A dicembre aveva annunciato, di punto in bianco, il ritiro “immediato e totale” delle truppe Usa in Siria. Adesso Trump, in una intervista alla CBS (Face the Nation), ha detto: “Ci stiamo e ci resteremo. Dobbiamo proteggere Israele “. Poi – dando la spaventosa impressione negare ciò che ha sempre affermato: ” Guardate, stiamo proteggendo il mondo “, ha aggiunto. “Stiamo spendendo più soldi di quanti ne abbiano mai spesi nella storia…..” Ciò, subito dopo che una delegazione israeliana guidata da Netanyahu è arrivata a Washington a spiegare che i 200 commandos USA nel deserto sudorientale siriano ai confini con l’Irak sono l’ultima linea di difesa contro l’”espansione iraniana in Siria”, e quindi devono restarci sine die.
La capitolazione totale di The Donald davanti ai neocon è segnalata perfettamente dalla comparsa al suo fianco di Elliott Abrams, l’ebreo delle operazioni nere, il pregiudicato dell’Iran-Contra (poi “perdonato” da Bush: si veda l’articolo di Meyssan
https://www.maurizioblondet.it/liran-spalle-al-muro/) a cui Trump – o chi lo manovra – ha affidato le operazioni contro il Venezuela e contro l’Iran.
Voci precise dicono che l’Iran sarà attaccato entro sei mesi, forse prima. Nella stessa intervista alla CBS, Trump ha detto che vuole mantenere i 5 mila soldati in Irak, specificamente la base aerea di Ain al-Assad allo scopo di “sorvegliare l’Iran”.
“Uno dei motivi per cui voglio tenerla è perché voglio osservare un po ‘l’Iran perché l’Iran è un vero problema”, ha detto Trump : “Tutto quello che voglio fare è essere in grado di guardare: abbiamo un’incredibile e costosa base militare costruita in Iraq, che si trova in una posizione perfetta per guardare in tutte le diverse parti del Medio Oriente in difficoltà piuttosto che ritirarsi”, ha detto. “E questo è ciò che molte persone non capiscono, continueremo a osservare e continueremo a vedere e se ci sono problemi, se qualcuno sta cercando di farsi armi nucleari o altro, andremo per saperlo prima di loro. ”
– dando la penosa sensazione di ripetere da vecchio pappagallo allucinato, persino le espressioni verbali tipiche di Netanyahu.
Ciò ha suscitato le immediate e indignate reazioni del governo iracheno. “La costituzione dell’Irak rigetta ogni utilizzo dell’Irak per aggredire un paese vicino”, ha dichiarato il presidente Barham Saleh. “Le forze americane sono presenti per nel quadro di accordi fra i due paesi per combattere il terrorismo, ogni azione compiuta al di fuori di questo quadro è inaccettabile”. Il deputato Sabah al Saadi , membro del blocco guidato da Muktada al Sadr, ha aggiunto che dopo queste dichiarazioni, “la partenza delle truppe americane diventa un obbligo nazionale”. “Ci aspettiamo che gli Usa evitino di spingere l’Irak in un conflitto regionale”, ha scritto Sarkawt Chemseddin, deputato del partito curdo (di opposizione) Nuova Generazione. Insomma le forze politiche irachene sono acutamente coscienti del pericolo.
L’uscita di Trump sembra aver colto di sorpresa persino il Pentagono, o almeno il suo settore istituzionale. l generale Joseph Votel, comandante del Comando centrale degli Stati Uniti, ha dichiarato durante una commissione per i servizi armati del Senato martedì che non gli sono stati assegnati “compiti supplementari” sulla missione USA in Iraq. Un funzionario d’alto livello del Dipartimento di Stato ha detto ai giornalisti che la missione statunitense in Iraq non è cambiata. “Le nostre truppe sono lì su invito del governo iracheno, articolato dall’accordo quadro strategico, sono lì per la sconfitta dell’ISIS, che non è cambiato” ha detto il funzionario, sottolineando che l’accordo è “basato sul rispetto della sovranità reciproca”.
https://edition.cnn.com/2019/02/04/politics/trump-iraq-iran-comments/index.html
“Anch’io ho un messaggio per i tiranni di Teheran: Israele continuerà a muoversi apertamente per proteggere il suo futuro”, ha detto Netnyahu. “Apertamente” allude al fatto che i comandi israeliani hanno rivendicato pubblicamente di aver colpito la Siria, e specificamente le posizioni degli iraniani in Siria, centinaia di volte.
Probabilmente fa parte della “preparazione” psicologico-politica dell’attacco all’Iran anche questa notizia:
Germania, il partito di destra AfD ha lanciato un proprio sottogruppo interno di soli ebrei
5 Febbraio 2019
By Sara Bagnoli
Fondata da 19 iscritti ad oggi conta 7.287 mi piace e 7.706 followers su Facebook e sta facendo discutere la comunità ebraica tedesca. Ma cosa ci fa un gruppo di ebrei in un partito in cui molti esponenti più o meno rilevanti hanno messo in discussione la gravità dell’Olocausto?
…Il fondatore del gruppo “Ebrei nell’AfD” è Wolfgang Fuhl, 58 anni, candidato dell’AfD alle scorse edizioni federali in Baden Württemberg, ebreo : «Credetemi, io non sono stato strumentalizzato da nessuno, sono un conservatore e vorrei continuare a vivere in Germania. Siamo a malapena 140.000 ebrei in questo paese e in poco tempo ce ne andremo tutti. E non ce ne andremo a causa dell’AfD o degli estremisti di estrema destra, ma a causa dell’antisemitismo di radice islamica.» Ci sono vari motivi secondo l’esponente dell’AfD che spingono molti cittadini ebrei a votare per il partito euroscettico, e anche solo pensare di sapere cosa effettivamente votino gli ebrei in qualche modo è una forma di discriminazione. Fuhl afferma inoltre che: «La Merkel ha diviso questo paese e le divisioni politiche si ripercuotono in famiglia e nelle varie comunità, fra queste anche la comunità ebraica, perché dunque i cittadini ebrei dovrebbero essere differenti dal resto della Germania?». Il candidato dell’AfD ritiene inoltre che il suo partito abbia molti iscritti e militanti ebrei ma ovviamente non può dare un numero preciso perché è vietato raccogliere dati personali degli iscritti, ovviamente però vede nel gruppo Juden in der AfD una possibilità di ampia crescita. Il principale motivo per cui molti ebrei si sono iscritti è che l’AfD è l’unico partito che ha denunciato fortemente la presenza di un “antisemitismo di importazione”, dovuto soprattutto alla gestione dei flussi migratori del 2015.