MACRON VUOLE UNA BASE MILITARE IN LIBIA (ha dalla sua Open Arms)

Il ministro francesi degli Esteri, Le Drian, si è recato a Tripoli lunedì. Secondo varie fonti, con uno scopo: ottenere di aprire una base militare permanente in Libia.

Il ministro ha incontrato  Sarraj, il  capo dello pseudo governo,  ma anche il capo  delle “forze armate libiche (sic) Abdulhramman al-Tawi e il comandante della  zona militare  occidentale Osama Al Juwaili,  della zona centrale  Mohamed al-Addad, il comandante della zona militare di Tripoli Abdelsabit Marwan- insomma i caporioni delle milizie  (bande)  locali  più o meno  “fedeli” a Sarraj, ossia che lui non controlla ma che controllano lui – allo scopo di “promuovere lo spiegamento di truppe francesi a Misurata onde aiutare il GNA a stabilizzare  la Libia.

Il sito  Special Monitoring Mission to Libya , citando “il membro dell’Alto Consiglio di Stato Abdurrahman Shater”, riferisce che già un mese prima, in Tunisia, c’erano stati incontri con “rappresentanti francesi” dei “gruppi armati di Misurata” per discutere “operazioni comuni antiterrorismo” ossia sempre stabilire una base francese;la delegazione di Misurata “aveva rifiutato”; sicché “si attende la visita del ministro degli Esteri per far cambiare idea ai gruppi armati”:  Certo Le Drian sarà arrivato  doni. Quali: armi?  (come noto, l’ONU ha  posto un embargo sulla vendita di armi alla Libia), soldi? Tutt’e due?

Quanto a Naaba TV, l’11 luglio segnalava l’arrivo di “cinque esperti militari francesi da Bengasi a Ras Lanut per sostenere le milizie Karama”  – ossia le  bande del generale Haftar impegnate ad impadronirsi della “mezzaluna petrolifera”.    I francesi erano “esperti nel controllo dei sistemi  aerei che hanno aiutato le milizie durante le battaglie sulla mezzaluna del petrolio”.

La Spartizione

Dunque sono sempre più intense le manovre di Parigi per  destabilizzare “la parziale pax italiana”   ricreata  in Libia. In questa serie di manovre, secondo  Luca Donadel, Francesca Totolo ed altri, va inserita l’ostinata operazione della spagnola “Proactiva Open Arms”   per  creare difficoltà al governo italiano, con la scusa dell’accoglienza ai profughi.

Il punto è che la petrolifera francese, Total, sfrutta la sua parte di  petrolio libico insieme alla  petrolifera spagnola Repsol.  Insieme, secondo l’accusa, finanziano “milizie berbere che gestiscono le attività scafiste a Al-Zuwara”.   Altre  bande armate,  nemiche della Guardia Costiera libica, che però vengono promosse, propagandate e esaltate rommanticamente da articoli di Open Migration,  uno strumento della  Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili (CILD),   dove operano figli di papà dell’estrema sinistra italiana, ovviamente collegati a organizzazioni globaliste.

Zuwara, Libia: la città che ha detto basta alle morti in mare

In questa opera di promozione è ancor più favorita la Open Arms, creata da Oscar Camps. Un catalano che fino a pochi anni fa faceva il capo di bagnini, accaparrandosi contratti per la sicurezza sulle spiagge spagnole,  spesso denunciato (e alle Baleari condannato) perchè non pagava i dipendenti.

L’ausilio  interessato della Spagna (socia di Total)

https://cronicaglobal.elespanol.com/vida/la-adjudicataria-del-socorrismo-de-bcn-tiene-un-historial-negro-en-baleares_34804_102.html

Di colpo, nell’autunno 2015, Oscar Camps decide di diventare umanitario e  va a salvare i profughi siriani in Grecia. SI scatena “il circo mediatico di beatificazione attorno a Camps”; che “coinvolge tutto il sistema català, dalla alcaldesa Ada Colau alla Junta Permanent di Puigdemont…media, personaggi dello sport, l’ex allenatore del Barça Guardiola e il cestista NBA Marc Gasol, entrambi caval”  (Così Vale Mameli).

Questo interesse dell’indipendentismo catalano per Open Arms si spiega con motivi petroliferi. La compagnia petrolifera spagnola, Repsol, è al 73% flottante in borsa e le quote di controllo le detengono la banca catalana La Caixa col 12%, la società Sacyr e il fondo sovrano di Singapore. Caixa è dominus in Repsol”.

“E Caixa non detiene solo il controllo Repsol, controlla anche Naturgy (ex gas Natural Fenosa) società con interessi in Italia come i gassificatori di Taranto e Trieste, partecipata da algerina Sonatrach e Suez es.wikipedia.org/wiki/La_Caixa es.wikipedia.org/wiki/Repsol

E infatti è La Caixa, attraverso la sua fondazione, a  dare i primi finanziamenti all’ex bagnino Oscar. Con una prima donazione di 200 mila euro, ma certo mobilitando molte più “donazioni”.

https://www.elperiodico.com/es/internacional/20171027/la-fundacion-bancaria-la-caixa-impulsa-con-200000-euros-la-labor-de-la-oenege-proactiva-open-arms-6383649

Il bagnino-salvatore insieme a Jaume Girò (Caixa e Repsol) suo primo  finanziatore.

Qui si vede l’umanitario Camps in compagnia di Jaime Girò, che è il donatore: capo delle comunicazioni della Caixa, ma nello stesso tempo, capo della comunicazione della Repsol e della Petronor (la petrolifera basca).  Importante partner della Petronor  è la compagnia di rimorchiatori Ibaizàbal  – che è la compagnia che ha “donato” uno dei suoi rimorchiatori ad Oscar Camps: quella nave dipinta di giallo e rosso che “salva”  i migranti sotto le coste libiche, sottraendoli alla guardia costiera, per portarli a vagonate in Italia (fino a ieri).

E non basta: qualcuno dona anche la nave appoggio, Astral, “un veliero di lusso”:  è “il milionario andaluso-italiano Livio Lo Monaco”.. Che ha fatto i soldi vendendo materassi in tv,  “famoso per spot e telepromozioni su Telecinco. E’ l’anima commerciale di #OpenArms cronicaglobal.elespanol.com/business/lo-mo…

Altri fondi vengono da “Il portale di fundraising  “Banco Solidal”, che fa capo alla Fundacion Real Dreams di Barcellona presieduta da David Levy Faig, ex vicePresidente di Merrill Lynch Spagna”.

Tutti questi banchieri ardono di carità e dalla volontà benefica di scaricare migliaia di negri in Italia,  fino al punto da sfidare il governo italiano.

(Qui una completa storia sui moventi della Open Arms:

http://ilcappellopensatore.it/2018/07/open-arms-la-guerra-del-petrolio/)

La Open Arms che voleve querelare il governo, poi ha cambiato idea e querelerà la Guardia Costriera Libica, ma forse cambierà ancora idea.  Avrebbe da spiegare il salvataggio di Josefa e del suo smalto per unghie.

I media italiani si sono precipitati a strillare che la storia dello smalto alle unghie della povera profuga salvata dalla Open Arma  da 48 ore in acqua,  e quindi in fin di vita, era “Una fake”, una bufala. Invece la notizia è vera e hanno dovuto ammetterlo “le volontarie: abbiamo messo noi lo smalto alla povera Josefa  per tranquillizzarla”.

Per tranquillizzare  naufraghi, niente di meglio che  lo smalto per unghie.  Non deve mai mancare nella cassetta del pronto soccorso nautico.

Magari si balla anche  un po’, sulla Open Arms. Del resto si deve tenere allegra la Josepha: del Ghana, è fuggita dal marito perché la picchiava. La picchiava perché non poteva avere figli. Così la Josefa ha intascato preso i suoi 3-5 mila dollari –  ogni donna africana  li ha nel salvadanaio,  specie le mogli picchiate dai mariti   – ed ha  intrapreso il periglioso viaggio.  Pagando gli scafisti e finendo nelle braccia aperte di Open Arms. Che aveva a bordo, allora,  un deputato della sinistra italiota, Palazzotto – e adesso è ripartita da Barcellona per creare nuove difficoltà alla Guardia Libica, stavolta con a bordo Nicola Fratojanni – addirittura il Segretario della Sinistra.

Sempre al servizio di qualunque potenza straniera, la Sinistra. In odio all’avversario interno, chiamare  l’amico esterno : ecco un classico della storia italiota.

Potenza, la Capitale del Profugo

Ma anche i soldi contano, mica solo l’ideologia, nell’odio contro Salvini.   Dal sito di Francesca Totolo, riporto un elenco, probailmente incompleto, di  “cooperative umanitarie” che guadagnano dalla “accoglienza”. Guardate che fatturati.  Domandatevi come mai  i più grossi fatturati li fanno due caritatevoli organizzazioni a Potenza: con 61 milioni e 41 milioni  l’anno,   sicuramente, in una città come Potenza, sono le due potenze economiche massime. Le Amazon, le Google di Pz, capitale del Profugo.  E i principali datori di lavoro. E i profitti, li vedete? In  tasca a chi finiscono? Sono soldi pubblici, meditate. Questi non vogliono far finire la pacchia.