11 agosto 2015: nono anniversario della morte del professor Auriti.

 

Il Santuario della Madonna dei Miracoli di Casal Bordino, ti sovrasta e ti abbraccia allo stesso tempo, con la sua vasta mole al lato di una grande piazza chiusa da una fila di edifici che sembrano sue braccia strette intorno a te.

Provo un certo tipo di emozione un qualcosa di strano ed intenso allo stesso tempo: gli amici sono arrivati dalla Romagna, dalla Puglia, dalle Marche, io dall’Umbria e dall’Abruzzo i più.

Rocco Carbone è lì ad aspettarci con il suo viso sereno e serio;  ci guida dentro la bellissima chiesa: grande, solenne, ma inondata di luce con sopra l’altare maggiore la statua della Santissima vergine avvolta in un manto azzurro e con una corona d’oro in testa.

Da lontano arriva, camminando lentamente, una piccola figura di religioso è Padre Colombaro; capelli bianchissimi, occhiali di metallo dorato che cerchiano occhi serafici, che emanano dolcezza, pace, serenità. Sono lo specchio di un’anima che totalmente si è donata a Dio, che ha permesso a Lui di prenderne totale possesso e che segue solo la sua volontà con gioia e soprattutto senza timori, o paure vane, con un senso di sicuro e fermo abbandono.

Ci racconta di quando un giorno il professor Giacinto Auriti si presentò in sacrestia mentre lui si accingeva a celebrare la Santa Messa: con umiltà, rispetto disponibilità il professore chiese a Padre Colombaro se poteva avere l’onore ed il grande privilegio di servigli la Messa.

Fu un chierichetto perfetto: concentrato, attento e soprattutto assolutamente assorto nella sua preghiera personale. Si era presentato senza dire niente di sé, di quale ruolo ricoprisse, senza vantarsi o peggio pretendere in funzione del rango e del riguardo della sua posizione. All’epoca era Prorettore dell’Università di Teramo e titolare della cattedra di Teoria Generale del Diritto.   Qualche momento prima era in mezzo ai campi a parlare con i suoi operai di coltivazioni e subito dopo, con le stese scarpe sporche di fango, saliva in cattedra a parlare di moneta, di diritto, di signoraggio ai suoi ragazzi rapiti da quello che diceva.

Padre Colombaro ci ha raccontato di un episodio davvero particolare. Il professor Auriti stava passeggiando con la moglie sulla spiaggia di Casal Bordino, quando la sua attenzione fu attratta da un pezzo di vetro che sporgeva dalla sabbia. Lo raccolse, era un fondo di bottiglietta su cui erano impressi dei numeri. Cominciò a pensare, spinto da una forza interiore, cosa mai volessero dire quei numeri, mentre stava tornando a casa incontrò una signora anziana che conosceva la quale ex rupto gli disse di giocare quei numeri al Lotto e con il ricavato della vincita costruire un chiesetta dedicata alla Madonna di Fatima. In effetti i primi due erano 13 e 5 il giorno ed il mese dell’apparizione mariana più famosa del mondo.

Detto fatto consegnò una banconota da diecimila lire alla moglie e le disse di giocare quei numeri. La signora pensò che la somma fosse troppo alta e giocò soltanto mille lire. Totale uscì una quaterna secca!

Padre Colombaro ci dice che il professore era un Cristiano “completo”, in quanto perfetto è soltanto Dio. Prima di lasciarci il padre benedettino ci dà una benedizione particolare, sempre con molta carità e dolcezza alzando gli occhi al Cielo per invocare tutta la potenza divina, quella stessa che invocava durante gli esorcismi, che su incarico del vescovo, eseguiva per la diocesi di Chieti. Ancora oggi qualcuno lo prega di voler aiutare queste infelici creature a liberarsi dal maligno: ma lui si limita soltanto a benedire solennemente in quanto praticare esorcismi è possibile soltanto con il mandato conferito dal Vescovo.

Facciamo qualche chilometro costeggiando l’Adriatico “aspro e selvaggio” e arriviamo a Brecciaio una frazione di Sant’Eusanio del Sangro.

E’ qui che, con i soldi della vincita del lotto, Auriti costruì la famosa chiesetta come gli aveva raccomandato la signora anziana. Donò anche il terreno: ma la cosa più bella fu che costruì la chiesa in modo tale che un ulivo secolare fosse esattamente nel posto dell’altare: lo fece segare, il troncone è diventato la base dell’altare ed il resto, è il piano di appoggio della mensa eucaristica: il tutto molto suggestivo. Anche questa chiesetta, donata alla Contrada, è luminosissima: la statua della Madonna di Fatima incoronata sovrasta in modo discreto, direi materno: assiste alla celebrazione della Messa, ne è compartecipe come, ai piedi della croce, fu compartecipe della passione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo e Corredentrice dell’Umanità.

In una nicchia sono conservati degli abitini da battesimo bianchi, come riconoscenza per la grazia di una nascita ottenuta grazie all’intercessione della Vergine di Fatima, ma c’è anche conservata una collana d’argento ed il medaglione che altri non è che il famoso fondo di bottiglia con incisi i numeri della quaterna.

L’ultima parte della giornata di questa specie di pellegrinaggio non ha di certo lesinato emozioni. Siamo stati ospiti della famiglia del professore a Guardiagrele il suo paese natale. Una bellissima casa gentilizia appena entrati nell’androne l’onda dei ricordi: lui seduto dietro un tavolo che cambiava le lire con i Simec [1] alla gente che accorreva dalla riviera e dai paesi vicini per poter comperare merce praticamente a metà prezzo.

Quel giorno il professore era raggiante: finalmente vedeva calata nella realtà la sua teoria monetaria, anche io comperai tutta la serie di Simec che ancora conservo chiusi in una busta firmata da lui.

Purtroppo qualche giorno dopo, una ventina di auto della GdF ed altrettante tra Carabinieri e Polizia circondarono il paese: i militi in tuta d’assalto, sequestrarono tutti i Simec in circolazione fermando la gente in strada ed entrando nei negozi per prelevarli con la forza.    Le solite “trombatopate” italiane, nemmeno avessero dato la caccia a pericolosi terroristi o dovessero arrestare Bin Laden!!

Ci siamo ritrovati, pieni di commozione, intorno ad un tavolo insieme alla moglie del professore la signora Rachele a tutti i figli: Michela, Francesca, Clelia, Filippo e Raffaella ed una serie di testoline bionde che educatamente arrivavano, a folate, per prendersi dei piccoli bastoncini ripieni di cioccolato.

Chi crede, come me, nella Comunione dei Santi ha sentito forte aleggiare la presenza dello spirito di Don Giacinto che sorridente abbracciava e pregava per tutti noi. Ognuno con spontaneità e senza nessuna remora ha raccontato episodi, piccoli particolari, ricordi intensi e bellissimi vissuti insieme a lui.

Di aneddoti ce ne sono tantissimi ve ne presento due. Il primo lo raccontava spesso   Don Giacinto stesso, quindi di prima mano. Quando era Rettore dell’Università di Teramo organizzò un grande convegno internazionale su temi monetari. Tra i vari relatori invitati c’era anche l’allora Cardinale Joseph Ratzinger prefetto per la Congregazione della fede. Il professore ebbe molti colloqui e contatti con lui. Una volta mentre si recava a fargli visita nel palazzo della Congregazione, doveva attraversare un portico con al centro un pozzo. La sua attenzione fu attratta da una strana figura vestita di nero, con sembianze umane, ma dai lineamenti molto particolari, direi quasi deformati. Questo essere era appoggiato al pozzo e lo guardava con un sorrisetto sardonico. Il professore capì che era il maligno e gli gridò: “Non mi fai paura”. L’altro con il solito sorrisetto stampato sulle labbra disse che lo sapeva, ma che comunque si sarebbero rincontrati e poi si gettò nel pozzo!!

L’altra più che un aneddoto è forse una leggenda metropolitana a cui ognuno può dare il valore che vuole, ma che di certo ha il finale caratteristico del carattere focoso ed impulsivo di Auriti.

Era il tempo appena successivo al sequestro dei Simec, alla denuncia del Governatore Ciampi per truffa, appropriazione indebita, falso in bilancio ed istigazione al suicidio: già la consorteria bancaria, all’unisono, ligia agli ordini superiori, aveva cominciato a chiedere il rientro dagli scoperti sui suoi conti correnti.

Strane circostanze tutte insieme le banche che chiedono la stessa cosa.

Al professore viene chiesto un appuntamento da due alti dirigenti dello stato e lui glielo concede: argomento la composizione dei vari contenziosi giuridici aperti nei suoi confronti. La Ragion di Stato questo consigliava per prudenza e per convenienza di entrambe le parti.

I funzionari arrivarono e furono ricevuti in casa Auriti: dopo una presentazione riassuntiva della situazione, uno dei due, più pragmatico e se volete più audace, estrasse un blocchetto di assegni e disse al professor Auriti di scrivere lui la somma per porre fine al tutto. La reazione da parte sua fu allo stesso tempo fulminante e furiosa: partì lancia in resta inondando i due poveri malcapitati di una tempesta di epiteti, riaffermò che lui non era in vendita e che in quella casa da secoli si praticava soltanto onestà ed integrità morale. Alla fine li cacciò in malo modo.

Ognuno dia un suo giudizio in materia: tutto può essere romanzato, o reale sicuramente quello che è la verità è la reazione finale e la cacciata dei funzionari da casa sua. c

L’ultimo saluto è stata una preghiera davanti alla cappella dove Giacinto Auriti è sepolto, tutti raccolti e compresi.

Mi piace ricordarlo così da quel punto di vista umano e “perfettamente” cristiano che erano la sua più intima e fortissima essenza.  Don Giacì siamo sicuri che farai più danni ai “giganti della malavita” da lassù di quelli (tanti) che già quaggiù gli arrecasti, anche perché mi pare di vederti mentre continui implorare, con insistenza, il Padre Celeste di liberare i suoi figli dal cancro dell’Usura.

luciano garofoli

Supplica alla Madonna di Fatima per la difesa dell’umanità dalla grande usura
 

Madre Santissima, oggi i popoli del mondo sono soffocati ed oppressi sotto il peso della grande usura che li espropria del loro denaro e dei loro beni. I popoli del terzo mondo, prima di essere dilaniati dalla fame, sono dilaniati dal debito. Noi ti supplichiamo, Madre di Dio e Madre nostra, di intercedere presso il tuo Santissimo Figlio, perché liberi l’umanità dall’angoscia imposta dai padroni del denaro. Fa’ che sin dall’emissione, ogni popolo sia riconosciuto proprietario e non debitore del suo denaro. Fa’ che si sostituisca finalmente alla moneta debito, la moneta proprietà, al numero della bestia, il numero dell’uomo e che l’umanità possa vivere tempi nuovi a dimensione umana.

Con approvazione ecclesisastica

 

[1] Simbolo monetario econometrico.