Sulle scemenze più madornali dette a sinistra contro Dante conservatore

Dante era un conservatore?

Prima di collocare un personaggio appartenuto ad epoche passate, in quadranti politico-sociali contemporanei, è bene soffermarsi sulla visione politico-filosofica del personaggio in questione relativamente al suo proprio contesto.

Chi si oppone alla categorizzazione di Dante nell’alveo del conservatorismo, muove più o meno queste contestazioni:

1 – “Ma Dante fu un precursore della laicità e della liberazione del potere temporale dal giogo ecclesiastico”
Dante, in verità, inorridirebbe innanzi alla laicizzazione moderna dello Stato. Egli, piuttosto, si rifaceva ad un’antica autorità politica (lo Stato neanche aveva idea di cosa fosse, come ogni medievale, beati loro) sacrale, spada della Cristianità, dipendente direttamente da Dio. Nulla a che vedere con la pretesa autofondazione della politica di conio rivoluzionario.

2 – “Ma Dante era un globalista perchè sognava una monarchia universale”
Dante era figlio della Cristianità, il cui valore fondante era l’universalità. Egli non immaginava affatto il globalismo orizzontale dei nostri giorni, piuttosto concepiva l’Impero come elemento sacrale unificante dei particolari. L’unità nella varietà era il suo orizzonte; la disgregazione nell’omologazione è il nostro. Due concezioni opposte. Egli sarebbe stato, non con la Società delle Nazioni contro l’autarchica Italia fascista, per intenderci, ma con l’Impero Austro-Ungarico contro le massonerie internazionaliste e i nazionalismi rivoluzionarii.

3 – “Dante avversava lo status quo, quindi non può essere conservatore”.
Questa è la più idiota quindi manco la commento.

4 – “Dante sfidò la cultura alta del suo tempo, elogiando le lingue volgari“.
Ma anche quì, si commette l’errore di appiattire una visione complessa. La lingua volgare, in Dante, era quella necessaria alla vita quotidiana, alla difesa della particolarità, alla domesticità. La lingua latina era invece indispensabile per la graniticità della Cristianità, per evidenziarne il carattere sacrale e universale. Dante ama talmente tanto  il latino che l’elogio dei volgari lo comporrà proprio in latino (De vulgari eloquentia). Proprio ad evidenziare la non contraddittorietà tra le due realtà linguistiche, ad anzi la loro necessaria complementarietà. Come non può esservi contraddizione tra Patria e Impero universale, così non vi è tra latino e volgare.

Aggiungo, in ordine sparso: che collocò rettamente sodomiti e Maometto all’inferno; che la concezione del tempo in Dante era cristianamente ascendente e discendente, e non asintoticamente progressiva, in quanto egli memore e cantore del Glorioso passato (dell’Impero, del legato grego, della Cristianità delle origini) sogna e propizia un futuro riscatto nel nome dell’eternità; in Dante l’amore lungi dall’essere stucchevole romanticheria è forza trainante verso il divino (tant’è che Beatrice è proprio “portatrice di beatitudine”).

Dunque Dante era conservatore? Sì, nel suo cristianissimo medioevo.

Volendolo forzatamente traslare nel mesto tempo presente, però, senza dubbio non avrebbe nulla in comune col Conservatorismo delle 3 L (Liberale, Laico e Light) di cui Sangiuliano e sodali sono espressione. Egli piuttosto può essere ascritto tra quei padri della Destra divina priva di diritto all’esistenza nella schede elettorali e nei parlamenti, cantata da un “reazionario senza Grazia” (M. Veneziani, Imperdonabili) come Pasolini:

Oggi: difendere, conservare, pregare

(…)

Porta con mani di santo o soldato l’intimità col Re, Destra divina che è dentro di noi, nel sonno.”

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Luigi Copertino:

ma il colmo lo raggiunge il verde  Angelo Bonelli. Dante cacciato dai “neri” cattivi (alias, nel suo sottinteso, i precursori delle “camicie nere”)  perché voleva uno Stato laico . Ma Bonelli ha mai saputo che Dante ha scritto  il “De Monarchia” ? Lo sa che Dante auspicava l’Impero Sacro Tradizionale fondato su Auctoritas e Iustitia, secondo la teologia della politica medioevale? Ma quale “Stato” che nel medioevo non esisteva come forma del Politico?!

E soprattutto quale “laicità” se il Sacro Romano Imperatore di Dante derivava il suo potere direttamente da Dio (e non per la mediazione del Papa come volevano i guelfi neri, ai quali si opponevano, secondo approcci diversi, i guelfi bianchi ed i ghibellini)?!

Stiamo parlando di categorie politiche di un mondo, quello medioevale di Dante, del tutto diverso dal nostro e questo ecologista, evidentemente a digiuno di adeguate conoscenze storiche, viene a redarguire Sangiuliano che ha detto una cosa non del tutto peregrina ma sulla quale piuttosto bisognerebbe molto precisare.

L’attribuzione, da parte di Sangiuliano, di Dante alla destra forse vuole qualificare quest’ultima come “Destra Metafisica”. Ma allora poco ha a che fare, e solo molto ma molto alla lontana, con FdI della Meloni. LC.