Vendetta e intimidazione di un giornalista

Una magistrata riceverà un risarcimento di 80mila euro per essere stata diffamata dalla trasmissione televisiva di Rete 4 “Fuori dal coro”

80 mila euro sono una cifra enorme, inaudita per questo genere di cause. Sono chiaramente la vendetta della corporazione togata per il direttore di una trasmissione che tante volte ha messo in luce l’inazione-omertà dalla casta magistratuale di fronte ai danneggiati (o morti) da vax mRNA e alle imposture e feroci e arbitrarie repressioni delle libertà agite dalla dittatura terapeutica.

I lettori che – anche giustamente – si indignano di fronte ai giornalisti-seri che diffondo le menzogne ufficiali prescritte dall’Alto dell’Agenda di Spopolamento 2030, considerino dall’esempio di Giordano cosa ci si guadagna, da giornalisti-lavoratori dipendenti da un editore attento ai profitti – a dire la verità: il licenziamento o almeno l’esautoramento dal programma, la tacitazione-censura da parte dell’editore, che conta i danni che diffondere la verità gli procura. La punizione da 80 mila euro a carico dell’editore, è dunque non solo vendetta ma anche intimidazione.

Qui il testo della “sentenza”:

Secondo la sentenza – di cui il Corriere della Sera ha pubblicato alcune parti – la trasmissione non avrebbe solo criticato l’operato della magistrata, ma l’avrebbe diffamata esponendo «inutilmente la persona del magistrato al pubblico scherno». Fuori dal coro è condotta dal giornalista Mario Giordano, che è stato condannato al risarcimento insieme a RTI, la società di proprietà di Mediaset che produce il programma. Giordano e RTI sono stati condannati a risarcire 20mila euro per ognuna delle quattro puntate in cui si parlava della vicenda: è una cifra piuttosto alta per una causa di questo genere.

Secondo il giudice che ha emesso la sentenza, per agire nei limiti del diritto di critica la trasmissione avrebbe dovuto rivolgere le critiche genericamente alla procura di Massa, quindi un «ufficio impersonale», senza attaccare personalmente la magistrata, esponendola così «a pubblico ludibrio».

La “sentenza” stabilisce anche un nuovo principio del diritto: da scolpire in bronzo, come le XII Tavole

[…] Per arrivare a una condanna per diffamazione non è necessario che si dica una cosa falsa, si può diffamare anche dicendo una cosa vera […]