Armi alla Grecia. Le mazzette tedesche, ai tedeschi.

I politici greci sono corrotti? E allora corrompiamoli, si sono detti i dirigenti delle maggiori imprese tedesche.

Mazzette, tangenti, con qualche milione che rimane appiccicato  nelle tasche del germanico con la mani in pasta…Da qualche settimana l’avvocatura dello stato di Monaco di Baviera ha accusato un ex manager della Krauss-Maffei Wegmann (carri armati) per essersi intascato 1,5 milioni di una tangente, senza averci pagato le tasse. Soldi della sua stessa ditta, da cui aveva ricevuto non si sa se 5 o 10 milioni da distribuire ai greci ben posizionati per decidere l’acquisto di non meglio identificati “Obici Corazzati” e   i ben identificati “Leopard”.

E’ stato incastrato dalle confessioni Antonis Kantas, il vice-addetto agli acquisti nel ministero greco della Difesa dal 1002 al 2002. “Un rappresentante della Krauss-Maffei è venuto nel mio ufficio nel dicembre 2001”, ha raccontato Kantas, “e mi ha detto: smetta di opporsi al contratto per i Leopard 2. E se n’è andato lasciando sulla scrivania una valigetta”. C’erano dentro 600 mila euro. “Io ho cessato di oppormi”.

Così, la Grecia s’è presa qualcosa come 170 Leopard 2, per 1,7 miliardi di euro di costo sul bilancio pubblico.

I Leopard 2, si sa, hanno bisogno di ricambi, manutenzione, munizioni: ed ecco entra in scena la Rheinmetall Defence Electronics di Dusseldorf a proporre il relativo contratto; seguito da un altro fortunato contratto di fornitura per la Marina ellenica. Anche i mediatori di questa ditta hanno avuto a disposizione milioni da distribuire in mazzette,  e se ne sono intascati una parte.

Ma c’è ancor meglio: il probabile coinvolgimento della Bundeswehr, ossia delle forze armate germaniche. Ancora nell’autunno del 2014, quando ormai la crisi di bilancio e il debito pubblico greco salivano a vette titaniche, e la condizione del piccolo paese erano a tutti note, Atene ha ordinato alla Rheinmetall 52 milioni di munizionamento. Solo che stavolta, come “contractor ufficiale”, compare il BAAINw, ossia l’Ufficio Federale per le forniture, la tecnologia informatica e i servizi di supporto della Bundeswehr. Questo allo scopo apparente di alleviare i sospetti di corruzione che pesano sulla Rheinmetall.

Detto Ufficio Federale obbliga Atene a trasferire l’intero importo in anticipo in un conto di deposito tedesco come garanzia contro “il default di pagamento”. Un esempio e modello di virtù tedesca.

L’altro vantaggio della Rheinmetall, nell’essersi messa dietro le spalle dell’ufficio federale, è che in caso di richieste di danni, il processo avviene in Germania. Molti di questi processi che Atene sta cercando di intentare infatti avvengono là, e con notevoli vantaggi  per i corruttori.

http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58869

 

Ne sa qualcosa la Siemens, che si situa finora come il maggior dispensatore di corruzione nella terra di Aristotile. La vicenda è vecchiotta, ma vale la pena di raccontarla. Siemens in Grecia è di casa dal 1992, negli ultimi anni ha realizzato la digitalizzazione dei telefoni, per le Olimpiadi del 2004 ha messo in opera un sistema di controllo antiterrorismo mai provato prima – e che non è stato realizzato se non ad Olimpiadi finite. Ciò non ha impedito che un fiume di denaro dai poveri greci fluisse nelle casse di Siemens. I contratti telefonici sono però quelli che hanno reso di più, perché (come s’è appurato) il governo greco di allora “Non chiedeva di rinegoziare i prezzi, benché nel settore i prezzi dimezzassero ogni due o tre anni”, secondo i periti.

E’ la ragione per cui, cambiato il governo, la telecom greca, OTE, chiede a Siemens almeno 57,4 milioni di euro di danni. Nel 2010, una commissione d’inchiesta parlamentare greca ha stimato – in un rapporto di 2 mila pagine sul tema corruzione – che il danno inflitto da Siemens ai contribuenti e agli utenti greci ammonta a circa 2 miliardi di euro.

Ma quando il governo di Atene prova ad intentare una causa per danni, succede che un tribunale tedesco si affretta ad imputare le grandi ditte germaniche per quegli stessi reati, e le ditte se la cavano non solo con poco, ma quel poco lo versano in danni alle …casse pubbliche tedesche.

Sì, c’è un giudice  a Berlino

Come disse il mugnaio all’imperatore Federico, “ci sarà pure un giudice a Berlino”.

Ci ha ben creduto il capo della Siemens Ellenica fino al 2007, il greco-germanico Michalis Christoforakos: perseguito dalla Procura di Atene, se l’è filata a Monaco (sede centrale della Siemens) nel 2009; prontamente la procura bavarese l’ha incriminato, ciò che ha bloccato la richiesta di estradizione elevata dalla giustizia ellenica. Alla fine il Christoforakos se l’è cavata con 1o mesi (con la condizionale) e un pagamento di 350 mila euro, molto meno di quello che avrebbe dovuto pagare in Grecia.

Il grosso della causa Siemens è stato aggiustato con un patteggiamento extragiudiziale direttamente fra i governi di Atene e di Berlino, nelle settimane in cui al Grecia stava cedendo sotto le note, immani pressioni della Germania e di Bruxelles: dei 2 miliardi di danni non s’è più parlato. Siemens ha pagato 270 milioni: sembra tanto ma è nulla se si considera che solo nel secondo trimestre 2015 il colosso tedesco ha dichiarato profitti (dopo le tasse) cinque volte maggiori, ossia 1,4 miliardi.

Nell’accordo extragiudiziale, Siemens s’è impegnata a investire in Grecia 100 milioni di euro per stimolare l’economia del paese. Siccome invece ha usato i soldi per ricapitalizzare le proprie imprese e filiali in Grecia, i procuratori di Atene hanno incriminato 64 persone, fra cui numerosi manager della Siemens, per tangenti, riciclaggio ed altri reati verso la OTE, chiedendo i danni. Indignazione del nutrito consiglio di avvocati difensori, che hanno emanato un comunicato: “E’ intollerabile, i greci vogliono e sempre solo soldi!”.

I tedeschi invece no.

E’ il grido della virtù offesa.

Parimenti esemplare il caso Rheinmetall. Incriminata dai greci, al ditta è stata parimenti incriminata da un tribunale di Brema, che ha concluso la causa nel 2014. Il giudici dei Brema ha effettivamente trovato la ditta colpevole, calcolando i profitti indebiti accaparratisi dalla impresa con la corruzione in 36,77 milioni (specificamente per la vendita del sistema di difesa aerea Asrad). Insieme con una ammenda di 300 mila euro, la Rheinmetall ha pagato 37 milioni.

Ad Atene?

No, la Grecia non ha visto un euro; alla città-stato di Brema, il cui bilancio – assolutamente virtuoso, come potete giurare – ha di colpo ricevuto una pioggia d’oro per spese di abbellimento e di miglioramento delle infrastrutture della anseatica metropoli.

Quando la giustizia greca ha chiesto di perseguire la Rheinmetall, la risposta della giustizia tedesca è: non si può punire un colpevole due volte per lo stesso reato. Vedete.

A questi greci bisogna insegnare anche le basi elementari del diritto.

Ma per fortuna c’è un giudice a Berlino. Uno a Monaco. E uno a Brema.

Giusto per ricordare il giro d’affari : dal 1974 al 2001, il 21% delle importazioni di armi della Grecia sono venute dalla repubblica federale tedesca. Secondo i dati del SIPRI di Stoccolma, tra il 2001 e il 2010 la Germania è stato il quinto venditore di armi nel mondo, e la Grecia ne ha assorbito il 15 per cento dell’export; tra il 2010 e il 2014, quando la crisi greca ha assunto le dimensioni catastrofiche che sappiamo, e Berlino col ditino alzato rimproverava ai greci di “vivere al disopra dei propri mezzi” con denaro preso a prestito, Atene è rimasta fra i primi tre clienti dell’industria tedesca di armamenti. Basti dire che Atene ha oggi mille carri armati tedeschi, mentre le forze armate tedesche non dispongono che di 240 carri, e contano di aumentarne il numero a 330, rammodernando dei vecchi cingolati.

E chi ha prestato tutti questi soldi alla Grecia? Le banche tedesche, è la risposta. Risposta  troppo facile.

Sono state in passato   le banche tedesche e francesi, che nel 2009 erano esposte per rispettivamente 45 e 74 miliardi di euro verso la Grecia. Ma, oh miracolo!, nel 2014 le banche francesi e tedesche hanno sbolognato i crediti discutibili greci agli stati. Ai loro stati? Esatto ma insufficiente: agli stati europei.

Lo stato più coglione d’Europa

Compreso il più coglione,  servile e indebitato di questi stati: uno stato le cui banche non erano quasi per nulla esposte con la Grecia (6,8 miliardi), adesso s’è accollato 40 ,8 miliardi di debito greco. Altri miliardi, se l’è accollati la Spagna. Senza una protesta. Dove va a finire, altrimenti, la solidarietà europea?

 

(dal http://blog.ilgiornale.it/greco/2015/07/31/monti-ha-salvato-il-paese/)

 

 

banche-vs-grecia

L’ha fatto Mario Monti. Oggi abbiamo preso a prestito quasi 41 miliardi, pagandoci gli interessi,  per “salvare” la Grecia? No, la Germania e l’euro. E i tedeschi ci dicono: vivete al disopra dei vostri mezzi, tirate la cinghia.