“Volgare, subdolo, manca di equilibrio”: così Bergoglio per il suo superiore

“Nel 1991, quando padre Jorge Bergoglio fu nominato vescovo in Argentina, fu necessario ottenere un rapporto dal superiore generale del suo ordine, padre Kolvenbach.   La risposta di padre Kolvenbach, basata sulle opinioni degli altri membri del suo ordine, era che Bergoglio non era adatto per essere nominato vescovo. Padre Kolvenbach  accusò  in  Bergoglio  una serie di difetti, che andavano dall’uso abituale di linguaggio volgare a devianza, disobbedienza mascherata da umiltà e mancanza di equilibrio psicologico. Era  di carattere subdolo ed era stato una figura divisiva quando era provinciale gesuita in Argentina.

Bergoglio era visto, al tempo, come campione del conservatorismo nello stile di Giovanni Paolo II. Ma aveva anche l’abitudine di dire cose diametralmente opposte da un giorno all’altro.

Questo rapporto  [che era molto circostanziato]  fu diffuso presso i membri della Congregazione per i vescovi dell’epoca ed era noto a un numero piuttosto elevato di persone. Ma Bergoglio, naturalmente, si è premurato di occultarlo quando è divenuto Papa. E la copia che si trovava nell’archivio ufficiale dei gesuiti a Roma è scomparsa”.

Così il punto saliente dell’intervista all’autore del libro “Il Papa Dittatore”, che si cela sotto lo pseudonimo di Marcantonio Colonna.

Linguaggio volgare,  carattere subdolo,  dire un giorno una cosa e l’altra l’opposta,   finta ed esagerata umiltà(si veda  come sbaciucchia, tutto curvo le  mani degli ebrei e i piedi dei carcerati…)  Sono tutti sintomi del “disturbo di personalità” da me descritto nel mio testo: “Il Credo di Bergoglio – un referto clinico?”

https://www.maurizioblondet.it/credo-bergoglio-un-referto-clinico/

Bergoglio: una carriera e le sue macerie – 2

 

Qui sotto posto parte dell’intervista   fatta all’autore da Francesco Borgonovo per La Verità.  Le sottolineature sono  mie, ed indicano quelli che vanno considerati sintomi del disturbo.

 

 

Perché ha deciso di scrivere questo libro? E perché utilizzando uno pseudonimo?

In sostanza, devo dire che l’immagine mediatica di cui papa Francesco  [come buono  e misericordioso]  ha beneficiato negli ultimi cinque anni è una delle più stupefacenti truffe della vita contemporanea. Tutti quelli che lavorano in Vaticano conoscono l’abisso tra quell’immagine e la realtà  [doppiezza.ndr.]  e non ci si dovrebbe meravigliare che qualcuno alla fine riveli la verità. Ho scritto il mio libro con il nome di Marcantonio Colonna, che fu il grande campione militare della Chiesa cattolica nel XVI secolo, perché chiunque legga il libro veda che non è in alcun modo un attacco alla Chiesa  […]  Era necessario usare uno pseudonimo perché, come racconta il libro, papa Francesco si vendica senza pietà su quanti gli si oppongono. Per esempio i tre assistenti del cardinale Müller che furono licenziati nell’ottobre 2016 per presunte  critiche nei confronti del Papa.

 

Secondo lei, perché Bergoglio è un «dittatore»?

Il significato della parola dittatore è quello di sovrano che esercita la sua volontà personale nel disprezzo della legge e della giustizia. È qualcosa di molto diverso dall’autorità legale che tradizionalmente appartiene al capo della Chiesa cattolica. Potrei far riferimento nuovamente al cardinale Müller, che ha cercato di difendere i suoi tre subordinati quando sono stati licenziati, e ha ricevuto questa risposta da papa Francesco: «Io sono il Papa e non ho bisogno di spiegazioni per nessuna delle mie parole». Questo non è il modo in cui i papi esercitano tradizionalmente la loro autorità. Ma nel chiamare papa Francesco un dittatore volevo anche far emergere gli stretti paralleli fra il suo stile e quello di Juan Perón, il dittatore dell’Argentina nell’epoca della giovinezza di Bergoglio. La sua influenza è cruciale nello spiegare lo stile di Francesco. Come dico nel libro, egli è la trasposizione ecclesiastica di Juan Perón.

Come ha raccolto il materiale per il suo libro?

[…]  Si è trattato semplicemente di mettere insieme il materiale. Tuttavia, penso che un importante contributo fornito dal mio libro sia nel secondo capitolo, che descrive il passato di Jorge Bergoglio in Argentina, dove era conosciuto come un politico astuto e manipolatore nella tradizione peronista. Anche qui, c’è poco di nuovo per un argentino, ma si tratta di fatti non conosciuti al resto del mondo, a causa della barriera linguistica. Io sono stato semplicemente il veicolo per tradurli. E ancora: le rivelazioni riguardo la resistenza alla riforma e il regno della paura che ora esistono in Vaticano sono familiari a chiunque lavori lì, ma era necessario che qualcuno dicesse pubblicamente ciò che era ben noto in segreto.

Qual è la sua opinione sulle riforme di Bergoglio?

Il terzo capitolo si intitola: “Riforma? Quale Riforma?”. Descrive nel dettaglio come la riforma sia stata completamente bloccata dalle potenti figure curiali con cui Francesco si è deliberatamente alleato. In primo luogo, la riforma della curia è stata frustrata, in particolare l’intenzione di ridurre i poteri esagerati della segreteria di Stato, che ora è più potente che mai sotto il cardinale Parolin. In secondo luogo, la promessa infranta di agire contro lo scandalo dei preti pedofili: ci sono stati casi noti di sacerdoti che sono stati protetti da figure di spicco della curia. In terzo luogo, l’inversione completa della riforma finanziaria che era stata immaginata quando il nuovo Segretariato per l’economia fu istituito dal cardinale Pell. Era avversato da un gruppo ristretto di cardinali che non volevano rinunciare al loro controllo e sono riusciti a sconfiggerlo. Il licenziamento del revisore generale del Vaticano, Libero Milone, è stata un’altra vittoria per coloro che si oppongono alle riforme. Perché è successo? Perché papa Francesco, che è stato eletto per riformare la Chiesa, ha scoperto che può controllare la curia più efficacemente attraverso le figure corrotte che dipendono da lui per avere potere. Gli obbediscono ciecamente.

Ci sono state reazioni da parte della Santa Sede al suo pamphlet?

Il mio libro non è piaciuto al Vaticano. Ci sono stati immediati tentativi di capire chi l’avesse scritto. A un certo punto hanno pensato di aver identificato l’autore come qualcuno che si trovava in Inghilterra e lo hanno molestato con minacce telefoniche. Quello di cui non si rendono conto è che il libro non rappresenta una voce solitaria, ma esprime le preoccupazioni di moltissime persone – in Vaticano e altrove – che vogliono che la verità sia conosciuta.

(fonte: laverita.info)