di una minoranza di vescovi, piuttosto che dai fedeli attratti dalla liturgia tradizionale.
Il documento richiama l’obiettivo di Benedetto XVI di promuovere una riconciliazione liturgica interna attraverso un’ermeneutica della continuità, che però non è stata pienamente accolta da alcuni vescovi. Dove la Summorum Pontificum è stata applicata, si registrano frutti positivi, soprattutto nella liturgia.
Il rapporto critica l’atteggiamento di alcune diocesi che considerano la Forma Straordinaria (liturgia tridentina) un elemento di disturbo o persino “pericoloso”, da sopprimere o controllare strettamente nella speranza che scompaia. In particolare, i vescovi di lingua spagnola mostrano scarso interesse per la Summorum Pontificum, nonostante le richieste dei fedeli, e molti vescovi italiani la considerano poco rilevante, con poche eccezioni.
Alcuni vescovi ritengono che la Summorum Pontificum abbia fallito nel promuovere la riconciliazione, chiedendone la soppressione, sia per la mancata unità interna alla Chiesa sia per la persistente separazione della Fraternità Sacerdotale di San Pio X (FSSPX). Il rapporto chiarisce, però, che la riconciliazione è un processo lento e graduale e che la Summorum Pontificum non era rivolta specificamente alla FSSPX. Inoltre, affronta il timore di una “divisione in due Chiese” e l’accusa che i gruppi legati alla Forma Straordinaria rifiutino il Concilio Vaticano II, riconoscendo che ciò è vero solo in parte e non generalizzabile. La cura pastorale dei vescovi è indicata come cruciale per mitigare tensioni e chiarire malintesi. Infine, il rapporto nota che alcuni vescovi preferirebbero un ritorno al precedente sistema di indulto per avere maggior controllo sulla liturgia tradizionale.
2. La maggioranza dei vescovi che hanno applicato Summorum Pontificum si è dichiarata soddisfatta.
La giornalista poi scrive:
Al contrario, il rapporto ha riscontrato che «la maggioranza dei vescovi che hanno risposto al questionario e che hanno applicato con generosità e intelligenza il MP Summorum Pontificum, alla fine si dichiarano soddisfatti». Aggiunge che «nei luoghi in cui il clero ha collaborato strettamente con il vescovo, la situazione si è completamente pacificata».
Inoltre, il rapporto ha rilevato che «i vescovi più sensibili a questa questione osservano che la forma antica della liturgia è un tesoro della Chiesa da salvaguardare e preservare: essa costituisce un bene per trovare l’unità con il passato, per sapere come avanzare lungo un percorso di sviluppo coerente e di progresso, e per soddisfare, per quanto possibile, le esigenze di questi fedeli».
Secondo il rapporto: «La maggioranza dei vescovi che hanno risposto al questionario afferma che apportare modifiche legislative al MP Summorum Pontificum causerebbe più danni che benefici».
Sulla base dei suoi risultati, il rapporto ha previsto che «indebolire o sopprimere Summorum Pontificum danneggerebbe gravemente la vita della Chiesa, poiché ricreerebbe le tensioni che il documento aveva contribuito a risolvere».
Alcuni vescovi ritengono che una modifica legislativa al Summorum Pontificum «favorirebbe l’allontanamento dei fedeli delusi dalla Chiesa verso la Fraternità San Pio X o altri gruppi scismatici», alimenterebbe la sfiducia nei confronti di Roma, darebbe origine a «una recrudescenza delle guerre liturgiche» e «favorirebbe persino l’emergere di un nuovo scisma». Inoltre, «delegittimerebbe due Pontefici – Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – che si erano impegnati a non abbandonare questi fedeli».
3. I vescovi sono grati per la competenza della Sezione Quarta della CDF (la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, ora sciolta)
La giornalista riporta che i vescovi apprezzano positivamente la competenza e la guida dottrinale degli esperti dell’allora quarta sezione della CDF, scioltasi con la Traditionis Custodes .
4. Il rapporto ha confermato l’attrazione dei giovani per la forma più antica della liturgia.
Diane Montagna scrive:
Il rapporto della CDF ha confermato l’intuizione di Benedetto XVI, espressa nella Summorum Pontificum, secondo cui i giovani avrebbero trovato nella liturgia romana tradizionale «una forma di incontro con il mistero della Santa Eucaristia particolarmente adatta a loro». Si legge:
«Un’osservazione costante dei vescovi è che sono i giovani a scoprire e a scegliere questa forma più antica della liturgia. La maggior parte dei gruppi stabili presenti nel mondo cattolico sono composti da giovani, spesso convertiti alla fede cattolica o tornati dopo un periodo di allontanamento dalla Chiesa e dai sacramenti. Sono attratti dalla sacralità, dalla serietà e dalla solennità della liturgia. Ciò che colpisce maggiormente, anche in una società eccessivamente rumorosa e verbosa, è la riscoperta del silenzio nelle azioni sacre, le parole sobrie ed essenziali, la predicazione fedele alla dottrina della Chiesa, la bellezza del canto liturgico e la dignità della celebrazione: un insieme armonioso e profondamente attraente».
5. Il rapporto ha evidenziato la crescita delle vocazioni nelle comunità Ex-Ecclesia Dei dopo la Summorum Pontificum.
Diane Montagna scrive:
Il rapporto della CDF ha sottolineato la crescita delle vocazioni nelle ex comunità Ecclesia Dei dopo la promulgazione della Summorum Pontificum, ma ha osservato che alcuni vescovi diocesani non ne sono del tutto soddisfatti. «Molti giovani», si legge, «scelgono di entrare negli istituti Ecclesia Dei per la loro formazione sacerdotale o religiosa piuttosto che nei seminari diocesani, con evidente rammarico di alcuni vescovi…».
6. Il rapporto raccomanda di studiare entrambe le forme del rito romano come parte della formazione seminariale.
La giornalista scrive:
Il rapporto suggerisce quindi, sulla base di un’idea proposta dai vescovi, di incorporare nella formazione seminariale e in altre facoltà ecclesiastiche «sessioni dedicate allo studio di entrambe le forme del rito romano», come mezzo per promuovere una maggiore unità e pace, aumentare le vocazioni diocesane e preparare «sacerdoti adeguatamente formati» per celebrare il rito romano.
7. Il rapporto raccomandava: «Lasciate che il popolo sia libero di scegliere».
La giornalista scrive:
Sulla base dei risultati dell’indagine condotta tra i vescovi e citando un vescovo filippino, il rapporto della CDF conclude raccomandando: «Lasciate che il popolo sia libero di scegliere». E ricordando il ruolo e il dovere insostituibile, anche se a volte impegnativo, di un vescovo davanti a Dio di pascere il gregge, il rapporto si conclude con le parole di Papa Benedetto XVI ai vescovi francesi nel 2008 riguardo alla Summorum Pontificum:
«Sono consapevole delle vostre difficoltà, ma non dubito che, entro un tempo ragionevole, potrete trovare soluzioni soddisfacenti per tutti, affinché la tunica senza cuciture di Cristo non sia ulteriormente lacerata. Tutti hanno un posto nella Chiesa. Ogni persona, senza eccezioni, deve potersi sentire a casa e mai respinta. Dio, che ama tutti gli uomini e le donne e non vuole che nessuno si perda, ci affida questa missione nominandoci pastori delle sue pecore. Non possiamo che ringraziarlo per l’onore e la fiducia che ha riposto in noi. Cerchiamo quindi di essere sempre servitori dell’unità».
Guardiani della Tradizione?
Infine, Diane Montagna, tra l’altro, scrive:
Nella sua risposta all’ultima domanda del sondaggio vaticano in nove punti, di cui sono entrato in possesso, l’ex arcivescovo di Detroit, Allen Vigneron, ha riassunto ciò che, secondo il rapporto ufficiale, la maggioranza dei vescovi aveva effettivamente richiesto.
Il sondaggio chiedeva: «A tredici anni dal motu proprio Summorum Pontificum, qual è il suo parere sulla forma straordinaria del rito romano?». L’arcivescovo Vigneron ha risposto:
«Il mio consiglio è di mantenere la disciplina e le norme stabilite nel Summorum Pontificum e di affrontare eventuali problemi che dovessero sorgere invitando i sacerdoti e i fedeli a osservarle. Il motu proprio ci ha fornito un approccio di notevole successo per risolvere la controversia che esisteva nella Chiesa sullo status della forma straordinaria. La disciplina che ha introdotto sta dando molti frutti positivi, soprattutto nella vita dei fedeli e nel ripristino della pace ecclesiale. Non ho alcun dubbio sulla legittimità della Forma Straordinaria come straordinaria. Queste celebrazioni offrono esperienze valide della sacra liturgia della Chiesa, ma sono complementari alla Forma Ordinaria. Tali celebrazioni non costituiscono in alcun modo una minaccia alla forma ordinaria stabilita dopo il Concilio e, nella Chiesa, la arricchiscono nella sua diversità. A mio avviso, Summorum Pontificum è stato un successo notevole».
La giustificazione morale di Traditionis Custodes è sempre stata debole, dati i frutti positivi che sono derivati dal rito romano tradizionale, la sua crescente popolarità, soprattutto tra i giovani, la sua influenza sulla famiglia come «chiesa domestica» e la sua capacità di attrarre vocazioni. Questa nuova scoperta della valutazione complessiva della CDF sulla consultazione dei vescovi riguardo a Summorum Pontificum serve a gettare ulteriori dubbi sulla fondatezza e la credibilità di Traditionis Custodes.
I documenti li trovate sul sito di Diane Montagna, vedi qui.
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